DOI 10.35948/2532-9006/2020.4367
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Significato e articolazioni della didattica a distanza
La chiusura delle scuole e delle università a causa dell’epidemia Covid-19, prima a livello locale in alcune province e regioni, poi estesa su tutto il territorio nazionale, ha imposto la necessità di ricorrere a quella che finora era una modalità poco praticata nell’insegnamento: la didattica a distanza. La locuzione didattica a distanza (abbreviata con l’acronimo DAD scritto anche Dad o DaD: sulla grafia delle sigle si veda la risposta di Raffaella Setti) è stata (e continua ad essere) sulla bocca di discenti, insegnanti, genitori fino a coinvolgere, per la sua attualità ma anche a causa delle polemiche e controversie ad essa legate, gran parte della popolazione italiana. Nel 2020 nelle pagine in italiano di Google (ricerca del 28/6/2020) la locuzione ha registrato ben 3.150.000 occorrenze, contro le 1.330.000 del 2019 e le 922.000 del 2018. Si tratta di una locuzione non nuova nel repertorio italiano ma che a partire dall’emergenza educativa legata alla pandemia ha subìto una specializzazione di significato: si tratta in parte di un rilancio e in parte di un neologismo semantico. Sebbene l’espressione non sia nuova, la maggior parte dei dizionari italiani contemporanei non la registra, fatta eccezione per lo Zingarelli 2021 (che però si limita a inserire DAD nel siglario) e il repertorio dei Neologismi online della Treccani.
Oggi con didattica a distanza (DAD) si intende prevalentemente ‘insegnamento (e il suo metodo) impartito attraverso gli strumenti telematici’. La definizione non si può dire che sia pienamente esaustiva: infatti durante l’emergenza epidemiologica le strategie didattiche a distanza avviate sono state le più disparate, da quelle già consolidate e che vantano una certa tradizione (come per esempio le lezioni attraverso la radio e la televisione), fino a quelle più innovative implementate attraverso le nuove piattaforme su internet (le video-conferenze, i webinar, le lezioni virtuali). Molte di queste strategie erano già state messe in atto prima dell’emergenza epidemiologica (soprattutto per la didattica degli atenei universitari) ma la differenza rispetto al passato risiede non solo nella frequenza d’uso di dette strategie ma anche e soprattutto nella sistematizzazione della cosiddetta classe virtuale resa possibile attraverso la connessione simultanea su una piattaforma (come Zoom, ClassRoom e Miscrosoft Teams) di studenti e professore (si veda la Nota del Ministero dell’Istruzione, 17/3/2020).
Oltre al registro elettronico, all’e-book, all’invio di materiale tramite e-mail o anche via chat attraverso il cellulare, alle lezioni via streaming, vanno ricordate alcune innovazioni didattiche più recenti come le piattaforme e portali messi a disposizione per studenti e insegnanti dal Ministero (come quella del sito stesso del Ministero ed Edmodo) o da altri enti (come la Fondazione Veronesi ad esempio), fino alla già citata lavagna digitale e ai laboratori on line.
Ma le complicazioni, - legate da una parte al cosiddetto divario digitale (o digital divide) tra coloro, insegnanti e discenti, che conoscono e utilizzano correttamente gli strumenti telematici e coloro che invece non ne sono in grado, dall’altra, alla mancanza di dispositivi elettronici e connessioni adeguate presso le famiglie più povere o isolate - hanno fatto sì che si mettessero a punto altre strategie didattiche oltre a quelle appena descritte. Tra tutte va ricordata l’iniziativa che ha coinvolto l’ente televisivo pubblico con il progetto #laScuolaNonSiFerma nato dalla collaborazione della Rai con il Ministero dell’Istruzione. Per sopperire alle mancanze degli strumenti telematici, si è ricorso a un ciclo di lezioni indirizzate agli studenti dei vari gradi di istruzione, trasmesse sui canali tematici della Rai, tra cui prevalentemente Rai Scuola. Parallelamente, la Rai ha messo a punto anche una piattaforma tramite la quale scaricare le lezioni trasmesse e altri materiali di supporto allo studio. Anche alcune stazioni radiofoniche, prima locali e poi nazionali, hanno allestito un palinsesto dedicato alle lezioni a distanza per gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
Dunque la didattica a distanza di cui si parla risulta molto complessa e articolata: non solo quella didattica strutturata attraverso i mezzi informatici ma anche attraverso quelli audiovisivi (o solo audio) come i nuovi cellulari, la televisione e la radio; non solo una didattica sincrona basata sull’interazione in tempo reale tra studente e docente, come avviene nelle lezioni live streaming o nelle classi virtuali, ma anche una didattica asincrona nata per ovviare ai problemi legati alla mancanza di un dispositivo pro capite per studente (ovvero: in un primo momento il materiale didattico viene inviato o condiviso su una piattaforma e poi successivamente lo studente decide il momento opportuno per poterne usufruire).
