DOI 10.35948/2532-9006/2025.39516
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Dal momento che la seconda tornata accademica mi vede direttamente impegnato come relatore, il mio saluto introduttivo, rivolto a tutte le persone presenti, dovrebbe essere ancora più breve del solito. Ma non sarà proprio così, perché questa tornata è un po’ particolare. In occasione della Giornata Internazionale della Donna, infatti, il Consiglio direttivo ha pensato che fosse giusto ricordare (il giorno prima dell’8 marzo, che quest’anno cade di sabato) tre illustri Accademiche scomparse negli ultimi anni: Maria Luisa Altieri Biagi, Bice Mortara Garavelli e Ornella Castellani Pollidori. Nessuna di loro, per motivi diversi, è stata finora commemorata (anche se, va detto, a Bice Mortara Garavelli è stato dedicato il convegno italo-svizzero tenutosi nell’ottobre 2023, pochi mesi dopo la sua morte), sebbene tutte e tre le studiose abbiano dato un grande apporto alla vita dell’Accademia, collaborando con i presidenti via via in carica, fornendo al Servizio di Consulenza moltissime risposte, pubblicate su “La Crusca per voi” (che ha ospitato anche alcuni loro importanti articoli), partecipando a varie iniziative, ognuna nei campi di proprio interesse.
La tornata si ricollega idealmente al “tema del mese” intitolato Donne in Accademia, scritto dall’Accademica segretaria Annalisa Nesi e pubblicato sul nostro sito il 12 ottobre 2020, fruibile anche, sempre in rete, sulle pagine di “Italiano digitale”, nonché, in forma cartacea, nella raccolta I temi del mese (2020-2024), a cura di Paolo D’Achille (Firenze, Accademia della Crusca, 2025, pp. 33-39). In quel contributo, che verrà ripreso e aggiornato nell’intervento conclusivo della nostra archivista, la dottoressa Elisabetta Benucci, si ricordano le presenze femminili in Accademia, numericamente molto ridotte rispetto a quelle degli uomini (che per secoli sono stati i soli membri della Crusca), ma presenti, isolatamente, già alla fine dell’Ottocento e poi, con continuità e in progressiva crescita, dal 1970 a oggi. Accanto alle Accademiche, Annalisa Nesi ha richiamato opportunamente il fatto che molte donne sono presenti nell’organico della Crusca e tra i collaboratori (borsisti, contrattisti, ecc.), àmbiti in cui da tempo sono gli uomini in netta minoranza. A tutte le “donne in Accademia” va il mio più vivo ringraziamento per il contributo che danno ogni giorno alla vita della nostra istituzione.
Prima di cedere la presidenza a Rosario Coluccia, per la sezione d’apertura dedicata a Maria Luisa Altieri Biagi (Rita Librandi presiederà quella per Bice Mortara Garavelli, Annalisa Nesi quella per Ornella Castellani Pollidori e Federigo Bambi la sezione conclusiva, con l’intervento di Elisabetta Benucci), vorrei dire qualcosa sulle tre studiose che oggi ricordiamo con ammirazione, affetto e nostalgia. Pressappoco coetanee, entrarono in Accademia prima come socie corrispondenti e poi come ordinarie più o meno negli stessi anni (le due date sono: per Maria Luisa Altieri Biagi, 1988 e 1997; per Bice Mortara Garavelli, 1991 e 1995; per Ornella Castellani Pollidori, 1990 e 1995). Le tre studiose, come era abitudine per le signore della loro generazione, affiancarono ai loro cognomi di famiglia quelli dei rispettivi mariti (anzi, due di esse li premisero costantemente al proprio: solo la terza oscillò, optando poi per la posposizione di Garavelli a Mortara).
