Incontri e tornate

Il mio filo del discorso con Bice Mortara Garavelli

  • Carla Marello
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2025.39517

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L’oggetto stesso [della ricerca], lungi dal precedere il punto di vista, si direbbe creato dal punto di vista (Saussure 1916, p. 17)

Con lo scudo di questa citazione riportata da Bice Mortara Garavelli nella sua prima dispensa universitaria torinese1, intendo iniziare e spero di esser perdonata se l’odierno oggetto della ricerca – appunto tracciare la sua figura di studiosa – risentirà molto, probabilmente troppo, del mio punto di vista. Cercherò di ancorarmi a un ordine cronologico di pubblicazione dei suoi scritti, ma la frequentazione della maestra2 ha inciso così profondamente nella mia formazione, che mi risulta difficile soppesare l’impatto dei suoi scritti attribuendo loro un valore diverso – visto da fuori – rispetto a quello che hanno avuto per me.


Lo scaffale con una parte degli scritti di Bice Mortara Garavelli nell’ufficio di casa (foto del gennaio 2024 per gentile concessione di Mario Garavelli)

Certo esistono parametri come gli indici di citazione, il numero di ristampe, le traduzioni in altre lingue che aiutano ora, in questo primo quarto del XXI secolo, ad avere uno sguardo da fuori e che testimoniano come Bice Mortara Garavelli sia (stata) apprezzata soprattutto per i suoi studi sulla retorica, sulla punteggiatura e sulla lingua della giustizia. Il suo apporto agli studi di linguistica testuale e il suo ruolo nella diffusione della stessa in Italia sembrano esser oggi un po’ meno ricordati e perciò cercherò di metterli nella debita luce.

La mia conoscenza con la professoressa Mortara Garavelli risale al 1972 quando fu chiamata a Torino, su suggerimento di Gian Luigi Beccaria anche lui allievo di Terracini, a insegnare il corso di Linguistica applicata presso la Facoltà di Lettere. Posso dire che è stato un incontro fortunato e fondamentale per la mia vita accademica e non solo.

Le dispense del corso tenuto all’Università di Torino nell’anno accademico 1973-74 si intitolano Aspetti e problemi della linguistica testuale e registrano lo svilupparsi degli interessi di Mortara Garavelli per la linguistica del testo. Frequentavano il corso pochi studenti caldamente invitati da Corrado Grassi e altri professori a seguire questa nuova docente, allieva di Benvenuto Terracini. Fino ad allora aveva insegnato nella scuola secondaria ad Alessandria, ma aveva già pubblicato studi su Daniello Bartoli, sullo stile nominale, sullo stile indiretto libero in sedi prestigiose come gli Atti dell’Accademia dei Lincei, gli Studi di grammatica italiana, Sigma3.

Di quel corso ricordo la presenza di Gian Luigi Beccaria e di D’Arco Silvio Avalle alle prime lezioni, che si svolgevano nei locali del Dipartimento di Scienze letterarie e filologiche, giusto di fronte ai loro uffici. Ricordo anche che Bice, facendo lezione al mattino abbastanza presto, arrivava a Torino in treno da Alessandria e diceva di dover partire a ore antelucane4, espressione a ben pensarci, col senno di poi, anche metaforicamente tale, nel senso di ore precorritrici di molti pensamenti.

Il fatto che Mortara Garavelli abbia affidato le sue riflessioni in proposito a dispense universitarie che non hanno avuto la circolazione degli altri suoi testi, pubblicati da grandi editori nazionali, ha fatto sì che tali dispense, dopo esser state molto citate all’epoca, soprattutto in ambito italiano, siano state poi, per così dire, uscite dalle bibliografie del settore, a favore dei manuali di linguistica testuale pubblicati presso editori internazionali e nazionali5.

La sua generosa opera di rilancio di Condizioni di coerenza di Maria-Elisabeth Conte, dopo la prematura scomparsa dell’autrice, andrebbe corroborata con il fecondo scambio di pareri e conoscenze fra le due, scambio di cui sono stata felice testimone oculare talvolta a Torino, talaltra a Pavia, ma di cui purtroppo non esistono tracce scritte, se non appunto la nota introduttiva alla seconda edizione del volume di Conte curata da Bice Mortara Garavelli6.

