Parole nuove

Armocromia

  • Luisa di Valvasone
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2022.25844

Licenza CC BY-NC-ND

Copyright: © 2022 Accademia della Crusca


Se siete frequentatori della rete e dei social network vi sarà probabilmente capitato di imbattervi in articoli, post e video che vi spiegano “a quale stagione appartenete” – estate, autunno, inverno, primavera – in base ai colori del vostro viso, della vostra pelle, dei vostri occhi e capelli, e che – proprio in base alla “vostra stagione” – vi invitano a indossare vestiti di una certa palette (cioè ‘gamma, tavolozza’) di colori piuttosto che di un’altra. Di cosa stiamo parlando? Di armocromia, ossia dello studio del colore finalizzato alla valorizzazione dell’aspetto estetico di una persona. Divenuta di tendenza in Italia negli ultimi anni, l’armocromia affonda le sue radici nella colorimetria e nelle molteplici analisi del colore proposte e portate avanti negli ultimi due secoli (ad esempio, dal pittore Johannes Itten), ma – stando ai molti articoli pubblicati in rete, peraltro non sempre concordi tra loro – inizia a essere definita come “tecnica estetica”, applicata in particolare nel mondo del cinema americano a colori, verso la metà del XX secolo. Tra gli anni Settanta e Ottanta, la pubblicazione di alcuni volumi dedicati all’argomento (come Color Me a Season di Bernice Kentner, pubblicato nel 1978, e Color Me Beautiful di Carol Jackson, pubblicato nel 1980) favorì la diffusione della tecnica su larga scala, nei paesi anglosassoni (nei quali peraltro, come vedremo, il concetto viene indicato come color analysis) e al di fuori. Un inserto redazionale di Donna moderna n. 8 del 28 febbraio 1996 (segnalatomi da Mariella Canzani, che ringrazio), dal titolo Come svegliarsi e essere felici, in cui si parla di “stagioni”, di “tipo cromatico”, di colore della pelle, dei capelli e degli occhi e di “gamma di colori ideale” per valorizzare il trucco e l’abbigliamento, secondo un test “messo a punto negli Stati Uniti”, senza chiamare però tutto ciò armocromia. In Italia, in anni più recenti, ha avuto molto successo di pubblico il manuale della consulente d’immagine Rossella Migliaccio intitolato appunto Armocromia (Milano, Vallardi, 2019). Alcuni tra i molti lettori che ci hanno segnalato il neologismo attribuiscono a Migliaccio la “maternità” di armocromia. Come vedremo, però, il termine circolava, seppur limitatamente, anche prima della pubblicazione del libro.

Tornando al significato della parola, oggi per armocromia si intende quella teoria, usata perlopiù nell’ambito della consulenza d’immagine, della moda e della cosmetica, che stabilisce principi in base ai quali trovare un’armonia tra i colori dell’abbigliamento o del trucco e le caratteristiche cromatiche della persona, identificabili dalla carnagione, dal colore dei capelli e degli occhi. Secondo l’armocromia, ognuno di noi rientra in una categoria cromatica associabile ai colori tipici di una delle quattro stagioni – primavera, estate, autunno, inverno – e che, generalmente, sono suddivise in molteplici sottogruppi (caldo, freddo, profondo, brillante, ecc.). Ad esempio, generalizzando molto, rientrano solitamente nel gruppo “inverno” le persone dai capelli scuri, mentre quelle bionde sono spesso associate alla stagione estiva. Tuttavia, i parametri sono decisamente più complessi e riguardano, tra l’altro, anche la tonalità degli strati meno superficiali della pelle e il contrasto tra i colori del viso. A ogni stagione, e sottogruppo, è abbinata una palette di colori da utilizzare nell’abbigliamento (e non solo); l’unione tra i colori della palette e l’incarnato della persona creerebbe un’armonia cromatica in grado di esaltarne le caratteristiche estetiche (cromatiche), ad esempio, illuminando il viso e facendo risaltare i colori naturali. Quanto detto fin qui riassume il significato di armocromia e suggerisce quali siano le sue applicazioni, ma ai nostri lettori interessati basterà una rapida ricerca in rete per trovare migliaia di riviste e blog di bellezza dedicate all’argomento.

