Incontri e tornate

Ricordo di Maria Luisa Altieri Biagi, Accademica della Crusca

  • Nicoletta Maraschio
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2025.39519

Licenza CC BY-NC-ND

Copyright: © 2025 Accademia della Crusca


Prima di tracciare, come mi ha chiesto il nostro Presidente Paolo D’Achille, che ringrazio molto per avere pensato a me, un breve profilo di Maria Luisa Altieri Biagi, incentrato soprattutto sulla sua intensa attività all’Accademia della Crusca, desidero esprimere un sentimento che sono sicura tutti noi condividiamo, quello della mancanza, del senso di vuoto: la mancanza di Maria Luisa e delle altre due studiose, Ornella Castellani Pollidori e Bice Mortara Garavelli, alle quali è dedicata la tornata di oggi. Studiose che hanno dato all’Accademia un contributo fondamentale di intelligenza e partecipazione assidua e che, lo sappiamo bene, con le loro ricerche pionieristiche, spesso in controtendenza, hanno aperto strade nuove, attualmente assai frequentate da chi si occupa di storia della lingua italiana e di educazione linguistica. Sono stata molto legata a tutte e tre e sento una grande riconoscenza anche per quello che mi hanno dato personalmente.

Maria Luisa Altieri Biagi, che ho incontrato per la prima volta nel 1972 a un importante convegno sulla traduzione nella sua Trieste (la città dove ha insegnato prima di Bologna), mi ha colpito subito per il modo acuto, sereno, essenziale e sorridente del suo comunicare. Ricordo che Fabrizio Frasnedi, qualche anno fa, ha intitolato il suo capitolo introduttivo Intelligenza strategica e grammatica del sorriso, in apertura di un bel libro dedicato all’educazione linguistica. Ne cito un breve brano:   

Il sorriso, appunto. Che nasce dall’intelligenza, quando essa si fa esploratrice fiduciosa e serena. Quando mi rivolgo a chi sarà maestro di lingua, la mia memoria evoca, inevitabilmente, la tranquillità sorridente con la quale Maria Luisa Altieri Biagi si rivolge agli insegnanti, nelle tante occasioni nelle quali comunica loro i suggerimenti del suo sapere e della sua esperienza. Ho molto invidiato, in passato, quel sorriso poiché, quando ero più giovane, avvertivo con angoscia le difficoltà di comunicare qualcosa intorno al nodo aggrovigliato che lega le cose della lingua al nostro vivere nel mondo, e il mio porgere denunciava tensione piuttosto che consapevolezza serena1.

E anche Andrea Battistini, in un affettuoso ricordo di Maria Luisa, parla di “didattica del sorriso”:

è stata capace di appianare il sapere tecnico irto di specialismi, rendendo più tranquilli i percorsi altrimenti ostici della complessità, grazie a una padronanza della materia che ha consentito alla Signora Altieri [così la chiamavano in Facoltà] di attraversarli con una serenità che li ha fatti sembrare facili2.

Poche righe più sopra lo stesso Battistini ricorda una famosa frase di Galileo “parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi”, trovando che è particolarmente adatta a Maria Luisa. Galileo è, come è noto, lo scrittore che lei ha studiato per tutta la vita; ne ha scritto anche per l’Accademia della Crusca in un volume curato da Elisabetta Benucci e Raffaella Setti dedicato alla lingua (2011)3.

Maria Luisa Altieri Biagi era straordinariamente capace di adeguare il suo linguaggio ai diversi contesti, sempre alla ricerca di un dialogo reale con il proprio interlocutore. Ne ho avuto una chiara conferma in molte occasioni, in particolare nel 2014, assistendo al suo ultimo intervento in Crusca durante un corso per insegnanti sul tema Lingua, matematica e scienze. Anche le discipline scientifiche parlano italiano. Maria Luisa non stava molto bene, era dimagrita, ma aveva voluto venire lo stesso a Firenze. Il video pubblicato nel sito dell’Accademia4 testimonia non solo il suo sorriso, la sua ironia, ma anche la sua straordinaria capacità di coinvolgere il pubblico. In alcuni passaggi del suo discorso lo fa raccontando di sé e della sua famiglia. L’avevo sentita altre volte ricordare esperienze personali, parlare dei suoi maestri, della figlia e delle nipoti. Era una sua scelta precisa per mettere a proprio agio gli ascoltatori, attraverso il riferimento a una consuetudine di rapporti affettivi largamente condivisi, per rendere così più facile il dialogo, soprattutto quando gli argomenti erano difficili come quelli affrontati in Crusca. Maria Luisa era stata invitata a parlare di un tema a lei particolarmente caro, quello del rapporto tra lingua e scienza (Dalla parola al numero), del potere della parola e delle connessioni tra lingua e pensiero.