Non è dato congetturare in quale misura l’autrice avrebbe apportato ritocchi e ampliamenti a una nuova edizione del suo libro. A chi ha voluto riproporlo ora è sembrato che solo fosse lecita qualche aggiunta, scegliendo fra i lavori successivi alla composizione originale del volume, per dare almeno una traccia della coerente costanza e della novità di risultati con cui Maria-Elisabeth Conte ha sviluppato diramazioni importanti di un tema, l’anafora, che fu uno dei suoi prediletti: i processi anaforici che costituiscono le condizioni d’uso dei dimostrativi nelle loro “proprietà e funzioni squisitamente testuali”, e l’incapsulazione anaforica come mezzo per introdurre nuovi referenti testuali, per influenzare il giudizio del lettore, e per categorizzare unità discorsive. (Mortara Garavelli, Nota introduttiva a Conte 1999, p. 3)

E da parte di Maria-Elisabeth Conte, nel capitolo dedicato alla linguistica testuale del volume Dieci anni di linguistica italiana (1965-1975), l’esplicito riconoscimento: “le dispense del suo corso, […] costituiscono il primo libro organico ed analitico sulla linguistica testuale scritto in Italia” (Gambarara, Ramat 1977, p. 295).

Riprendendo in mano, a distanza di cinquant’ anni, la dispensa di Mortara Garavelli sono rimasta di nuovo ammirata dalla densità delle pagine in cui affrontava problemi complessi, come ad esempio che cosa significa costruire teorie linguistiche formalizzate. Rimandava a Bonomi 1973 e Bonomi, Usberti 1971, testi di filosofia del linguaggio su cui tutti sudavamo con profitto perché all’epoca i corsi universitari erano di tre ore a settimana e duravano davvero sei mesi: volendo c’era il tempo di approfondire.

Mortara Garavelli affronta prima la lingua come sistema di procedimenti generativi e la grammatica come modello formale della competenza linguistica; i riferimenti sono Chomsky 1965 (Aspects of the theory of syntax), con citazioni da Lepschy 1966 e Lyons 1968. A p. 19 inizia il capitolo dedicato a grammatiche frasali e grammatiche testuali. Vengono introdotti il concetto di testo e la grammatica come modello della competenza testuale. Si scopre perché la linguistica testuale abbia suscitato in lei interesse fin da subito: individua nella retorica classica gli antecedenti della linguistica testuale.

La rilevanza della retorica per lo studio del testo è duplice (cfr. van Dijk 1972, p. 24): da un lato la classificazione e la caratterizzazione delle figurae costituiscono schemi modellizzanti per il discorso, dall’altro le teorizzazioni dei “generi” (generi aristotelici del discorso di parte: giudiziale, deliberativo, epidittico; “genera elocutionis”: humile, medium, sublime; ecc.) definiscono i testi in rapporto ai processi comunicativi. (Mortara Garavelli 1974, p. 33)

La dispensa prosegue trattando di tema-rema e presupposizione; nel capitolo successivo vengono affrontati argomenti come la coreferenza, la pronominalizzazione, le relazioni di tempo. Vengono presentati modelli di grammatiche testuali a cominciare da van Dijk 1972; nel settimo capitolo compaiono gli atti linguistici e il concetto di performativo, nell’ottavo e ultimo capitolo viene discusso il ruolo della pragmatica nelle grammatiche testuali e della teoria dell’esecuzione in relazione all’insegnamento delle lingue. 

Osserva Gaetano Berruto nel suo testo pubblicato nel quaderno dedicato a Bice Mortara Garavelli dall’Accademia delle Scienze di Torino:

Bice Mortara si accostava a questo campo di studi con un cammino che procedeva dalla storia della lingua, dalla letteratura e dalla filologia; e lo presentava sulla scena italiana con un approccio ‘morbido’, vorrei dire gentile, permeato dai suoi interessi verso la retorica e la stilistica; mentre M.-E. Conte rappresentava un approccio più ‘duro’, volto alla logica, quasi matematico, basato sulla filosofia del linguaggio e sulla semiologia. (Berruto 2024, p. 42)

Ripercorrendo quella dispensa in realtà non ci ho trovato un approccio poi così morbido: Bice Mortara Garavelli condivideva e ci faceva condividere tutte le letture di Maria-Elisabeth Conte. Sono però totalmente d’accordo con Berruto quando prosegue dicendo:

La linguistica testuale, se la intendiamo nel senso (ri)stretto di ambito disciplinare delimitato da confini precisi, ha però un posto relativamente collaterale fra i molti territori percorsi nella attività scientifica e didattica di Bice: quello che ha una posizione centrale è in realtà il testo in tutti i suoi aspetti. (Berruto 2024, p. 42)

Questo interesse per il testo è davvero ampio: facendo un salto in avanti ricordo l’intento classificatorio che prende le mosse dalla retorica classica e l’inclusione dei testi “malformati” fra i testi di cui occuparsi7.

