Consulenze linguistiche

Tra architettura e geometria: qualche nota sul prestito francese colonna tòrsa

  • Matteo Mazzone
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2022.25878

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Quesito:

Un nostro lettore ci chiede delucidazioni in riferimento all’uso dell’espressione colonna tòrsa rispetto a colonna tòrta, nonché al significato assunto dalla locuzione in ambito geometrico e, aggiungiamo noi, in quello architettonico.

Tra architettura e geometria: qualche nota sul prestito francese colonna tòrsa

L’espressione colonna tòrsa – con l’accento grave indichiamo la pronuncia standard della voce, quindi con o aperta – è un prestito adattato dal francese colonne torse.
L’interpretazione linguistica del sostantivo colonna non pone alcuna difficoltà: esso, infatti, deriva dal latino colŭmna(m) e indica un elemento architettonico verticale che svolge perlopiù una funzione di sostegno delle strutture sovrastanti. Come riporta Alberto Nocentini nell’Etimologico (s.v. colonna), l’etimo latino, oltre all’italiano colonna, ha prodotto altri esiti nelle lingue romanze: nell’antico francese era attestato colombe e nell’antico catalano colona, mentre nel francese moderno ritroviamo colonne, nel rumeno corună ‘base del telaio’, nello spagnolo e nel portoghese columna. Meno chiaro, invece, risulta tòrsa, che sembrerebbe un participio passato con funzione aggettivale; il problema è che non disponiamo in italiano di un verbo a cui ricondurlo, anche se risulta intuitivo ricostruirne il significato, che dovrà presumibilmente chiamare in causa l’azione del “torcere” o simili. Ma la frontiera linguistica dell’italiano non basta per indagare i percorsi etimologici e semantici della forma tòrsa: dobbiamo quindi ricercare in altri patrimoni linguistici, e in particolare in quello francese.

L’ipotesi che questa forma sia di origine straniera trova conferma dalla consultazione del Trésor de la Langue Française (TFLi). Nella versione informatizzata del TFLi è possibile rintracciare la scheda lessicografica relativa al lemma torse, il quale, assieme alle varianti tors e torte, è trattato – oltre che come sostantivo maschile – anche come aggettivo. In funzione aggettivale, torse assume il significato di qualcosa che ‘est tordu; qui a été soumis à une torsion’ (ovvero ‘che è contorto o che ha subìto una torsione’). Scorrendo i differenti ambiti d’uso e i diversi contesti riportati dal TLFi, ritroviamo anche quello riconducibile al campo architettonico, in cui l’aggettivo è inserito all’interno della locuzione colonne torse, definita come una ‘Colonne en bois ou en pierre dont le fût est contourné en spirale’ (ossia una ‘colonna di legno o pietra il cui fusto è attorcigliato a spirale’). Interessanti, inoltre, sono le precisazioni etimologiche, dalle quali emerge che torse e le forme tors e torte sono varianti antiche del participio passato di tordre ‘torcere’. Una spiegazione etimologica simile a quella del TFLi era già stata fornita da Salvatore Torretti nel suo Corso completo di lingua francese (1812):

59. Torcere Tordre. […]. Questo verbo ha tre participj; torto generalmente fa tordu, ma del refe, della seta, delle colonne dicesi du fil tors, de la soie torse, une colonne torse. Di un bastone, di una gamba, o di un piede dicesi un baton tort, un pied tort, la jambe torte. (Salvatore Torretti, Corso completo di lingua francese ad uso degli italiani […], Milano, dalla Tipografia di Giovanni Silvestri, 1812, p. 140)

Come si nota, ciascuna delle tre forme assume un’accezione ben precisa: per il materiale tessile si utilizzerà tordu; per gli elementi architettonici – e, in particolare, proprio per le colonne – si dirà torse; infine, per gli oggetti e per le parti del corpo si impiegherà tort.

