DOI 10.35948/2532-9006/2023.27979
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Un lettore segnala un uso anomalo della forma fondamenta come femminile singolare in un articolo di Ernesto Galli della Loggia apparso sul “Corriere della sera” del 12 ottobre 2022 (leggibile qui), nel quale si legge: “Da fondamenta sicura e guida riconosciuta della costruzione europea [...] la Repubblica federale [tedesca] è diventata simbolo di un’egoistica chiusura in se stessa”.
Non v’è dubbio che questo uso sia... senza fondamento. Si potrebbe clementemente ipotizzare un refuso (fondamenta invece di fondamento), ma l’ipotesi è indebolita dal fatto che accanto a fondamenta appare un aggettivo femminile singolare, sicura, che concorda in genere e numero, femminile singolare, con il nome. Dunque in questo testo fondamenta appare davvero usato come sostantivo femminile singolare. Non possiamo stabilire se questo uso sia dovuto a una consapevole scelta di Ernesto Galli della Loggia o sia scaturito durante qualche passaggio tra redattori e correttori (automatici o meno), o per qualche altro imperscrutabile motivo. In ogni caso, non è un uso normale in italiano standard.
Il lessema fondamento deriva dal latino fundamĕntum ‘fondamento, base’, che è attestato fin da Varrone (De lingua latina, 5,37), è usato più comunemente al plurale che al singolare, e ha già in latino un senso concreto proprio dell’edilizia (come in fundamenta aedificiorum ‘le fondamenta degli edifici’, Vitr. 2, 9, 10) e uno più astratto (come in fundamentum est iustitiae fides ‘la fiducia è la base della giustizia’, Cic. Off. 1, 23, o ad evertenda fundamenta rei publicae ‘per sconvolgere le fondamenta dello stato’, Cic. Cat. 4, 13; esempi e traduzioni tratti da IL vocabolario della lingua latina di Luigi Castiglioni e Scevola Mariotti, consultato nella versione online).
In italiano i principali dizionari distinguono almeno tre sensi di fondamento, uno concreto e due più astratti, derivati metaforicamente dal primo. Il senso concreto è definito dal GRADIT ‘spec. al pl., struttura muraria su cui poggia un edificio e che ne trasmette al suolo il carico totale assicurandone la stabilità’; i due sensi metaforici sono definiti dallo Zingarelli 2023 online rispettivamente come ‘il complesso di principi che servono di base e di sostegno ad una scienza, una disciplina e sim. ’ e ‘ragione valida, fondato motivo ’. Opportunamente lo Zingarelli segnala le seguenti particolarità: “pl. fondaménta, f. spec. nel sign. proprio, fondaménti, m. spec. nei sign. fig.”. Fundamentum appartiene a quei nomi neutri in latino che avevano un plurale (nominativo e accusativo) in ‑a; questi nomi in italiano nel singolare sono divenuti maschili. Per quanto riguarda il plurale, nomi diversi hanno subito trattamenti diversi. Il caso più estremo, che non riguarda fundamĕntum, è quello in cui la forma di neutro plurale terminante in ‑a è stata reinterpretata come un femminile singolare, data la coincidenza (omofonia) della desinenza ‑a di femm. sing con quella di neutro plurale: è il caso per es. di folia ‘foglie’ > la foglia. Nella maggior parte dei casi, la forma in ‑a è rimasta plurale, ma è divenuta di genere femminile: è il caso di le braccia, le uova, e vari altri nomi. Alcuni di questi nomi, come uovo, hanno quindi in italiano un paradigma che comprende una forma singolare di genere maschile (un uovo fresco) e una forma plurale di genere femminile (le uova fresche). Altri nomi, invece, hanno sviluppato, accanto al singolare maschile in ‑o e al plurale femminile in ‑a, un plurale maschile in ‑i: per es. le braccia / i bracci, le ossa / gli ossi, ecc. Si è molto discusso se ci sia una differenza semantica tra i due plurali, e se sì, quale sia; alcuni sostengono per esempio che braccia si riferisca alle due braccia di una stessa persona, e bracci si usi solo in senso metaforico (i bracci di un edificio, di un fiume) o al massimo per indicare una pluralità di singoli bracci, non le due braccia di un solo individuo. In realtà, anche se c’è una tendenza a questa differenziazione, una certa intercambiabilità tra i due plurali di braccio non è esclusa: si trova per esempio la menorah definita sia come candelabro a sette bracci che come candelabro a sette braccia, e una folla che alza il braccio nel saluto romano si trova descritta (nel corpus la Repubblica 1985-2000) nei due modi seguenti:
Heil Hitler, bracci tesi nel saluto nazista, discorsi del Fuehrer
migliaia di braccia destre tese, saluti romani, camicie nere portate con orgoglio, qualche testa rasata
Una differenziazione dei contesti d’uso delle due forme di plurale corrispondenti a uno stesso singolare è più o meno pronunciata in nomi diversi. Un caso di differenziazione estrema è quello di membri vs. membra: solo il primo si usa nel senso metaforico di ‘persone che fanno parte di un comitato, un’associazione ecc.’, mentre il secondo sembra essere sostanzialmente un plurale tantum con il senso ‘parti del corpo’. Quindi in questo caso più che due forme di plurale di uno stesso lessema possiamo riconoscere due lessemi distinti, un normale maschile con sg. membro e pl. membri con il senso di ‘persona appartenente a un’associazione ecc.’, e un plurale tantum femminile membra con il senso di ‘parti del corpo’. Al polo opposto troviamo casi come quello di ginocchia e ginocchi, dove i due plurali non sembrano differenziati semanticamente: ginocchio andrebbe quindi analizzato come un nome sovrabbondante nel plurale. Questi e altri casi sono stati studiati approfonditamente in Anna M. Thornton, La non canonicità del tipo it. braccio // braccia / bracci: Sovrabbondanza, difettività o iperdifferenziazione?, “Studi di grammatica italiana” XXIX-XXX, 2010-2011 [ma 2013], pp. 419-477.
