DOI 10.35948/2532-9006/2025.41610
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Alcuni lettori ci chiedono se l’uso dell’espressione alla meglio/al meglio di seguito da un numero cardinale usata in àmbito sportivo per indicare il massimo delle partite disputabili, sia da considerarsi corretta in italiano
Il tipo, le varianti, la frequenza, il significato
La polirematica al meglio di, seguita da un numerale cardinale (di norma dispari; nella maggior parte dei casi: tre, cinque o sette), si riferisce a un sistema di calcolo dei punteggi in uso negli sport a frazioni di gioco, come il tennis o la pallavolo (in queste discipline i tornei professionali si giocano di norma al meglio di tre o al meglio di cinque), il basket (le finali della NBA sono al meglio di sette; la fase finale del Campionato italiano di Serie A è al meglio di cinque), il baseball (in Italia i campionati sono al meglio di tre o al meglio di cinque), lo squash (i tornei nazionali giovanili si svolgono al meglio di tre), il padel e il tennis da tavolo (gli incontri sono di norma al meglio di tre o di cinque), il biliardo sportivo (nelle selezioni di solito si procede al meglio di tre), oltre che gli sport virtuali (i formati più diffusi in tutti questi contesti sono al meglio di tre o al meglio di cinque).
L’unità lessicale è documentata anche nelle varianti al meglio dei + nome opzionale [n] o al meglio delle + [n], in accordo con il genere del nome che eventualmente la segue; ricerche di rete e nel corpus itTenTen – Italian corpus from the web – interrogato mediante l’interfaccia di Sketch Engine (tutti i collegamenti si intendono verificati al 14/8/2025) attestano, per esempio, le stringhe “al meglio dei tre round, delle tre gare”; è attestata anche una variante molto minoritaria, alla meglio dei/di, pure seguita da un numerale e in qualche caso da un nome.
Anche una ricerca effettuata tramite Reverso, uno strumento di traduzione basato su estensivi corpora paralleli e particolarmente focalizzato sulle unità lessicali superiori, sembra confermare il diverso rango frequenziale delle varianti: interrogando per traduzioni di best-of-three, per esempio (best of x, come si vedrà, è l’unità lessicale inglese che si può considerare, con ottimo margine di sicurezza, la matrice di quelle italiane), si ottiene nella maggior parte dei casi al meglio di tre (al meglio dei/delle tre, se sono presenti i nomi set o partite/gare ecc.), mentre la forma alla meglio dei/delle + n appare decisamente meno attestata (1 esempio su 20, nel nostro tentativo).
Quando si gioca al meglio di x, la vittoria è di norma assegnata alla squadra o al giocatore che ha vinto più set/manche/serie/round secondo la ratio del minimo di vittorie indispensabile. In una sfida al meglio di tre, dunque, si è vittoriosi se ci si accreditano due frazioni su tre; in una al meglio di cinque, se se ne vincono tre su cinque; in una al meglio di sette, se cinque su sette. In questo senso, al meglio di x equivarrebbe, informalmente, a ‘attestandosi sul valore corrispondente al numero minimo di set/manche/incontri ecc. che rappresenta la maggioranza di x, numero di set/manche/incontri di cui consta la partita’, cioè la metà, arrotondata per eccesso nel caso la partita consti di un numero dispari di set, più uno.
Varianti mediali
In rete, le espressioni appena citate sono talora sostituite, anche in testi in italiano, da simbolismi a base inglese (per esempio: al meglio di 3 può essere reso da Bo3, ‘best of three’; sono attestati, più raramente, anche Bo1, Bo5 e Bo7), in qualche occasione con glossa contestuale, che suggerisce un uso percepito come infrequente, se non anomalo (troviamo un esempio del 2/4/2024 in Lorcana Lega Settimanale sul sito GameFirenze.com; non è un caso, in questo senso, che i primi puntatori offerti da Google a seguito di una ricerca di Bo1, Bo5 e Bo7 abbia restituito pagine in cui utenti della rete si interrogano sul loro significato: Cosa sono BO1, BO3 e BO5?; Cosa significa Bo5 nei tornei?).