Evoluzione di un concetto moderno nella contemporaneità
Il significato di didattica a distanza oggi, come abbiamo visto, è abbastanza complesso e si riferisce a una modalità e a un concetto di fare didattica che non costituisce una novità assoluta. Infatti già a fine Ottocento, prima in Inghilterra e Svezia poi anche in altri paesi, nascono i primi corsi per corrispondenza: questa tipologia di didattica era indirizzata prevalentemente alla classe media e ad adulti, erogata da enti privati (spesso da singoli individui) e che sfruttava i canali postali per inviare materiale didattico cartaceo allo studente. La verifica del grado di apprendimento avveniva sempre tramite posta: il discente inviava le schede di verifica all’insegnante. Successivamente la didattica a distanza comincia a sfruttare anche le modalità diffusionali attraverso la radio e la televisione. Si tratta di un insegnamento “da uno (o pochi) a molti” e acquisisce sempre più un impianto marcatamente scolastico e professionale. Le prime trasmissioni radiofoniche che divulgano i contenuti didattici continuano a utilizzare i servizi postali (poi successivamente il FAX) per la diffusione del materiale cartaceo di supporto allo studio e per ricevere le verifiche da parte dei discenti. Negli anni ’60 cominciano a comparire anche i primi programmi televisivi vòlti a educare: in Italia molti si ricorderanno la trasmissione Non è mai troppo tardi in cui il maestro Alberto Manzi impartiva lezioni serali sulla rete nazionale. Molti furono gli adulti che, seguendo le lezioni di Manzi, riuscirono a conseguire la licenza elementare. Ancora oggi la legislazione italiana inserisce tra i compiti dei servizi media audiovisivi e radiofonici quello di effettuare “attività di formazione a distanza” (Art. 45, comma 2, lettera s del Decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici, “Gazzetta Ufficiale n. 208, 7/9/2005 – Supplemento Ordinario n. 150).
Verso gli anni ’80 si assiste anche alla commercializzazione di audiocassette e di videocassette (VHS) contenenti le lezioni registrate: questa modalità permetteva allo studente di poter usufruire del materiale didattico in qualsiasi momento. Con l’avvento di internet le distanze (per lo meno temporali) vengono accorciate: i materiali vengono inviati tramite la rete e cominciano a comparire le prime video-conferenze che in precedenza venivano effettuate attraverso la rete telefonica. Sebbene per individuare le modalità appena descritte nella loro evoluzione storica si possa parlare certamente di didattica a distanza, la locuzione maggiormente impiegata nei testi in lingua italiana (e abbiamo visto il testo legislativo di cui sopra) è formazione a distanza (abbreviata soltanto agli inizi del XXI secolo in FAD). Spesso le due espressioni sono state usate (e continuano ad essere usate, soprattutto all’interno dei testi giornalistici) in maniera sinonimica, ma effettivamente si tratta di due realtà fattuali differenti: con didattica si intende ‘parte della pedagogia che ha per oggetto l’insegnamento e il suo metodo’ mentre con formazione ‘educazione, sviluppo culturale o spirituale (di una persona o delle sue facoltà)’ nonché ‘preparazione o addestramento a una determinata professione’ (GDLI). La formazione implica uno sviluppo della persona, delle sue abilità e competenze, mentre la didattica si riferisce più tradizionalmente e genericamente alla trasmissione dei saperi e delle conoscenze. Nonostante ciò, la legislazione italiana ha sempre preferito impiegare, per lo meno fino agli sviluppi recenti legati all’emergenza epidemiologica, la locuzione formazione a distanza, riferendosi non solo ai corsi per la preparazione professionale e specialistica ma anche a quelli a distanza istituiti nelle università italiane (la prima regolamentazione delle modalità di insegnamento a distanza risale agli inizi degli anni ’80 grazie all’art. 92 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 382 dell’11/7/1980, “Gazzetta Ufficiale” n. 209, 31/7/1980). Oltre a formazione a distanza i testi legislativi inseriscono anche istruzione a distanza già a partire dalla seconda metà degli anni ’80 riferendosi esclusivamente alle modalità didattiche a distanza attivate dalle università italiane:
Art. 81. [...] Qualora vengano attivate iniziative di istruzione a distanza si potranno avere iscrizioni separate, con le modalità di cui al successivo art. 3, per un massimo di duecentocinquanta studenti per ogni anno di corso. Art. 82. Poiché la struttura dell’eventuale sistema di istruzione a distanza potrà essere basata su una rete di centri di supporto territoriali, fermi restando i disposti degli articoli precedenti, potranno essere stabiliti contingenti di posti in riferimento a tali centri. (Art. 81 e 82 del Decreto del Presidente della Repubblica 23 ottobre 1985, n. 1129, Modificazione allo statuto dell’Università degli studi della Calabria, “Gazzetta Ufficiale” n. 177, 1/8/1986, p. 2-3)
Va osservato inoltre che oggi, fuori dai testi legislativi, si usa molto frequentemente teledidattica quale sinonimo di didattica a distanza. Avendo chiara l’evoluzione tecnologica che ha coinvolto le modalità di trasmissione della didattica per ovviare alla distanza fisica tra insegnante e alunno, si comprenderà come il termine teledidattica possa aver subìto dei mutamenti semantici riferendosi nel tempo a strategie comunicative differenti. Infatti, già dai dizionari contemporanei notiamo una differenza tra quelli che registrano il significato di ‘insegnamento per televisione’ (GRADIT; Devoto-Oli 2020) e ‘istruzione a distanza con sistemi telematici multimediali’ (GDLI; Zingarelli 2020; Treccani online). La prima attestazione riscontrata grazie all’archivio della “Repubblica” risale al 1986 e ci restituisce il secondo significato, relativo all’attivazione di corsi di studio a distanza presso le università calabresi:
Il piano si articola in una serie di progetti per l’automazione della regione e delle 31 Usl (cosa che potrebbe permettere, come è già avvenuto in Friuli, risparmi di miliardi) per la Pubblica amministrazione centrale (uffici periferici del Ministero delle Finanze e del ministero di Grazia e Giustizia), per il credito, il turismo, l’agricoltura, la teledidattica (automazione dei servizi del Cud, il Consorzio per l’università a distanza) per la ricerca in informatica e in telematica. (Pantaleone Sergi, L’IRI investirà 900 miliardi per l’informatica in Calabria, repubblica.it, 15/7/1986)
La parola teledidattica è un hapax nella legislazione italiana (perlomeno in quella ad oggi vigente): nell’articolo 77, comma 2 della Legge 11 novembre 1994, n. 672 a proposito della gestione degli accordi e rapporti europei:
La cooperazione [con la Romania] si concentrerà in particolare sui seguenti punti: - riforma del sistema scolastico e di formazione rumeno; [...] – cooperazione tra università e università e imprese e mobilità di insegnanti, studenti, amministratori e giovani; - promozione dell’insegnamento nel campo degli studi europei nell’ambito delle opportune istituzioni; - reciproco riconoscimento dei periodi di studio e dei diplomi; [...] – sviluppo della teledidattica e delle nuove tecnologie di formazione. (Ratifica ed esecuzione di atti internazionali, “Gazzetta Ufficiale” n. 268, 7/12/1994 – Supplemento Ordinario)
Come già detto teledidattica è sinonimo di didattica a distanza, usato oggi prevalentemente per indicare, durante il periodo del “lockdown” (per cui si veda la scheda di Matilde Paoli) quelle metodologie messe in atto dalle istituzioni, da docenti e da studenti per poter continuare a “fare scuola” anche da casa:
La teledidattica? Un «invito» senza indicazioni precise a cui hanno risposto i docenti in base a buona volontà e conoscenze. E l’insegnamento a distanza è pressoché impossibile per le scuole dell’infanzia (oltre 10 mila bimbi), quasi nullo nelle Primarie (26 mila alunni) dove tanto è domandato ai genitori. (Lorenzo Boratto, Data del ritorno in aula, teledidattica, insegnanti precari: anche nella Granda la scuola è un dilemma, lastampa.it, sez. Topnews, 7/5/2020)
Infine, un altro concorrente lessicale di didattica a distanza è l’anglismo e-learning (letteralmente ‘apprendimento elettronico’), usato tuttavia impropriamente come sinonimo. Infatti, come nel caso di formazione, didattica e apprendimento si riferiscono a due prospettive differenti del processo educativo: da una parte si insegna, dall’altra si apprende (sulla differenza tra insegnare e imparare si veda la risposta di Riccardo Cimaglia). Ovvero la didattica in generale si riferisce all’insieme delle strategie vòlte ad educare attuate dall’insegnante e, in seconda battuta, anche alle azioni di apprendimento del discente. Nel caso dell’e-learning, letteralmente ‘apprendimento elettronico’ anche detto autoapprendimento, il concetto coinvolge maggiormente, se non esclusivamente, il discente. In altre parole consiste in un apprendimento autonomo e indipendente, sebbene guidato: una serie di materiali caricati su alcuni siti di formazione o su alcune piattaforme deputate (come Moodle) vengono scaricati dallo studente che decide autonomamente i tempi e le modalità di studio.
