DOI 10.35948/2532-9006/2023.27943
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Sono arrivate varie richieste di chiarimento che riguardano la correttezza dell’ aggettivo questionabile, ritenuto da alcuni lettori “inesistente nella lingua italiana” e attribuito all’influenza dell’inglese questionable. A questa prima domanda se ne è aggiunta una sulla legittimità dell’uso dell’aggettivo inquestionabile.
Prima di tutto bisogna ricordare che il termine questionabile era stato già registrato come “agg. com.” sia nel Tommaseo-Bellini (1861-1879) col significato di ‘Che può questionarsi. Disputabile’, sia nel Giorgini-Broglio (1870-1897), col significato di ‘Su cui si può questionare, discutere’. Se poi consultiamo un dizionario storico moderno come il GDLI troviamo che le prime attestazioni risalgono al giurista Giambattista De Luca (1614-1683), in un testo pubblicato nel 1745, e al filosofo Melchiorre Delfico (1744-1835), in un volume del 1814. Il GDLI registra anche l’uso dell’aggettivo in funzione di sostantivo, con una citazione da una lettera dello scrittore Pietro Ercole Gherardi (1679-1752) contenuta nel carteggio con Ludovico Muratori. A confermare l’esistenza e la piena correttezza di questionabile concorrono alcuni dei più importanti dizionari contemporanei della lingua italiana (Garzanti, Vocabolario Treccani, Zingarelli), che lo registrano come “raro” o “non com.”. De Mauro nel GRADIT segnala l’aggettivo con la marca di BU (basso uso). Il Dizionario dei sinonimi e contrari Treccani ne dà come equivalenti gli aggettivi ‘discutibile, dubbio, incerto, opinabile’. In più, l’interrogazione in Google permette di verificare anche numericamente una certa vitalità del singolare (7560 occorrenze) e del plurale (9560). Questionabile risulta dunque termine diffuso non per influenza della lingua inglese, ma come regolare derivato del verbo questionare, in uso fin dal Seicento.
Il suo contrario, inquestionabile, non è stato registrato finora né nei dizionari del passato né in quelli moderni: da una consultazione in rete risulta però che l’aggettivo è di uso giornalistico abbastanza frequente. Basti citare due esempi. Il primo dal sito web della rivista letteraria “Nazione indiana”, nell’articolo del 13 dicembre 2007 firmato dallo scrittore Marco Rovelli:
Se dunque non vogliamo perdere il lavoro la macchina deve poter uccidere. È un dato naturale, inquestionabile.
Il secondo firmato da Francesca Paci, nella “Stampa” del 30/5/2015:
Poche settimane fa, per restare alla cronaca, è toccato al bengalese Ananta Bijoy Das, laico in uno stato in cui l’esistenza di Dio è inquestionabile e per questo abbattuto a colpi di macete.
In aggiunta, un esempio tratto dalla voce dedicata al geografo Lucio Gambi, firmata da Franco Farinelli nell’ottava appendice all’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti (2013):
bastando l’aproblematica e semplicistica assunzione della rappresentazione cartografica come inquestionabile immagine del mondo.
Si tratta, dunque, di un aggettivo non comunissimo (e per questo non registrato, finora, nei dizionari della lingua italiana), ma utilizzabile, perché formato in modo del tutto corretto, aggiungendo il prefisso in- a questionabile (esattamente come indiscutibile da discutibile).