Si tratta di forme tipologicamente interessanti, il cui impiego è garantito, in molti testi telematici, sia da una consolidata tradizione all’ibridazione dei codici, sia dalla consuetudine alle tachigrafie (certamente più difficile sarebbe immaginare una scrizione simile in un quotidiano, anche nella sua versione online; e infatti le ricerche condotte sull’archivio del “Corriere della Sera” e sulla versione telematica della “Repubblica” non hanno offerto riscontri che non fossero, eventualmente, errori di lettura dell’OCR impiegato per digitalizzare le pagine). Si deve notare che, quando introdotto nel testo, il simbolismo diviene esso stesso elemento linguistico dotato di proprio intorno sintattico (si potrà trovare scritto allora, per esempio, che un torneo si gioca in Bo3, ‘in [modalità] Bo3, best of three’, che potrà essere anche pronunciato, all’italiana /ˌim.bi.o[t].ˈtrE/), come se si trattasse di un sintagma preposizionale a funzione avverbiale (Bo3 dunque sembra offrirsi alla lessicalizzazione nella sua forma graficamente ibrida).
Il comportamento sintattico
In rete e sulla stampa, della polirematica nelle sue varianti si registrano impieghi che si possono considerare aggettivali o avverbiali (“Ogni partita successiva sarà decisa in una serie al meglio di tre”: la polirematica modifica serie e ha la distribuzione di breve; “Gioca a due modalità – partita rapida o al meglio di tre – contro tre diversi avversari”: la polirematica è coordinata a rapida; “I quarti di finale e le semifinali, tuttavia, saranno al meglio di tre, mentre le finali saranno al meglio di cinque”: le polirematiche sono unite predicativamente a nomi e hanno la distribuzione di così o di veloci; “Vuoi andare al meglio di tre?”; anche con nome espresso: “Di solito si gioca al meglio di tre partite”: la polirematica modifica il verbo andare o giocare e ha la distribuzione di velocemente).
Gli antecedenti alloglotti
Si è scritto che il simbolismo Bo3 corrisponde alla polirematica inglese best of three, istanza del tipo “best-of-x”. Anche in inglese l’elemento lessicale ha funzione avverbiale o aggettivale e anche in inglese x è di norma un numero dispari. Il nome che eventualmente la segue è, nella documentazione lessicografica e nei testi consultabili in rete, con frequenza variabile, set, tournament, match, series, playoff, round, che coincidono con le forme reperite in testi italiani e che si sono in parte già citate (set, torneo, incontro/partita, serie, spareggio, turno); altri nomi occorrono meno spesso.
Questa unità lessicale superiore si può con buona sicurezza considerare anche quella da cui deriva la polirematica italiana al meglio di x (un “calco”, dunque): è storicamente anteriore al simbolismo nella documentazione in nostro possesso e ne condivide l’ambiente testuale in cui è documentata più frequentemente, quello dei documenti relativi a giochi, sport e competizioni sportive che hanno origine inglese o americana (o comunque tradizione anglofona) e che spesso mostrano ancora oggi una terminologia ricca di anglicismi (la situazione è fotografata come tale all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, e come tale confermata alla fine degli anni ’80, in un noto articolo di Angelo Stella, Il linguaggio sportivo: riferimenti più precisi sono nel paragrafo Alcune indicazioni bibliografiche e webliografiche e qualche nota a margine). Va anche rilevato, come si vedrà, che calchi affini sono attestati in numerose lingue europee, per le quali pure è stata proposta l’ascendenza inglese.
In effetti, una polirematica modellata sul tipo best of x è registrata nell’Oxford English Dictionary (OED) sotto la voce Best, nella sezione dedicata alle unità lessicali superiori (P.4.e.i.) e il repertorio ne indica l’appartenenza proprio al sottocodice sportivo; ne è registrato, in particolare, l’uso con un numero dispari in funzione aggettivale, a partire dal 1897 (“Condee reached the final round, but only succeeded in capturing three games in a best-of-five match” [‘Condee ha raggiunto il round finale, ma è riuscito solo a vincere tre gare in un incontro al meglio di cinque’]). Ricercando in rete è possibile, peraltro, retrodatare il primo riferimento dell’OED di qualche anno; per esempio, il volume dedicato al tennis della Badminton Library of Sports and Pastimes (John M. Heathcote, Charles G. Heathcote, et al., London, Longmans, Green, and Co.) offre occorrenze di best of three, best of five, best of seven/7, best of thirteen, best of fifteen [‘al meglio di tredici, al meglio di quindici’] nel 1891 e non v’è dubbio che, prima di transitare nel manuale, la polirematica abbia circolato altrove.
