DOI 10.35948/2532-9006/2023.27900
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Abbiamo ricevuto molte domande che vertono sulla preposizione da utilizzare coi nomi di luogo e in quali casi sia necessario anche l’articolo determinativo.
Davanti a nomi di luogo la scelta tra le preposizioni in e a è soggetta a oscillazione. L’uso attuale prevede a con i nomi di città e in coi nomi di regione e nazione: “vivo a Napoli” ma “in Piemonte”, “in Argentina”. Bisogna tuttavia ricordare che nell’italiano antico in davanti ai nomi di città era diffuso: “A voi, che siete ora in Fiorenza, dico che ciò ch’è divenuto par v’adagia” (Guittone d’Arezzo, Rime); “ma sanza battaglia si tornarono in Milano i signori della Torre” (Giovanni Villani, Cronica) e tale abitudine sopravvive ancora nell’Ottocento. Se osserviamo l’uso di Manzoni notiamo che, mentre nel Fermo e Lucia in e a oscillano più o meno paritariamente, nei Promessi Sposi prevale in (cfr. Serianni 1988 VIII.85). Con i nomi di strade la forma prevalente è in: “abito in via Tasso”, anche se da qualche tempo sta trovando una certa diffusione a, per influsso della parlata romana: “abito a via Tasso“ (si veda la risposta di Luca Serianni).
Di diffusione e accettabilità più limitata la preposizione su, che troviamo in espressioni come “la ditta opera su Milano” oppure “cerchiamo nuovi addetti alle vendite su Genova”. Qui la preposizione, come ha ben spiegato Massimo Fanfani è il risultato della contrazione della locuzione sulla piazza di, diffusa da secoli nella terminologia commerciale. La costruzione, circoscritta a un preciso ambito settoriale che presuppone il riferimento a un’attività lavorativa, stona se usata in altri contesti (per es. “attico su Milano” o “per me è uno dei migliori ristoranti su Milano”, citando a caso due esempi tratti dal web) e non è utilizzabile con verbi che esprimono uno stato o un movimento (nessuno direbbe o scriverebbe “abito o passeggio su Milano”). Per altre vie e sulla base di altri modelli (“la marcia su Roma”, il celebre film di Francesco Rosi Le mani sulla città) su è presente anche in espressioni come “la speculazione su Napoli”, “le mani della mafia su Palermo”. In questi casi la preposizione assume, a partire dai valori semantici che le sono propri (“un violento temporale si è abbattuto su Roma”), un significato estensivo che presuppone l’osservazione di un fenomeno dall’alto, a volo d’uccello (o, diremmo oggi, di drone). Una prospettiva a cui siamo ormai abituati da decenni di esposizione ai media visuali, che ha avuto una certa fortuna nei titoli di libri, sia di saggistica sia di narrativa: Piombo su Milano (di Gianluca Ferraris), Le mani su Milano. Gli oligarchi del cemento da Ligresti all’Expo (di Franco Stefanoni); L’inferno su Roma. Il grande incendio che distrusse la città di Nerone (di Alberto Angela), Fuoco su Napoli (di Ruggero Cappuccio).
Quanto all’uso dell’articolo, coi nomi di regione e subregione si possono individuare solo delle regolarità parziali: i nomi plurali di solito lo richiedono (“nelle Marche”, “nelle Asturie”, “nelle Fiandre”), quelli singolari no (“in Lombardia”, “in Campania”, “in Liguria”, ma “nel Lazio”; cfr. però la risposta di D’Achille). Questa regola è rispettata anche nel caso di Abruzzo: la forma ormai desueta Abruzzi (che tuttavia è quella ancora utilizzata nella Costituzione) richiede l’articolo, mentre con la forma al singolare si ha l’omissione. Inoltre, richiedono l’articolo i nomi di subregioni formati con vari suffissi: -ese (Casentinese, Viterbese, Messinese), -asco (Comasco), ‑ano (Lodigiano), -ino (Feltrino, Perugino, Potentino). Coi suffissati in -ino e negli altri casi c’è oscillazione tra forme con e senza articolo: “vado nel (o in) Casentino”, “in/nel Cilento”, “in/nel Salento”, “in/nella Garfagnana”. L’impressione è tuttavia che la variante senza articolo si avvii a diventare prevalente, indipendentemente da influssi regionali: da una ricerca condotta su Google (dicembre 2022) risulta che nell’espressione “cosa vedere in/nel Casentino” la variante senza articolo prevale per circa 3 occorrenze a 1; più o meno le stesse proporzioni si registrano con l’espressione riferita al Cilento, al Salento e alla Garfagnana.
Coi nomi di catene montuose, riferibili per estensione anche alle regioni attraverso cui si snodano, è necessario l’articolo: “andare, soggiornare negli Appennini, nelle Alpi, negli Urali”. La preposizione richiesta è in (“progettare una vacanza nelle Dolomiti”), ma può essere anche su. Quest’ultima scelta è corretta se ci si riferisce in senso stretto alle montagne (“sciare sulle Dolomiti”), meno se ci si riferisce genericamente alla regione, come avviene in questo esempio tratto dal web: “Sulle Dolomiti si mangia benissimo tra ristoranti stellatissimi e malghe dove assaggiare i prodotti direttamente prodotti dal contadino” (Dolomiti, l’opera architettonica più bella del mondo, italia.it, 21/9/2022).
Infine la forma in Dolomiti, che pure è usata regionalmente in ambito turistico promozionale (Scialpinismo in dolomiti. Oltre 100 itinerari, 6 traversate di più giorni (di Enrico Baccanti, Francesco Tremolada, Milano, Versante Sud, 2019); “Se vuoi cominciare ad arrampicare in Dolomiti, affidati a noi” (Vie su roccia in Dolomiti, xmountain.it), non è pienamente accettabile. In questo caso l’uso potrebbe essere stato influenzato dalla tendenza genericamente settentrionale a omettere l’articolo in espressioni come ”lavoro in Telecom” (anziché “alla Telecom”) o con alcune determinazioni temporali come settimana (“ci vediamo / vengo a trovarti settimana prossima”).