Il mio grande affetto e la mia stima per Maria Luisa Altieri Biagi sono condivisi da moltissimi colleghi e colleghe e da tutti gli Accademici della Crusca. Mi piace ricordare il rapporto particolarmente intenso che Maria Luisa aveva stretto anche con alcuni collaboratori e alcune collaboratrici, giovani e meno giovani, dell’Accademia e con tutti i dipendenti. Sono quindi onorata di far sentire, attraverso la mia, la voce di tante sue amiche e di tanti suoi amici. Al momento della sua scomparsa sono arrivati in Accademia molti messaggi di cordoglio di colleghi e di Accademici, dall’Italia e dall’estero. Il valore della studiosa era particolarmente riconosciuto al di fuori dei nostri confini perché, come ha scritto Elisabetta Jamrozik: “Maria Luisa Altieri Biagi era un riferimento di tutti noi, linguisti italianisti all’estero”. Sapeva coniugare la severità, il rigore, l’autorevolezza con una costante sensibilità, tipicamente femminile, attenta all’altro.

Maria Luisa Altieri Biagi è diventata Accademica corrispondente della Crusca il 23 maggio 1988 e nove anni dopo, il 19 maggio 1997, è stata nominata Accademica ordinaria. Era felice di essere Accademica e non lo considerava solo come un riconoscimento, naturale e dovuto, del suo indiscusso valore di studiosa e di docente di Storia della lingua italiana. Per lei essere accolta in Accademia significava avere l’occasione di rafforzare l’impegno scientifico e civile per la lingua italiana attraverso l’istituzione che, nata alla fine del Cinquecento, si è sviluppata nei secoli con questo specifico scopo. Maria Luisa l’ha dimostrato ampiamente nei vent’anni successivi, partecipando in modo straordinariamente attivo, come ho detto, alla vita della Crusca; sempre presente alle “tornate”, a riunioni e incontri di vario tipo, e particolarmente coinvolta in prima persona in iniziative che riguardavano soprattutto la scuola e lo studio della lingua scientifica5.

Mi piace qui ricordare il contributo che Maria Luisa ha dato alla Piazza delle lingue del 2007 (Le lingue d’Europa patrimonio comune dei cittadini europei)6. Due giornate memorabili, che hanno inaugurato gli appuntamenti che l’Accademia dedica annualmente al tema del multilinguismo, aprendo la sua Piazza a incontri e scambi interculturali diversi. I lavori quell’anno, per iniziativa di Francesco Sabatini e di Maria Luisa Altieri Biagi, si sono svolti a Firenze e a Bologna (4 luglio 2007). E in questa sede, subito dopo i saluti del rettore, Pier Luigi Calzolari, e di altri rappresentanti delle istituzioni, è intervenuta lei con un’intelligente ed equilibrata relazione d’apertura che suggeriva, fin dal titolo, alcune scelte di politica linguistica europea Le lingue, dagli Stati nazionali all’Europa del Duemila. Ha concluso il suo discorso, non casualmente, con una poesia: le illuminanti parole del poeta siciliano Ignazio Buttitta a sostegno delle lingue materne o native.

un popolo mettetelo in catene / tappategli la bocca, / è ancora libero. // Levategli il lavoro / il passaporto / la tavola dove mangia / il letto dove dorme, è ancora ricco. // Un popolo diventa povero e servo, / quando gli rubano la lingua / avuta in dote dai padri: /è perduto per sempre. // Diventa povero e servo, / quando le parole non figliano più parole / e si divorano tra loro //…7.

Dell’importanza fondamentale, soprattutto dal punto di vista cognitivo, delle lingue materne, la studiosa era profondamente convinta. Il tema percorre si può dire tutta la sua produzione ed è stato da lei significativamente ripreso in un’altra occasione di Crusca, nel libro Fuori l’italiano dall’università? curato da me e da Domenico De Martino (2012)8. Maria Luisa sottolineava allora, con molta sapienza, due elementi particolarmente negativi del quadro linguistico italiano contemporaneo: le diseguaglianze ancora troppo forti nella capacità di usare la lingua nazionale e la scarsa conoscenza delle altre lingue europee, compreso l’inglese. Se si dichiarava quindi favorevole all’inglese come “esperanto” dell’Unione Europea, affermava con forza che questa scelta non avrebbe dovuto assolutamente implicare la rinuncia “all’enorme patrimonio culturale delle lingue nazionali”9.