Gli esempi del tipo “best of x” (BOx) reperiti in testi di rete sono sostanzialmente sovrapponibili, quanto alla funzione sintattica dell’elemento, a quelli di “al meglio di x”; eccone alcuni:
A match may be a single game or best of three ‘a best of three games’ [‘Una partita può essere un singolo incontro o al meglio di tre’];
Here we go: best of three sets [‘Ci siamo: al meglio di tre set’]; Each of the elimination matches is on the best of three rule except the final itself which is on a best of five [‘Ciascuna delle eliminatorie si svolge al meglio di tre, con l’eccezione della finale stessa, che è al meglio di cinque’].
Come si osserva, BOx vi appare come modificatore aggettivale; l’ultima occorrenza però è nominale, perché la forma best of five è preceduta dal determinatore a ‘un’ e inserita nel sintagma preposizionale on a best of five [letteralmente: ‘su un meglio di cinque’] a funzionamento aggettivale/avverbiale, che modifica to be nell’accezione ‘svolgersi’.
Finals also will be a best of three [‘anche le finali saranno al meglio di tre’, letteralmente: ‘... saranno un meglio di tre’: anche in questo caso con determinatore, l’articolo indeterminativo a];
All right, how about best of three? [‘D’accordo. Va bene al meglio di tre?’]: con la distribuzione di that [‘quello’] o, per esempio, di an ice cream [‘un gelato’].
But we’re playing best of three [‘Ma stiamo giocando al meglio di tre’];
Want to go best of three? [‘Vuoi fare al meglio di tre?’: BOx è, in questo caso, modificatore verbale].
Forme, trasparenza, lessicalizzazione
In inglese, la polirematica best of x appare trasparente, legata come è a comuni strutture nominali che presentano l’articolo e che possono essere inserite in un sintagma preposizionale (“He tried to choose the best of both worlds”; “He did it to the best of his knowledge” [‘Ha tentato di scegliere il meglio di entrambi i mondi’; ‘Lo ha fatto al meglio delle sue conoscenze’]); una configurazione simile, in cui a the best segue un numerale e un nome che indica il contesto in cui si opera un computo, è documentata dall’OED, che ne riporta un’occorrenza in un testo del 1679 (“Mouse the Duke of Monmouths Gelding, against the Duke of Albemarl’s gray Gelding, the best of three heats 12 stone, for 200 l” [‘Mouse, il cavallo da tiro del duca di Monmouths contro il cavallo da tiro grigio del duca di Abermarl, il meglio di tre manche, per 200 Sterline’]). E si consideri, in relazione a configurazione sintagmatica e significato di best of x, anche la collocazione make the best of + n ‘trarre il meglio da n’ (“She decided to make the best of her limited resources”; “They made the best of the small budget for the event” [‘Ha deciso di trarre il meglio dalle sue limitate risorse’; ‘Hanno sfruttato al meglio il piccolo budget per l’evento’]).
In italiano, la polirematica al meglio di x mostra una certa trasparenza “sintagmatica”, nel senso che, nelle giaciture in cui appare completa (“Gli atleti si misureranno nel raggiungere il massimo punteggio al meglio di 72 frecce”: l’esempio è tratto dal corpus itTenTen), richiama collocazioni frequenti (“i giocatori si sono battuti al meglio delle loro possibilità”: l’esempio è tratto dal GRADIT, alla voce meglio; si potrebbe parafrasarlo come ‘facendo il meglio in relazione alle proprie possibilità’; e si potrebbe parafrasare il precedente come ‘facendo il meglio in relazione alle possibilità offerte da 72 frecce’). Uso e significato della prima e delle seconde, però, non sono identici: per dare senso pieno a una polirematica come al meglio di cinque set occorre infatti esplicitare ciò che, in specifici contesti agonistici, costituisce ‘fare il meglio in relazione alle possibilità offerte da cinque set’ per ottenere la vittoria: tra due atleti, giocatori o squadre, fa il meglio, in questi contesti, chi ne vince almeno tre, perché all’antagonista ne restano solo due (anche quattro o cinque andrebbero bene, naturalmente, e costituirebbero il meglio in relazione alle possibilità generali dell’agonista; rappresenterebbero però più che il minimo che garantisce di “fare il meglio” in relazione alla partita e ciò, in sport come il tennis, può non essere desiderabile, se si ha l’obiettivo di contenere la durata degli incontri).