Gli usi della parola sono le dispense successive del corso di Linguistica applicata 1975-76, con sottotitolo Il ruolo della stilistica nell’insegnamento della lingua.

La parola stilistica non era molto di moda in quegli anni e l’argomentazione che Mortara Garavelli portava avanti in quelle dispense circa l’attenzione all’uso effettivo della lingua appariva nel solco della lezione di Benvenuto Terracini, un po’ lontana dal clima sintatticista che allora regnava. Però, una volta chiarito (p. 30) che “per stilistica si intende qui lo studio delle variazioni della lingua, orale e scritta, in relazione agli utenti e al contesto verbale situazionale”, si capisce che è una stilistica sociolinguistica e pragmatica, una stilistica coerente con il pensiero di Bice, ovvero coerente nel dare il giusto rilievo all’esecuzione, alla parole.

Il 1975 era anche l’anno delle Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica e la dispensa dedica molte riflessioni all’importanza della stilistica per la linguistica applicata intesa come glottodidattica.

Nel 1975 e 1976 pubblica saggi sulla grammatica ragionata8, e prosegue l’apprezzata opera di alta divulgazione curando per Zanichelli un’antologia di brani di linguisti e critici letterari, intitolata Letteratura e linguistica (1977), col proposito di far considerare la lingua con l’occhio del letterato e la letteratura con l’occhio del linguista9. Si tratta di un volume in formato tascabile di 236 pagine, appartenente alla collana Letteratura e Problemi a cura di Giampaolo Borghello; altri “problemi” erano affrontati da Remo Bodei (letteratura e psicoanalisi), Luigi Rosiello (letteratura e strutturalismo), Gian Luigi Beccaria (letteratura e dialetto); per dare un’idea dell’originale progetto antologico, riporto come lo presenta la curatrice.

Le relazioni, problematiche e pluridirezionali, della linguistica con la letteratura, colte nei loro aspetti più evidenti e produttivi, a partire dagli anni non lontani in cui la linguistica, come scienza autonoma, si è sentita in grado di compiere incursioni nei territori della letteratura, sono il tema di questa raccolta di testi, ove ai principi teorici formulati da linguisti come Hjelmslev, Jakobson, Benveniste, punti di riferimento obbligati per gli studiosi di lingua e letteratura, si accompagnano le svariate acquisizioni di metodo e le impostazioni di problemi tecnici e interpretativi, dovute a Spitzer, Terracini, Weinrich, Rosiello, Hendricks, Mounin, fino alle recenti proposte nel campo della poetica e della semiotica letteraria: Barthes, Greimas, Kristeva, Chatman, Nencioni, Segre, Corti, van Dijk. Come verifica delle diverse ipotesi di lavoro valgono le esemplari ricognizioni su testi compiute da Devoto, Contini, Jakobson, Renzi, Ruwet, Halliday, Agosti, Beccaria, Ramat. (Mortara Garavelli 1977, quarta di copertina)

Ogni estratto, ovviamente in traduzione italiana, era preceduto da un inquadramento di Mortara Garavelli che presentava l’autore/l’autrice e spiegava le ragioni che avevano guidato la selezione di quelle pagine. L’opera riscosse un notevole successo di pubblico e meriterebbe tuttora di esser adottata nei corsi universitari, magari con qualche aggiunta o espunzione. L’epoca delle traduzioni stava finendo, quella dei manuali universitari di linguistica scritti da studiosi italiani era alle porte. Anche se non poteva pretendere da parte degli studenti la lettura di più opere intere, come era stato negli anni della sua formazione con Terracini, Bice era convinta della superiore utilità di (far) studiare direttamente sulle pagine scritte da grandi autori, ovviamente con qualche accompagnamento. È una lezione che andrebbe recuperata, perché ci sono autori che parlano più vivacemente e chiaramente di ogni loro mediatore ed è un peccato che solo chi decide di fare una tesi di linguistica o di critica letteraria o di proseguire nella ricerca, li debba/possa apprezzare.

