DOI 10.35948/2532-9006/2024.34317
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Diversi lettori rilevano che nel mondo dell’industria (e non solo) l’inglese permette di esprimere efficacemente la differenza tra safety e security, mentre tradurre entrambe queste parole con l’italiano sicurezza può generare ambiguità.
Negli stabilimenti di produzione industriale e di erogazione di servizi si attuano procedure per evitare i rischi dovuti alla presenza di materiali e apparati complessi, delicati o pericolosi. In àmbito internazionale queste procedure sono trattate in maniera distinta con due diversi termini inglesi: con safety si designa ciò che riguarda la sicurezza delle persone nel contatto e nell’uso di apparati o sostanze capaci di causare loro danni, e con security la sicurezza di quelle apparecchiature e sostanze dal rischio di indebite violazioni o danneggiamenti provenienti dall’esterno.
Questa distinzione ricalca quella che i due termini hanno in inglese, dove possono talora essere usati come sinonimi, ma spesso risultano specializzati per esprimere due sensi diversi: per dirla con la sintesi che ChatGPT 3.5 (ricerca effettuata il 13/4/2024) fa a partire da tutti i dizionari in suo possesso, safety si riferisce generalmente alla condizione di essere protetti da danni, pericoli o lesioni; comprende il benessere fisico, emotivo e mentale, e comunque implica un senso di libertà da rischi o minacce. Security invece si riferisce tipicamente alle misure adottate per proteggere l’infrastruttura o ciò che contiene da minacce, rischi o accessi non autorizzati. Include azioni, sistemi e protocolli progettati per garantire la safety e minimizzare le vulnerabilità, e si concentra spesso sulla prevenzione di danni o perdite, che siano fisiche, finanziarie o informative. In sintesi, la safety riguarda più il fatto di essere esenti da danni, mentre la security riguarda le misure adottate per mantenere tale stato di safety. La safety è spesso associata al benessere personale, mentre la security può comprendere vari altri aspetti come la protezione della proprietà, delle informazioni o delle infrastrutture.
Quindi, ad esempio, tenere dei bidoni di acido ben sigillati e in locali diversi da quelli dove il personale mangia o si cambia di abito è affare di safety, mentre tenerli sotto chiave in un edificio vigilato giorno e notte per evitare che siano rubati è materia di security; ma in italiano si parlerà facilmente di sicurezza in entrambi i casi. La casistica è ovviamente assai più complessa di così. Ad esempio, la cyber security, o sicurezza informatica, riguarda tutte le possibili violazioni di sistemi informatici e digitali. E oltre alle fabbriche e alle aziende i problemi di sicurezza (in entrambi i sensi) riguardano anche soggetti diversi come gli Stati, le famiglie e altri ancora.
Alcuni lettori, non volendo rassegnarsi a usare parole inglesi, ci domandano se l’italiano abbia risorse a cui però non attinge abbastanza per esprimere questa differenza. Lamentano cioè che significati diversi, espressi da termini inglesi diversi, vengano, come nelle traduzioni professionali qui sotto riportate, “schiacciati” sull’unica parola italiana sicurezza. Quindi, da un lato:
Lightness, minor number of junctions and special pieces considerably reduce the permanence of workers in the trench, increasing safety and reducing relative costs.
'Leggerezza, minor numero di giunzioni e pezzi speciali preformati riducono considerevolmente la permanenza degli operatori dentro allo scavo, aumentando la sicurezza e riducendone i relativi costi'. (Catalogo SGK e sua traduzione su tubi.net riportata da linguee.it, 15/3/2024)
The CNH Group desires to maintain public confidence in the integrity of its operations by openly reporting on and consulting with others to improve understanding of both internal and external health, safety and environmental issues associated with its operations and its products.
'Il Gruppo CNH desidera preservare la fiducia del pubblico riguardo all’integrità delle sue attività attraverso segnalazioni e confronti aperti con altri soggetti, allo scopo di migliorare la conoscenza delle tematiche interne ed esterne in termini di salute, sicurezza e ambiente correlate alle sue attività e ai suoi prodotti'. (CNH Code of Conduct e sua traduzione professionale riportata da linguee.it, 15/3/2024)
E dall’altro:
[...] the adoption of a new joint action plan extended to include security, sustainable development, research and new technologies, education and culture;
‘[...] l’adozione di un nuovo piano di azione congiunto esteso alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile, alla ricerca e alle nuove tecnologie, [...] all’istruzione e alla cultura;’ (Traduzioni da eu2008.fr/, fornite da linguee.it, 15/3/2024)
Likewise, the individual’s right to consult personal data that relate to him may also be exceptionally restricted in accordance with the Article 36 of the Personal Data Protection Act, by statute, for reasons of protection of national sovereignty and national defence, protection of national security and the constitutional order of the state, security, political and economic interests of the state, the exercise of the responsibilities of the police, the prevention, discovery, detection, proving and prosecution of criminal offences and minor offences, the discovery and punishment of violations of ethical norms for certain professions [...]