Maria Luisa era legata a due grandi maestri: Giacomo Devoto e Giovanni Nencioni. Con Nencioni si era sviluppato un rapporto di grande stima reciproca. La sua nomina ad Accademica è avvenuta, appunto, durante la lunga presidenza di Nencioni. Ricordo solo un piccolo episodio, per altro ben noto grazie alla testimonianza della stessa Altieri: è stata lei a suggerire il titolo la Crusca per voi da dare al “giornalino” semestrale che Nencioni nel 1990 decise di fondare e di distribuire gratuitamente (almeno all’inizio) a chi ne facesse semplice richiesta, per ringraziare tutti gli italiani della grande generosità manifestata verso l’Accademia in occasione di una gravissima crisi finanziaria. Qualche anno dopo, nel 1996, Maria Luisa si impegnò perché l’Università di Bologna desse a Giovanni Nencioni, laureato in giurisprudenza, la laurea honoris causa in lettere moderne. Nessuna meraviglia che il ricordo fatto da Maria Luisa, nel 2009 ai Lincei, Giovanni Nencioni, testimone e interprete dell’italiano moderno e contemporaneo, sia pieno di ammirazione e di affetto. Vi si riconosce una certa vena autobiografica, quasi che l’autrice riconoscesse nello stile nencioniano alcuni tratti che erano propri della sua stessa scrittura:

Elemento importante, da sottolineare, è la componente “affabile” della scrittura di Nencioni: una scrittura che non aspira a diventare lezione (da maestro a scolaro), né conferenza (da esperto a pubblico), né relazione (da esperto a esperti), ma non è neppure una chiacchierata (parola che pure Nencioni usa per i suoi interventi, giocando al ribasso in funzione antiretorica). La chiamerei discorso, dunque, fra persone che – rifiutando schematizzazioni e generalizzazioni – si propongono un problema e cercano di risolverlo assumendo certe premesse e traendone le conseguenze10.

C’erano molte affinità tra loro. Un solo caso: il comune interesse per la lingua degli artisti. Andrea Battistini nel ricordo che ho sopra citato dedica particolare attenzione agli studi di Maria Luisa Altieri Biagi sulla Vita di Cellini e a quelli sulla lingua di Leonardo. Entrambi i lavori hanno fatto scuola esattamente come quelli di Nencioni su Vasari e sulla lingua dell’architettura. Questo loro comune interesse di ricerca ha significato molto per le generazioni più giovani, non solo perché ha inaugurato nuovi campi d’indagine, ma soprattutto perché ha dimostrato la possibilità, anzi l’utilità, di superare steccati disciplinari inutili anche se fin troppo consolidati.

Più volte Maria Luisa Altieri Biagi ha parlato di interdisciplinarità e l’ha fatto quando quasi nessuno ne parlava. Ma l’essenziale è che non solo l’ha teorizzata, ma l’ha praticata con grande determinazione per tutta la vita. Possiamo, credo, riconoscere nel metodo di lavoro spesso svolto insieme a scienziati, filosofi e pedagogisti il tratto che maggiormente caratterizza la sua ricerca, un tratto testimoniato in modo evidente dai suoi innovativi studi sulla lingua della scienza: dalla tradizione medica dal Due al Seicento, a Galileo, agli scienziati del Sei e del Settecento. Studi che non si limitano all’ambito terminologico, ma si estendono alla sintassi e soprattutto alla testualità. E la sensibilità che Altieri Biagi dimostra per le scelte stilistiche e comunicative di molti scienziati si può cogliere naturalmente anche nei suoi studi di ambito letterario e teatrale. Maria Luisa ebbe occasione di riaffermare il suo metodo e il suo punto di vista a Firenze durante un importante congresso internazionale organizzato alla Crusca da Francesco Sabatini insieme all’Accademia delle scienze dei Quaranta (Lingua italiana e scienze)11. Mi pare particolarmente significativo un passaggio del discorso, in cui l’autrice sintetizza in modo mirabile i risultati della sua lunga ricerca storica sul linguaggio della scienza:

Oggi noi sappiamo che esiste uno “stile di pensiero” che intrattiene un intimo rapporto con il paradigma scientifico e che risponde a intenti retorico-persuasivi oltre che comunicativi: la summa è una forma così connaturata al pensiero dello scienziato medievale quanto il trattato monografico lo è a quello dello scienziato del Quattro-Cinquecento, il dialogo al pensiero (e al metodo) di Galileo, il saggio a quello del “filosofo naturale” del Settecento; e così via. Contro la tendenza a considerare la forma linguistica e quella letteraria come aspetti accessori, e quindi come strumenti inerti del pensiero scientifico, possiamo oggi sottolineare l’interazione fra parola e pensiero e il rapporto non meccanico, che fra essi volta per volta si instaura12.

