DOI 10.35948/2532-9006/2025.40571
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Numerosi lettori e lettrici ci hanno segnalato che sulle pergamene acquistabili in occasione di matrimonio, battesimo e altri sacramenti cattolici, contenenti la benedizione apostolica da parte del Papa, si legge che questi “imparte la benedizione”. Lettori e lettrici osservano unanimemente che a loro parrebbe preferibile la formulazione “impartisce la benedizione”.
È ben noto che in italiano diversi verbi hanno una coniugazione “sovrabbondante”, nel senso che presentano due o a volte anche tre forme per esprimere uno stesso significato. Del tema ci siamo occupati spesso in altre risposte della nostra Consulenza (qui e qui in relazione a verbi che possono presentare o hanno presentato nel corso della storia della lingua italiana forme con e senza l’elemento ‑isc‑, come bollire, cucire, dissentire, e qui, qui e qui su altri casi di sovrabbondanza).
Il verbo impartire però non è stato mai affrontato nelle nostre risposte, e non compare normalmente tra quelli considerati sovrabbondanti in dizionari e grammatiche di riferimento.
Impartire è un adattamento del verbo latino impertĭor ‘impartire’, derivato da partĭor, a sua volta derivato dal nome pars, partis ‘parte’. Partĭor, infinito partīri, significa ‘dividere in parti, dare una parte’, ed è alla base dell’italiano partire1, che ha diverse accezioni legate alla divisione in parti:
1. dividere in due o più parti;
2. suddividere qualcosa tra più persone assegnando a ciascuno la sua parte;
3. separare.
Questo verbo, considerato di uso solo letterario da GRADIT e Zingarelli 2025, e arcaico o letterario da Devoto-Oli, è (stato) effettivamente sovrabbondante in italiano: tra gli esempi citati dal GRADIT abbiamo “il bel paese | ch’Appennin parte, e ’l mar circonda e l’Alpe” (Petrarca, Canzoniere, CXLVI), “ecco, io parto fra voi quella foresta | d’abeti e pini” (Carducci, Il comune rustico) ma anche “il coltello col quale partisce il pane” (Pascoli, Pensieri di varia umanità).
Partire1 è alla base anche di partire2 ‘allontanarsi’, che ne deriva attraverso la forma riflessiva partirsi ‘dividersi da qualcuno’, quindi ‘allontanarsene’. Partire2 è oggi il più frequente dei verbi derivati da partire1, e si coniuga esclusivamente senza l’elemento ‑isc‑, mentre i prefissati di partire1 classificati come di uso comune dal GRADIT (bi-, tri-, quadripartire, spartire, ripartire1, e il nostro impartire) sono unanimemente considerati da GRADIT, Zingarelli 2025 e Devoto-Oli come coniugati con -isc-. Nel caso di ripartire1 ‘suddividere’ e ripartire2 ‘allontanarsi nuovamente’ la coniugazione rispettivamente con e senza -isc- segnala anche la differenza di significato.
Dunque Zingarelli 2025, Devoto-Oli e GRADIT concordano nel dichiarare che impartire si coniuga esclusivamente con l’elemento ‑isc‑ nelle forme che lo prevedono (cioè le forme del singolare e della terza persona plurale di presente indicativo e congiuntivo, e nell’imperativo singolare); la grammatica di Serianni (Serianni 1988, XI.123-124) non menziona impartire tra i verbi sovrabbondanti.
In un contesto citato da un lettore che ha inviato un quesito, la sistematicità della coniugazione con ‑isc‑ di impartire è confortata anche dai dati desumibili dal corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google: “impartiscono lezioni” è la formula sistematicamente usata, e si ha una sola occorrenza di “impartono lezioni”, su cui torneremo più avanti.
Tuttavia, anche la formulazione “imparte la benedizione” segnalata da chi ci ha consultato è effettivamente attestata nel testo delle pergamene che celebrano sacramenti o altri eventi, come quella riportata nella Figura 1 (tratta da un sito di servizi matrimoniali che offre, tra l’altro, la possibilità di acquistare tali pergamene; la ricerca è stata svolta il 19 maggio 2025, data nella quale evidentemente non era ancora stata aggiornata l’offerta per tenere conto dell’elezione di Papa Leone XIV dopo la morte di Papa Francesco).
Figura 1 – Pergamena con benedizione apostolica di Papa Francesco
Nel corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google “imparte la benedizione” è meno frequente di “impartisce la benedizione”, ma ben attestato, come si vede nella Figura 2:
Figura 2 –Imparte la benedizione e impartisce la benedizione in libri in italiano tra il 1700 e il 2022
La prima attestazione in questo corpus si ha nella Raccolta di articoli artistici editi ed inediti di Luigi Malvezzi, pubblicata a Milano, presso la Tipografia Guglielmini e Redaelli, nel 1842; qui in un saggio dedicato al Duomo di Cremona si descrive un affresco del Diotti raffigurante “Cristo che imparte la bendizione ai fanciulli” (p. 67).