Questa differenza semantica spesso al giorno d’oggi viene meno e sempre più didattica a distanza ed e-learning sono intesi e utilizzati come sinonimi, nonostante non si possano considerare tali stricto sensu:
Sulla base di questo documento, il Consiglio universitario nazionale (Cun) ha emanato il 25 maggio 2010 una mozione sulle università telematiche con la quale si chiede al ministro di escludere dall’accreditamento delle università telematiche alcuni corsi che per la loro natura non sono idonei ad essere impartiti con didattica a distanza e di prevedere che le università telematiche dispongano di personale docente proprio in quantità sufficiente, reclutato con le stesse modalità delle università tradizionali. «L’elearning è un metodo didattico sicuramente prezioso - assicura Andrea Lenzi, presidente del Cun - e sarebbe assurdo non utilizzarlo, ma dato che le università telematiche emettono titoli di laurea uguali a quelli delle università tradizionali, è giusto che rispettino le stesse regole. Se in passato alcune deroghe erano giustificate dalla necessità di avviarle, ora non vi sono più ragioni». Anche per il Cnvsu vi sono possibilità di sviluppo della didattica universitaria online. (Massimiliano Di Pace, Atenei online, un fenomeno ancora di nicchia, repubblica.it, 20/9/2010)
Oltre al sinonimo teledidattica o a espressioni usate come sinonimi di didattica a distanza (formazione a distanza ed e-learning), vengono usati anche altri termini, i quali però non hanno trovato largo impiego come i precedenti: e-didattica, didattica telematica, didattica online, didattica digitale, scuola digitale, smart learning.
Fuori dai testi legislativi e istituzionali, sui quotidiani didattica a distanza compare già all’inizio degli anni ’90 ma si tratta di occorrenze il cui impiego rimane circoscritto ai programmi e corsi universitari:
Anche all’università si è avviato, con quest’anno accademico, un programma europeo (Euro Pace) di didattica a distanza, via satellite. Gli atenei interessati sono a Roma e a Catania, il Politecnico di Milano e quello di Torino. Peccato che alla Sapienza sono pochissimi gli studenti coinvolti dalle lezioni in video, non più di una vetrina. La teledidattica così si chiama si svolge quasi esclusivamente in inglese e i nostri studenti se la cavano malino con le lingue. Per il momento sembrano ancora un po’ alle prese con l’italiano. Purtroppo la telematica è assai più cosmopolita di loro. (Enrica Maggio, Gramsci fa la pace con lo Sturzo all’ombra del computer, repubblica.it, 29/12/1990)
Con la crescente attenzione rivolta alle disabilità e alle situazioni disagiate (permanenza negli ospedali o nei penitenziari con il genitore), nascono alcune iniziative volte a implementare l’inclusività scolastica attraverso la didattica a distanza:
Tiziano oggi frequenta la seconda media. È il primo anno che va a scuola perché fino ad oggi ha fatto lezione a distanza. Ad aiutarlo una serie di volontari e la tecnologia. Solo alla fine della prima media è tornato tra i banchi con i suoi coetanei. Bambini che già conosceva, grazie a Skype, il suo ponte con il mondo. [...] Pc con videocamera, smarphone, linea internet sono alla base della nuova didattica a distanza. Con la garanzia che le classi inclusive ibride non sono solo utili a chi diversamente sarebbe escluso dalla scuola ma anche a tutti gli altri studenti. (Maria Berlinguer, Gli studenti disabili a lezione via Internet. Online il portale per l’inclusione scolastica, lastampa.it, sez. TopNews, 1/10/2019)
Didattica a distanza
Precisato dunque che il concetto di didattica a distanza non è nuovo e che la locuzione è stata utilizzata nel tempo per indicare, attraverso modalità di comunicazione sempre più evolute, le strategie di insegnamento svolte quando docente e discenti non sono compresenti, vediamo come l’espressione contemporanea, che si riferisce all’insieme delle nuove e vecchie modalità didattiche messe in atto durante la pandemia, abbia cominciato a essere impiegata. Anzitutto, fino al 2020 il sintagma a distanza non compare mai associato a didattica all’interno dei testi legislativi italiani: lo troviamo invece assieme a formazione, come abbiamo visto, ma anche a istruzione o ad attività formative e didattiche. Sempre nei testi legislativi nella realtà che viene indicata dal sintagma scuola digitale vengono considerate modalità di insegnamento a distanza: infatti con la Legge 30 dicembre 2018, n. 145 nasce il “Piano nazionale Scuola Digitale” per promuovere l’innovazione didattica e digitale nelle scuole. All’interno del progetto ministeriale vengono contemplate anche le modalità a distanza per gli studenti costretti a casa o in ospedale o con situazioni sociali difficili. Non si parla mai però di didattica a distanza per lo meno fino ai provvedimenti emergenziali presi per il contenimento dell’epidemia nelle prime aree affette da Covid-19 (fine febbraio 2020) in cui il sintagma non sembra ancora del tutto lessicalizzato (compare una sola volta e poi si preferisce la perifrasi “attività didattiche svolte con modalità a distanza”):
I dirigenti scolastici delle scuole nelle quali l’attività didattica sia stata sospesa per l’emergenza sanitaria, possono attivare, di concerto con gli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. [...]