Che la trasparenza di al meglio di x non sia piena è però dimostrato non solo dalle glosse che spesso la accompagnano nei testi:
Il vincitore della partita Al meglio di 3 dovrà vincere 2 round su 3, mentre quello della partita al meglio di 5 dovrà vincere almeno 3 round su 5. Ovviamente per i vincitori della partita al meglio di 5 avrà più esperienza del vincitore della partita al meglio di 3 o della partita singola.
…ma pure da letture altrimenti esplicative, attestate in più casi (“Si giocherà al meglio di 2 set su 3 con uso del tie break”; entrambi gli esempi riportati sono tratti dal corpus itTenTen).
Anche l’esistenza della variante alla meglio di x denuncia la parziale opacità della polirematica, in quanto essa sembra il risultato del tentativo di ricondurre al meglio di x all’avverbio complesso alla meglio, di significato simile ma non identico e dotato di caratteristiche distributive diverse (alla meglio, secondo il GRADIT ‘nel modo migliore possibile limitatamente alla situazione’, e quindi con una connotazione tendenzialmente negativa, è in genere usato assolutamente; per es.: “Ogni famiglia tirava avanti alla meglio”; al meglio invece, che non ha connotazione negativa, può essere usato assolutamente, come in “lavora sempre al meglio!”, ma anche essere modificato da un costituente preposizionale, come si è visto).
Qualche nota storica
La data della prima registrazione di best of x nell’OED (1897) è significativa, oltre che per ricostruire la storia e la datazione di al meglio di x, anche in termini più generali: nel 1896 si disputarono infatti ad Atene i primi giochi olimpici dell’età moderna: un evento che ha contribuito – naturalmente insieme ad altri, tra i quali in primis la costituzione di associazioni, leghe e federazioni nazionali – alla diffusione in molti Paesi d’Europa della conoscenza di alcuni sport di origine inglese o americana (e tra questi, appunto, quelli in cui i punteggi sono assegnati per frazioni di gioco), delle loro dinamiche, dei loro regolamenti, dei loro sottocodici. In effetti, calchi della polirematica inglese best of x si registrano in varie lingue europee e in molti casi datano proprio alla fine dell’Ottocento o all’inizio del Novecento; la possiedono, oltre al francese, allo spagnolo, al portoghese, al tedesco, anche l’ungherese, il ceco, il rumeno e il polacco e altre: si veda, per alcune precisazioni, il paragrafo Alcune indicazioni bibliografiche e webliografiche…).
In Italia, è possibile che la polirematica sia entrata nell’uso tecnico, cioè soprattutto tra gli specialisti e i praticanti, insieme ai regolamenti sportivi, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento; prove sicure di un suo impiego più diffuso si hanno dagli anni Trenta, quando essa emerge nella stampa sportiva: un articolo dedicato ai campionati italiani di terza categoria di tennis pubblicato sul “Littoriale” la fa registrare nel 1929 (“Le gare si inizieranno il 18 corrente ed avranno luogo dalle ore 9 alle 19,30. Tutte le partite saranno giocate al meglio di tre sets”: 8/5/1929, p. 2); altre occorrenze si leggono sulla stessa rivista e più tardi nel “Corriere dello Sport”. Leonardo Bonzi la usa nella compilazione della voce Tennis nell’Enciclopedia Italiana Treccani nel 1937 e l’archivio del “Corriere della Sera” ne fa registrare un’occorrenza in un pezzo dello stesso anno (“Gli incontri di singolare verranno disputati al meglio di tre partite, i doppi al meglio di cinque”: I giocatori sudafricani al tennis Milano, “Corriere sportivo”, 29/5/1937, p. 4). Pure una ricerca testuale effettuata nella base di dati di Internet Archive con la stringa “al meglio di tre/cinque” fornisce occorrenze soprattutto negli anni Trenta (“La patria del Friuli”, 1931, in una nota dedicata a un evento tennistico: “le partite si giocheranno al meglio di tre sets”; il “Piccolo di Trieste”, 1935, in un breve pezzo dedicato al “torneo serale del Pubblico impiego”: “Tutte le gare verranno disputate al meglio di tre partite, ad eccezione delle finali del singolare e doppio uomini che si giocheranno al meglio di cinque”).
