DOI 10.35948/2532-9006/2023.27971
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Vari lettori domandano se si possa usare legittimamente la forma daccordissimo.
Dato che i lettori scrivono daccordissimo e non d’accordissimo, immagino che le domande concernano l’ortografia, cioè l’assenza di apostrofo, non l’uso del suffisso superlativo, o elativo, se si preferisce.
L’uso del superlativo con d’accordo, oggi comunissimo per lo meno nel linguaggio familiare, la Crusca difficilmente lo potrebbe sconsigliare, dato che è stata la quarta impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1729-1738 (vol. II 1731) a introdurlo nella lessicografia italiana, con una citazione tratta dalla commedia Il Negromante di Ludovico Ariosto, data alle stampe nel 1535, dove si legge nell’atto quinto il seguente dialogo fra Cambio e Abondio (la grafia con una sola c si spiega con l’origine settentrionale dello scrittore):
Cam. Siá d’acordo.
Ab. D’acordo?
Cam. D’acordissimo.
In italiano il suffisso -issimo si aggiunge soprattutto ad aggettivi, ma si trova anche con sostantivi (occasionissima) e avverbi (benissimo), e persino con locuzioni avverbiali (d’accordissimo) o aggettivali (una vecchia signora in gambissima) e con participi verbali (è stato applauditissimo). Alcuni avverbi come benissimo o prestissimo sono neutri, utilizzabili in tutti i tipi di testo (creano invece dubbi forme come assolutissimamente e soprattutto benissimamente), mentre l’aggiunta del suffisso a sostantivi e locuzioni è stilisticamente marcata e dunque richiede contesti d’uso adeguati.
Per quanto riguarda l’ortografia, non solo l’etimologia ma anche l’uso maggioritario rispecchiato nei dizionari richiede l’apostrofo: d’accordissimo, come d’accordo. La forma senza apostrofo, che s’incontra occasionalmente, soprattutto in testi meno sorvegliati della rete, è dovuta a un cambiamento linguistico in atto. Apparentemente, la locuzione d’accordo, composta etimologicamente dalla preposizione di e dal sostantivo accordo, è percepita da alcuni parlanti come unità senza struttura interna e conseguentemente scritta come una parola singola, daccordo. Questo processo di cambiamento linguistico, dovuto anche alla drastica riduzione delle elisioni nell’italiano novecentesco (in particolare dopo le preposizioni da e di, che altrimenti si confonderebbero) è già ulteriormente avanzato in alcuni parlanti, che in posizione predicativa hanno rianalizzato il superlativo di d’accordo come aggettivo, accordandolo con il soggetto della frase: sono daccordissima, siamo daccordissimi. Usi colloquiali e informali di questo tipo sono interessanti per il linguista come spie di un cambiamento in atto, ma al giorno di oggi sono ancora sconsigliabili in testi di carattere formale.