Chiarito, almeno a grandi linee, il significato, occupiamoci ora della forma della parola armocromia, della sua origine e della sua diffusione nel lessico italiano. Il sostantivo femminile armocromia (rara la scrittura col trattino armo-cromia) è una parola macedonia composta dalle prime due sillabe di armonia (dal greco harmonía ‘accordo, proporzione’) e dal suffissoide -cromia (dal greco -chrōmía, derivato di chrôma ‘colore’), secondo elemento tipico di composti, derivati dal greco o formati modernamente, col significato di ‘colorazione’ (Devoto-Oli 2022); dunque, propriamente armocromia sta per ‘armonia del colore’. La parola non deriva dall’inglese americano, che invece impiega la locuzione (personal) color analysis o, più raramente, seasonal color analysis e skin-tone matching. La perifrasi analisi del colore è in effetti in uso anche in italiano, sebbene si tratti di un uso minoritario.

Alla data del 10/10/2022, armocromia non è presente nei dizionari dell’uso, con l’unica eccezione del Devoto-Oli 2023 (edizione elettronica), che lo registra come sostantivo femminile, appartenente all’ambito dell’abbigliamento, con la seguente definizione: “Metodo per determinare quali tinte si armonizzino meglio con le sfumature di carnagione, occhi e capelli di una persona, in modo da progettare l’abbinamento personalizzato di capi di vestiario e cosmetici”. Il dizionario fornisce anche una data di prima attestazione: il 2004. Tuttavia, almeno in rete, non si riscontrano occorrenze pertinenti di armocromia risalenti a tale anno. Per meglio dire: emergono dalle ricerche alcune isolate e occasionali attestazioni di armocromia risalenti al primo decennio degli anni Duemila, nelle quali però il significato della parola è diverso e, come vedremo, applicato ad altri ambiti.

L’unica attestazione datata 2004 che si rintraccia su Google libri è il titolo − “Armocromia e comunicazione” − di un paragrafo del manuale di Daniele Callini, La formazione del management per la gestione delle risorse umane (Milano, FrancoAngeli, 2004, p. 126) in cui si trova anche la locuzione comunicazione armocromica. A questa attestazione ne segue una del 2006, rintracciabile all’interno del catalogo (solo parzialmente consultabile su Google libri) di una mostra, intitolata “Differente”, dedicata alle opere dell’artista Antonia Ciampi e tenuta alla Reale Accademia di Spagna a Roma, dall’11 ottobre all’11 novembre 2006 (con testi in inglese, italiano e spagnolo):

In contrasto con i giorni precedenti la fecondazione. Era nuovamente stata fecondata... chissà la prossima mostra, chissà dove, chissà quando. Chissà che cosa! Io non capisco nulla di stili, di armocromia, di pantone o di mosaico minuto. (Antonia Ciampi. Differente, a cura di Silvia Evangelisti Bologna, Damiani, 2006)

Come possiamo intuire dal contesto, il termine armocromia è qui impiegato in un significato più ampio rispetto a quello del neologismo oggetto della nostra analisi. Come detto, non è l’unica occorrenza in cui il sostantivo è usato nel significato, rimasto minoritario, di ‘armonia dei colori’ o, più spesso, di ‘armonia fra i colori e gli stati d’animo di chi è destinato a percepire quei colori’, riferito ora all’arte, ora alla psicologia o a strategie di marketing e comunicazione. Si tratta perlopiù di occorrenze sporadiche, occasionali, che ci confermano, però, una circolazione del vocabolo, seppur limitata, prima ancora che si radicasse nel significato divenuto oggi più comune.

La prima effettiva attestazione di armocromia nel nostro significato si può rintracciare in una discussione, datata 2011, di un forum di cosmesi. L’attestazione, in realtà, è contenuta in una citazione che rinvia a un articolo precedentemente pubblicato nel blog capellidifata.it, oggi non più attivo (è dunque impossibile risalire alla data dell’originale, verosimilmente di poco anteriore):

L’armocromia studia le caratteristiche cromatiche personali.
[…] Nota di colore (è proprio il caso di dirlo): l’armocromia è sfruttatissima nello star system hollywoodiano, sin dai tempi dei primi film a colori. (Intervento del 12/4/2011 su Neve Cosmetics Forum)

