DOI 10.35948/2532-9006/2022.25856
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L’aggettivo e sostantivo maschile cosmeceutico, calco sull’inglese cosmeceutical, significa “(di) prodotto cosmetico contenente uno o più principi attivi, utilizzato per risolvere problemi di inestetismi cutanei” (Devoto-Oli 2023). È una parola che, come vedremo, è attestata nella lingua italiana già da più di vent’anni ma che soltanto a partire dal 2020 ha subìto un incremento d’uso, assieme al sostantivo derivato cosmeceutica, con cui si indica il “settore della cosmesi che realizza prodotti con caratteristiche ed effetti simili a quelli dei farmaci” (Devoto-Oli 2023). Si tratta di rilanci, ossia di parole che fanno parte del repertorio lessicale di una lingua (in questo caso da poco tempo) e che, dopo un periodo di “quiescenza” in cui sono state poco impiegate e a volte dimenticate nell’uso comune, vengono riprese e riutilizzate, quindi, rilanciate.
Come abbiamo detto, cosmeceutico è un calco sull’inglese cosmeceutical, il quale è, linguisticamente, una parola macedonia (in inglese blend o portmanteau), cioè formata con porzioni di altre parole: la parte iniziale di cosmetic ‘cosmetico’ e la parte finale di pharmaceutical ‘farmaceutico’. Questa strategia di composizione, nel nostro caso, risulta particolarmente adatta a rendere il significato che si vuole designare, ossia quello di un prodotto che ha caratteristiche “ibride”, sia cosmetiche sia farmaceutiche.
Oggi sia l’aggettivo e sostantivo maschile cosmeceutico sia il sostantivo femminile cosmeceutica sono registrati nella maggior parte dei repertori lessicografici italiani, i quali ne fanno risalire le prime attestazioni tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila: si vedano, in particolare, il Supplemento del 2004 al GDLI, l’edizione 2007 del GRADIT, la sezione Treccani Neologismi (in cui entrambe le voci sono registrate come Neologismi 2012) e, infine, i dizionari più recenti e aggiornati come lo Zingarelli 2023 e il Devoto-Oli 2023. C’è una differenza sostanziale tra i dizionari citati: il GDLI e il GRADIT fanno derivare cosmeceutico da cosmeceutica basandosi sulle prime attestazioni riportate all’interno del Supplemento al GDLI (quella di cosmeceutica risalente al 1991, quella di cosmeceutico al 2000); lo Zingarelli e il Devoto-Oli fanno derivare, come sembra più corretto, cosmeceutica da cosmeceutico, sebbene il primo dei due dizionari abbia lemmatizzato prima cosmeceutica (almeno dall’edizione del 2009) e poi cosmeceutico (dall’edizione del 2011). Infatti, le ricerche effettuate per entrambe le parole ci confermano che il termine cosmeceutica ha solo sporadiche e occasionali occorrenze anteriori alle prime attestazioni di cosmeceutico, che invece è entrato più stabilmente nel lessico italiano come calco sull’inglese cosmeceutical, determinando anche l’affermazione di cosmeceutica.
Oggi le due parole contano un numero considerevole di risultati nelle pagine in italiano di Google: “cosmeceutico” ha 12.400 risultati, a cui vanno aggiunti quelli dei plurali “cosmeceutici” (33.700) e “cosmeceutiche” (2.780); “cosmeceutica” (anche come aggettivo) ha 42.500 occorrenze (ricerche del 13/7/2022).