Se riascoltiamo il suo ultimo intervento in Crusca, avremo molte conferme della sua fiducia nel potere della parola e nel nesso tra parola e pensiero. Maria Luisa si pronuncia con forza, di fronte alla platea di insegnanti venuti ad ascoltarla, contro la definizione prevalente di lingua, quella che privilegia la funzione comunicativa. Ma la lingua è molto di più, la lingua crea realtà. Anche Nencioni ha scritto pagine importanti per affermare che una lingua non è solo un codice e che sarebbe riduttivo considerare unicamente o prevalentemente la sua funzione comunicativa. Ne era profondamente convinto.

Ho ripercorso la Didattica dell’italiano di Maria Luisa del 1978, un libro che ci sorprende per la sua attualità13. Basta rileggere il capitolo su La crisi della scuola e il riscatto della professionalità per cogliere l’acutezza della diagnosi e l’intelligenza delle “cure” da lei suggerite quarant’anni fa, a cominciare dalla necessità, sostenuta fermamente, di una sistematica formazione linguistica degli insegnanti, capace di metterli in grado di affrontare la complessità delle trasformazioni in corso. Si tratta purtroppo di problemi ancora drammaticamente aperti e lontani da una soluzione. Non mi soffermo su questo perché ne parlerà Cristiana De Santis alla quale cederò tra pochissimo la parola. Ogni capitolo è preceduto da un’epigrafe, la citazione di una frase significativa di personaggi importanti, non solo linguisti, da Galileo a Gramsci, da Pasquali a Popper, da Devoto a Shakespeare, da Chomsky a Barthes. Molti sono stati autori che anche Nencioni ha frequentato e amato. Curiosamente nessun capitolo è preceduto da una frase di Émile Benveniste, ma proprio nel suo intervento in Crusca Maria Luisa ha fatto spesso riferimento a Benveniste, che è stato un autore fondamentale per Nencioni, ispiratore di una teorizzazione nuova su lingua scritta e lingua parlata, espressa soprattutto nel saggio diventato famoso Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato recitato14. Altri studiosi sono solo suoi, come il matematico Francesco Severi e molti filosofi e pedagogisti (da Granger a Dewey, da Bruner a Régnier). Matematica, logica, pedagogia sono stati àmbiti che Maria Luisa ha frequentato assiduamente, certo più assiduamente della maggior parte degli storici della lingua a lei contemporanei. Il suo insegnamento, anche per questo, appare tanto vivo e ricco di stimoli. Mi auguro che i giovani, insegnanti e ricercatori, sappiano farne tesoro.

Lascio la parola a Cristiana De Santis, ma prima desidero ringraziare di cuore Paola, la figlia di Maria Luisa, che ha voluto donare all’Accademia della Crusca carte, libri e fotografie della sua mamma. Un dono prezioso che va ad arricchire il nostro Archivio moderno, nel quale sono raccolte le carte di illustri storici della lingua e filologi che hanno fatto nel Novecento la storia delle nostre discipline15. Vedremo alcuni di questi documenti nella piccola ma significativa mostra che Elisabetta Benucci e Cristiana De Santis hanno allestito nella sala delle Pale. Grazie a loro anche per questo.

 

* Il presente contributo riproduce in parte, con opportune variazioni, il mio intervento all’interno del Ricordo di Maria Luisa Altieri Biagi (9 aprile 2017), in Giuseppe de Vergotttini e Stefano Canestrari (a cura di), Rendiconti degli anni 2017-2018, Bologna, Bononia University Press (Accademia delle Scienze di Bologna. Rendiconti, n.s., VIII), pp. 81-98, a pp. 91-96.

Note
  • 1

    Fabrizio Frasnedi, Yahis Martari, Chiara Panzieri (a cura di), La lingua per un maestro. “Vedere” la lingua: per insegnare, per capire, per crescere, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 11.