'Del pari, il diritto della persona di consultare i dati personali che la riguardano può essere limitato in via eccezionale a norma dell’articolo 36 della legge sulla protezione dei dati personali per motivi di salvaguardia della sovranità nazionale e difesa nazionale, tutela della sicurezza nazionale e ordine costituzionale dello Stato, sicurezza, interessi politici ed economici dello Stato, esercizio delle responsabilità della polizia, per prevenire, rilevare, accertare, comprovare e perseguire reati e illeciti di minore entità, per rilevare e punire le violazioni delle norme deontologiche di talune professioni [...]’ (Traduzioni in edoeb.admin.ch, riportate da linguee.it, 15/3/2024)
Giova ricordare che i lessici delle lingue sono organizzati in maniere diverse, cioè “coprono” la realtà suddividendola in categorie che non si sovrappongono perfettamente da una lingua all’altra. Il caso di sicurezza a cui corrispondono due diverse parole inglesi è uno fra migliaia; ne facciamo adesso solo alcuni esempi per dare un’idea della consistenza del fenomeno. Dove noi diciamo portare gli ispanofoni distinguono fra llevar e traer, che significano entrambi ‘portare’, ma rispettivamente allontanandosi o avvicinandosi rispetto alla persona che sta parlando, con una differenza di significato abbastanza parallela a quella che l’italiano osserva per andare e venire. La gamma di significati che l’italiano esprime solitamente con portare è organizzata dal francese su addirittura quattro verbi: amener (portare qualcuno verso un luogo o una persona), emmener (portare qualcuno via con sé), apporter (portare qualcosa verso un luogo o persona), emporter (portare qualcosa via con sé). I tedeschi distinguono mediante i verbi gehen e fahren quello che per noi è sempre andare, ma a piedi o mediante un veicolo; e per loro la nostra mattina è fatta di due parti successive: Morgen e Vormittag. Passando dai verbi e dai nomi agli avverbi l’italiano dice presto sia per l’inglese early, tedesco früh (‘presto in assoluto, rispetto alla giornata o a un periodo dato’) sia per l’inglese soon, tedesco bald (‘fra poco, dopo poco tempo rispetto al momento in cui si parla, o a cui ci si riferisce’). Anche nell’inventario ristrettissimo delle preposizioni si trovano organizzate in modi diversi da lingua a lingua le relazioni essenziali fra le entità menzionate dalla frase: l’italiano da cumula su di sé significati che il francese esprime con de, par e depuis; ma a sua volta il francese de riunisce senza distinguerli alcuni sensi delle preposizioni italiane di e da.
I linguisti usano dire che una distinzione fra parole è tenuta in piedi dalla lingua con tanta più probabilità quanto maggiore è il suo “rendimento (o carico) funzionale”, cioè quanto più spesso quella distinzione risulta utile per esprimere ciò che si vuole dire. Il concetto nasce con riferimento ai suoni, cioè alla frequenza con cui la differenza tra due fonemi serve a distinguere parole di significato diverso. In questo senso la sua prima introduzione e i suoi più importanti sviluppi si devono ad alcuni testi fondativi della linguistica funzionale: Mathesius 1931, Trubeckoj 1939, Martinet 1955. Ma lo si può applicare a diversi aspetti del linguaggio. Quando è riferito a intere parole, significa che la distinzione fra due termini di uso meno frequente ha meno rendimento funzionale di quella fra due termini di uso più frequente: se abbiamo lo stesso nome per le varietà di ontano Alnus incana e Alnus cordata non succede niente perché (salvo che per i botanici) il carico funzionale di quella distinzione è minimo; ma se avessimo un solo nome per l’ortica e il lampone, sarebbe più scomodo; e se la parola fosse la stessa per mamma e papà sarebbe davvero un pasticcio. Tuttavia il rendimento funzionale di una opposizione dipende anche da un secondo fattore, e cioè da quanto, nell’uso concreto, le due parole e i due concetti possano rischiare di essere scambiati l’uno per l’altro. Ad esempio, in italiano casco è una sequenza di suoni che si adopera piuttosto di frequente in entrambi i suoi principali significati, ma il rendimento funzionale della distinzione fra questi è modesto perché, trattandosi del nome di un accessorio per moto (e sport) e della prima persona del presente indicativo di un verbo, compariranno sempre in frasi dove il ruolo sintattico che svolgono (di nome o di verbo) chiarisce di quale dei due si tratta: “Se mi vieni a prendere in moto porta un secondo casco”; “Qui è scivoloso, se non sto attento casco e mi faccio male”. Questo fa sì che non ci sia la concreta necessità di avere, al posto di casco, due parole di suono diverso. Lo stesso vale per riso (il cereale, o il participio passato di ridere), per folle, sali, molle, fuori dallo scritto anche per hanno/anno, e per moltissime altre parole. Diverso è se i due sensi fra cui una sequenza di suoni è ambigua appartengono alla stessa categoria grammaticale, ad esempio se si tratta di due nomi, oppure di due verbi. Lì il carico funzionale si alza, perché la sintassi non aiuta più, e il compito di distinguere deve essere assunto da qualcos’altro. Quasi sempre questo qualcos’altro è appunto la distinzione fra due parole diverse: è il caso che abbiamo fatto dell’ortica e del lampone. Tuttavia anche in casi del genere si può talvolta avere una sola parola con entrambi i sensi, per le ragioni che esporremo fra poco.