Arriviamo al 1979 con Il filo del discorso, la sua dispensa universitaria ancora oggi più citata. Bice oltre a fare ricerca era un’ottima insegnante e seguiva molte tesi. Nella dispensa mostra un insegnamento sperimentale, coinvolgendo gli studenti nella ricerca. Si prenda ad esempio il capitolo 6, Materiali per uno studio dell’ellissi. È diviso in due parti: L’implicito e l’ellissi e Prove di integrazione, in cui illustra come gli allievi del corso hanno integrato enunciati ellittici. Molto interessante anche il capitolo sulla parafrasi, che avrà poi sviluppi, vent’anni dopo, in un libro con Lucia Lumbelli del 1999, Dalla ricerca linguistica alla ricerca psicopedagogica. Il suo articolo nel volume era Per una retorica della parafrasi.

Nel 1979 aveva anche pubblicato in inglese un articolo A mined area of linguistic study of text, in cui argomentava che i problemi della stilistica si risolvono meglio se affrontati in una prospettiva ‘textlinguistica’, come aveva già spiegato nel 1976 ne Gli usi della parola. L’articolo è apparso nel secondo dei due volumi, curati da Janos Sandor Petőfi, in cui hanno scritto sia studiosi italiani, come Pier Marco Bertinetto, Anna Ciliberti, Gaetano Berruto, Umberto Eco, Cesare Segre, sia studiosi stranieri, come Teun van Dijk, Gérard Genot, Robert de Beaugrande, Christoph Schwarze, Wolfgang Raible, Roland Harweg, Peter Wunderli, Ruqaiya Hasan, Robert E. Longacre, Antonio Garcia Berrio, Alain Berrendonner, per non citare che i più noti10.

Erano anni in cui chi si occupava di formazione degli insegnanti esortava a disordinare e “bucare” i testi per farne emergere i legami coesivi. Io ero, e sono, nella schiera dei fautori dei benefici didattici del cloze, perciò Bice mi prendeva benevolmente in giro nel 1996 con una cartolina inviata da Heidelberg, dove Giovanni Rovere l’aveva invitata.


Non aveva mai smesso di occuparsi di Daniello Bartoli: nel 1975 aveva pubblicato La Cina presso Bompiani e nel 1982 pubblica La selva delle parole, opera composta nel 1670, ma mai data alle stampe. Su Bartoli Bice Mortara Garavelli lavorerà ancora e nel 1992 pubblicherà un’edizione de La ricreazione del Savio.

Della Selva abbiamo avuto modo di parlare insieme, perché nel frattempo lei mi aveva indirizzato allo studio dei dizionari metodici dell’Ottocento. Nella copia della Selva che mi ha regalato la dedica recita “A Carla per ricordo della stazione di partenza del suo felice viaggio in Lessicolandia con (presuntuoso) affetto Bice”.

Pubblicata dall’università di Parma, La selva delle parole fu opera complessa da impaginare perché “la parola stampata non riproduce: traduce e rifà la parola manoscritta”, sostiene Mortara Garavelli a p. 27 dell’Introduzione, affermando anche di aver fatto tutto il possibile per rispettare l’aspetto esteriore del testo. Nelle finali note al testo spiega d’aver adottato il corsivo tipografico, il cui effetto visivo meno si allontana da quello della scrittura a mano. È un’edizione filologica del manoscritto bartoliano e Mortara Garavelli discute della testualità implicita negli elenchi; si ricollega a quanto dice Gérard Genette a proposito dell’Essay des merveilles de nature et des plus nobles artifices (1625) del gesuita Étienne Binet. che, come Tomaso Garzoni nella Piazza universale di tutte le professioni del mondo (1585), aveva invece composto brani di prosa in cui aveva riversato elenchi di parole11.

In questi libri, però, la miniera dei concetti e delle parole è presentata non, come nel testo bartoliano, sotto forma di schema – scheletro o impalcatura di un mondo che altrove, nelle opere a stampa, acquista corpo e dimensioni precise – ma in descrizioni e brani di racconto che si richiamano e si avvicendano secondo impensate analogie. (Mortara Garavelli 1982a, pp. 20-21)

Mortara Garavelli decide di non riordinare gli elenchi per timore di tradire la natura aperta degli accostamenti di colonne: offre nell’Introduzione a p. 23 un’interpretazione di alcuni blocchi, sia in chiave di combinazione orizzontale di più colonne sia in chiave verticale. Nella sua decisione di conservare la disposizione degli elenchi così come sono è sostenuta anche dal tenore della premessa di Maria Corti a La selva delle parole. Corti (1982, p. 11) sottolinea infatti il “messaggio iconico che proviene dalla mirabile fattura di un manoscritto autografo bartoliano. Il corsivo secentesco dell’autore, minuto e preciso, genera sul foglio […] parole come immagini, segni linguistico-visuali” degni della poesia visiva.