Nelle Università e nelle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica nelle quali non è consentita, per le esigenze connesse all’emergenza sanitaria di cui al presente decreto, la partecipazione degli studenti alle attività didattiche o curriculari, le attività medesime possono essere svolte, ove possibile, con modalità a distanza.
A beneficio degli studenti ai quali non è consentita, per le esigenze connesse all’emergenza sanitaria di cui al presente decreto, la partecipazione alle attività didattiche o curriculari delle Università e delle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, queste possono essere svolte, ove possibile, con modalità a distanza, individuate dalle medesime Università e Istituzioni, avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. (Art. 1, comma 1, lettera d, h, i del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2020, Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, “Gazzetta Ufficiale” n. 47, 25/2/2020, p. 6)
Il passo appena citato è particolarmente interessante perché assieme ad altri testi legislativi mostra che all’interno dei testi ministeriali, in un primo momento, si utilizzasse il sintagma modalità a distanza (o meglio attività didattiche con modalità a distanza), il che ci induce a ipotizzare che didattica a distanza si sia originata da *didattica (con modalità) a distanza.
Nelle disposizioni ministeriali che integrano le varie ordinanze prese singolarmente dal Ministero della Salute presso le regioni Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria il 23 e 24 febbraio 2020 ci si riferisce alle “attività formative svolte a distanza”, mentre nel decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18 il lessema didattica a distanza viene impiegato ripetutamente con il significato che oggi intendiamo:
Art. 120: Piattaforme per la didattica a distanza. 1. Il fondo di cui all’articolo 1, comma 62, della legge 13 luglio 2015, n. 107, è incrementato di euro 85 milioni per l’anno 2020. 2. Le risorse di cui al comma 1 sono destinate: [...] c) per 5 milioni di euro nel 2020, a formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza. [...] Qualora non sia possibile ricorrere ai predetti strumenti, le istituzioni scolastiche provvedono all’acquisto delle piattaforme e dei dispositivi di cui al ((comma 2)), lettere a) e b), anche in deroga alle disposizioni del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50. 4. Limitatamente all’anno scolastico 2019/2020, al fine di assicurare anche nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado la funzionalità della strumentazione informatica, nonché per il supporto all’utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza, le predette istituzioni scolastiche sono autorizzate a sottoscrivere contratti sino al termine delle attività didattiche con assistenti tecnici, nel limite complessivo di 1.000 unità, anche in deroga ai limiti di cui all’articolo 19, comma 7 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. (Art. 120 del Decreto-Legge 17 marzo 2020, n. 18, Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, “Gazzetta Ufficiale” n. 70, 17/3/2020, p. 58)
La Nota del Ministero dell’Istruzione del 17/3/2020 recante per oggetto le “Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza”, oltre ad utilizzare spesso il lessema, chiarisce in più punti che cosa si intenda per didattica a distanza:
Cosa si intende per attività didattica a distanza
Le attività di didattica a distanza, come ogni attività didattica, per essere tali, prevedono la costruzione ragionata e guidata del sapere attraverso un’interazione tra docenti e alunni. Qualsiasi sia il mezzo attraverso cui la didattica si esercita, non cambiano il fine e i principi. Nella consapevolezza che nulla può sostituire appieno ciò che avviene, in presenza, in una classe, si tratta pur sempre di dare vita a un “ambiente di apprendimento”, per quanto inconsueto nella percezione e nell’esperienza comuni, da creare, alimentare, abitare, rimodulare di volta in volta.
Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza.
Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento.