Di Ornella Castellani Pollidori traccerò io stesso un breve profilo e quindi per il momento “parole non ci appulcro”. Delle altre due Accademiche dirò invece ora qualcosa. Con Maria Luisa Altieri Biagi, per la verità, ho avuto pochi contatti diretti, ma ho sentito almeno un paio di sue lezioni, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, a Roma, dove era stata invitata da Tullio De Mauro e da Maurizio Dardano. L’ho poi incontrata nelle prime assemblee dell’ASLI, che si tenevano alla Crusca all’inizio degli anni Novanta, ma solo vari anni dopo ho avuto il piacere di dialogare con lei a distanza, prima per le voci che ha redatto per l’Enciclopedia dell’Italiano diretta da Raffaele Simone (a cui collaboravo) e poi per un suo bellissimo articolo apparso su un fascicolo della “Crusca per voi” dedicato ai rapporti tra lingua e scienza. Troppo poco per dire qualcosa di personale. Posso invece ricordare la studiosa: ho sempre ammirato moltissimo i suoi fondamentali lavori sul linguaggio scientifico, i suoi lucidi interventi sulla didattica dell’italiano, la limpidezza e l’eleganza del suo stile. Particolarmente importante, per me, è stato il suo volume La lingua in scena (Bologna, Zanichelli, 1980), uno dei primi contributi linguistici sulla letteratura teatrale italiana: mi è capitato di servirmene per la prima attestazione di supplì (documentato, come surprise, in Jacopo Nelli, uno dei commediografi della “pulitissima” scuola toscana del primo Settecento a cui è dedicato un mirabile saggio), per l’acuta distinzione, da lei proposta con riferimento alla commedia cinquecentesca, tra il “comico del significante” e il “comico del significato”, divenuta imprescindibile (e di cui mi sono giovato io stesso trattando del teatro di Ettore Petrolini e di Achille Campanile), per l’analitico esame dei testi di Luigi Pirandello nati come novelle e diventati poi pièces teatrali. E proprio riprendendo da questo suo saggio il fatto che un personaggio pirandelliano propone di declinare al femminile marito e al maschile moglie, l’ho inserita – in una mia risposta per il Servizio di Consulenza sul controverso tema del genere – tra i “maestri della storia della lingua italiana”, attirandomi la velenosa critica di un lettore non equanime, che ha dichiarato che avevo considerato Altieri Biagi “uno studioso”, cambiandone il sesso…
Più frequenti sono stati i miei incontri con Bice Mortara Garavelli, anche perché era in rapporti più stretti col mio maestro Francesco Sabatini. La conobbi infatti a Roma nel 1980 o nel 1981, quando andai ad ascoltare un intervento sulla storia del romanesco dello stesso Sabatini e di Giorgio Petrocchi alla Biblioteca Vallicelliana: lei era presente e le fui presentato. La rividi poi a Firenze, alle prime assemblee dell’ASLI. Ho tenuto in gran conto i suoi due articoli su scritture popolari preunitarie come le memorie del fabbro Giovan Francesco Fongi e del calzolaio Luigi Giulini, per l’originale analisi di tipo testuale che lei proponeva e che io ripresi nel mio saggio su L’italiano dei semicolti pubblicato nella Storia della lingua italiana a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone (che Bice mi disse poi di aver molto apprezzato). Nel 2002 la invitai al Convegno SILFI che stavo organizzando a Roma e ricordo con piacere il fatto di essere riuscito a vincere le sue iniziali resistenze ad accettare la mia richiesta grazie a un messaggio che, mi disse lei, era stato “retoricamente convincente”. Da allora i miei incontri con Bice sono diventati più frequenti; ricordo quello a un convegno tenutosi a Hannover nel 2003 organizzato da Klaus Hölker, nel corso del quale mi disse che aveva perso un figlio – aggiunse (e la cosa mi colpì molto) che, in casi del genere, neppure lo scorrere del tempo serve ad attutire il dolore – e poi numerosi altri in Accademia. Mi è rimasta particolarmente impressa una sua magistrale lezione sul chiasmo, che tenne per l’ASLI durante la presidenza di Gian Luigi Beccaria e che è stata in seguito rielaborata nell’articolo Costruzioni speculari, tra parallelismo e antitesi, edito nel 2005 su “Lingua e stile”. Vorrei ricordare, infine, la generosità di Bice, che, dopo la prematura scomparsa di Maria-Elisabeth Conte e di Monica Berretta, curò nel 1999 una nuova edizione di Condizioni di coerenza della prima e, insieme a Silvia Del Negro, Temi e percorsi della linguistica, raccolta di scritti della seconda, nel 2004.
Mi resta qualcosa da dire, per concludere, sul titolo dato a questa tornata: «Tra le donne italiane a migliori, e a più forti studii incitate», che riprende un passo della lettera di ringraziamento scritta a Raffaello Lambruschini il 21 settembre 1871, tre mesi dopo la sua elezione ad Accademica corrispondente, da Caterina Franceschi Ferrucci, la prima donna a entrare tra i “cruscanti”. La lettera è conservata nel nostro archivio e mi è stata gentilmente segnalata da Elisabetta Benucci, che nel suo intervento ci parlerà di tutte le Accademiche, e quindi anche di lei. Il passo originale suona così: “Sperando adunque, che dall’insolito onore da codesta illustre Accademia a me conferito, siano le donne italiane a migliori, e a più forti studii incitate [...]”. Con queste parole possiamo dare inizio alla nostra tornata1.
Nella pubblicazione degli interventi su “Italiano digitale” abbiamo ritenuto opportuno pubblicare il catalogo della piccola mostra inaugurata alla fine delle relazioni (corredata da alcune immagini) e aggiungere ai ricordi delle tre Accademiche le relative bibliografie, una volta constatato che per Ornella Castellani Pollidori non si disponeva di alcuna bibliografia e che, delle due a stampa esistenti, quella di Maria Luisa Altieri Biagi presentava delle lacune e quella di Bice Mortara Garavelli si arrestava al 2001.