Cosmeceutical in inglese
Il sostantivo e aggettivo cosmeceutical è registrato in tutti i dizionari della lingua inglese come l’OED (che lo inserisce nella lista delle parole nuove di dicembre 2004), il Merriam-Webster, il Cambridge Dictionary e il Collins Dictionary. Le prime attestazioni del termine riportate dall’OED (sia come aggettivo sia come sostantivo) risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta e riguardano testi specialistici di àmbito dermatologico e cosmetico in cui si indica un nuovo tipo di prodotto cosmetico con principi attivi che lo rendono simile a un farmaco. Nelle riviste specialistiche che trattano di dermocosmetica si riconduce l’origine del termine ad Albert M. Kligman, professore emerito di Dermatologia, il quale, nella seconda metà degli anni Novanta, si è dedicato alla definizione di una serie di prodotti definiti borderline, ossia a metà tra un cosmetico e un farmaco, dopo aver scoperto le potenzialità, nel diminuire le rughe, dell’acido retinoico, ossia una molecola farmacologica nata per curare l’acne. Tramite Google libri sappiamo che in realtà cosmeceutical circolava almeno dal 1964, e dunque già prima che venisse usato dal prof. Kligman, a cui si deve comunque il merito di aver reso noto e diffuso il termine, per lo meno in àmbito specialistico (i primi articoli di Kligman da noi reperiti in cui viene usata la parola cosmeceutical risalgono al 1993 e al 1998: A. M. Kligman, Why cosmeceuticals?, “Cosmetics and Toiletries”, 108 (8), pp. 37-38; A. M. Kligman, Cosmeceuticals as a third category, “Cosmetics and Toiletries”, 113 (2), pp. 33-40).
Oggi il termine cosmeceutical viene usato anche al di fuori dei testi specialistici di dermatologia e cosmesi, spesso impiegato dalle stesse case produttrici per rendere più accattivanti le linee di prodotti che vendono. A livello legislativo, la normativa inglese e quella americana non riconoscono il termine cosmeceutical, tant’è che la Food Drug Administration (FDA) statunitense sottolinea più volte che la legge americana sugli alimenti, i medicinali e i cosmetici non ammette la categoria definita come cosmeceutical:
Consumers and manufacturers sometimes have questions about the term “cosmeceutical.” The term “cosmeceutical” has no meaning under the law. While the Federal Food, Drug and Cosmetic Act (FD&C Act) does not recognize the term “cosmeceutical”, the cosmetic industry uses this word to refer to cosmetic products that have medicinal or drug-like benefits. A product can be a drug, a cosmetic or both. The FD&C Act defines drugs as those products that cure, treat, mitigate or prevent disease or that affect the structure or function of the human body, if a product makes such claims it will be regulated as a drug. Cosmetics are intended to beautify, promote attractiveness, alter appearance or cleanse; they are not approved by FDA for sale nor are they intended to effect structure or function of the body. [traduz. mia: “I consumatori e i produttori a volte fanno domande sul termine “cosmeceutico”. Il termine “cosmeceutico” non ha significato ai sensi della legge. Sebbene il Federal Food, Drug and Cosmetic Act (FD&C Act) non riconosca il termine “cosmeceutico”, l’industria cosmetica usa questa parola per riferirsi a prodotti cosmetici che hanno benefici di tipo medicinale o farmaceutico. Un prodotto può essere un farmaco, un cosmetico o entrambi. La legge FD&C definisce i farmaci come quei prodotti che curano, trattano, mitigano o prevengono le malattie o che incidono sulla struttura o le funzioni del corpo umano; se un prodotto assicura questi effetti, sarà regolamentato come farmaco. I cosmetici hanno lo scopo di abbellire, rendere attrattivo, alterare l’aspetto o detergere; non sono soggetti all’approvazione dell’FDA per la vendita né hanno lo scopo di produrre effetti sulla struttura o il funzionamento del corpo”]. (Cosmeceutical, fda.gov, 25/2/2022)
A livello semantico la FDA fornisce alcune indicazioni fondamentali sottolineando la differenza sostanziale tra i “prodotti destinati a detergere o abbellire”, i quali “sono regolamentati generalmente come cosmetici”, e i “prodotti destinati a curare e prevenire malattie, o a incidere sulla struttura o le funzioni del corpo umano”, i quali sono etichettati come farmaci. Inoltre, “la legge non riconosce alcuna categoria come «cosmeceutici». Se un prodotto ha proprietà farmacologiche, deve soddisfare i requisiti che si adottano per i farmaci” (traduz. mia di: “Products intended to cleanse or beautify are generally regulated as cosmetics. [...] Products intended to treat or prevent disease, or affect the structure or function of the body, are drugs. […] The law does not recognize any such category as «cosmeceuticals». If a product has drug properties, it must meet the requirements for drugs.”; Are all “personal care products” regulated as cosmetics? Are some drugs or “cosmeceuticals”?, fda.gov, 25/2/2022). Ad esempio, la FDA considera cosmetici le creme idratanti per la pelle, i profumi, i rossetti, lo shampoo, le tinture per i capelli, i dentifrici e i deodoranti. Per i prodotti che hanno una natura ibrida, ossia sono cosmetici con funzioni farmaceutiche come lo shampoo antiforfora, i deodoranti antitraspiranti, alcune creme idratanti e i trucchi con fattori di protezione solare, si parla genericamente di prodotti i quali, a livello legislativo, devono soddisfare sia i requisiti per i cosmetici sia quelli per i farmaci.