A partire dal 1952, le attestazioni del “Corriere” si fanno più frequenti e, in decenni a noi più vicini, cominciano a farsi notare anche alcune tra le varianti di cui si è discusso (al meglio dei tre occorre per la prima volta in un articolo del 1976 dedicato al tennis da tavolo; al meglio delle tre in una nota del 1979 sul basket; alla meglio dei/delle tre non è invece documentato). A partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, infine, la polirematica, ormai completamente acclimatata, si trova spesso nelle descrizioni di sport elettronici e di gare di videogame.
Fa riflettere, in questo quadro, il fatto che essa non solo non appaia nei primi, modesti ed eterogenei glossari generali dedicati allo sport della prima metà dell’Ottocento, ma che non sia documentata neppure in uno strumento enciclopedico di grande ampiezza e serietà come il Dizionario dello Sport edito a Milano, da Giuseppe Sormani nel 1953: il repertorio include numerosi anglicismi e stranierismi ed esplora, stando alle parole del suo prefatore, il giornalista sportivo Bruno Roghi: “i termini ricavati dai regolamenti tecnici delle varie discipline”, in alternanza con “le fasi del gergo e dell’uso, dando così largo e giusto credito alla flora lussureggiante delle locuzioni pittoresche e agli arditi neologismi che sgorgano alla bocca del popolo” (p. III). Nonostante ciò gli autori, come si scriveva, la evitano, preferendole espressioni sintagmatiche più trasparenti ma linguisticamente più onerose (per esempio, alla voce Tennis: “Per vincere un incontro regolare (ingl. match) un giocatore deve vincere due partite su tre; nei tornei più importanti [...], un giocatore per vincere un incontro deve conquistare tre partite su cinque”). Il fatto si potrebbe giustificare pensando che la forma sia stata calcata dall’inglese negli ambienti giornalistici (nei quali tra l’altro risultava preziosa per l’economicità, particolarmente nelle cronache, specie radiofoniche) e che si sia alternata per un certo lasso di tempo ad espressioni più verbose ma più tradizionali, favorite in contesti formali o istituzionali (per saperlo con sicurezza sarebbe necessario però qualche supplemento d’indagine sulle forme storiche dei documenti regolamentari, tanto in lingua inglese, quanto in lingua italiana, e sui testi delle radiocronache).
L’uso della polirematica al meglio di x costituisce oggi, in ogni caso, oggi lo standard nelle norme ufficiali di numerosi sport. Il Regolamento della FITP, Federazione Italiana Tennis e Padel, aggiornato al 2018, recita per esempio, alla Regola 7:
Punteggio in un incontro.
1. L’incontro può essere giocato al meglio delle tre partite (il giocatore/coppia che vince due partite vince l’incontro) o al meglio delle cinque partite (il giocatore/coppia che vince tre partite vince l’incontro).
Quello della Federazione Italiana Pallavolo, al comma 1 dell’articolo 27, riporta:
Durata degli incontri
1. Tutti gli incontri dovranno disputarsi al meglio dei tre sets su cinque, o dei due sets su tre, o con la disputa di tre set obbligatori, salvo disposizioni particolari emanate dal Consiglio Federale.
In conclusione
L’espressione al meglio di x [+ n], con ogni probabilità calco della corrispondente inglese the best of x [+ n], appare, usata in riferimento al sistema di calcolo dei punteggi in sport a frazioni di gioco come il tennis o la pallavolo, ben consolidata nell’uso anche al di fuori degli ambienti tecnici e pienamente autorizzata da un impiego ormai pluridecennale.