Nel 1983 Bice Mortara Garavelli cura uno scritto del carissimo maestro Benvenuto Terracini. Si tratta de Il problema della traduzione, un saggio che occupava in origine il secondo dei tre capitoli del volume terraciniano Conflitti di lingue e di cultura12. Mortara Garavelli pubblica il saggio perché “sembra richiedere, non che legittimare, lo statuto di opera ‘a parte’”, come spiega nella Postfazione (p.104). Nella stessa Postfazione mette in rilievo la modernità e la ricchezza della posizione di Terracini, per il quale “[i]l problema della traduzione diventa il problema del traduttore che deve essere un traspositore-interprete di codici culturali, alla ricerca travagliata di uno stile, del proprio stile, poetico e prosastico” (p. 111), che deve ricercare equivalenze non identità, ed è alle prese con la delimitazione delle unità espressive.

Con un’operosità e una qualità di scrittura davvero notevoli, nel 1985 pubblica un altro dei suoi best seller: La parola d’altri: prospettive di analisi del discorso. Nel libro fa emergere le sue riflessioni sul discorso indiretto libero e sul discorso riportato. Fecondo filone di ricerca proseguito – a proposito di “incitazioni a più forti studi” – da Emilia Calaresu, allieva tanto sua quanto di Maria-Elisabeth Conte. Calaresu, per l’appunto, le ha dedicato un contributo sulla deissi fantasmatica nel quaderno dell’Accademia delle Scienze di Torino (cf. Calaresu 2024).

Al suo interesse per l’analisi del testo vanno ricondotti gli scritti sulla punteggiatura, da Bice felicemente considerata ‘segnaletica testuale’. Di punteggiatura si era occupata già a partire dal 1956 nella sua tesi di laurea sulle proposizioni incidentali13. Più concretamente si era occupata di parentesi, e soprattutto di virgole, nella convinzione che un enunciato parentetico aggiunge, chiarisce, caratterizza, manifesta più piani nel discorso. Nel 1982 pubblica anche un articolo dal titolo In margine all’insegnamento della lingua scritta: questioni di segnaletica testuale in un volume a cura di Manlio Cortelazzo. Quest’interesse si manifesta nel Prontuario di punteggiatura, pubblicato da Laterza nel 2003 e ristampato nel 2024, e nella curatela della Storia della punteggiatura in Europa del 2008.

I legami pavesi con Cesare Segre e Maria Corti erano molto forti, in nome della comune appartenenza alla scuola di Benvenuto Terracini. E nel 2000 fece lei la laudatio per la laurea honoris causa a Maria Corti presso l’Università di Torino. Vi sono illustrati il duplice percorso, storico-linguistico e squisitamente narrativo, della Corti. E proprio alla duplice inventio di Corti fa riferimento il titolo scelto da Bice14.

 

[Bice Mortara Garavelli e Carla Marello nel giorno del conferimento della laurea honoris causa a Maria Corti, Torino, 6 ottobre 2000]

Maria Corti, a sua volta, nel contributo d’apertura degli oltre 70 scritti15 per “la fanciulla alessandrina dalle trecce bionde”16, ne traccia un ritratto umano e scientifico veramente unico, con pennellate di fascinoso linguaggio da narratrice, restituendo una Bice all’interno della scuola torinese di Terracini, richiamando i contenuti del carteggio fra Terracini e Bice (55 lettere presenti nel Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia) e formulando un giudizio complessivo dell’ambito in cui Mortara Garavelli svolge le sue ricerche:

È arduo, e forse improprio, porre confini netti fra il punto di vista retorico, il testuale e lo stilistico; si aggiunga che a partire dagli ultimi anni Settanta si collocano sulla strada del gruppo terraciniano autori come Lotman, Bachtin, la teoria lotmaniana della “testualità della cultura”, responsabile di nuove reti in cui avvolgere i livelli della cultura e prenderne possesso. (Corti 2002, p. XXX)


[Foto del matrimonio fra Bice e Mario Garavelli (26 settembre 1957; per gentile concessione di Mario Garavelli)]

Le pubblicazioni su questioni di retorica sono le più famose fra i non linguisti, le più copiose e ristampate e tradotte. Iniziate con le voci del Grande Dizionario Enciclopedico UTET a lei affidate da Terracini, sono proseguite con le 40 voci, da Accumulazione a Tropo, nel Dizionario di linguistica a cura di Gian Luigi Beccaria pubblicato nel 1994 da Einaudi e poi ristampato. E si sono infine dispiegate in volumi di varia grandezza17.