Le occorrenze che si rintracciano in rete a partire dal 2011 sono sporadiche, prevalentemente concentrate nei blog dedicati alla moda, alla bellezza e alla cosmesi. Google Trends ci mostra, di fatto, una crescita esponenziale solo a partire dal 2019, anno in cui è stato pubblicato il manuale Armocromia di Rossella Migliaccio:

 

Da una ricerca tra le pagine in italiano di Google del 2/8/2019 (ringrazio Matilde Paoli per i dati) emergevano 63.800 risultati per armocromia; la stessa ricerca ripetuta il 3/8/2022 restituisce ben 231.000 risultati (621 per la grafia separata col trattino), ai quali possiamo sommare i 1.590 di Google libri.

La presenza del neologismo si nota anche nella lingua della stampa. Tra le 37 occorrenze presenti nell’archivio della “Repubblica” (ricerca del 3/8/2022), tuttavia, la prima, che risale al 2006, propone l’uso occasionale di armocromia legato all’impiego dei colori nel marketing, oggetto di una tesi di laurea in Scienze della Comunicazione discussa presso l’Ateneo di Bologna. Le successive occorrenze dell’archivio del quotidiano si hanno a partire dal 2019 (ma la maggior parte dei risultati riguarda il libro di Rossella Migliaccio):

Merito dell’armocromia, come spiega Anna Agosto, personal shopper delle Gru […]. “Armocromia e body shaping sono fondamentali per sapere cosa comprare. La prima è lo studio dei colori a seconda del mix di carnagione, colore degli occhi e dei capelli che portano a dividere le persone in quattro stagioni, ognuna con la propria palette […]”. (Sarah Martinenghi, “Saldi, prima di spendere controllate nell’armadio cosa vi serve davvero”, “la Repubblica”, 4/1/2022)

Anche i 6 risultati che emergono dalla ricerca nel sito del quotidiano “La Stampa” partono dal 2019. L’archivio del “Corriere della Sera” contiene 19 occorrenze per armocromia; la prima, isolata, è del 2011; seguono un’occorrenza del 2019 e le altre del 2020, molte delle quali legate ancora una volta al libro di Migliaccio:

«Una cosa che ci sta molto a cuore è spiegare il rispetto della “armocromia”, la cromia che una persona ha di natura». Anche la decolorazione ha le sue regole. “Non possiamo accettare una tinta biondo platino su una donna spiccatamente mediterranea e invitiamo i nostri collaboratori a non forzare troppo la mano, a non imporre colori inadatti al carnato”. (Michela Proietti, I fratelli «bio» che credono nell’armocromia, “Corriere della Sera”, sez. Beauty, 10/11/2011)

Tutte "primavere" o "estati", seguendo la teoria ora molto in voga dell’armocromia (non sapete cos’è? le basi si recuperano con il manuale Armocromia, pubblicato per Mondadori lo scorso autunno dalla consulente d’immagine Rossella Migliaccio e da allora saldamente in classifica): primavera è chi ha colori chiari, brillanti, a fondo caldo, e estate è chi ha un sottotono freddo − molte pelli rosate tipiche dell’estremo Nord − ma colori chiari, capelli platino, occhi cerulei. (Irene Soave, La generazione Thunberg e Marin inventa la nuova bellezza nordica, “Corriere della Sera”, sez. Beauty, 12/3/2020)

Elisa Scagnetti è una “personal stylist” che sin dal primo momento ha preso parte a questi appuntamenti. È esperta di armocromia: indica a bimbi e ragazzi la loro palette di colore ideale per valorizzare occhi, capelli e pelle. Sul tavolo di Elisa c’è uno specchio e dei cartoni con le varie combinazioni di colori. (Chiara Baldi, All’Istituto dei Tumori di Milano si dona un sorriso con i corsi di make-up. Stella: “Questo è un posto dove ci si aiuta l’un l’altro”, “La Stampa”, 16/12/2019)

