Incontri e tornate

Ricordo di Aldo Menichetti

  • Claudio Marazzini
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2025.40550

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Ho davanti agli occhi l’avviso con il quale, il giorno 11 giugno del 2022, l’Accademia della Crusca diede l’annuncio della scomparsa di Aldo Menichetti. Il comunicato, come di dovere, ricordava la sua posizione di socio dal 1995, di accademico ordinario dal 2010, di vicepresidente in carica al momento del decesso, oltre che di direttore del Centro di studi di filologia italiana e di direttore degli “Studi di filologia italiana”, una delle più prestigiose riviste dell’Accademia della Crusca. L’annuncio era corredato di una fotografia che non proveniva dal repertorio ufficiale dell’Accademia, dalla collezione dell’Ufficio stampa, ma portava la seguente didascalia: “Una foto recente di Aldo Menichetti, scattata da Claudio Marazzini”. Quella fotografia mi era particolarmente cara, legata a un piacevole ricordo. La si può ancora vedere, nel sito dell’Accademia della Crusca. Aldo è in piedi, in primo piano, e sullo sfondo c’è l'ingresso della tomba etrusca della Montagnola, non lontana dalla sede della nostra Accademia, ma già nel territorio di Sesto Fiorentino. La tomba è celebre nella zona, seconda solo a quella detta “della Mula”, che ha proporzioni più vaste. Avevo organizzato una visita a queste due tombe etrusche, in cui nessuno di noi aveva mai avuto occasione di entrare, e lo avevo fatto a beneficio di un gruppo ristretto, composto prima di tutto dai membri del Direttivo, di cui, ovviamente, Menichetti faceva parte, in quanto vicepresidente. Cercando nella mia collezione fotografica privata, ho trovato altre fotografie scattate quel giorno, in cui Menichetti è ripreso non da solo, ma nel nostro gruppo dei visitatori. Ho così recuperato la data della fotografia, il 3 marzo 2016. In quel periodo, prima dell’epidemia di Covid, le riunioni del Direttivo non erano ancora diventate telematiche, e dunque si svolgevano sempre in presenza, una volta il mese. Quasi sempre c’era una breve pausa intorno alle ore 14, quando si consumavano i panini che all’ultimo momento facevamo arrivare del Caffè Neri, concedendoci un breve intervallo, per poi riprendere il lavoro. Sembra impossibile, ma ogni riunione del Direttivo presentava un’infinità di cose da discutere, e non si arrivava mai alla fine prima del tardo pomeriggio. Quell’intervallo era dunque l’unico momento disponibile per le conversazioni personali, magari ricordando il passato, per esempio la sua docenza a Friburgo. Però, almeno una volta, avevo voluto che il Direttivo usufruisse di una sorta di vacanza-premio, e si dedicasse alla scoperta dei beni archeologici della zona; così, bussando alla porta del gentilissimo sindaco di Sesto, mi ero fatto aprire le due tombe, di solito non visitabili. Era stata insomma una bella gita collettiva, una cosa nuova per noi.

Menichetti era vicepresidente dal 23 maggio 2014, lo stesso giorno della mia nomina a presidente. Fui io stesso ad avanzare la proposta ai colleghi accademici. Devo dire che il suo nome mi era stato fatto per la prima volta da un amico e collega torinese, il filologo Sandro Orlando, già allievo di d’Arco Silvio Avalle, che mi aveva così suggerito quella candidatura: “Fidati di Aldo Menichetti: è davvero un grande galantuomo". Nuovo all’ambiente fiorentino, avevo subito dato retta, e avevo cercato di seguire il consiglio. Menichetti mantenne la carica fino alla sua scomparsa, il 10 giugno 2022. Il 21 giugno dello stesso mese l’Accademia votò la sostituzione del recentemente scomparso Menichetti e divenne vicepresidente Paolo D’Achille, ora presidente in carica. La mia collaborazione con Menichetti è durata molti anni: ha attraversato tutti e tre i miei mandati, cessando anticipatamente prima della fine del terzo mandato, per la perdita di Aldo. Posso dunque dire che abbiamo vissuto assieme tempi difficili, e poi anche tempi più fortunati.

Ecco i comunicati dell’Accademia che annunciano le sue tre nomine, elencando la squadra di cui entrambi abbiamo fatto parte, nel 2014, nel 2017 e nel 2020 (in quest’ultima occasione, con votazione telematica, una novità nella lunga storia della Crusca): 

23 maggio 2014
Oggi, venerdì 23 maggio 2014, Nicoletta Maraschio, prima donna Presidente dell’Accademia della Crusca, eletta nel 2008, ha lasciato l’incarico al termine del doppio mandato di sei anni. Nuovo Presidente dell’Accademia della Crusca è stato eletto Claudio Marazzini. Il nuovo Consiglio direttivo dell’Accademia è ora così composto: Claudio Marazzini (Presidente), Aldo Menichetti (Vicepresidente), Massimo Fanfani (Accademico Segretario), Vittorio Coletti e Luca Serianni (Consiglieri).