All’interno della legislazione europea, il termine cosmeceutical è stato usato nei nomi di alcune case produttrici e, nel 2001, nella Decisione che regola gli scambi commerciali con la Repubblica di Corea, il termine inglese è stato inserito in maniera integrale in tutte le versioni nelle varie lingue, tra virgolette, senza cercare dei traducenti. Riportiamo di seguito il testo in inglese e poi in italiano:
Finally, on 1 July 2000 Korea enacted a law on cosmetics regulating issues relating to the manufacture, importation and sale of ‘cosmetics’ and ‘cosmeceuticals’ (a special category of cosmetics for sun and anti-wrinkle protection). The new Cosmetics Law is to be implemented through enforcement regulations, notably, Ministry of Health and Welfare (MHW) Notice No 163 which entered into force on 19 July 2000. (Commission Decision of 27 December 2000 pursuant to Council Regulation (EC) No 3286/94 to suspend the examination procedure concerning obstacles to trade in the Republic of Korea, “Official Journal of the European Communities”, serie L, n. 4, 9/1/2001, pp. 29-30, a p. 29)
Infine, il 1° luglio 2000 la Corea ha approvato una legge sui cosmetici che disciplina le questioni relative alla produzione, all’importazione e alla vendita di prodotti cosmetici e di cosiddetti «cosmeceutical» (una particolare categoria di cosmetici per la protezione solare e antirughe). La nuova legge sui prodotti cosmetici sarà attuata attraverso regolamenti applicativi, in particolare attraverso la legge n. 163 del ministero della Sanità, che è entrata in vigore il 19 luglio 2000. (Decisione della Commissione del 27 dicembre 2000 ai sensi de regolamento (CE) n. 3286/94 del Consiglio, che sospende la procedura di esame concernente gli ostacoli agli scambi di prodotti cosmetici nella Repubblica di Corea, “Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee”, serie L, n. 4, 9/1/2001, pp. 29-30, a p. 29)
Cosmeceutico e cosmeceutica in italiano
Come abbiamo già detto, la maggior parte dei repertori lessicografici italiani contemporanei registra sia cosmeceutico sia cosmeceutica. La sezione Neologismi della Treccani si differenzia da tutti gli altri repertori perché non contempla una possibile derivazione di una parola dall’altra, ma riconduce cosmeceutico all’inglese cosmeceutical e cosmeceutica a cosmeceutics. Di questo ultimo termine, però, non vi è traccia in alcun dizionario inglese e anche le occorrenze di cosmeceutics nei testi in inglese reperibili in rete sono posteriori a quelle di cosmeceutica nei testi in italiano: questi dati, coadiuvati da altri che tratteremo più avanti, documentano che il sostantivo cosmeceutica non può derivare dall’inglese cosmeceutics. Siamo concordi con lo Zingarelli 2023 e il Devoto-Oli 2023 che fanno derivare cosmeceutica da cosmeceutico: effettivamente il primo temine individua l’insieme dei prodotti cosmeceutici e presuppone che siano nati prima i prodotti e poi il settore relativo che se ne occupa.
