Consulenza linguistica

Un cuscino antisòffoco?

  • Miriam Di Carlo
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2024.31178

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Copyright: © 2024 Accademia della Crusca


Quesito:

Alcuni lettori ci chiedono se sia giusto usare la parola antisoffoco anziché antisoffocamento.

Un cuscino antisòffoco?

Leggendo la descrizione di alcuni prodotti per la prima infanzia, come cuscini e materassi particolari, ma anche biscotti e dispositivi dedicati allo svezzamento, è facile imbattersi nell’aggettivo invariabile antisoffoco:

[1] Durante lo svezzamento del bambino, il pericolo soffocamento è sempre dietro l’angolo. Si rivela, pertanto, ideale la retina anti soffoco, un particolare accessorio che permette al piccolo di gustare e deglutire soltanto il cibo semi liquido. (inserto pubblicitario, repubblica.it, 20/11/2017)

[2] Il cuscino antisoffoco è un alleato davvero importante per tutti i neo genitori perché, proprio come accade per il materasso antisoffoco, aiuta a ridurre considerevolmente il rischio di incidenti in culla per il piccolo bebè come ad esempio soffocamenti dovuti a rigurgiti di latte. (Cosa si intende per materasso e cuscino antisoffoco?, miglioreculla.eu, 22/10/2020)

[3] Succhietto antisoffoco con tettarella in silicone e retina Jané. Davvero un’idea intelligente! Un ciuccio per alimentazione antisoffoco con una tettarella in silicone e una retina, il modo più sicuro, facile e pulito per introdurre alimenti solidi nella dieta de bambino. (Succhietto antisoffoco con tettarella in silicone e retina Jané, casadelbambino.com)

In questi testi abbiamo evidenziato anche il sostantivo soffocamento, perché è lecito chiedersi come mai non si usi il prefissato antisoffocamento (pur documentato, come vedremo) al posto di antisoffoco. Partendo dal fatto che né antisoffocamento antisoffoco sono registrati nei dizionari italiani (sebbene antisoffoco sia attestato almeno a partire dagli anni Duemila), cercheremo di far chiarezza sulla formazione delle parole, partendo dal prefisso anti- (dal gr. antí ‘contro’, da distinguere dall’altro prefisso anti- derivante da lat. ante che significa ‘davanti’, cfr. la risposta di Raffaella Setti), per poi passare a soffocamento e soffoco.

Il prefisso avversativo anti-

Alcuni linguisti spesso hanno messo in evidenza che una delle differenze fondamentali tra prefissi e suffissi è che i suffissi possono modificare la categoria grammaticale della parola di base [1], mentre i prefissi no [2]. Riportiamo alcuni degli esempi tratti da Graffi-Scalise 2013 (p. 127-128):


Altri linguisti, invece, studiando non solo l’italiano ma anche altre lingue romanze, hanno visto che certi prefissi possono avere una “funzione categorizzatrice”, possono, cioè, cambiare la categoria grammaticale della base (cfr. Montermini 2005; alcuni esempi sono tratti da Idem 2008, pp. 198 e 200):


È il caso di anti-, che spesso si associa a basi con funzione di sostantivo per formare prefissati con valore di determinante, ossia con una funzione molto simile a quella di un aggettivo. Anzitutto, come nota Iacobini in base allo studio dei dati del corpus Midia, che comprende testi che vanno dal Duecento al 1947 (D’Achille-Iacobini 2004), il prefisso ha visto un crescente impiego; la sua vitalità in tempi più recenti è stata rilevata anche da Montermini (2008, pp. 201-202) attraverso lo spoglio dei prefissati in anti- nell’archivio della “Repubblica” per l’anno Duemila. Questa vitalità, legata di certo alla capacità categorizzatrice, ossia alla capacità di anti- di aggiungersi a basi con funzione di sostantivo per formare prefissati con funzione di aggettivo (gasN → maschera antigasA), è ricondotta all’inglese, che è arrivato a influenzare anche lingue non indoeuropee, normalmente considerate prive di prefissi, come ad esempio il basco (Montermini 2008, p. 198, n. 29).