Riagganciandomi all’inevitabilità dello sguardo personale sulla vasta produzione di Bice Mortara Garavelli, vorrei chiudere sull’artificio retorico del non dire, anche perché Bice ci è tornata nel suo ultimo scritto, in alcuni passi di quei Lineamenti di retorica applicata che ho avuto il grande onore di pubblicare nel quaderno che l’Accademia delle Scienze di Torino ha dedicato a Bice per i suoi 90 anni, uscito ahinoi postumo. Una parte delle pagine è intitolata Tacita eloquenza e il terzo capoverso inizia così:

Linguaggio paradossale per natura, il silenzio ha sfidato le classificazioni. Intrecci di reciproche opposizioni e analogie si possono cogliere nelle tradizionali sue figure (allusioni, reticenze, preterizioni) di cui il ‘non-detto’ è parte costitutiva. (Mortara Garavelli 2024, p. 180)

Ne Il filo del discorso (1979) aveva affrontato quello che la terminologia generativa chiamava sluicing, ossia le interrogative indirette tronche, ma era chiaro che il suo cuore batteva per l’uso letterario e retorico delle preterizioni e anche per quello argomentativo da perorazione avvocatizia. Quando insieme discutevamo di ellissi in absentia, anche in quel caso lei discuteva dell’azione dell’autore, del parlante, nell’orientare il lavoro del destinatario impegnato a ricostruire il senso del testo:

Tipico delle preterizioni allusive è il sollecitare tacite congetture: “non ricorderò fatti purtroppo noti e che sarebbe meglio dimenticare…”, dove la forza allusiva non sta nell’omissione esibita (“non ricorderò”), ma nell’invito implicito a supporre o a ricostruire la parte sommersa del tema appena indicato. (Mortara Garavelli 2024, p. 197)

Il capitolo finisce con una citazione da Claudia Caffi, un’altra sua allieva ‘indiretta’, insieme a Federica Venier, fra le “incitate a più forti studi” in ambito di retorica argomentativa:

Come accade in gran parte della comunicazione tramite il non detto, l’efficacia argomentativa di questa manovra retorica consiste nel dare una conoscenza come condivisa, scontata, ovvia, tanto che non si può perdere tempo occupandosene; il destinatario previsto deve poterla recuperare. (Caffi 2004, p. 603)

Così voi, lettori avvisati, saprete sicuramente recuperare il valore delle ricerche di Bice nei vari campi in cui ha esercitato le sue grandi capacità tanto di approfondimento quanto di divulgazione.

E come Dante, Paradiso XXIII, vv. 22-24, “passa oltre” nel discorso, lasciando senza spiegazione (“sanza costrutto”) l’atteggiamento della sua ispiratrice e guida, che pure si chiama Beatrice, così chiudo anch’io.

 