La didattica a distanza prevede infatti uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia, utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento, l’efficacia degli strumenti adottati, anche nel confronto con le modalità di fruizione degli strumenti e dei contenuti digitali – quindi di apprendimento – degli studenti, che già in queste settimane ha offerto soluzioni, aiuto, materiali. È ovviamente da privilegiare, per quanto possibile, la modalità in “classe virtuale”. (Nota del Ministero dell’Istruzione del 17/3/2020, n. 388, Emergenza sanitaria da nuovo coronavirus. Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza).
Ancor più interessanti sono i discorsi politici tenuti al Senato il 26/3/2020 dopo l’informativa della ministra Lucia Azzolina: la locuzione didattica a distanza, oltre a essere impiegata da lei nel corso di tutto il suo intervento, viene ripresa da molti senatori intervenuti dopo di lei, nonostante alcuni preferiscano o alternino anche didattica online, didattica digitale ed e-learning.
Sui giornali, il rilancio vero e proprio, ampliato semanticamente in tutte le sue articolazioni di significato, avviene a fine febbraio del 2020 in seguito alle dichiarazioni della ministra Lucia Azzolina concernenti le nuove disposizioni scolastiche nelle zone a rischio:
Con il supporto del ministero: la ministra Lucia Azzolina ha annunciato l’attivazione di una task force per garantire la didattica a distanza. Molte scuole infatti non hanno la strumentazione adeguata. (Antonella De Gregorio – Valentina Santarpia, Coronavirus, le scuole riaprono con video-lezioni e classi su Facebook. Ecco i casi, 26/2/2020)
A partire dalla chiusura delle scuole su tutto il territorio nazionale, per ovviare ai cogenti problemi della nuova didattica, il web ha visto fiorire a una velocità impressionante siti tematici, piattaforme, sussidi digitali, portali all’interno dei siti scolastici, prontuari per docenti e alunni, una serie di manuali e libri (prevalentemente in formato elettronico). Anzitutto ricordiamo la mini-guida per docenti redatta dal Ministero dell’Istruzione (in collaborazione con AGA – Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza) uscita il 6 aprile 2020 dal titolo Didattica a distanza e diritti degli studenti. Di seguito invece una citazione tratta da uno dei libri che affronta i problemi legati alle nuove modalità di fare didattica:
Le notizie, le informazioni, le disposizioni si affastellavano contraddicendosi l’una con l’altra: la didattica a distanza non è obbligatoria, ma l’azione didattica non può fermarsi; scusate, mi correggo, la didattica a distanza è obbligatoria, ma non lo è nelle sue articolazioni; scusate mi correggo ancora, la didattica a distanza prevede dei momenti in sincrono, altrimenti sarà impossibile valutare. (Pietro De Angelis, La scuola a scuola. Contro la didattica a distanza, Castelvecchi – Lit Edizioni, 2020)
La didattica a distanza, secondo le norme ministeriali, viene applicata in tutte le scuole di ogni ordine e grado e dunque anche in quelle che presentano materie curriculari pratiche come ad esempio le lezioni di cucina negli istituti alberghieri, quelle di canto, per strumenti musicali, di danza (nelle scuole di alta formazione musicale e coreutica) fino a coinvolgere quei corsi pomeridiani non scolastici ma comunque didattici. Insomma la didattica a distanza si compone anche di nuove esperienze “pratiche” in cui l’immagine video (registrata o in live streaming) diventa fondamentale:
I volti noti della cucina sono tra i primi ad aver risposto a «Call to action: vicini al Maggia», l’iniziativa con cui la scuola alberghiera di Stresa, alla quale entrambi sono particolarmente legati, vuole rafforzare l’offerta di didattica a distanza in questo periodo di interruzione delle lezioni in aula. (Cristina Pastore, Chef Cannavacciuolo sale in cattedra con lezioni web ai ragazzi dell’alberghiero di Stresa, lastampa.it, 29/3/2020)
Imparare a distanza il gioco degli scacchi. Il Club Vallemosso ha promosso lezioni in rete per i più giovani. [...] Semplice il metodo di didattica a distanza. (Fabrizio Corbetta, Le lezioni si scacchi si fanno on line con il Club Vallemosso: “Anche le partite si giocano al computer”, lastampa.it, 28/3/2020)
Infine ricordiamo che la locuzione didattica a distanza viene abbreviata nell’acronimo DAD per analogia con FAD che sta invece per formazione a distanza. La sigla DAD, però, non viene impiegata da subito; all’inizio si preferisce usare FAD, a conferma che spesso le due locuzioni (didattica e formazione a distanza) vengono usate come sinonimi:
«Quella di martedì è davvero una “prima” importante per il nostro istituto — dice con orgoglio la preside — perché, oltre a dare continuità alle lezioni senza di fatto perdere nemmeno un’ora, eviteremo che i nostri studenti si allontanino da casa magari frequentando al mattino luoghi da cui devono stare lontani, dal momento che l’obiettivo dell’ordinanza regionale è proprio questo. Già domenica pomeriggio mi sono consultata coi docenti e abbiamo convenuto di attivare la didattica “fad” che sta per formazione a distanza». Il sistema funziona così: ogni studente del Tosi ha in dotazione un tablet che già utilizza in classe (ma è possibile impiegare anche smartphone o pc), e attraverso una password viene abilitato a entrare nel profilo personale. (Andrea Camurani, Varese, ore 8 suona la campanella: gli studenti del Tosi fanno lezione da casa, milano.corriere.it, 24/2/2020)
L’acronimo DAD comincia a comparire sui giornali circa un mese più tardi rispetto a didattica a distanza, ovvero a fine marzo 2020, spesso seguito dallo scioglimento didattica a distanza: segni questi, da una parte che la locuzione completa ha raggiunto piena lessicalizzazione, dall’altra che DAD ha ancora scarsa autonomia lessicale.
All’appello sono presenti. Ma, dal centro alla periferia, non per tutti gli studenti di Roma la Dad, la didattica a distanza anti-Covid inaugurata due settimane fa, funziona allo stesso modo. (Arianna di Cori – Valentina Lupia, La scuola, repubblica.it, 25/3/2020)
Un nuovo acronimo si è fatto spazio nel linguaggio burocratico della scuola: dad, didattica a distanza. Ptof, rav, bes, ata, cdc, pei e via così già rappresentavano una selva difficile da attraversare. Ma l’acronimo “dad” è destinato a scavare un solco profondo tra la scuola del prima e quella del dopo coronavirus. (Bianca De Fazio, Scuola, la sfida della didattica a distanza “Ma non tutti hanno il computer a casa”, repubblica.it, 26/3/2020)
All’interno dei testi legislativi l’acronimo DAD non compare mai. Le uniche due occorrenze “istituzionali” riguardano una breve circolare del Ministero dell’Istruzione destinata agli alunni frequentanti la scuola estiva filosofica di Alberobello e un resoconto circa la didattica a distanza effettuata nelle scuole carcerarie:
[...] l’iniziativa di quest’anno intende offrire spunti e riflessioni sulla possibilità di coltivare il pensiero complesso – nella sua articolazione critica, creativa e caring – per la promozione dello sviluppo sostenibile, anche tramite nuove forme di interazione, come la didattica a distanza, DaD.
[...] Nell’ottica della DaD saranno sviluppati percorsi didattici e unità di apprendimento con la pratica filosofica nel primo e nel secondo ciclo d’istruzione e nell’ottica del life long learning, per promuovere l’educazione sostenibile e le competenze fondamentali per la sostenibilità. (Circolare 4/6/2020, prot. 8843 del Ministero dell’Istruzione, Scuola estiva: La pratica filosofica per lo sviluppo sostenibile. L’educazione resiliente al tempo dell’emergenza – III edizione A.S. 2019-2020 – Piattaforma della Scuola di Alberobello, 7-8-9 luglio 2020)
È stata realizzata la DAD in modalità sincrona attraverso social media (Skype...). È stata realizzata la DAD attraverso l’utilizzo di emittenti radiofoniche e/o televisive. È stata realizzata la DAD attraverso l’utilizzo del canale Youtube. [...] Nella scheda le attività di DaD sono state ricondotte alle seguenti 6 modalità: 1) consegna e restituzione di materiale cartaceo; 2) consegna e restituzione di materiale digitale; 3) utilizzo piattaforma web; 4) utilizzo social media; 5) utilizzo emittenti radio/tv; 6) utilizzo canale youtube. [...] In particolare gli Istituti Penitenziari, presso i quali i CPIA hanno svolto almeno una delle suddette modalità di DaD sono stati complessivamente 176 pari al 95%; gli Istituti Penali Minorili presso i quali i CPIA hanno svolto almeno una delle suddette modalità a distanza di DaD sono stati complessivamente 17 pari al 100% degli Istituti. (Ricognizione sulla realizzazione della didattica a distanza, da parte dei CPIA, negli Istituti Penitenziari e negli Istituti Penali Minorili, 7-14 maggio 2020, 1/7/2020)
La sigla DAD, dapprima costantemente seguita o preceduta dall’espressione didattica a distanza, comincia a essere impiegata da sola all’interno dei testi giornalistici: infatti delle 44 occorrenze di DAD nell’Archivio della “Repubblica” (ricerca del 15/6/2020), soltanto 17, per lo più concentrate nel mese di aprile, sono in compresenza con didattica a distanza. L’acronimo inoltre acquisisce sempre di più una sua “indipendenza” lessicale, come dimostra l’uso che se ne fa assieme ai determinanti (quali aggettivi e articoli) ma anche la nascita del cosiddetto “No Dad day” ovvero il giorno in cui i genitori hanno scioperato virtualmente non accendendo i computer per contestare le modalità della didattica a distanza.