Nel corpus ItTenTen20, contenente testi presenti in rete (per oltre 12 miliardi di occorrenze di parole) i due nomi più frequentemente usati come oggetto del verbo impartire (in qualunque sua forma) sono lezione e benedizione; un terzo nucleo semantico è dato dalle forme direttiva, ordine, comando. In questo corpus, impartisce è oltre 40 volte più frequente di imparte. Imparte ha 346 occorrenze, ma diverse di esse non sono forme del verbo impartire, ma altro (errori per “in parte”, forme presenti in testi non in italiano ma in latino, o nel grammelot di Dario Fo). In contesti legati alla didattica, spiccano casi in cui si usa imparte invece che impartisce in curricula di persone di madrelingua spagnola, soprattutto provenienti dai paesi dell’America latina, o comunque in contatto con la lingua spagnola. Ne diamo di seguito qualche esempio:
Imparte corsi presso lo Studio Di Pace di Madrid (curriculum di Jose David Quintana Dubon, docente di teatro guatemalteco)
2002 Imparte corsi di pittura e disegno all casa della cultura di San cristobal de las Casas, Chiapas (curriculum di Antún Kojtom Lam, pittore messicano)
Diana Beltran nata ad Acapulco, sulla costa del Pacifico messicano è giunta in Italia quando aveva 18 anni, capa di La Cucaracha offre anche servizi di catering per clienti privati e istituzionali, come le ambasciate, e imparte corsi di cucina in Italia.
Sul versante della didattica, imparte corsi di traduzione dallo spagnolo all’italiano nel C.d. S. in Mediazione Linguistica Interculturale. (curriculum di Raffella Tonin, professoressa associata di Lingua, traduzione e linguistica spagnola nell’Università di Bologna, che ha avuto rapporti di collaborazione con la Universidad Nacional de Rosario, Argentina)
In questi casi, è possibile che la forma imparte sia effetto di interferenza dallo spagnolo, lingua nella quale il verbo impartir ha gli stessi sensi dell’italiano impartire, e ha come terza persona singolare del presente indicativo imparte.
Una spiegazione analoga si può proporre per l’unica occorrenza di impartono lezioni trovata nel corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google: “sono da ricordare i molteplici centri di studio presso i quali si impartono lezioni di lingua e cultura italiane”. Questa occorrenza si trova (a p. 227) nel saggio Evoluzione e prospettiva della diffusione della lingua italiana nel contesto socio-culturale argentino, contenuto nel volume Italiano e italiani fuori d’Italia, a cura di Anna De Fina e Franca Bizzoni, Perugia, Guerra, 2003. Il saggio è di Ada Lattuca e Cristina Santoro, docenti attive nell’Università di Rosario in Argentina; in calce al testo si legge che “le autrici hanno presentato il contributo in spagnolo”, e che il testo è stato tradotto in italiano da Franca Bizzoni, docente di lingua italiana in Messico. Dunque la possibilità che impartono qui sia frutto di un’interferenza dallo spagnolo (dove la terza persona plurale del presente indicativo di impartir è imparten) è altissima, dato il contesto e il profilo di autrici e traduttrice.
Si sarebbe tentati di invocare la stessa spiegazione anche per gli usi in contesto religioso nei testi in cui chi “imparte la benedizione” è Papa Francesco, argentino di madrelingua spagnola, il cui italiano non di rado presentava interferenze dallo spagnolo (si vedano diversi contributi nel recente volume di Salvatore Claudio Sgroi, Il Papa è infallibile: lo dice la grammatica, Firenze, Accademia della Crusca, 2025). Tuttavia, come abbiamo visto, la formula “imparte la benedizione” è attestata almeno dal 1842, e anche nel corpus ItTenTen20 ha attestazioni che precedono l’ascesa di Papa Francesco al soglio pontificio, come la seguente:
Sua Santità Benedetto XVI imparte di cuore la benedizione apostolica a don Mario Pastore Trossello, in occasione del 90° compleanno e 66° anniversario di ordinazione presbiterale.
Insomma, a quanto pare “imparte la benedizione apostolica” è una formula comunemente adottata in testi che trattano di questa pratica. Lo stupore di chi la ha notata e ci ha chiesto lumi deriva dal fatto che sia in questo sia in altri contesti le forme con ‑isc‑ del verbo impartire sono molto più frequenti. Per esempio, nel PTLLIN (corpus che contiene i i testi dei romanzi vincitori del Premio Strega e di altri romanzi significativi pubblicati in Italia tra il 1947 e il 2021) ci sono 11 occorrenze di impartisce, in romanzi pubblicati tra il 1951 e il 2019, e nessuna di imparte; impartisce è usato in tutte e tre le aree semantiche principali già viste (si impartiscono benedizioni, ordini, insegnamenti); significativo il seguente passo tratta da La scuola cattolica di Edoardo Albinati (Milano, Rizzoli, 2016):
il fondatore dell'ordine marista impartisce benevolo una lezione, o una benedizione.
Dunque sembra di poter concludere che sia nella lingua comune sia nella lingua letteraria prevale di gran lunga la forma impartisce; tuttavia imparte ha una sua circolazione, sia come parte di una formula ufficialmente adottata dalla Chiesa cattolica nei testi di benedizioni cartacee acquistabili in occasione di sacramenti o altre ricorrenze, sia in testi vari in cui è probabilmente frutto di interferenza dallo spagnolo. Non si può inoltre escludere che abbia un’influenza anche la possibilità di doppia coniugazione, con o senza l’elemento ‑isc‑, nella base partire1. Dobbiamo quindi concludere che anche impartire va annoverato tra i verbi che presentano, almeno in minima parte, casi di sovrabbondanza nella propria coniugazione.