Passiamo ora alla semantica del prefisso, che esprime due significati principali: uno antonimico, che vale ‘il contrario di X’ (del tipo antieroe) e uno antagonistico, che vale ‘contro X’ (Iacobini in Grossmann-Rainer 2004, p. 142). Nel caso di antisoffoco, il significato di anti- è ‘contro X’ cioè ‘che va contro il soffocamento’. Infine, di solito, i prefissati con anti- a partire da una base di sostantivo, e in particolare quelli in cui il prefisso vale ‘contro X’, sono invariabili: la crema/il prodotto anticellulite, le creme/i prodotti anticellulite. È il caso anche di antisoffoco, che si presenta sempre invariabile la/le retìna/e antisoffoco ma anche di altri prefissati, come quelli presenti in questo passo:

[4] I cuscini sono antisoffoco, i ciucci antisinghiozzo, i seggiolini anticaduta, i tappeti antiscivolo, le pomate e i giocattoli anallergici, le prese elettriche di sicurezza, i contenitori degli alimenti ovviamente sterili. (Marina Valcareghi, L’insicurezza, Milano, Bruno Mondadori, 2005, p. 11)

Soffoco e soffocamento

Chiariti la funzione e i significati del prefisso anti- per comprendere le caratteristiche dei derivati che lo contengono, passiamo a ciò che desta maggiori perplessità, ossia la presenza, come base sostantivale, di soffoco, derivato per conversione dal verbo soffocare, anziché soffocamento, il quale deriva dal verbo soffocare con l’aggiunta del suffisso d’azione -mento. Diciamo subito che il sostantivo soffoco è attestato in italiano a partire dal XVIII secolo per indicare una malattia che affligge i bachi da seta, dovuta alla rarefazione dell’aria in cui vengono coltivati:

Questo strumento non indica il Soffoco, o come diciam volgarmente il Tuffo, né v’è altra regola per accorgersi di quest’alterazione dell’aria, che la propria sensazione, il proprio odorato, e quella oppressione di petto, o irritamento alla tosse, che sentono e provano alcuni entrando in stanza d’aria soffocata, o vicina a guastarli. [...] Il Soffoco, ossia Tuffo è il flagello de’ Bachi. L’aria assai riscaldata che non corso libero, unita alle esalazioni de’ letti, corrompendoli, può produrre questa terribile malattia. (Girolamo Bruni, Osservazioni pratiche intorno al metodo di nutrire i bachi da seta, Venezia, Gaspare Storti, 1776, p. 15 e p. 93)

Ricorre per tutto l’Ottocento e nel primo Novecento in alcune delle prime annate del “Corriere della Sera” prevalentemente con questa accezione, a cui si affianca successivamente quella registrata nel GDLI come regionalismo di area settentrionale di ‘afa opprimente’, derivante da una sensazione di soffocamento, per l’appunto:

Eccomi di nuovo al patriottico soffoco di Mantova. (Ippolito Nievo, Lettere, Bologna, La Rivista letteraria, 1932, p. 157)

Ieri notte però c’era il soffoco, non si vedeva neanche la luna. (Cesare Pavese, Paesi tuoi, in Romanzi, vol. I, Milano, Einaudi, 1961, p. 132)

Venne agosto e, tra il soffoco di giorno e la luna di notte, chi pensava più a lavorare. (Cesare Pavese, La luna e i falò, in Racconti, vol. II, Milano, Mondadori, 1969, p. 229)

Controllando le occorrenze di “soffoco” nell’archivio della “Repubblica”, ci rendiamo conto che il sostantivo viene usato nelle edizioni del quotidiano di Torino, Genova, Bologna ancora oggi con questo significato:

Anche gli uomini delle highlands, pur vantando eroi invincibili e leggende di immortali, devono arrendersi, sudati e arrossati, al soffoco mediterraneo. (Marco Preve, Canicola, tutti in cerca di un’oasi la Fiumara è il paradiso del fresco, “la Repubblica”, ediz. Genova, 17/7/2006, p. 3)

Il caldo bolognese è spesso definito con il sostantivo Sòfoc (soffoco, cioè caldo afoso) e, sul tema, c’è l’altra espressione nostrana Un chèld ch’as fa i sûghi (un caldo che fa scoppiare). (Luigi Lepri, L’estate è finita ma ai ò chèld ch’am pèr d’maridèrum, “la Repubblica”, sez. Società, 22/9/2015, p. 13)

Il GDLI, inoltre, aggiunge l’accezione di ‘senso di oppressione, di soffocamento’, che ricorre in Capuana e prima ancora, di nuovo, in Nievo:

La fanciulla, non potendo parlare per il soffoco che le dava il soverchio affanno, negava col capo. (Ippolito Nievo, Il conte pecoraio, Milano, Francesco Vallardi, 1854, p. 236)

Chi entrava colà la prima volta si sentiva prendere da un soffoco alla gola. (Luigi Capuana, Il “tabbutù”, in Le paesane, Catania, Niccolò Giannotta Editore, 1894, p. 248)

Ancora oggi quest’accezione risulta attestata ben oltre l’area settentrionale, come dimostrano queste occorrenze di soffoco all’interno di testi che si riferiscono all’italiano regionale di area centrale (nel secondo caso la voce è virgolettata):

Il disturbo che più frequentemente colpisce i cittadini della capitale viene chiamato soffoco. Il termine è stato coniato recentemente proprio dai romani per descrivere la penosa sensazione di mancanza d’aria, il respiro e il battito cardiaco accelerati, il senso di cerchio alla testa, il ronzio alle orecchie e la difficoltà di concentrazione e di memoria. (Ansia, soffocamento, paura è questo il ‘mal di traffico’, “la Repubblica”, sez. Cronaca, 13/11/1988, p. 33)

«Si parlava di relazioni. Ecco io, che ho avuto due lunghe convivenze, non sono mai riuscita a stare in coppia troppo tempo, mi viene “il soffoco”. [...] Non sono mai sola, ho una famiglia diffusa, tantissimi amici che mi vogliono bene, ma non posso rinunciare alla mia libertà». (Silvia Bombino, Serena Bortone e il nuovo programma Rai: «Chi ben semina, ben raccoglie», vanityfair.it, 14/9/2023)

In entrambi i casi soffoco non è sinonimo perfetto di soffocamento ‘impedimento della respirazione per ostacolo delle vie aeree principali provocato deliberatamente o determinato da cause patologiche’ (GDLI), ma lo diventa in antisoffoco, in cui significa ‘ostruzione delle vie aeree’: in poche parole l’aggettivo antisoffoco non significa ‘che va contro la sensazione di soffocamento’ o ‘che va contro l’afa opprimente’ ma ‘che agisce contro il soffocamento’. Quello che possiamo supporre è che nel caso di antisoffoco, soffoco sia una sorta di accorciamento di soffocamento. Troviamo infatti altri esempi di aggettivi prefissati con anti- che hanno “ridotto” il sostantivo base, di solito con la sottrazione del suffisso -mento: antistrozzo la cui base dovrebbe essere strozzamento (perché strozzo ha un altro significato), antiscivolo che dovrebbe avere come base scivolamento e non scivolo. Dopo aver controllato i vari significati di soffoco, possiamo senz’altro pensare che questo processo riduzione sia avvenuto dopo che già si era formato il prefissato antisoffocamento, che trova alcune non trascurabili occorrenze, per lo più usato in riferimento alla famosa manovra di Heimlich (nelle pagine in italiano di Google “antisoffoco” 116.000 r. mentre “antisoffocamento” 43.500; a cui aggiungiamo “anti soffoco” 7.130, “anti soffocamento” 43.400 r.; ricerca del 15/9/2023):