Nota bibliografica

  • Andorno 2003: Cecilia Andorno, Linguistica testuale. Un’introduzione, Roma, Carocci, 2003.
  • Bartoli 1975: Daniello Bartoli, La Cina, a cura di Bice Garavelli Mortara, Milano, Bompiani, 1975.
  • Bartoli 1982: Daniello Bartoli, La selva delle parole, a cura di Bice Mortara Garavelli, Parma, Università di Parma, 1982.
  • Bartoli 1992: Daniello Bartoli, La ricreazione del savio, a cura di Bice Mortara Garavelli, Parma, Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore,1992.
  • Beaugrande-Dressler 1981: Robert-Alain de, Wolfgang Ulrich Dressler, Einführung in die Textlinguistik, Tübingen, Niemeyer, 1981; trad. it. Introduzione alla linguistica testuale, Bologna, il Mulino, 1984.
  • Beccaria 1994: Gian Luigi Beccaria, Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, Einaudi, 1994; nuova edizione 2004.
  • Beccaria-Marello 2002: Gian Luigi Beccaria, Carla Marello (a cura di), La parola al testo. Scritti per Bice Mortara Garavelli, tomo1 e 2, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2002.
  • Berruto 2024: Gaetano Berruto, Bice Mortara Garavelli letta da un sociolinguista, in Marello 2024, pp 41-57.
  • Caffi 2004: Claudia Caffi, Preterizione, in Beccaria 1994 (nuova ed. 2004, p. 603).
  • Calaresu 2024: Emilia Calaresu Sulla deissi fantasmatica: tra deissi immaginativa della persona e discorso riportato, in Marello 2024, pp. 79-93.
  • Chomsky 1965: Noam Chomsky, Aspects of the Theory of Syntax, Cambridge (MA), MIT Press, 1965.
  • Conte 1977: Maria-Elisabeth Conte (a cura di), La linguistica testuale, Milano, Feltrinelli, 1977.
  • Conte 1988: Maria-Elisabeth Conte, Condizioni di coerenza. Ricerche di linguistica testuale, Firenze, La Nuova Italia, 1988.
  • Conte 1999: Maria-Elisabeth Conte, Condizioni di coerenza. Ricerche di linguistica testuale, nuova edizione con l’aggiunta di due saggi a cura di Bice Mortara Garavelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1999.
  • Corti 2002: Maria Corti, Storia della lingua italiana e di una fanciulla dalle trecce bionde, in Gian Luigi Beccaria, Carla Marello (a cura di), La parola al testo. Scritti per Bice Mortara Garavelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2002, pp. XXVII-XXXIII.
  • Ferrari 2024: Angela Ferrari (a cura di), Dizionario di linguistica del testo a uso delle scienze umane, con la collaborazione di Letizia Lala e Filippo Pecorari, Roma, Carocci, 2024.
  • Genette 1966: Gérard Genette, Figures, Paris, Éditions du Seuil, 1966; trad. it. Figure. Retorica e strutturalismo, Torino, Einaudi, 1969.
  • Lepschy 1966: Giulio C. Lepschy, La linguistica strutturale, Torino, Einaudi, 1966.  
  • Lyons 1968: John Lyons, Introduction to Theoretical Linguistics, London-New York, Cambridge University Press, 1968; trad. it. Introduzione alla linguistica teorica, Bari, Laterza, 1971.
  • Marello 2024: Carla Marello (a cura di), Per Bice Mortara Garavelli, Torino, Accademia delle Scienze (Quaderni, 42), 2024.
  • Mortara Garavelli 1956: Bice Mortara Garavelli, Studi sintattico-stilistici sulle proposizioni incidentali, Torino, Giappichelli (Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia, VIII, 1), 1956.
  • Mortara Garavelli 1963: Bice Mortara Garavelli, Osservazioni sul discorso indiretto in Daniello Bartoli, Hai visto che ha creato, “Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei”, VIII.XVIII. 7-12, 1963, pp. 526-532.
  • Mortara Garavelli 1965: Bice Mortara Garavelli, Fra sintassi e stilistica, “Sigma”, 7, 1965, pp. 36-43.
  • Mortara Garavelli 1971: Bice Mortara Garavelli, Fra norma e invenzione: lo stile nominale, “Studi di grammatica italiana”, I, 1971, pp. 271-315, pp. 271-315.
  • Mortara Garavelli 1974: Bice Garavelli Mortara, Aspetti e problemi della linguistica testuale. Introduzione a una ricerca applicativa, con una appendice di Carla Marello, Torino, Giappichelli, 1974.
  • Mortara Garavelli 1975: Bice Mortara Garavelli, Per una storia della ‘grammatica ragionata’ in Italia: l’Analisi del linguaggio di Mariano Gigli, in Ugo Vignuzzi, Giulianella Ruggiero, Raffaele Simone (a cura di), Teoria e storia degli studi linguistici. Atti del settimo convegno internazionale di studi della SLI (Roma 2-3 giugno 1973), Roma, Bulzoni, 1975, pp. 247-259.
  • Mortara Garavelli 1976: Bice Mortara Garavelli, Grammatiche ragionate dell’Ottocento: la tassonomia logistica di Giovanni Romani, “Lettere italiane”, XXVIII/2, 1976, pp. 204-216.
  • Mortara Garavelli 1976: Bice Garavelli Mortara, Gli usi della parola. Il ruolo della stilistica nell’insegnamento della lingua, Torino, Giappichelli, 1976.
  • Mortara Garavelli 1979: Bice Mortara Garavelli, Il filo del discorso, con un saggio di Carla Marello, Anafora, Torino, Giappichelli, 1979.
  • Mortara Garavelli 1979-1980: Bice Mortara Garavelli, Scrittura popolare. Un quaderno di memorie del XVII secolo, in “Rivista italiana di dialettologia”, III-IV 1979-1980, pp. 149-180.
  • Mortara Garavelli 1982a: Bice Mortara Garavelli, Introduzione, in Daniello Bartoli, La selva delle parole, Parma, Università di Parma, 1982, pp. 15-27.
  • Mortara Garavelli 1982b: Bice Mortara Garavelli, In margine all’insegnamento della lingua scritta: questioni di segnaletica testuale, in Manlio Cortelazzo (a cura di), Lingua e scuola, Padova, CLEUP, 1982, pp. 117-128.
  • Mortara Garavelli 1985: Bice Mortara Garavelli, La parola d’altri: prospettive di analisi del discorso, Palermo, Sellerio, 1985.
  • Mortara Garavelli 2008: Bice Mortara Garavelli (a cura di), Storia della punteggiatura in Europa, Roma-Bari, Laterza 2008, ripubblicato in Economica Laterza nel 2021
  • Mortara Garavelli 2024: Bice Mortara Garavelli, Luoghi e forme della persuasione. Tacita eloquenza, in Marello 2024, pp.163-197.
  • Petőfi 1979: Janos Sandor Petőfi (ed.), Text vs Sentence. Basic Questions of Text Linguistics. First Part, Second Part, Hamburg, Buske, 1979.
  • Saussure 1916: Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale, Paris, Payot, 1916.
  • Terracini 1983: Benvenuto Terracini, Il problema della traduzione, a cura di Bice Mortara Garavelli, Milano, Serra e Riva, 1983.
  • van Dijk 1972: Teun A. van Dijk, Some Aspects of Text Grammar. A study in Theoretical Linguistics and Poetics, The Hague-Paris, Mouton, 1972.