La variante alla meglio di x [+ n] è invece decisamente minoritaria e sembra rispondere, quanto alla sua genesi, ad analogia sintagmatica (al meglio ≈ alla meglio), forse in risposta a un tentativo di deopacizzazione di quella più diffusa; dal punto di vista dell’uso è dunque certamente meno accreditata della precedente. In una prospettiva strutturale, poi, essa forza una polirematica avverbiale normalmente non modificata (alla meglio) entro una struttura differente, con dipendenze (quella di al meglio di x [+ n], appunto). Dal punto di vista della semantica, infine, equipara due unità lessicali superiori differenti (alla meglio ha un significato limitativo e una connotazione negativa che al meglio non possiede). Per queste ragioni, sia pur tenendo in considerazione che l’accreditamento linguistico non necessita né di trasparenza, né di ragionevolezza, la si può considerare meno consigliabile dell’altra.
Giocare o gareggiare al meglio di x, significa, stando ai risultati reperiti nei testi che hanno offerto documentazione, farlo in un contesto in cui la vittoria è assegnata a chi ottenga un punteggio corrispondente al numero minimo di frazioni che costituisce la maggioranza entro x, il valore complessivo delle unità di gioco (la metà, arrotondata per eccesso nel caso la partita consti di un numero dispari di unità, più uno).
Alcune indicazioni bibliografiche e webliografiche e qualche nota a margine
Informazioni sommarie sulla storia degli sport, alcuni dei quali si sono consolidati in forme affini a quelle moderne proprio negli ultimi decenni dell’Ottocento, si possono leggere in Claudio Ferretti e Augusto Frasca (a cura di), Enciclopedia dello Sport, Milano, Garzanti, 2008, sotto le rispettive voci. Per il tennis così come lo si intende oggi, ad esempio, si fissa tradizionalmente la data di nascita ufficiale al 1873, mentre la data del primo torneo ufficiale cade nel 1877; la fondazione della prima federazione nazionale nel 1881; l’emanazione del regolamento ufficiale nel 1888; la pallavolo, invece, si considera nata nel 1895 e i regolamenti vengono consolidati progressivamente a partire dai primi decenni del Novecento. Per il tennis, in relazione all’Italia, si vedano anche i dati del CONI, alla pagina La storia della FITP Federazione Italiana Tennis e Padel:
Il primo circolo italiano, il Bordighera Lawn Tennis Club, venne fondato da residenti inglesi nel 1878. Il primo circolo interamente italiano fu costituito a Torino nel 1880. Il primo organismo federale venne costituito a Roma, il 16 aprile 1894, con il nome di Federazione Italiana Lawn Tennis per sciogliersi pochi anni dopo (1898). La struttura venne ricostituita a Firenze, il 16 maggio 1910, con la stessa denominazione. La squadra italiana prese parte per la prima volta alla Coppa Davis nel 1922. Nel 1930 venne disputata a Milano la prima edizione degli Internazionali d'Italia. Nel 1933 venne soppressa la parola “lawn” ed assunto il nome di Federazione Italiana Tennis (FIT). Federazione elencata nella Legge 16.2.1946, n. 426.
Per la pallavolo si consulti invece La storia della FIPAV Federazione Italiana Pallavolo:
Lo sport della pallavolo, nato nel 1895 negli Stati Uniti, fu praticato in Italia nell’anteguerra, soprattutto in ambito militare (il primo campionato, nel 1923, venne vinto dalla Guardia di Finanza di Roma). A partire dal 1° gennaio 1929 la Federazione Italiana Palla a Volo (FIPV) fu disciplinata nell’ambito dell’Opera Nazionale Dopolavoro (il primo titolo, assegnato nel 1930, fu vinto dalla Azogeno di Vado Ligure). Nel dopoguerra, sciolta l’OND, la nuova Federazione Italiana Pallavolo si costituì a Bologna il 31 marzo 1946. Un anno dopo, il 17 agosto 1947, l’organismo entrò a far parte come “aderente” del CONI e nello stesso 1947 fu tra i membri fondatori della Federazione Internazionale (FIVB). Nel 1948, a Roma, la neo Federazione organizzò sui campi del Foro Italico il primo Campionato europeo. La FIPAV divenne membro effettivo del CONI nel 1957.
