DOI 10.35948/2532-9006/2025.40558
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Non è mia abitudine tenere lunghi discorsi di apertura alle tornate o alle giornate di studio che si svolgono in Accademia: preferisco porgere un saluto a tutte le persone presenti, enunciare brevemente il titolo e i contenuti della manifestazione e cedere la presidenza all’accademico o all’accademica che l’ha organizzata. Non parlerò a lungo neppure stavolta. Permettetemi, però, di dire qualche parola in più, visto che oggi ricordiamo Aldo Menichetti a due anni dalla sua scomparsa. Avremmo voluto e dovuto commemorarlo in occasione dell’anniversario, ma l’avvicendamento tra Claudio Marazzini e me alla presidenza della Crusca poco prima della data della ricorrenza ha impedito a entrambi, per ovvie ragioni, di predisporre per tempo l’evento. Ce ne scusiamo con la moglie, i familiari e gli amici, e in particolare con l’accademico Giancarlo Breschi, che prontamente ci espresse il suo dispiacere per il mancato ricordo e che ha, di fatto, ideato questa giornata.
Ma il trascorrere del tempo ci ha forse consentito di preparare l’incontro con più cura: non ci limiteremo infatti a commemorare l’amico Aldo Menichetti, persona gentile e garbata, o a ricordare il contributo che egli ha dato alla vita della nostra Accademia, in cui era entrato come socio corrispondente nel 1995, per diventare socio ordinario dal 2010 e vicepresidente dal 23 maggio 2014 fino alla data della morte. Avremo infatti anche modo di tracciare un profilo dello studioso, raffinato filologo, curatore – in momenti diversi della sua carriera accademica – delle edizioni di Chiaro Davanzati e di Bonagiunta Orbicciani, e illustre metricista (suo è uno dei due manuali di riferimento per le forme metriche italiane), perché abbiamo invitato due studiosi come Maria Sofia Lannutti e Luca Barbieri – che a Menichetti sono, in modo diverso, legati – a trattare, rispettivamente, dei suoi studi di metrica e di filologia, scavando più a fondo sui lavori che ho appena citati e inquadrandoli nel complesso dell’attività di ricerca dello studioso. A loro si aggiungerà Anna Bettarini Bruni, che ci parlerà dell’attività svolta dai Menichetti dal 17 aprile 2013 al 26 ottobre 2021quale direttore degli “Studi di Filologia Italiana”, il più antico periodico pubblicato dalla Crusca.
Alla fine ci sarà spazio per i ricordi di tre accademici, accomunati dal fatto di aver conosciuto Menichetti solo tardivamente: Lino Leonardi, che pure si è formato nello stesso ambiente della filologia romanza fiorentina; Claudio Ciociola, che gli è succeduto nella direzione degli “Studi di Filologia Italiana”; il presidente onorario Claudio Marazzini, che lo ha avuto come vice per quasi tutto l’arco dei suoi tre mandati alla presidenza della Crusca.
Qualcosa su Menichetti vorrei dire anch’io: non conoscevo personalmente Aldo prima della mia nomina ad accademico ordinario, nel 2015. Da allora, ho avuto modo di incontrarlo spesso, soprattutto da quando sono entrato, nel 2017, nel Consiglio direttivo, di cui lui già faceva parte. Tra noi è nata subito una simpatia, anzi direi una vera empatia, oltre che una stima reciproca. In quegli incontri e in altri, avvenuti anch’essi alla ViIla di Castello, o anche altrove, ho avuto modo di ammirare la sua serietà, la sua signorilità, che si manifestava anche nell’assenza di sussiego, la sua gentilezza e generosità, e anche le sue doti di equilibrio e di saggezza, che in varie circostanze sono state di grande aiuto per le decisioni da prendere. Ricordo anche la sua ironia, tipica dei toscani, è vero, ma che in lui era sempre bonaria e garbata (così come, del resto, misurata, e non esibita, era la toscanità della sua favella). Abbiamo avuto, nel corso degli anni, vari scambi di messaggi di posta elettronica, che, prima di questa giornata, ho riletto con piacere e con nostalgia. Purtroppo, con l’avvento della pandemia, le riunioni del Consiglio direttivo non si sono svolte più in presenza, ma a distanza e quindi le occasioni di incontro diretto, e di dialogo personale, sono quasi improvvisamente venute meno, anche a causa della malattia che lo aveva colpito. Ma nonostante questa, e il suo progressivo aggravarsi, Aldo è stato presente alle riunioni del direttivo fin quasi all’ultimo, anche se il suo contributo ai lavori era, ormai, forzatamente ridotto. Con l’onestà intellettuale che lo contraddistingueva, si dimise dalla direzione degli “Studi di Filologia Italiana” nell’ottobre del 2011, otto mesi prima della scomparsa. La sua morte mi ha molto addolorato, come del resto ha addolorato tutte le persone che lavorano alla Crusca e per la Crusca, accademici e no, che serberanno sempre vivo il ricordo della sua gentilezza e della sua umanità. Prendere il suo posto come vicepresidente è stato per me un grande onore: non ho cercato di imitarlo (cosa che peraltro mi sarebbe stata impossibile), ma Aldo è stato per me un prezioso punto di riferimento, soprattutto per quanto riguarda il rispetto nei confronti delle altre persone.