Il caso di fondamento / fondamenti / fondamenta va inquadrato in questo contesto. Consideriamo alcuni dati tratti dal corpus itTenTen20, consultabile tramite SketchEngine, che contiene oltre 14 miliardi di occorrenze tratte da testi reperiti in Internet. Nella tabella seguente presentiamo la frequenza in questo corpus delle due forme fondamenta e fondamenti quando sono usate come complemento oggetto di due diversi insiemi di verbi, che rientrano nelle due sfere semantiche dell’uso concreto, in edilizia, e dell’uso metaforico:
Questi dati mostrano che senz’altro il plurale maschile è più comune nel senso metaforico, e quello femminile nel senso concreto; tuttavia, nella scelta del plurale nessuna opzione è del tutto esclusa, e la sproporzione tra le due forme nei due sensi non è costante: mentre gettare i fondamenti, e soprattutto scavare i fondamenti, sono costruzioni così rare che possono apparire agrammaticali, apprendere / imparare / ripensare le fondamenta appaiono meno anomale, anche se in questi contesti si preferisce senz’altro l’uso del maschile fondamenti.
E nel singolare?
Qui osserviamo un altro tipo di differenza. Tramite lo strumento Word Sketch di SketchEngine, che identifica i contesti più comuni di occorrenza di una data forma, si può verificare che il singolare fondamento è usato abbastanza comunemente nel senso astratto, in contesti come costituisce / rappresenta il fondamento, trova / trae fondamento, e fondamento giuridico / logico / teologico / razionale / scientifico / etico / filosofico (e con molti altri aggettivi analoghi), mentre non appaiono casi in cui fondamento al singolare sia usato nel senso concreto relativo all’edilizia. Nel lavoro sui nomi con plurali in ‑a citato, di conseguenza, si era considerata anche la possibilità di analizzare fondamenta, nel senso proprio dell’edilizia, come un plurale tantum.
In questo quadro, forse si riesce a cogliere una motivazione alla base dell’uso anomalo riscontrato nell’articolo di Galli della Loggia citato in apertura: il testo vuole usare il nome fondamento in senso metaforico, ma contiene anche un richiamo al senso concreto che sta alla base della metafora, scrivendo che la Germania era “guida [...] della costruzione europea”; il richiamo al senso edilizio in qualche modo può aver fatto da attrattore per il genere femminile, proprio del plurale fondamenta, che come si è visto si usa in modo praticamente esclusivo in questo contesto; dovendo poi usare il nome al singolare, in quanto predicato della Germania, è scaturita la forma femminile singolare la fondamenta. Tuttavia, allo stato attuale tale forma può essere interpretata solo come frutto di un lapsus dovuto a fretta, stanchezza, o altro: nulla (se non la percezione di scarsissima frequenza di contesti analoghi) avrebbe impedito di usare il maschile fondamento, o, volendolo evitare in quanto percepito come rarissimo in quel contesto, di cercare una diversa soluzione che non comportasse la creazione di un femminile singolare la fondamenta (che, se si affermasse, porterebbe ad avere un nome femminile in ‑a invariabile, *la fondamenta / le fondamenta, caso finora senza paralleli in italiano standard contemporaneo). Purtroppo è ben noto che i tempi serrati richiesti per la consegna dei testi destinati alla stampa quotidiana impediscono spesso quel supplemento di riflessione che consentirebbe di pervenire a soluzioni linguisticamente più soddisfacenti.