Sulle caratteristiche generali del linguaggio sportivo si può leggere l’articolo di Fabio Rossi, Come si è formata la lingua dello sport, “Italiano&Oltre”, 2-3 (2003), pp. 70-75 e 134-40; i fascicoli sono disponibili anche in rete.
L’articolo di Angelo Stella citato nel paragrafo Gli antecedenti alloglotti è inserito nella raccolta di saggi curata da Gian Luigi Beccaria, I linguaggi settoriali in Italia, Milano, Bompiani (I ed. 1973; ultima 1987; in questa l’articolo di Stella è alle pp. 141-152).
Sulla diffusione di corrispondenti di best of x nell’ungherese: József Csapó, English Sporting Terminology in Hungarian. A Study of the Process of Assimilation and Rejection, “Hungarian Studies in English”, V (1971), pp. 5-51; per il ceco: Gabriela Entlová, On Some English Tennis Loanwords Used in Czech Tennis Terminology, in Marie Crhová and Michaela Weiss (editors), Silesian Studies in English 2021. Proceedings of the 6th International Conference of English and American Studies, 9th-10th September 2021, Opava, Silesian University in Opava, pp. 27-44; per il rumeno: Corina Mihaela Geană, English Sporting Idioms, in Iulian Boldea, Dumitru-Mircea Buda, Cornel Sigmirean (Edds), Mediating Globalization: Identities in Dialogue, Tîrgu Mureş, Arhipelag XXI Press, 2018, pp. 128 e sgg. (il volume, dedicato anche alle dinamiche della globalizzazione linguistica, segnala la larga produttività idiomatica del sottocodice sportivo in inglese).
Quanto ai periodici da cui si sono tratti gli esempi del paragrafo Qualche nota storica, si ricorderà che “Il Littoriale” è il nome dato al “Corriere dello Sport” da Leonardo Arpinati dopo la sua rilevazione nel 1927; le caratteristiche del periodico, parte della galassia dei giornali di regime dedicati alle attività sportive, sono desumibili da un numero coevo dell’“Annuario della stampa italiana” (il IX-X, 1931-32, Bologna, Zanichelli): una scheda è alle pp. 221-222; notizie sulla composizione redazionale sono a p. 797. I testi del “Littoriale” e di questi e di altri giornali si possono leggere accedendo all’emeroteca sportiva del Coni.
“La patria del Friuli”, un quotidiano locale, andò in stampa dal 1877 al 1931; notizie sul segmento terminale dell’attività del periodico si leggono nell’“Annuario” citato, alla pag. 257. Gli articoli della “Patria del Friuli” e di altri giornali si possono consultare, come si è suggerito, interrogando la base di dati di Internet Archive (si possono selezionare, nella maschera per le ricerche avanzate, la lingua italiana e, se occorre, insiemi opportuni di documenti, riviste per esempio).
Bruno Roghi (1894-1962) è stato direttore dei tre più importanti quotidiani sportivi italiani, il “Corriere dello Sport”, la “Gazzetta dello Sport” e “Tuttosport”.
Un elenco di dizionari, glossari e note linguistiche di interesse lessicale dedicati allo sport è nel volume di Carlo Bascetta (Il linguaggio sportivo contemporaneo, Firenze, Sansoni, 1962, p. 207): si tratta di testi di interesse storico; i lessici precedenti il Dizionario dello Sport della Sormani (Umberto Stavorengo, Sport e salute: raccolta delle voci sportive d’uso comune: come si scrivono, come si pronunciano, cosa vogliono dire, Milano, Officine grafiche Elli&Pagani, 19322 [s. l., 19311], Pasquale De Luca [1865-1929], Le principali voci dello sport, Milano, Edizioni Varietas, 1910[?], Romano Zangrilli, Il vocabolario dello Sport: Raccolta dei Termini tecnici stranieri usati in ogni esplicazione sportiva, Grottaferrata, Tip. Italo-Orientale “S. Nilo”, 1921) sono peraltro, secondo le parole dell’autore, “compilazioni disomogenee” e, a volte, “indiscriminate”.