Le occorrenze più interessanti, però, si rintracciano nell’archivio storico della “Stampa”, con 3 risultati in due testi del 2000 (data anteriore a quella riportata nel Devoto-Oli), scritti dalla stessa autrice. In entrambi il concetto di armocromia rimanda a studi sul colore legati alla psicologia, e successivamente applicati all’abbigliamento: 

potenza del colore. Ovvero armocromia, tic del nuovo millennio che molti applicano maniacalmente al guardaroba scegliendo i colori degli abiti in base alle loro influenze sul [sic] propria psiche e su quella degli altri. L’azzurro rassicura, il rosso papavero trasmette senso dell’umorismo, il marrone placa lo spirito competitivo… (Antonella Amapane, Erotismo a tavola, l’estate è servita, “La Stampa”, sez. Costume, 29/7/2000)

Ai lunatici dandy non basta regalare un golf di cachemire e via. Bisogna scegliere il colore secondo i nuovi studi di armocromia scoprendo gli influssi di ogni singola sfumatura sull’umore. Per gli attaccabrighe i sedativi azzurri, per i posa-piano i rossi galvanizzanti... (Antonella Amapane, Il regalo dell’ultimo minuto, “La Stampa”, 21/12/2000)

Diversamente da quel che si intende per armocromia nell’uso degli ultimi anni, qui la scelta del colore di un capo d’abbigliamento è dettata dalle sensazioni psicologiche che il colore stesso può indurre nelle persone, indipendentemente dalle loro caratteristiche fisiche e cromatiche. D’altronde, come accennato, le teorie e gli studi sul colore, declinati in vari settori, hanno una lunga storia e rappresentano tasselli passati e studi di riferimento fondamentali anche per le attuali applicazioni della “moderna” armocromia nell’ambito dell’immagine e dell’estetica. 

Ricapitolando, possiamo dire che il termine armocromia compare saltuariamente nel lessico italiano almeno dai primi anni Duemila con significati legati a teorie del colore in uso negli ambiti dell’arte, della psicologia, della comunicazione e del marketing. Nel 2011 si rintracciano le prime isolate occorrenze di armocromia in riferimento alle caratteristiche cromatiche delle persone, mentre dal 2019, grazie anche al successo del libro di Rossella Migliaccio, l’armocromia – così come l’abbiamo descritta nella prima parte di questo articolo − diviene una tendenza nel mondo della moda e della bellezza, comportando una diffusione massiccia del termine.

Oltre all’ormai stabilizzato armocromia, in rete e sui social network si registrano varianti e locuzioni sinonimiche, anche se meno diffuse (la ricerca dell’hashtag #armocromia restituisce, ad esempio, 222.000 post su Instagram e più di 350 milioni di visualizzazioni su TikTok). Come già accennato, in alcuni casi possiamo trovare, in alternativa, le locuzioni analisi del colore (143.000 risultati tra le pagine in italiano di Google, ma si può ipotizzare che molti di questi risultati non siano in realtà pertinenti), traduzione dell’inglese (personal/seasonal) color analysis, e analisi armocromatica (1.840 risultati). Il composto cromoarmonia (anche nella grafia cromo-armonia), con ordine inverso dei due elementi, conta, invece, 784 risultati su Google ed è impiegato sia come variante di armocromia nel senso che qui abbiamo analizzato (in particolare, è spesso citato un volumetto sull’armocromia di Anita Valerio: Piccolo manuale di CromoArmonia, 2021), sia nel significato legato alla psicologia e alle emozioni indotte dai colori:

Il giardino terapeutico è stato progettato con lo studio del verde e l’intento di creare un luogo studiato per originare nei pazienti sensazioni di benessere. Nel giardino si è tenuto conto dei principi della cromoarmonia partendo dal colore del verde delle piante in grado di trasmettere tranquillità ed equilibrio. (Zingaretti inaugura reparto psichiatria S. Filippo Neri di Roma, www.askanews.it, 7/2/2019)

Per concludere, segnaliamo che la popolarità del fenomeno negli ultimi anni ha contribuito alla nascita e alla diffusione di alcuni derivati di armocromia. Tra questi il sostantivo armocromista (4.040 risultati tra le pagine italiane di Google; 106 per armocromisti, 263 per armocromiste) che denomina una persona che si occupa o che è esperta di armocromia, ‘analista del colore’, e l’aggettivo armocromatico (1.590 risultati, 8.330 armocromatica, 1.110 armocromatici, 2.230 armocromatiche), usato perlopiù al femminile nella coppia già vista analisi armocromatica e anche in locuzioni come stagioni armocromatiche, make up armocromatico, abiti/abbinamenti armocromatici.