C’è però un dato lessicografico che contraddice questa trafila: il Supplemento 2004 al GDLI, e di conseguenza tutti gli altri repertori che lo hanno preso come punto di riferimento, riporta come prima attestazione di cosmeceutica un articolo dell’“Espresso” uscito nel 1991:
Il vero asso pigliatutto è l’industria cosmetica, o meglio ‘cosmeceutica’ (a metà tra farmceutica [sic] e cosmetica) che offre una pelle nuova per circa 200 mila lire al giorno (cit. da GDLI: Daniela Minerva, Giovanni Maria Pace, Eterna giovinezza, “Espresso”, 9/7/1991, p. 113)
Questa attestazione è effettivamente confermata da una nostra ricerca su Google libri (che ci fornisce anche un’ulteriore occorrenza a p. 110 nello stesso numero della rivista), ma qui cosmeceutica si può interpretare non come sostantivo, ma come aggettivo femminile, riferito, come il precedente cosmetica, a industria. La successiva occorrenza della parola (usata come sostantivo e non come aggettivo femminile) su Google libri risale a più di dieci anni dopo, ossia al 2002, nel sottotitolo del libro di Gianni Proserpio e Elena Passerini, Le altre cosmesi: cosmeceutica, fitocosmesi, zoocosmesi, cosmesi minerale e termale (Milano, Tecniche Nuove, 2002).
Sui quotidiani cosmeceutica compare alla fine del primo decennio degli anni Duemila:
Sempre più spesso interessi commerciali fanno scivolare la farmacologia nella cosmetologia e nella dietetica. Nascono così nuove prospettive per la ricerca: la “cosmeceutica”, che studia i cosmetici a cavallo dei farmaci, come alcune creme solari protettive o con caratteristiche dermatologiche anti-età. (Carlo Brambilla, Alla scoperta della medicina dei pigmei, repubblica.it, 3/7/2007)
La genomica, invece, si occupa dello studio del genoma cellulare: la cosmeceutica interviene con prodotti che riparano e stimolano l’attività dei fibroplasti, produttori di collagene ed elastina. (Rossella Burattino, L’effetto-smog sulla pelle e i 300 geni «riparatori», “Corriere della Sera”, 30/1/2010, p. 34)
Il fatto che cosmeceutica derivi da cosmeceutico e non viceversa ci viene indicato anche dalle altre attestazioni dell’aggettivo (al maschile), che sono anteriori e più numerose di quelle del sostantivo femminile. Ad esempio, ritroviamo cosmeceutico all’interno della versione in italiano della “Gazzetta ufficiale delle Comunità europee” già nel 1995, seppur tra virgolette:
Da tempo l’industria cosmetica sta immettendo sul mercato vari prodotti «anti-invecchiamento». Queste «creme acide», a base di alfa-idrossiacidi (AHA), offrono notevoli risultati grazie però ad un effetto irritante e a una certa tossicità. Tali prodotti non rientrano pertanto tra i cosmetici tradizionali e, nonostante la loro evidente efficacia e i loro effetti irritanti, non sono neanche considerati come medicinali. Negli Stati Uniti questi prodotti di bellezza «attivi» sono classificati come «cosmeceutici» e devono rispondere a norme più rigorose rispetto ai cosmetici, ma non alle norme applicate ai medicinali. (Interrogazione Scritta E-44/95 di Marie Kestelijn Sierens (ELDR) alla Commissione (25 gennaio 1995) (95/C 88/97), “Gazzetta ufficiale delle Comunità europee”, serie C, n. 88, 10/4/1995, p. 48)
Le prime attestazioni di cosmeceutico come sostantivo che abbiamo rilevato sui quotidiani risalgono al 1996 (sulla “Repubblica”) e al 1999 (sul “Corriere della Sera”):