Concludendo, possiamo dire che la locuzione didattica a distanza e l’acronimo DAD possono essere, ad oggi, considerati dei neologismi: didattica a distanza un rilancio arricchito di nuove sfumature semantiche e DAD un neologismo vero e proprio. Le nuove esigenze legate all’emergenza hanno inaugurato una nuova stagione didattica che forse, come forma esclusiva di didattica scolastica, rimarrà irripetibile nella storia scolastica nazionale; o forse dovrà essere ripetuta in futuro, con altre e nuove modalità; o forse si stabilizzerà, a integrazione della tradizionale didattica in presenza: da queste eventualità dipenderà il successo di queste due parole.
Didattica digitale integrata (DDI) [Integrazione del 24/9/2020]
Nel corso dell’estate, dopo la stesura di questo articolo, il Ministero dell’Istruzione, auspicando una riapertura delle scuole a settembre e prevedendo allo stesso tempo la possibilità di eventuali chiusure non sistematiche ma “a macchia di leopardo”, ha parlato di didattica digitale integrata (DDI) da adottare prevalentemente nelle scuole di II grado, ma applicabile anche a tutte le altre. L’adozione della DDI nelle scuole è a discrezione degli Uffici scolastici regionali e dipende dall’eventuale chiusura degli edifici scolastici in seguito alla rilevazione delle condizioni di emergenza. Nelle Linee guida per la Didattica digitale integrata pubblicate dal Ministero si legge:
Il decreto del Ministero dell’istruzione 26 giugno 2020 n. 39 ha fornito un quadro di riferimento entro cui progettare la ripresa delle attività scolastiche nel mese di settembre, con particolare riferimento, per la tematica in argomento, alla necessità per le scuole di dotarsi di un Piano scolastico per la didattica digitale integrata.
[...] Ogni istituzione scolastica del Sistema nazionale di istruzione e formazione definisce le modalità di realizzazione della didattica digitale integrata, in equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone. (Linee per la didattica digitale integrata, miur.gov.it)
Il Ministero parla di una “metodologia complementare alla didattica in presenza” che prevede, in caso di chiusura delle scuole, un rapporto in presenza per quegli studenti con disabilità ovvero: "attivando percorsi di istruzione domiciliare appositamente progettati e condivisi con le competenti strutture locali, ai fini dell’eventuale integrazione con attività educativa domiciliare" (Ibidem).
Accanto alla didattica in presenza vengono inseriti e implementati quegli strumenti già utilizzati durante il periodo della DAD, al fine di scongiurare un’impreparazione didattica nel caso di un’eventuale chiusura e ri-adozione delle modalità a distanza. Nell’archivio di “Repubblica” si contano 21 occorrenze di didattica digitale integrata; la prima risale al 24 giugno 2020 e qui la locuzione sembrerebbe un sinonimo di didattica a distanza:
E per le scuole superiori si suggerisce una «fruizione per gli studenti di attività didattica in presenza e didattica digitale integrata», cioè a distanza. (Michele Bocci, Scuola, Azzolina decide di non decidere “Scelgano i presidi come ripartire”, repubblica.it, 24/6/2020)
La difficoltà di comprendere che cosa si intenda con la locuzione didattica digitale integrata - ovvero se sia diversa dalla didattica a distanza, se preveda lezioni in presenza integrate dall’uso di strumenti digitali, o se si strutturi come divisione dell’orario scolastico (metà in presenza e metà a distanza) o, ancora, se preveda la sola presenza dell’insegnante in classe e la connessione degli studenti da remoto - si nota già dai primi articoli che commentano la nuova dicitura (didattica digitale integrata) usciti sui quotidiani. Inoltre si precisa che si sta diffondendo, in maniera contenuta come didattica digitale integrata, l’acronimo DDI (per Didattica Digitale Integrata) che sta affiancando DAD. Sarà il nuovo anno scolastico e i risvolti legati all’emergenza epidemiologica a decidere l’inserimento completo e la successiva diffusione della locuzione e dell’acronimo nei testi in lingua italiana. Per il momento ci limitiamo a registrare questa nuova espressione nel linguaggio della burocrazia scolastica.