Ritorniamo, adesso, all’italiano. Poche sono le attestazioni dell’espressione colonna tòrsa nella nostra lessicografia. Il GDLI – non tenendo conto della distinzione tra o aperta (tòrso, con accento grave, che si è detto derivare dal francese torse) e o chiusa (tórso, con accento acuto, dal latino tardo tŭrsu(m), variante di thyrsus ‘gambo della pianta’) – registra un unico lemma tórso sia sostantivo che aggettivo. Tra i molti significati riportati, il GDLI segnala per tórso con funzione aggettivale quello di ‘tortile’, in riferimento alla tipologia di colonna, e per il quale viene citato, come unico esempio, quello tratto dai Principj di architettura civile di Francesco Milizia (1781), poi inseriti nell’edizione delle Opere pubblicate tra il 1826 e il 1827 (cfr. GDLI, s.v. tórso, § 9):

Pessime sono le colonne torse, cioè spirali, ed attorcigliate.

La citazione è importante perché chiarisce l’interpretazione semantica dell’aggettivo tòrse: mediante la glossa esplicativa “cioè spirali”, Milizia precisa la peculiare morfologia delle colonne che sta descrivendo. Come già visto per la lingua francese, da questo esempio si potrebbe dedurre che, anche in italiano, la locuzione colonna tòrsa o semplicemente l’aggettivo tòrsa siano termini architettonici che designano una particolare tipologia di colonna, quella ritorta cioè attorcigliata in spire lungo l’asse verticale.

Altre fonti confermano l’uso di tale espressione in ambito edilizio e costruttivo. In un importante repertorio ottocentesco della terminologia artistico-architettonica, il Dizionario storico di architettura di Quatremère de Quincy tradotto in lingua italiana da Antonio Mainardi, alla voce torsa si legge:

TORSA (Colonna) — Colonne torse — All’articolo Scanalatura abbiamo indicato con molta probabilità, per quanto ne sembra, l’origine più verisimile della forma bizzarra data alla colonna torsa. […] Così pure non possiamo ammettere che l’ipotesi, giusta la quale si pretende che la colonna torsa sia stata una imitazione dei tronchi d’alberi tortuosi. Quand’anche si volesse inclinare a questa idea, converrebbe riflettere, che la vera antichità non presenta alcun esempio di colonne torse, e quelle che si possono citare in questo genere datano dagli ultimi secoli dell’arte. […] Non dissimile è il parer nostro intorno all’origine della colonna torsa, vale a dire questa si sarà introdotta dall’abuso delle scanalature a spira. […] Siamo dunque portati a credere che la scanalatura spirale, una volta applicata a fusti di colonne, abbia fatto immaginare in alcune opere, non di costruzione, ma di decorazione, che appartengono al medio evo, delle riunioni di fusti attorcigliati insieme […] che avranno prodotta e somministrata l’idea della colonna torsa. (vol. II, 1844, s.v. torsa)

Oltre alle spiegazioni sulle origini strutturali dell’elemento architettonico, ciò che è da evidenziare è il sintagma colonne torse inserito all’inizio della voce lessicografica. Si tratta della locuzione in lingua francese alla quale corrisponde, esattamente, quella tradotta in italiano da Antonio Mainardi con torsa (colonna). Sempre nello stesso dizionario, tra le tipologie di pilastri riportati sotto il lemma colonna, ritroviamo alcune interessanti varianti scultoree proprie di quella tòrsa, ciascuna delle quali spiegata con una ricchezza di dettagli sempre più analitica. Vengono così registrate le seguenti espressioni, ciascuna affiancata dalla corrispondente francese: colonna torsa ornata (fr. colonne torse ornée), colonna torsa ornata con bastoni (fr. colonne torse rudentée), colonna torsa scanalata (fr. colonne torse cannelée) e, infine, colonna torsa a traforo (fr. colonne torse evidée) (cfr. vol. I, 1842, s.v. colonna).

Un’altra prova – più antica – che conferma la natura di prestito lessicale della locuzione colonna tòrsa ci è data dal vocabolario bilingue Dittionario italiano, e francese. Dictionaire italien, et françois (1686) di Antoine Oudin, dove si legge: “torse, Torsione, contorsione, fem. Colonne torse, colonna torsa” (vol. II, s.v. torse). È questa la prima attestazione di colonna tòrsa fino a oggi conosciuta, datata 1686.

Sul piano semantico, dunque, possiamo considerare la locuzione colonna tòrsa come un tecnicismo architettonico che assume il significato di ‘colonna ritorta e attorcigliata in spire lungo il suo asse verticale’. Un esempio vivido nella mente di ognuno di noi è fornito dalle quattro colonne tortili che costituiscono la struttura del Baldacchino di San Pietro, eseguita dall’architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini tra il 1624 e il 1633.