Una cosa sono i nuovi cosmetici e un’altra sono i cosiddetti ‘cosmeceutici’. Su questi ultimi per me il discorso non esiste. La questione scaturisce solo dalla diversità legislativa che c’è tra Stati Uniti ed Europa. [...] Cosa vuol dire, in realtà, cosmeceutico? E’[sic] un termine inventato che lascia presagire una sorta di interregno tra cosmesi e farmacologia, che però non risulta avere alcun riferimento sul piano legislativo e tanto meno è supportato da proposte concrete. [...] Continua Terenzi: “Non c’è alcun bisogno dunque di parlare di ‘cosmeceutico’, termine riduttivo di fronte a un cosmetico che ormai non ha solo funzioni estetiche, visto che sono state disciplinate le sostanze che possono essere impiegate. Inoltre risulta inaccettabile innalzare eccessivamente la qualificazione del cosmetico, si rischierebbe di sfociare nel farmacologico”. (Felicia Pioggia, ‘Ma il rossetto non può essere un farmaco’, repubblica.it, 13/4/1996)
«Sicuramente, – risponde il professor Caputo – poiché i dermatologi hanno a disposizione una serie di prodotti definiti “cosmeceutici” che, come i cosmetici, hanno la funzione di abbellire ma anche, come i farmaci, contengono principi attivi». [...] I cosmeceutici non dovrebbero essere venduti in profumeria – tranne eccezioni – ma solo in farmacia e in alcuni casi, quando per esempio la concentrazione di principio attivo è molto alta, solo su prescrizione medica. [...] «I cosmeceutici – spiega la dottoressa Corinna Rigoni, dermatologa dell’ambulatorio di dermocosmesi dell’Università di Milano – sono caratterizzati principalmente dal fatto di contenere sostanze utilizzate in prima battuta nella composizione di farmaci dei quali in un secondo tempo – e spesso del tutto casualmente – è stata scoperta l’efficacia in alcuni inestetismi». [...] La vitamina C che, fino a poco tempo fa, era utilizzata come conservante dei cosmetici, ora è un principio attivo dei cosmeceutici perché ne sono state scoperte le proprietà antirughe e antinfiammatorie. [...] «I cosmeceutici, contenendo principi attivi e [sic], proprio come i farmaci – spiega la dottoressa Rigoni –, possono provocare effetti collaterali di tipo allergico o irritativo, come ad esempio la desquamazione della pelle». (Daniela Gavazzi, Queste sono vere cure di bellezza, “Corriere della Sera”, sez. Corriere Salute, 14/11/1999, p. 20)
In entrambi i casi il termine viene impiegato da persone specializzate nell’ambito cosmetico e dermatologico all’interno di interviste. Come abbiamo detto a proposito di altri termini appartenenti all’àmbito della cosmesi e della cura della persona come skincare e maskne, non abbiamo attestazioni della parola all’interno di testi altamente specialistici in lingua italiana proprio perché la produzione scientifica (e accademica) si serve prevalentemente dell’inglese.
Dalla fine degli anni Novanta almeno fino al 2014, il sostantivo cosmeceutica trova sporadiche e occasionali attestazioni, mentre più numerose sono quelle di cosmeceutico. In entrambi i casi si tratta di una occorrenza all’anno sui quotidiani e sui testi digitalizzati su Google libri, per lo più in contesti specialistici o pubblicitari:
Si può ricorrere, sotto la guida di un dermatologo, ai cosmeceutici a base di retinoidi [...] che, migliorando e reintegrando tessuto collagene ed elastico, migliorano la situazione gen[e]rale della cute e rallentano la formazione delle rughe più profonde. (Sorrisi che non fanno una piega, “Corriere della Sera”, sez. Benessere, 10/11/2002, p. 27)
Arriva “Phisical care” che presenterà sabato in piazza Vittoria 7 le idee che spaziano dalla Cosmeceutica alla chirurgia del sorriso, fino ai nuovi concetti di diagnosi ottenuti “real time” con apparecchiature all’avanguardia. (L’agenda, repubblica.it, sez. Napoli, 29/11/2011)
Le occorrenze di entrambi i termini subiscono un incremento puntuale nel biennio 2014-2015, prevalentemente all’interno dell’àmbito specialistico, pubblicitario o in relazione alla legislazione che dovrebbe coinvolgere questa nuova categoria di prodotti ibridi:
3.1. I “cosmeceutici” e le esclusioni della responsabilità per il rischio da sviluppo. In assenza di verifiche sulla loro sicurezza a lungo termine e di riscontri scientifici sulla loro efficacia, l’immissione nel mercato di questi prodotti sviluppa nuovi interrogativi, primo fra tutti se si tratti sempre di prodotti cosmetici e se la sicurezza del consumatore sia non maggiormente garantita ricorrendo alla qualificazione di medicinali (riservandone la vendita, come immediata protezione per l’utilizzatore, alle farmacie). [...] Del resto, lo stesso inventore della categoria dei cosmeceutici, aveva rilevato come anche un phd alla Harvard Law School avrebbe avuto difficoltà (se non essere impossibilitato) ad intuire la potenziale dannosità o meno del prodotto. (Maria Cecilia Paglietti, Beauty Rules: La responsabilità per la circolazione giuridica dei cosmetici alla luce del Reg. 1223/2009, “Diritto Mercato Tecnologia”, dimt.it, 13/3/2014)
Quest’anno, inoltre, per la prima volta, è previsto anche uno spazio per la cosmetica: Eskin, The Excellence of Beauty. Particolare risalto sarà dato allo skin care, al make-up di alta qualità, alla cosmeceutica (prodotti cosmetici/farmaceutici) e ci sarà anche una sezione organic/bio, un universo interessante. (Sofia Catalano, «Esxence», come fare della profumeria un’arte, “Corriere della Sera”, sez. Beauty, 20/3/2015, p. 34)
I cosmeceutici, invece, rappresentano una categoria di prodotti che potrebbe avere un ruolo nella terapia della D[ermatite] A[topica], in quanto cercano di influenzare positivamente la cura delle dermatiti tramite l’impiego di sostanze di sintesi [...]. (Paolo Fabbri, Carlo Gelmetti, Giorgio Leigheb, Manuale di dermatologia medica, Milano, Edra Masson, 2015 [s. p.])
Negli anni successivi assistiamo a una diminuzione considerevole delle occorrenze per entrambe le parole. Come abbiamo già accennato, cosmeceutico ma soprattutto cosmeceutica sono da considerare rilanci: infatti i due termini hanno cominciato a circolare più massicciamente soltanto a partire dal 2020, allargando i loro àmbiti d’uso e divenendo sempre più comuni:
Esistono cosmetici da preferire con la mascherina? «I cosmeceutici con sostanze bioattive. Esistono diverse linee skincare che si adattano in modo complementare ai trattamenti estetici professionali». (Rossella Burattino, Sieri, make up e idratazione. La pelle sotto la protezione, “Corriere della Sera”, sez. Beauty, 23/9/2020, p. 9)
Oltre alla nutriceutica alla quale si è fatto riferimento nel testo, un altro caso di convergenza settoriale è quello della cosmeceutica, che ha origine dal diffuso bisogno di curare la propria immagine e il proprio aspetto fisico ricorrendo all’assunzione farmacologica di principi attivi, per esempio per influenzare la funzione biologica della pelle e per migliorare la salute e la bellezza. (Giuseppe Bertoli, Bruno Busacca, Customer Value, Milano, Egea, 2020)
Per raggiungere l’obiettivo i due imprenditori hanno fatto proprie le più moderne ed evolute ricerche dermocosmetiche, in particolare quelle dedicate alle molecole intelligenti e ai trattamenti di cosmeceutica avanzata. (Una beauty routine all’avanguardia, repubblica.it, 27/5/2021)
L’obiettivo dell’azienda è supportare i professionisti nel massimizzare il valore del trattamento in clinica e aumentare la percezione del valore dei pazienti, offrendo cosmeceutici ad alte prestazioni che accompagnano e ottimizzano i risultati di tutti i trattamenti estetici (peel, laser, botox). (Scienza alleata naturale della pelle, repubblica.it, 6/11/2021)
Per cosmeceutici si intendono sostanze bioattive che hanno effetti benefici, sia estetici sia medici. (Ines Mordente, #AcneRevolution, Milano, Sperling&Kupfer, 2022)
Segnaliamo anche la presenza delle forme cosmoceutico (1.410 risultati nelle pagine in italiano di Google) e cosmoceutica, che conta un numero non trascurabile di attestazioni nelle pagine di Google: 5.490 risultati, dovuti per la maggior parte alla presenza di una casa cosmetica che usa questo termine nel proprio marchio.
