Consulenza linguistica

A chi va bene?

  • Elisa De Roberto
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2025.40584

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Copyright: © 2025 Accademia della Crusca


Quesito:

Alcuni lettori ci chiedono se nelle frasi “fai un regalo a chi vuoi bene” o “regàlalo/òffrilo a chi vuoi bene” quel chi sia corretto.

A chi va bene?

La frase “fai un regalo a chi vuoi bene” è composta da una proposizione principale e da una subordinata relativa libera (chiamata anche sostantiva). A differenza delle relative con antecedente, che si riferiscono a un nome o a un pronome lessicalmente realizzato (“ho apprezzato molto il libro che mi hai regalato”; “coloro che non possono frequentare le lezioni sono pregati di contattare la docente”), le relative libere sono introdotte da un pronome “doppio” (o indipendente: Giorgio Graffi Sintassi, Bologna, il Mulino, 1994, pp. 118-119; Gugliemo Cinque, La frase relativa, in Renzi-Salvi-Cardinaletti 2001, vol. I, pp. 457-516: p. 497), che svolge contemporaneamente la funzione di antecedente e di pronome relativo: “chi [= ‘colui che’] esce per ultimo chiude la porta”, “manda la mail a chi [= ‘alla persona che’] non l’ha ancora ricevuta”.

Le relative libere svolgono nella frase la stessa funzione dei sintagmi nominali: individuano dei referenti, non definiti, sulla base della predicazione espressa dalla relativa. Oltre a chi, altri pronomi relativi doppi sono quanti, quanto, dove, come e quando. Chi e quanti/quante rimandano a referenti animati e per lo più umani (“possono iscriversi al corso quanti abbiano superato il test d’ingresso”); quanto ha il valore di ‘ciò che / quello che’ e rimanda dunque a fatti e concetti definiti dal contenuto della relativa (“quanto dici mi convince solo in parte”; “abbiamo devoluto quanto è stato donato dai nostri clienti al canile della nostra città”). Dove, come e quando sono anche detti avverbi o congiunzioni relativi: dove si contraddistingue per il tratto [+ locativo] e si riferisce perciò a luoghi (“dove abito io le case costano poco”), mentre come vale per ‘maniera/modo in cui’ (“come fai la crostata tu non la fa nessuno”) e quando per ‘momento in cui’ (“ho visto quando la macchina ha urtato il motorino”). Come si può osservare, i pronomi finora elencati corrispondono ai pronomi interrogativi, che compaiono nelle interrogative dirette e indirette (in dipendenza da verbi di domanda o di dubbio).

I pronomi relativi doppi si rapportano sintatticamente a due nuclei verbali: occupano simultaneamente la posizione che spetterebbe all’antecedente nella frase reggente e quella del relativo nella subordinata; sono, quindi, al tempo stesso costituenti della reggente e della relativa. Questa particolarità limita il numero di ruoli e di configurazioni sintattiche che i pronomi doppi possono ricoprire nelle due frasi (Cinque, cit., pp. 498-500; Elisa De Roberto, La sintassi della frase complessa, Bologna, il Mulino, 2023, pp. 137-140). Se il pronome svolge una funzione sintattica diretta (di soggetto o di oggetto diretto) – ed è quindi usato senza preposizione – sono possibili tutte le combinazioni: chi può essere soggetto della reggente e soggetto della relativa (“chi dorme non piglia pesci” ‘colui che dorme non piglia pesci’) oppure soggetto della reggente e oggetto diretto della relativa (“entrerà nel team chi hai indicato tu”) oppure oggetto della reggente e soggetto della relativa (“inviterò alla festa chi mi è simpatico”). Se chi svolge nella reggente o nella relativa una funzione sintattica indiretta (ed è dunque preceduto da preposizione), le possibilità di costruzione del periodo sono più limitate. Nella reggente il pronome doppio può svolgere qualsiasi funzione indiretta ma deve essere necessariamente soggetto o oggetto diretto del verbo della subordinata relativa. Sono dunque grammaticali le frasi “esco con chi mi è simpatico”, “mi fido di chi apprezzo”, “fai un regalo a chi si è comportato bene”. Non sono invece grammaticali le frasi “*esco con chi ho dato appuntamento”, “*mi fido di chi conto” “*fai un regalo a chi lavori da più tempo”, perché il pronome si trova a svolgere rispetto al verbo della principale e a quello della subordinata funzioni sintattiche indirette che richiedono preposizioni diverse. In questi ultimi due casi è necessario ricorrere ad antecedenti pronominali: “esco con colui al quale ho dato appuntamento”, “mi fido di coloro sui quali conto” e “fai un regalo alle persone con cui lavori da più tempo”. Anche se sono certamente più produttive le relative libere in cui il pronome doppio ha funzione diretta nella subordinata, è possibile invece dire e scrivere: “esco con chi sono uscita ieri” o “fai un regalo a chi vuoi bene”, perché il pronome chi svolge la stessa funzione sintattica sia rispetto al verbo della reggente sia rispetto al verbo della subordinata relativa, che per di più presentano anche lo stesso soggetto. In altre parole, l’italiano può costruire relative libere su complementi indiretti soltanto se la frase presenta un alto grado di continuità sintattica. Sono solo controesempi apparenti frasi come “esco solo con chi mi fido”: potrebbe sembrare che in questo caso chi sia impiegato in funzioni sintattiche che richiedono preposizioni diverse, ma in realtà non si tratta di una vera eccezione. Infatti, nell’esempio il pronome relativo doppio è argomento nella relativa di un verbo omesso in superficie per ellissi: “esco solo con chi mi fido [di uscire]”. La funzione sintattica è la stessa nella reggente e nella subordinata.

La frase oggetto del quesito dei lettori e formulazioni simili come “offrilo a chi vuoi bene” o “regala un gioiello a chi vuoi bene”, evidentemente diffuse dal linguaggio pubblicitario, sono dunque grammaticali e corrette, anche se non costituiscono formulazioni molto frequenti, cosa che spiegherebbe l’incertezza di alcuni parlanti rispetto alla loro accettabilità. Se provassimo però a riformulare queste frasi, cambiando il soggetto della relativa, il risultato non sarebbe altrettanto accettabile: “?fai un regalo a chi vuole bene tuo figlio”, “?fai un regalo a chi vogliono bene i tuoi figli” e “?regalo un gioiello a chi vuoi bene” sono realizzazioni piuttosto artificiose e innaturali, che i parlanti e gli scriventi tendono a non usare, impiegando con altre strategie morfosintattiche, ad esempio con i già ricordati antecedenti dimostrativi accompagnati da pronomi relativi (a colui al quale, a quelli a cui, ecc.). Il grado di accettabilità di queste frasi aumenta però se nella reggente e nella subordinata compare lo stesso verbo: “ho fatto un regalo a chi avete fatto un regalo anche voi” o “fidati di chi mi fido e non avrai problemi”. In questo caso si direbbe che la discontinuità sintattica, provocata dalla presenza di soggetti diversi, sia controbilanciata dalla continuità concettuale, determinata dall’identità lessicale dei due predicati verbali.

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