Come abbiamo visto sopra, la mancanza di parole che rendano esplicita una possibile distinzione di senso può riguardare anche termini di uso assai più frequente rispetto a quelli della sicurezza industriale di cui qui ci stiamo occupando, le cui diverse angolature sul concetto di ‘sicurezza’ potrebbero essere guardate come portatrici di un basso rendimento funzionale (vicino a quello degli ontani!); eppure anche nei casi di impiego assai più frequente la nostra lingua tollera facilmente il fatto che il suo lessico non scenda in dettaglio quanto il lessico di altre, e funziona bene lo stesso. Ad esempio, quanti fra i lettori che cercano una distinzione italiana fra safety e security hanno rilevato un malfunzionamento nel fatto che l’italiano ha la parola politica, e che con essa deve esprimere sia ciò che l’inglese esprime con politics, sia ciò che l’inglese esprime con policy? E a quanti sembra che non si possa parlare efficacemente di temi legati all’economia, perché con questa unica parola esprimiamo i due concetti cui l’inglese adibisce economy ed economics? Naturalmente anche le altre lingue si comportano in uguale maniera, quando sono loro ad avere qualche parola in meno. Questo avviene perché un termine di senso ampio o ambiguo riceve comunque una precisazione del suo significato dal contesto in cui viene adoperato. Di per sé, la parola credenza è ambigua fra i significati, entrambi nominali, di ‘convinzione, opinione, fede religiosa’ e ‘mobile per tenere stoviglie o vivande’, ma a seconda della frase in cui compare sappiamo senza difficoltà quale dei due significati va inteso: “Dobbiamo spostare la credenza dalla cucina alla sala da pranzo” evoca un senso della parola diverso da “la figura dello Yeti, o abominevole uomo delle nevi, è una suggestiva credenza di alcune popolazioni himalayane”.
Perfino se la frase è la stessa, il contesto del discorso e le conoscenze condivise ci orientano facilmente verso il senso inteso da chi parla. Sentendo dire che “Giulia ha una vecchia credenza”, se si sta parlando di come arredare un nuovo alloggio penseremo alla credenza come mobile, e il significato ideologico del termine non ci verrà neanche in mente; ma se si sta parlando di quanto poco i nostri amici abbiano appreso a scuola un sano atteggiamento scientifico, la stessa frase ci farà venire in mente che Giulia ha convinzioni arretrate, e in nessun momento penseremo a un mobile dove mettere i piatti. Questo non vale solo di parole spettacolarmente ambigue come credenza, ma anche di termini vaghi, capaci di coprire una gamma di valori: se dico che Gianni è alto, questo aggettivo verrà inteso come un valore fra circa 1,75 e 1,95 in metri: se dico che un palazzo è alto il significato passerà alle decine di metri; se lo dico di un grattacielo passerà alle centinaia di metri; e se lo dico di una montagna si riferirà a migliaia di metri (non parliamo di orbite su cui collocare satelliti: il concetto è chiaro). Ma a ben guardare questo meccanismo di precisazione del significato riguarda incessantemente ogni espressione linguistica. “Vado a scuola” significa una diversa scuola a seconda di chi parla, di dove si trova, di quando lo dice. E sempre in base a condizioni di questo tipo verrà capito come ‘vado a sentire le lezioni’, ‘vado a fare lezione’, ‘vado a sorvegliare la portineria’, ‘vado a preparare il pranzo per i bambini’, e così via. Nella tradizione linguistica contemporanea, questi diversi concetti che associamo alle espressioni linguistiche a seconda dei loro contesti d’uso vengono chiamati “concetti ad hoc”, seguendo la proposta di Lawrence W. Barsalou: si veda ad es. il suo saggio Ad hoc categories del 1983. La lingua, insomma, ha molte meno parole di quante sono le cose da designare, e per arrivare a denotare tutte quelle cose si appoggia in gran parte sul meccanismo della contestualizzazione. È una “scelta” molto conveniente, anzi indispensabile, perché ricordare un lessico con tante parole quante sono le cose della realtà, e ancora di più accordarsi tutti su di esso, sarebbe impossibile.