  • 2

    Andrea Battistini, Ricordo di Maria Luisa Altieri Biagi, in “La lingua italiana”, XIV, 2018, pp. 11- 17: p. 11.

  • 3

    Elisabetta Benucci e Raffaella Setti (cura di), La lingua di Galileo, Firenze, Accademia della Crusca, 2013.

  • 4

    www.cruscascuola.it, Galleria video della sezione Crusca scuola.

  • 5

    A proposito di scuola e scienze, Silvia Morgana, Giuseppe Polimeni e Massimo Prada, che dirigono la rivista on line “Italiano LinguaDue”, hanno molto opportunamente dedicato a Maria Luisa Altieri Biagi la parte iniziale del primo numero del 2018 (L’avventura della lingua: Maria Luisa Altieri Biagi fra ricerca e didattica). Dopo il puntuale e affettuoso editoriale di Silvia Morgana, si possono leggere gli interessanti contributi di alcuni degli allievi della studiosa (Angela Chiantera, Cristiana De Santis, Francesca Gatta e Fabio Atzori). Il tema comune è quello del fondamentale contributo dato da Maria Luisa alla ricerca sulla lingua scientifica e alla didattica dell’italiano, non solo con i suoi articoli e i suoi libri e un costante e “amichevole” rapporto con gli insegnanti in innumerevoli corsi, seminari, incontri, ma anche in ambito ministeriale al momento della redazione dei Nuovi programmi per la scuola elementare (1985).  Emergono in modo chiaro alcune linee caratterizzanti l’attività scientifica e didattica di Maria Luisa: la costante apertura interdisciplinare, la chiarezza e precisione della lingua, il suo essere notevolmente avanti rispetto ai tempi (basti pensare al progetto di educazione linguistica verticale da lei coordinato a cominciare dal 1987, che anticipa temi e problemi tuttora al centro del dibattito sul curricolo, cfr. in particolare: Angela Chiantera-Cristiana De Santis, Maria Luisa Altieri Biagi, per una didattica dell’intelligenza linguistica, pp. 2-7).

  • 6

    Cecilia Robustelli e Marco Benedetti (a cura di), Le lingue d’Europa patrimonio comune dei cittadini europei, Atti del convegno (3-4 luglio 2007), Accademia della Crusca e Commissione europea. Direzione generale dell’interpretazione, Firenze-Bruxelles, 2008.

  • 7

    Ivi, p. 107. La citazione si può leggere sia in dialetto che nella traduzione fatta dalla stessa Altieri, qui riportata.

  • 8

    Nicoletta Maraschio e Domenico De Martino (a cura di), Fuori l’italiano dall’università? Inglese, internazionalizzazione, politica linguistica, Roma-Bari, Laterza, 2012. Il libro è stato pubblicato immediatamente dopo la decisione del Politecnico di Milano di istituire corsi magistrali e dottorali esclusivamente in inglese. Come è noto, dopo un iter particolarmente lungo, la decisione è stata dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato, a seguito di una illuminante sentenza della Corte Costituzionale (42, 2017).

  • 9

    Maria Luisa Altieri Biagi, Che lingua farà, domani, pp. 110-112, in particolare la citazione è a pp. 111-112.

  • 10

    Si può leggere l’intero intervento di Maria Luisa, pubblicato negli “Atti dell’Accademia dei Lincei”, nel sito della Crusca: www.accademiadellacrusca.it.

  • 11

    Si veda Annalisa Nesi e Domenico De Martino (a cura di), Lingua italiana e scienze. Atti del convegno internazionale (6-8-febbraio 2003), Firenze, Accademia della Crusca, 2012.

  • 12

    Ivi, p. 5.

  • 13

    Maria Luisa Altieri Biagi, Didattica dell’italiano, Milano, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1978.

  • 14

    Giovanni Nencioni, Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato-recitato (1976), in Id., Di scritto e di parlato. Discorsi linguistici, Bologna, Zanichelli, 1983, pp. 126-179.

  • 15

    Ne ricordo solo alcuni: Giorgio Pasquali, Bruno Migliorini, Franca Brambilla Ageno, Gabriella Giacomelli, Giovanni Nencioni, Arrigo Castellani e Francesco Mazzoni. Desidero ringraziare Cristiana De Santis, con la quale sono stata in contatto in questi mesi, che ha avviato un primo riordino e una prima divisione tematica dei libri di Maria Luisa.