Antisoffocamento Gli oggetti per bimbi di 10–12 mesi non devono passare attraverso due sagome, la prima a forma di uovo alta 3 centimetri. (Anna Oliverio Ferraris, Il calendario dei giocattoli. Per ogni età scegli i più adatti, “Corriere della Sera”, 19/12/1999, p. 9)

Inoltre, possiamo supporre che la presenza in alcune varietà regionali italiane del sostantivo soffoco, conosciuto con un altro, ma comunque affine, significato, abbia facilitato la diffusione del prefissato antisoffoco, che oggi troviamo sulle pubblicità dei quotidiani [1], nelle descrizioni dei prodotti online [5], in testi dedicati alla puericultura in rete [6] (che confermano la produttività del suffisso anti-) e pubblicati a stampa [7], a volte con tono ironico [4], nonché in romanzi [8]:

[5] Il guanciale per bambini antisoffoco, sottile, leggero e traspirante. Il guanciale Anti-soffoco rappresenta la scelta perfetta per il vostro bambino: sottile, leggero, in schiuma di poliuretano espanso a cellula aperta e forato per una traspirabilità totale e un risposo sicuro. (Antisoffoco, mollyflex.it)

[6] Cuscino antisoffoco presenta una struttura a celle aperte o dei veri e propri buchi che consentono al neonato, anche se dorme a faccia in giù, di respirare ugualmente senza, appunto, soffocare. [...] Cuscino antireflusso è un rialzo, solitamente a cuneo, che serve a tenere alta la testa dell’infante in modo graduale. L’inclinazione è leggera e l’interno è sempre antisoffoco. (Francesca La Rana, Antisoffoco, antireflusso e antiplagiocefalia: i migliori 8 cuscini per neonato, cav-voghera.it)

[7] Tra gli accessori necessari: materasso antisoffoco, cuscino antisoffoco, paracolpi e, nel periodo estivo, una zanzariera. (Alberto Ferrando, Come crescere mio figlio: I dubbi dei genitori, le risposte del pediatra, Milano, Edizioni LSWR, 2015)

[8] Il Professore deve allora chiedere a Virginia, che adesso è una commessa del negozio, un cuscino antisoffoco. Il Professore deve allora lamentarsi del presso. “My God, Twenty bucks for a pillow?!” (Venti dollari per un cuscino?!) (Simone Lenzi, Mali minori, Roma-Bari, Laterza, 2016 [versione digitalizzata])

La grafia, come abbiamo letto, a volte può staccare il prefisso (anti soffoco [1]), può prevedere il trattino (anti-soffoco, si veda descrizione, mollyflex.it), ma nella maggior parte dei casi è univerbata.

Nota bibliografica:

  • D’Achille-Iacobini 2022: Paolo D’Achille, Claudio Iacobini, Il corpus MIDIA: concezione, realizzazione, impieghi, in Corpora e Studi Linguistici. Atti del LIV Congresso della Società di Linguistica Italiana (Online, 8-10 settembre 2021), a cura di Emanuela Cresti e Massimo Moneglia, Milano, Officinaventuno, 2022, 207-221.
  • Graffi-Scalise 2013: Giorgio Graffi, Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2013.
  • Montermini 2005: Fabio Montermini, La questione della capacità categorizzatrice dei prefissi. Uno studio su anti- in alcune lingue europee, in Nicola Grandi, a cura di, Morfologia e dintorni, Milano, Franco Angeli, 2005, pp. 86-104.
  • Montermini 2008: Fabio Montermini, Il lato sinistro della morfologia (La prefissazione in italiano e nelle lingue del mondo), Milano, Franco Angeli, 2008.

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