Il campo architettonico non è il solo nel quale la colonna tòrsa assume una particolare accezione. All’espressione, infatti, viene fornita una spiegazione e una descrizione relativa anche all’ambito matematico, e soprattutto a quello geometrico. Stando alla lettura del passo poco sotto riportato, si potrebbe ipotizzare una derivazione del significato matematico-geometrico da quello artistico‑architettonico, secondo un processo di astrazione concettuale che prevede, dopo l’osservazione della forma, l’estrazione di una serie di regole geometriche (e, di conseguenza, di formule matematiche) che descrivano e determinino la realizzazione dell’oggetto:

Si sa che la costruzione del grande e sontuoso altare di S. Pietro ha dato corso, senza ragione e per la sola bizzarria dell’Architetto, alla strana idea di una certa specie di colonne che si conoscono sotto il nome di colonne torse. Questa specie di colonne, la di cui forma esteriore non si riduce che ad essere attorcigliata e spirale secondo l’altezza, guardata con occhio geometrico non presenta che il caso di una superficie generata dal movimento di una sfera strisciante con suo centro lungo la spira di una vite ad asse verticale, e con raggio variabile a variabilità dipendente dalla legge della rastremazione della colonna […]. (Agatino San Martino, Lezioni alla cattedra di matematica sublime della Regia Università di Catania […], Catania, da’ torchi della R. Università degli Studj presso Carmelo Pastore tipografo, 1832, tomo III, p. 118)

Altre sono le testimonianze riguardanti l’uso di colonna tòrsa in ambito geometrico‑descrittivo:

Volume di una colonna torsa cilindrica.
La colonna torsa cilindrica può considerarsi generata da una sinusoide che, girando attorno un asse parallelo e situato nel medesimo piano, s’innalza contemporaneamente d’una quantità proporzionale all’angolo descritto in modo a riprendere la primitiva posizione dopo un’intiera rivoluzione. (Francesco Faà di Bruno, Volume di una colonna torsa cilindrica, “Annali di scienze matematiche e fisiche”, vol. IV, 1835, p. 128)

La colonna torsa è quella, tipica del barocco, che ha un andamento ondeggiante. […] Questa superficie elicoidale è generata dal moto di un cerchio che giace in un piano perpendicolare all’asse di rototraslazione. […] Per costruire la colonna torsa si traccia per prima l’elica direttrice, poi si costruiscono due circonferenze che hanno centro negli estremi dell’elica direttrice e giaciture perpendicolari all’asse. Questi dati sono sufficienti per ottenere la superficie per interpolazione, come loft. (Riccardo Migliari, Geometria descrittiva. Volume II. Tecniche e applicazioni, Novara, Città Studi Edizioni, 2009, p. 235)

Possiamo così estrapolare un ulteriore significato tecnico per la locuzione colonna tòrsa, assunta nel campo della geometria descrittiva. Essa va, quindi, a identificare un elicoide cerchiato generato dalla rototraslazione di una circonferenza che appartiene a un piano ortogonale all’asse di rotazione. Questa animazione, appositamente fornita dall’amico e fisico teorico Gian Andrea Inkof, aiuterà meglio a comprendere la formazione geometrico-descrittiva della colonna tòrsa.  

Quanto a colonna tòrta – laddove tòrta è da ricondurre al participio passato torto del verbo torcere – non mancano attestazioni di tale espressione in ambito architettonico. Infatti, con il significato di ‘colonna tortile, attorcigliata’ la ritroviamo in un esempio tratto dalle Osservazioni nella pittura di Cristoforo Sorte edite nel 1580 (anno, questo, che fissa la data di prima attestazione della locuzione):

Dicovi adunque che, essendo io provisionato dell’eccellentissimo Signor Federico Gonzaga, duca di Mantova, et avendomi dato carico di dipingere una camera in Castello, da quella banda che guarda verso il lago, fatta a vòlto con un sfondro nel mezzo et una navicella a torno, nella quale si doveva fingere una logia con colonne torte e balaustri e soffitto, al modo di quelle che sono in Roma su la sala di Sua Santità, talmente che rappresentasse un bellissimo chiostro […]. (Cristoforo Sorte, Osservazioni nella pittura al Magnifico et Eccellente Dottore et Cavaliere il Signor Bartolomeo Vitali, Venezia, Zenaro, 1580; ora in Trattati d’architettura del Cinquecento, s.v. torte)