Note
  • 1

    La citazione è a p. 10 di Mortara Garavelli 1974.

  • 2

    Bice non amava particolarmente esser chiamata maestra, perché diceva “in ambiente universitario fa un effetto diverso da maestro”. A parte la precoce polemica di genere, credo però che le facesse piacere sapere che la sua lezione era magistrale e fondamentale per molti suoi allievi e allieve.

  • 3

    Si vedano Mortara Garavelli 1963; Mortara Garavelli 1965; Mortara Garavelli 1971

  • 4

    Ovviamente citava Dante, Purgatorio  XXVII, v. 109: “per li splendori antelucani / […], le tenebre fuggian da tutti lati”, ma noi aspiranti linguisti applicati, orgogliosamente moderni, non ce n’eravamo accorti.

  • 5

    Si pensi a Beaugrande, Dressler 1981; Andorno 2003. Nella Bibliografia ragionata di Filippo Pecorari all’interno di Ferrari 2024 viene ricordato Il filo del discorso come “riferimento ancora utile sulla coesione, a distanza di quasi mezzo secolo” (p. 104).

  • 6

    Condizioni di coerenza fu il primo volume della collana Gli argomenti umani, diretta da Bice Mortara Garavelli presso le Edizioni dell’Orso.

  • 7

    Uno dei suoi articoli più citati rimane Textsorten, in Lexikon der romanistischen Linguistik, vol. IV, 1988, pp. 157-168, scritto in italiano, ma letto e apprezzato da molti studiosi stranieri. Quanto alla scrittura degli incolti, si rinvia a Mortara Garavelli 1979-1980.

  • 8

    Si vedano Mortara Garavelli 1975; Mortara Garavelli 1976.

  • 9

    Ripreso da Corti 2002, p. XXX.

  • 10

    Si veda Petőfi 1979.

  • 11

    Si veda Genette 1969, pp.156-168.

  • 12

    Uscito prima in lingua spagnola Conflictos de lenguas y de cultura, Imán, Buenos Aires, 1951; l’edizione italiana del volume Conflitti è stata pubblicata presso Neri Pozza a Venezia nel 1957.

  • 13

    Si veda Mortara Garavelli 1956.

  • 14

    La laudatio, intitolata Maria Corti: i percorsi della sua invenzione, è stata pubblicata sulla rivista «Autografo», 44, 2002, pp. 17-23. Fu una memorabile seduta dell’ateneo torinese in cui fu conferita la laurea honoris causa anche ad Andrea Zanzotto con una laudatio di Gian Luigi Beccaria.

  • 15

    Ci si riferisce a Beccaria-Marello 2002.

  • 16

    Così la chiamava Benvenuto Terracini, come ricordato dalla stessa Corti 2002, p. XXXII.

  • 17

    Cito soltanto il Manuale di retorica, pubblicato da Bompiani nel 1989, che ha avuto varie ristampe tra cui una decima edizione ampliata nel 1997; del 2018 è l’edizione pubblicata anche come libro digitale. Del 1991 è la traduzione spagnola presso Ediciones Cátedra.