5 maggio 2017
Venerdì 5 maggio 2017 il Collegio degli Accademici della Crusca, riunito in seduta straordinaria, ha confermato per il secondo mandato Claudio Marazzini come Presidente e Aldo Menichetti come Vicepresidente. Vi sono ora tre nuovi consiglieri nel direttivo. Il nuovo Consiglio direttivo dell’Accademia (che entrerà in carica dopo l’approvazione del bilancio consuntivo) è così composto: Claudio Marazzini (Presidente), Aldo Menichetti (Vicepresidente), Giovanna Frosini (Accademica Segretaria), Paolo D’Achille e Giuseppe Patota.

1° luglio 2020
Oggi, mercoledì 1° luglio 2020, Claudio Marazzini, in carica dal 2014, è stato rieletto Presidente dell’Accademia della Crusca, per il suo terzo e ultimo mandato che avrà termine nella primavera 2023. Il nuovo Consiglio direttivo che affianca il Presidente e delibera sulle attività ordinarie dell’Accademia è stato rinnovato e risulta ora così composto: Claudio Marazzini (Presidente), Aldo Menichetti (Vicepresidente), Annalisa Nesi (Accademica Segretaria), Paolo D’Achille e Giuseppe Patota (Consiglieri).
Per la prima volta nella sua storia secolare il Collegio degli Accademici della Crusca si è riunito in via telematica [...].

Più difficili furono gli anni iniziali, per far quadrare i conti dell’Accademia e far fronte a una crisi economica pericolosa. Poi attraversammo tempi migliori, perché i bilanci dell'Accademia erano più ricchi e molti problemi erano risolti. Infine attraversammo la pandemia, che portò innovazioni persino nella gestione amministrativa. In tutto questo lungo periodo, non ricordo comunque un solo caso in cui ci sia stato uno screzio, un dissapore tra noi. Menichetti fu sempre al mio fianco come un compagno fidato e solidale, dotato di grande senso di responsabilità e di non comune pazienza, un uomo che non aveva mai reazioni concitate, a cui ci si rivolgeva con la sicurezza di trovare equilibrio e spessore culturale.

Non era uomo che amasse l’esibizione mondana. Conoscendo la riservatezza del suo carattere, per quanto possibile evitavo di chiedergli di sostituirmi in occasioni di rappresentanza a Firenze. Chiunque altro sarebbe stato probabilmente contento di apparire nella propria città, ricoprendo una carica di prestigio. Ma Aldo era piuttosto indifferente a questa fugace gloria mondana. Se richiesto, era pronto a darmi una mano anche per queste incombenze, ma certamente questi non erano gli aspetti della carica che gli fossero più grati. Ricordo pochi casi in cui gli chiesi di essere presente al mio posto. Per esempio, toccò a lui il 21 febbraio 2019 portare i saluti dell’Accademia al termine dei restauri della Grotta degli animali, nel giardino della Villa medicea di Castello. Altri erano i momenti in cui Menichetti partecipava con interesse speciale: ciò accadeva nel momento in cui si trattava di trovare risorse per le pubblicazioni scientifiche e filologiche che facevano capo al Centro di studi di filologia italiana di cui era direttore, o di trovare risorse aggiuntive per gli “Studi di filologia italiana”, perché accadeva talvolta che il numero di pagine eccedesse quello stabilito dal contratto con l’editore, o fossero superiori al previsto le pagine con le riproduzioni a colori, di cui, specialmente nel già menzionato periodo di crisi economica dell’Accademia, avevamo motivo di temere i costi. In questi casi, Menichetti, pur con l’equilibrio che lo caratterizzava, era pronto a battersi per favorire il più possibile gli autori che avevano scritto gli articoli per la sua rivista, che avevano chiesto le pagine a colori, o erano andati andare al di là dei limiti di battute prefissati. 

Dunque l’interesse scientifico, l’amore per la filologia, l’amore per la rivista di Crusca: queste erano le sue vere passioni. Gli “Studi di filologia italiana” diretti da Menichetti avevano anche la funzione di ‘bollettino’ delle nostre attività, e ospitavano, e tutt’ora ospitano, la Relazione annuale del Presidente. Ebbene, ricordo il rigore con cui Aldo mi sollecitava per avere in tempo utile la mia Relazione completa sulle attività dell’Accademia, per non rischiare ritardi nell’uscita della rivista. Aldo rileggeva il mio testo con la stessa attenzione che era solito dedicare agli articoli scientifici ospitati dal periodico, e questa era per me l’occasione di ricevere il suo aiuto prezioso, traendo vantaggio dal rigore e dall’acribìa del filologo. Mi aiutava a pubblicare un buon testo, seppure di natura burocratica, rivisto e ripulito dai refusi. 

Ricordo il suo senso di servizio molto forte. A parte l’ultimo periodo della sua vicepresidenza, in cui i problemi di salute già gli rendevano difficile la partecipazione piena, devo dire che Aldo Menichetti è stato sempre presente, in maniera a volte silenziosa, senza fare pesare troppo le proprie preferenze e le proprie scelte, ma comunque sempre pronto al servizio dell’Accademia, sempre disponibile a condividere il lavoro con gli altri membri del Direttivo. Lo ricordo così, come un compagno ideale con cui ho attraversato anni difficili, anni che, guardando indietro, sembrano ora tutti positivi, perché ci hanno permesso di superare assieme le difficoltà che in quel momento tanto ci preoccupavano.