Vale la pena infine considerare la semantica dei termini, in relazione alla definizione che ne fornisce la legislazione vigente, proprio perché essi individuano una categoria di prodotti a metà tra i cosmetici e i farmaci, spesso difficili da individuare. Come la legislazione americana, anche quella europea e italiana non contemplano la categoria dei cosmeceutici. Nell’articolo 2 del Nuovo regolamento Europeo n. 1223/2009 si definisce il prodotto cosmetico come
qualsiasi sostanza o miscela, destinata a essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei. (Regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici, “Gazzetta ufficiale dell’Unione europea”, serie L, n. 324, 22/11/2009, pp. 59-209, a p. 64)
Stando a questa definizione sembrerebbe che le sostanze funzionali del prodotto cosmetico non debbano superare la barriera dell’epidermide e fermarsi a un’azione “esornativa” della persona. Effettivamente l’etimologia della parola cosmetica ci suggerisce proprio questo: dal greco kosmetiké (tekhne) ‘l’arte di adornare’ (da kosmeo ‘adornare’, a sua volta da kosmos ‘mondo, universo’ e per estensione ‘ordine, ornamento’). Negli ultimi anni, però, sempre più spesso i prodotti cosmetici sono stati arricchiti di principi attivi in grado di avere effetti simili a quelli di un medicinale che la Comunità europea definisce come:
ogni sostanza o composizione presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane o animali, nonché ogni sostanza o composizione da somministrare all’uomo o all’animale allo scopo di stabilire una diagnosi medica o di ripristinare, correggere o modificare funzioni organiche dell’uomo o dell’animale. (Regolamento (CE) N. 496/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 maggio 2009 sul certificato protettivo complementare per i medicinali, “Gazzetta ufficiale dell’Unione europea”, serie L, n. 152, 16/6/2009, pp. 1-10, a p. 2)
A differenza del cosmetico, il farmaco ripristina, corregge o modifica le funzioni organiche della persona (o dell’animale). A queste due categorie di prodotti se ne aggiungono altre due: i dispositivi medici e i presidi medico-chirurgici che non tratteremo in questa sede. Ciò che ci interessa è la difficoltà nella definizione del prodotto cosmeceutico in quanto anche gli specialisti sono concordi nell’affermare che un farmaco stricto sensu può anche avere effetti cosmetici, migliorando l’aspetto esteriore, così come un cosmetico di ultima generazione può avere effetti curativi modificando le funzioni organiche dell’essere umano, al pari di un medicinale. All’individuazione di un settore ibrido di prodotti corrisponde la creazione di queste nuove parole, le quali però non sono state usate all’interno della legislazione, proprio perché questa non riconosce né tutela (o sancisce) i cosmeceutici:
Il legislatore comunitario, pur consapevole del problema (che costituisce principale oggetto del dibattito giuridico sui cosmetici) ha scelto di non creare, come in realtà da più parti suggerito, un tertium genus di prodotti detti cosmeceutici. L’Unione ha negato che i prodotti ricadenti nella c.d. zona grigia debbano disporre di un particolare statuto giuridico, delegando i tribunali a risolvere caso per caso i conflitti di qualificazione, ma ha introdotto un’ampia deroga all’impostazione fin’ora seguita per i prodotti che contengano nanomateriali, per i quali deve essere «assicurato un livello elevato di protezione della salute umana» [...]. Negli auspici degli osservatori (e si noti, di gran parte dei medici che soffrono l’assenza di una disciplina più efficiente) si sarebbe inoltre potuta introdurre la nozione di cosmeceutico (da cui far discendere un particolare trattamento giuridico) e istituire un sistema di vigilanza (cosmetovigilanza). (Maria Cecilia Paglietti, Cosmetics law e tutela del consumatore. La disciplina dei cosmetici tra persona e mercato, soluzioni contrattuali e aquiliane, “Diritto Mercato Tecnologia”, dimt.it, 17/1/2013)
Nonostante questo vuoto a livello legislativo, non possiamo ignorare che entrambe le parole, cosmeceutico e cosmeceutica, stanno avendo un incremento d’uso notevole, destinato probabilmente a crescere nei prossimi anni grazie ai continui avanzamenti nel campo cosmetico e farmaceutico.