DOI 10.35948/2532-9006/2022.25845
Licenza CC BY-NC-ND
Copyright: © 2022 Accademia della Crusca
Un lettore ci chiede quale sia la forma corretta per indicare l’azione dell’issare tra issazione, che gli pare “aberrante”, issamento, che percepisce come “sbagliato”, e issata che ha incontrato, accanto ad ammainata, “con una certa frequenza nelle riviste che trattano di imbarcazioni a vela”.
L’italiano dispone di vari suffissi per formare nomi d’azione a partire da verbi (cfr. al riguardo l’ampia trattazione di Livio Gaeta, Nomi d’azione, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 314-351). Molte volte più suffissati convivono, talora con significati specifici dell’uno o dell’altro, ma spesso uno solo è proprio dello standard, mentre altri sono usati solo in linguaggi settoriali e specialistici, oppure risultano arcaici, o suonano come popolari o dialettali o addirittura “sbagliati”. Ci sono del resto anche verbi che hanno prodotto un solo derivato grazie a un unico suffisso. Si comprendono bene, dunque, i dubbi dei parlanti, che – specie in assenza di indicazioni lessicografiche – non sanno individuare quale sia la forma corretta tra le alternative possibili.
In questo caso abbiamo un verbo, issare, che è proprio del lessico della marina, dove si usa nel senso di ‘far salire qlco. mediante un cavo che scorre in carrucole o sim.’ (Zingarelli 2022), con particolare riferimento alle vele (ma anche all’ancora, che si solleva con le braccia; Devoto-Oli 2022). Da lì il verbo è passato nella lingua comune (anche nella forma riflessiva issarsi), nel senso più generico di ‘sollevare’, ‘alzare’, specie se con una certa fatica. Sul piano etimologico, l’origine di issare è incerta e i principali dizionari non concordano tra loro: potrebbe essere d’origine onomatopeica, o derivare dall’antico francese hiciser, usato come grido d’incitamento fatto ai cani durante la caccia passato poi ai marinai, oppure collegarsi al basso ted. hissen ‘alzare’. Nella più antica attestazione italiana, in una poesia per musica del sec. XIV, il verbo compare all’imperativo, proprio come espressione d’incitamento, e con riferimento alla vela (“- Sai, a la vela, sai; investi gomene, / issa, issa pur ben di mano in mano. - / - La vela è su. – Da’ volta, che si’ sano”; TLIO). Lo stesso imperativo issa viene usato come interiezione (per lo più preceduto da un’altra interiezione come oh), “come voce d'incitamento reciproco per fare contemporaneamente forza quando, in più persone, si deve sollevare o rimuovere a braccia qlcu. di molto pesante” (Zingarelli 2022; direi piuttosto qlco.).
Nessun dizionario disponibile, neppure il GDLI e il GRADIT, registra un nome che indichi l’azione dell’issare. Delle tre alternative considerate dal nostro lettore, da una ricerca in rete e nel corpus di Google libri (effettuata il 27 dicembre 2021) risulta che non ci sono esempi di issazione (e dunque ha ragione lui a considerarla una forma “aberrante”). Le cose vanno un po’ meglio per issamento, di cui è possibile segnalare due esempi ottocenteschi e un paio di attestazioni contemporanee, una delle quali in un blog svizzero, ma mai con riferimento alle barche a vela, bensì alle bandiere:
Si convenne intanto che l’atto di cessione avrebbe luogo l’indomani mattina alle nove; che si farebbe per atto pubblico rogato da due notai in presenza del cardinale Patriarca e di tutte le primarie autorità, e che il segno pubblico della presa di possesso sarebbe l’issamento della R. bandiera italiana sulle grandi aste che si levano di fronte alla basilica di s. Marco, la quale sarebbe in quel punto salutata collo sparo delle artiglierie, e col suono a festa di tutte le campane della città. (Documenti e scritti autentici lasciati da Daniele Manin…, vol. II, Venezia, Antonelli, 1877, p. 575; il passo risale al 26 agosto 1848)
ISSAMENTO (1) . Si lega una catena ad una delle estremità posteriori del maiale che, collo sforzo, esercitato mediante una carrucola, viene issato (triced up). (G. Raineri, I grandi macelli di suini a Chicago, in “Giornale di agricoltura della domenica”, I, 52, 27 dicembre 1891, p. 4)
