DOI 10.35948/2532-9006/2023.28997
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Alcuni lettori ci chiedono quale sia la versione "corretta" del noto proverbio: è giusto non dire quattro se non l'hai nel sacco o non dire quattro...? O catto? Oppure scacco?
Nell’Enciclopedia Treccani un proverbio viene definito un “breve motto, di larga diffusione e antica tradizione, che esprime, in forma stringata e incisiva, un pensiero o, più spesso, una norma desunti dall’esperienza”. Come risulta dalla definizione, un proverbio ha una forma fissa che non ha bisogno di essere aggiornata, e che quindi non viene declinata o coniugata secondo le differenti categorie grammaticali. Comunque così come la lingua si sviluppa con lo sviluppo della società, succede anche che i proverbi, che sono nati da una tradizione orale, sono stati esposti a cambiamenti diversi nel corso degli anni, il che significa che alcuni proverbi esistono oggi in diverse varianti, sia in diacronia che regionali.
Questo vale anche per il proverbio qui in questione. Come affermato dagli stessi lettori, esistono diverse versioni del proverbio non dire […] se non l’hai nel sacco: sono elencate versioni con gatto, scacco, matto e catto (sicuramente più frequenti quelle con quattro e gatto), e ci si chiede quale sia la versione originaria del proverbio.
Nel vecchio Dizionario della lingua italiana di Nicolò Tommaseo e Bernardo Bellini, qui citato dalla versione elettronica troviamo nella voce sacco solo la versione con quattro:
Prov. Non dir quattro se tu non l’hai nel sacco; e vale che l’Uomo non dêe fare assegnamento di alcuna cosa, infinchè e’ non l’ha in sua balia.
Lasc. Sibill. 4. 4. (C) Non bisogna dir quattro, s’altri non l’ha nel sacco; non sapete voi il proverbio?
Fir. Trin. 1. 2. Padrone, non dite quattro, se voi non l’avete nel sacco.
[G.M.] Serdon. Prov. Non dir quattro se non l’hai nel sacco: proverbio nato dal fatto di quel villano che levava i tordi dalla ragna, e schiacciava loro il capo, e a uno a uno li metteva in un sacco: ma quando fu al quarto, questo scappò.
Ammirat. Disc. 14. 4. E per questo non è punto da beffarsi di quel volgar proverbio, che non s’ha mai a dir quattro se non s’hanno nel sacco, contenendo, sotto ignobil corteccia di sì semplici parole, sentimento più profondo e importante che a prima vista non pare.
Invece nel Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia (GDLI), sotto la voce sacco (vol. XVII, UTET 1994, p. 309), vengono citate due versioni, sia la versione con gatto che quella con quattro:
Non dire gatto o quattro se non l’hai nel sacco: non illudersi di aver raggiunto un determinato scopo prima di averlo compiutamente conseguito.
Firenzuola, 639: Padrone, non dite quattro, se voi non avete nel sacco.
Serdonati [Tommaseo]: Non dir quattro se non l’hai nel sacco: proverbio nato da fatto di quel villano che levava i tordi dalla ragna e schiacciava loro il capo e a uno a uno li metteva in un sacco: ma quando fu al quarto, questo scappò.
P. E. Gherardi, CXIV-20-415: Non si dica mai gatto, finché non s’abbia nel sacco.
D’Azeglio, 7-I-87: Ho già avuto varie proposizioni di vendita, e sto in contratto per il più grande; ma non dico quattro finché non son nel sacco.
Tra i vocabolari più recenti, il Vocabolario Treccani online, sotto la voce quattro, e il Garzanti online, sotto la voce sacco, riportano solo la versione con quattro: non dire quattro se non l’hai nel sacco.
Per ciò che riguarda il significato del proverbio non ci sono divergenze, e la maggior parte degli esempi citati e anche quelli più antichi riportano la versione con quattro, che probabilmente è la versione originaria.
Quanto all’origine storica del proverbio, il folclorista siciliano Giuseppe Pitrè nel suo Proverbi siciliani (Palermo 1880, Vol. IV, pp. 363-364) cita una versione siciliana – Nun diri quattru si nun l’hai ’intra lu saccu – e ne dà la seguente interpretazione: un giovane che serviva nella cucina di un convento andava fra i fedeli a raccogliere i pani. Una volta li ricevette gettati verso il basso da un frate che era più in alto a riceverli dagli abitanti delle case più alte, e mettendoli in un sacco li contò uno dopo l’altro: “Uno, due, tre, quattro!”. Però il quarto pane gli scappò e non finì mai nel sacco, con il risultato che il frate pronunciò la frase: “E comu dici quattru s’ ’un l’hai ’ntra lu saccu?”.
Le varianti con il gatto forse possono essere spiegate, oltre che con la vicinanza fonetica tra le due parole (importante vista la trasmissione orale dei proverbi), anche come “contagio” da un altro modo di dire che contiene appunto la parola gatto insieme con la parola sacco: non comprare/vendere il gatto nel sacco.