La sinonimia tra colonna tòrsa e colonna tòrta è esplicitata in questo brano, tratto nuovamente dal Dizionario Storico di Architettura:

Colonna torsa ornata con bastoni — (C. torse rudentèe) — colonna torta il cui fusto è coperto di bastoni a guisa di cordoni più o meno grossi, che girano a spira, come scorgersi in varj sepolcri antichi e nella porta maggiore del Duomo di Milano. (vol. I, 1842, s.v. colonna)

Agli inizi del Novecento l’espressione compare nel saggio del 1910-1911 intitolato La colonna torta (Note sull’origine di un motivo architettonico) dell’archeologo e ingegnere Ugo Monneret de Villard e dedicato all’analisi di questa tipologia di colonna, con particolare riferimento ai monumenti tardo-romani, copti, siriani e paleocristiani.

Come per colonna tòrsa, anche la locuzione colonna tòrta è utilizzata nella geometrica descrittiva. Varrà la pena ricordare l’articolo del matematico Rubino Nicodemi, intitolato Sulla linea d’ombra della colonna torta (1916), in cui vengono esaminate le ragioni matematiche e geometriche che concorrono alla costituzione di questo particolare elicoide cerchiato. Inoltre, l’espressione compare all’interno della definizione del termine elicoide tratta dall’Enciclopedia Treccani:

Tra gli elicoidi cerchiati (generati cioè dal moto elicoidale di un cerchio) ricordiamo: la colonna torta, che è l’elicoide generato da un cerchio giacente in un piano perpendicolare all’asse […].

Alla luce delle considerazioni emerse nel corso di questa risposta, appare evidente che le espressioni colonna tòrsa e colonna tòrta possiedono una differente derivazione etimologica. La prima – con data di prima attestazione fissata al 1686 – è più recente rispetto alla seconda ed è un prestito adattato dal francese colonne torse. La locuzione colonna tòrta – più antica rispetto all’altra, come testimonia la data di prima apparizione fissabile al 1580 – è composta dal sostantivo colonna e dal participio passato torta di torcere. Sul piano semantico, invece, entrambe le espressioni sono legate da un rapporto di sinonimia e di polisemia, ossia assumono più di un significato in rapporto all’ambito in cui vengono impiegate: in campo architettonico, colonna tòrsa e colonna tòrta designano una ‘colonna tortile, attorcigliata in spire lungo l’asse verticale’, mentre in quello geometrico-descrittivo esse individuano un ‘elicoide cerchiato che si genera dalla rototraslazione di una circonferenza che appartiene a un piano ortogonale all’asse di rotazione’. Non vi è dunque una preferenza d’uso tra le due espressioni, e tantomeno una differenza d’impiego: entrambe sono valide possibilità che la ricchezza lessicale della nostra lingua offre alla comunità linguistica.


Nota bibliografica:

  • Antoine Crysostôme Quatremère de Quincy, Dizionario storico di architettura contenente le nozioni storiche, descrittive, archeologiche, biografiche, teoriche, didattiche e pratiche di quest’arte, prima traduzione italiana di Antonio Mainardi, Mantova, Fratelli Negretti, 1842-1844, 2 voll.
  • Francesco Faà di Bruno, Volume di una colonna torsa cilindrica, “Annali di scienze matematiche e fisiche”, IV, 1835.
  • Riccardo Migliari, Geometria descrittiva. Volume II. Tecniche e applicazioni, Novara, Città Studi Edizioni, 2009.
  • Antoine Oudin, Dittionario italiano, e francese. Dictionaire italien, et françois, continuè par Laurens Ferretti, achevé, revu, corrigé, & augmenté par Veneroni, Venise, chez Estienne Curti, 1686, 2 voll.
  • Agatino San Martino, Lezioni alla cattedra di matematica sublime della Regia Università di Catania, Catania, da’ torchi della R. Università degli Studj presso Carmelo Pastore tipografo, 1832, tomo III.
  • Salvatore Torretti, Corso completo di lingua francese ad uso degli italiani […], Milano, dalla Tipografia di Giovanni Silvestri, 1812.
  • Trattati d’arte del Cinquecento, a cura dell’Accademia della Crusca e della Fondazione Memofonte.

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