Le manifestazioni per l’annessione all’Austria, prima, ed al Sudtirol [sic] dopo, sono state piuttosto numerose, ma contenute nella forma di pochi manifestini, di alcune scritte sui muri e dell’issamento della bandiera austriaca una volta sul campanile della chiesa e un’altra sulla cima delle Tofane; aggiungasi ancora una petizione al Town Major di Cortina, firmata da 160 persone, nella quale si afferma, tra l’altro, che Cortina fa parte del territorio contestato. (Filiberto Agostini, Il governo locale nel Veneto all’indomani della liberazione. Strutture, uomini e programmi, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 363)
La questione del corretto issamento non si pone finché si tratta di una bandiera svizzera. La bandiera svizzera non può essere appesa “a testa in giù”. Un montaggio corretto non è un problema, perché la bandiera della Svizzera è simmetrica (Markus Hotz, Comprate la bandiera cantonale e issatela subito nel modo giusto, Top-fahnen.ch; non mi è stato possibile datare il passo)
Molto più numerose sono risultate le presenze di issata, che si trovano, come rilevato dal lettore, proprio nell’ambito dello sport della vela. L’uso di issata è probabilmente favorito dall’omonimia con la forma femminile del participio passato, che rende la parola più “familiare”. Ecco alcuni dei tanti esempi raccolti:
L’issata delle Vele al Museo della Marineria di Cesenatico (YouTube, 18/4/2016)
Una manovra corretta avviene principalmente se prima di un’issata tutto è stato preparato a dovere. (Il gennaker: sapete issarlo e ammainarlo correttamente?, Giornaledellavela.com, 23/4/2018)
A scuola si insegna l’issata (video nel profilo Facebook di Basilicata Vela, 29/4/2019)
I due hanno scavato un solco sugli inseguitori. Poco dopo Betta vede piegarsi la parte alta del suo albero, evento che decreta la fine della sua regata. Dietro ai due lo Snipe approfitta dell’intensità del vento che sconsiglia l’issata degli spi per non perdere terreno nei confronti dei 470 e dei Jennakerati. Peccato per i nostri lanciatissimi 420isti Moretto Liberini V. che in una scuffia prepartenza hanno perso il tangone e nel tentativo di ripristinare il giro spi per un’issata libera hanno visto la drizza sparire all’interno dell’albero: i 5' e 1/2 di distacco dal 3° sarebbero stati probabilmente annullati (Long Distance: dura selezione, Circolo Vela Eridio, 2019)
Manovre in solitaria: virata, strambata, issata, ammainata (Globalsolochallenge.com)
Issata come sostantivo compare anche, ma molto più di rado, in alcuni testi a stampa sulla vela, come mostra l’esempio seguente:
Alzare lo spinnaker è una delle operazioni più delicate che si fanno in regata e diventa molto più complicata se la vela non è stata riposta bene nel suo contenitore, che può essere un sacco o un apposito gavone in coperta.
Per sistemarlo in modo che l’issata sia facilitata, il segreto sta nel lasciare i tre angoli di penna, di mura e di scotta, fuori dal sacco e ben distinti. (Laura Romanò, La barca veloce. Tecniche di navigazione competitiva e di regolazione delle vele, Milano, Hoepli, 2012, pp. 145-146; nel testo ci sono altre occorrenze)
C’è anche un’attestazione anteriore, in un volume che raccoglie alcune opere teatrali di Raffaele Viviani, nella nota introduttiva al dramma I pescatori:
La tradizione di questi canti è legata a momenti di lavoro, nei quali il ritmo assolve alla funzione di sincronizzare i movimenti collettivi , come il tiro delle reti, il remare o l’issata delle vele. (Raffaele Viviani, Teatro, vol. IV, Napoli, Guida, 1989, p. 819)
Potremmo quindi chiudere qui il discorso, dicendo che il suffissato in -ata è quello più usato e quindi da usare. Per completezza, però, dobbiamo ricordare che Google libri ci restituisce alcune rare attestazioni, dall’Ottocento in poi, di issatura, termine che è presente anche oggi in rete:
Alcune di queste grandi moli, che alla primordiale issatura del Pianeta veramente vanno assegnate, sono altissime, piramidali, acuminate, e fatte a guglie scalpellate, inaccessibili nel loro apice; ed altre si veggono come recise e compianate; (Giovanni Maironi da Ponte, Dizionario odeporico, o sia storico-politico-naturale, della provincia bergamasca, Bergamo, Mazzoleni, 1820, p. 25)
Sopra questa telaiatura si innalzano montanti principali, pure di legname, che unitamente ad altre travi orizzontali formano il castello, ossia issatura di tutto il fabbricato (“Il Politecnico”, 57, 1909, p. 561)
Egli insegnava ai mozzi come fare i nodi ed i misteri dell’impiombatura, dell’issatura, dell’intregnatura e fasciatura del cordame (Giulio Dubbini, Architettura come casa: un confronto Europa-America, Milano, Guerini e associati, 1989, p. 32)
Nel video: le immagini del bandierone durante le fasi di issatura, accompagnato dalla musica dell’Inno Viola. (Donato Mongatti, Torna il "Bandierone" sulla Torre di Maratona ed arriva la goleada, ilsitodiFirenze.it/, 22/9/2011)
Il cuscinetto a leva è ampiamente utilizzato nei macchinari di issatura, nei macchinari di ingegneria, nei macchinari di trasporto, nei macchinari medici e nelle attrezzature di ricerca scientifica perché può sopportare un grande carico assiale, un carico radiale e un momento di ribaltamento allo stesso tempo. (Cuscinetto a sfera ad alta precisione per apparecchiature per l'ambiente, Shuangzheng - szslewingdrive.com)
Sembra tuttavia evidente, dagli esempi raccolti, che issatura abbia una certa vitalità (maggiore di quella di issamento) al di fuori del mondo delle vele. C’è invece un altro derivato che è diffuso anche in quest’ambito, almeno nelle pubblicità di certi prodotti, e si tratta di issaggio, di cui Google ci restituisce 12.800 risultati. Eccone alcuni esempi:
Asta bandiera con issaggio mit guidafune esterno (VKF-Renzel.it)
L’issaggio della bandiera al Roode Kruisziekenhuis dell’Aia, 10 gennaio 1958, bandiere, Paesi Bassi, foto agenzia stampa del xx secolo, notizie da ricordare (Alamy.it)
Dispositivo d’issaggio: interno, in nylon molto resistente, integrato nel pennone (Mannus – Pennone per bandiere in alluminio PIRAT, KaiserKraft.it)
Del termine Google libri fornisce anche qualche attestazione scritta:
Questi, o scavavano la terra, o «pulizzavano» i fossi che avevano bisogno di opera di spurgo, o «cavavano» il lapillo, o spaccavano pietre dolci, o sopportavano la fatica estenuante dell’issaggio delle colonne (Maria Raffaella Caroselli, La reggia di Caserta. Lavori, costo, effetti della costruzione, Milano, Giuffrè, 1968, p. 94)
Su pendenze così limitate nella fase di issaggio la taglia non raggiunge il carrello (la pendenza minima perché ciò avvenga è di circa il 50%), tuttavia le teste dei tronchi restano comunque sollevate da terra evitando possibili impuntamenti del carico durante l’esbosco. (“L’Italia forestale e montana”, 48, 1993, p. 374)
Possiamo tirare le fila del nostro discorso. Come già era stato rilevato a proposito dell’azione del salvare, in una risposta relativa all’alternanza tra salvataggio e salvamento, e in un’altra sulle alternanze orientamento/orientazione e fondamento/fondazione, anche nel caso del verbo issare, di cui nessun dizionario registra il derivato nominale corrispondente, possiamo rilevare la “polimorfia derivativa” dell’italiano. Se issamento e issatura sono di uso marginale, issata e issaggio sembrano avere oggi una maggiore vitalità, ma mentre issaggio (come del resto issatura e issamento) risulta usato in contesti in cui il verbo ha il significato generico di ‘sollevare’ o si riferisce specificamente all’innalzamento delle bandiere, issata è l’unico termine diffuso in testi relativi alla navigazione a vela. Possiamo quindi senz’altro consigliare il nostro lettore, interessato a questo sport, di usare issata senza problemi: si tratta di una parola ben formata, che ha dalla sua già una certa diffusione, nonostante la (pur comprensibile) assenza di registrazioni lessicografiche.