Quindi l’italiano affida senza problemi ai contesti d’uso la differenza che l’inglese affida alla coppia politics - policy. In “vado a votare controvoglia e non mi interesso di politica” si riconosce il senso di politics, mentre in “la politica della Banca Centrale è abbassare i tassi quando questo può dare impulso agli investimenti” riconosciamo il senso di policy.
Tutto questo ci porta a dire che in molti casi la parola italiana sicurezza può bastare, perché a seconda del contesto in cui compare verrà intesa correttamente come safety oppure come security: “quei recipienti di acido possono avvelenare qualcuno: qui non si dà abbastanza importanza alla sicurezza” suggerisce un senso diverso rispetto a: “chiunque potrebbe accedere indisturbato al deposito dei solventi, e manometterli o asportarli: dobbiamo rafforzare le procedure di sicurezza”. È per tale motivo che la prassi oggi di gran lunga prevalente in Italia è di tradurre entrambi i termini inglesi con sicurezza (lo si può verificare, ad esempio, consultando repertori che raccolgono traduzioni professionali e ufficiali, come quello di Linguee, da cui abbiamo tratto gli esempi dati in apertura).
Tuttavia, ci sono casi in cui il contesto non è generoso di specificazioni; ad esempio in testi scritti, che quindi verranno letti fuori contesto, e sintetici, che non forniscono abbastanza dettagli per capire di quale dei due significati si stia parlando. E poi, come fa notare sagacemente un lettore, sussiste pur sempre il problema della traduzione di testi inglesi o di altre lingue dove i due termini compaiano uno accanto all’altro. Come tradurre in italiano un testo straniero dove si dica che “il corso per gli addetti alla safety si svolge il lunedì pomeriggio, e quello per gli addetti alla security il mercoledì mattina”?
Qui si pone con forza l’esigenza di poter adoperare espressioni diverse. Per distinzioni simili a questa, i linguaggi settoriali adoperati in specifici campi dell’agire umano si dotano spesso di abitudini interne al gruppo degli specialisti, per cui due parole che nella lingua comune hanno significato simile assumono, all’interno di quel campo d’azione, sensi convenzionalmente diversi. Ad esempio, differenziazione e diversificazione, che nell’italiano comune non hanno sensi nettamente distinti, nel mondo aziendale e nel marketing sono compresi come due concetti indipendenti, significando rispettivamente ‘rendere il proprio prodotto diverso da quello della concorrenza’ e ‘dotarsi di una varietà di prodotti diversi’. Oppure al posto del semplice linea, che nella lingua di tutti i giorni può significare un tratto di qualsiasi lunghezza, la geometria ha bisogno di usare due parole diverse, linea e segmento, con sensi stabilmente diversi per distinguere fra “linee” di lunghezza infinita o limitata.
Nel caso di sicurezza, però, come abbiamo visto l’italiano non dispone di due sinonimi come differenziazione e diversificazione (o come linea e segmento) da specializzare in due sensi distinti. Un lettore ci domanda che cosa pensiamo dell’ipotesi di riesumare sicurtà, effettivamente sinonimo di sicurezza, e del tutto libero perché ormai da tempo in disuso. Il problema è appunto che il termine è in disuso, quindi nessuno è più abituato a usarlo. Strettamente fra addetti ai lavori, si potrebbe immaginare una sua ripresa. Potrebbe andare a coprire il senso di security, che dei due termini inglesi è forse quello il cui senso è meno vicino al significato primario e centrale dell’italiano sicurezza. Insomma, per gli specialisti sicurezza potrebbe restringere il suo significato a esprimere solo safety, cui probabilmente è già più vicino, e per security si potrebbe cominciare a dire, almeno fra gli addetti ai lavori, sicurtà. Potremmo dunque suggerire la riesumazione di sicurtà, e la funzione del suggerimento sarebbe forse quella di attirare pubblicamente l’attenzione e catalizzare l’accordo degli addetti ai lavori, accelerando il loro prendere tale nuova abitudine. Ma questo non sarebbe una garanzia sul corso degli eventi, perché tali procedimenti “dall’alto” qualche volta funzionano, e qualche volta no, anche in paesi come la Francia e la Spagna, dove pure ci sono organi come il Dispositif d’enrichissement de la langue française o la Real Academia Española, esplicitamente preposti a promulgare indicazioni rivolte alla società civile in materia di innovazioni linguistiche. Quando non funzionano è perché, per le ragioni più varie, le proposte fatte non incontrano le vere esigenze dei parlanti. Così, in Francia all’inglese computer è stata efficacemente opposta la parola autoctona ordinateur; ma l’analogo suggerimento di usare courriel (abbreviazione di courrier électronique) invece di e-mail non ha avuto lo stesso successo.
In ogni modo, anche un consiglio autorevole deve cercare di proporre qualcosa di facile da accettare. Ad esempio, conviene che la parola da inserire nell’uso abbia già per i parlanti un valore che la rende ben compatibile con il senso che deve andare a coprire. In questo senso sicurtà non sembra avere molte chances, perché non molto nella sua forma e nel suo significato la predispone particolarmente a significare gli specifici aspetti della sicurezza, tra l’altro connotati in senso moderno, che sono espressi da security. Più predisposti a questa funzione sembrano altri termini già in uso nell’italiano, come protezione, vigilanza, controllo. Lo si vede da come si adattano a sostituire il generico sicurezza negli enunciati che abbiamo usato sopra come definizioni o esempi di security: “disporre la protezione/vigilanza / il controllo di alcune apparecchiature e sostanze dal rischio di indebite violazioni o danneggiamenti provenienti dall’esterno”; oppure “chiunque potrebbe accedere indisturbato al deposito dei solventi, e manometterli o asportarli: dobbiamo rafforzare le procedure di protezione/vigilanza/controllo”. Come si vede, l’italiano ha già diverse parole che pur non essendo veri sinonimi di sicurezza le sono vicini, in quanto possono esprimere ciò che di volta in volta viene designato come security: niente impedisce di usarle. Certo, questi termini sono meno generali di security, e quindi se volessimo tradurre tutte le volte l’inglese security con una stessa parola che significhi esattamente tutto e solo quello che significa security, l’italiano questa parola forse non ce l’ha. Ma si rifletta che tale situazione inverte soltanto i ruoli delle lingue rispetto a quello che ci sembrava un problema al livello superiore: dove l’italiano ha un termine più generale (sicurezza), l’inglese ne è privo, perché deve sempre decidere se usare safety o security, ognuno dei quali esprime solo la metà del concetto complesso. Dove l’inglese ha security, l’italiano deve scegliere almeno fra protezione, vigilanza e controllo. Semplicemente, in ogni contesto, a seconda di ciò che occorre dire, si opererà questa scelta. Tradurre consiste appunto in questo, sempre; perché, come abbiamo argomentato in apertura, continuamente le lingue ci mostrano di essere organizzate diversamente l’una dall’altra, e per dire la stessa cosa si deve ricorrere a strumenti leggermente diversi da lingua a lingua.
Nulla poi vieta di tradurre una parola di una lingua con un’espressione di più parole nell’altra. L’italiano freddoloso non ha equivalente diretto e diventa who feels the cold o espressioni simili in inglese; nello stesso modo, safety si può tradurre ad esempio con sicurezza delle persone, e security con sicurezza degli impianti, o simili. Si veda che cosa accade nella frase che abbiamo riportato sopra come difficile da tradurre: “il corso per gli addetti alla sicurezza delle persone / del personale si svolge il lunedì pomeriggio, e quello per gli addetti alla sicurezza/protezione/vigilanza degli impianti il mercoledì mattina”.
Infine, nel senso di safety l’italiano non dispone soltanto di sicurezza, ma almeno anche di salvaguardia, garanzia, incolumità, fra cui scegliere a seconda di qual è il senso da esprimere nel contesto: “attivare procedure di garanzia contro i rischi da cantiere”, “addetti alla salvaguardia/incolumità delle persone”.
La traduzione non consiste nel sostituire meccanicamente un termine straniero sempre con lo stesso termine della nostra lingua. Sovente consiste nella comprensione di ciò che è detto in ciascuno specifico contesto, e nella sua resa con i termini italiani di volta in volta più adatti a esprimere quella stessa cosa. Speriamo però di avere fornito ai lettori qualche indicazione utile per procedere nei casi che gli presentavano delle difficoltà.
Nota bibliografica: