DOI 10.35948/2532-9006/2023.27916
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Ci sono pervenuti vari quesiti che chiedono se si possano usare parole come ironismo e autoironismo accanto a ironia e autoironia.
Il dubbio di chi ci ha scritto è legittimo perché i due termini non sono presenti in molti dizionari italiani (Sabatini-Coletti, Garzanti, Devoto-Oli, Zingarelli, che registra invece ironista, datato 1904). Ma ironismo è registrato nel Vocabolario Treccani online e, sia pure con la marca BU (basso uso), nel GRADIT, che lo definisce ‘tendenza, disposizione a fare dell’ironia’. Si tratta in effetti di un termine derivato da ironia (documentato in italiano fin dal Trecento) con l’aggiunta di -ismo, suffisso molto produttivo nell’italiano di oggi per la formazione di nomi astratti, che assumono, ovviamente, un significato diversificato rispetto alle basi, anche quando queste sono, a loro volta, nomi astratti. Quanto ad autoironismo (che potremmo definire come ‘tendenza, disposizione a fare dell’ironia su sé stessi’), è formato con l’aggiunta dell’elemento auto- ‘da solo’, ‘da sé’ (dal greco autós ‘stesso’) a ironismo, ma si potrebbe anche postulare l’aggiunta di -ismo ad autoironia (parola documentata dal 1968 per lo Zingarelli).
Anche il GDLI lemmatizza ironismo, marcandolo però come ant[ico], facendolo derivare dal francese, e definendolo così: “Tendenza, disposizione a far dell’ironia, ad assumere un atteggiamento ironico. - Anche: ironia, sarcasmo”. In effetti il vocabolo potrebbe benissimo essere sostituito da ironia nei due passi riportati, entrambi di Francesco Fulvio Frugoni (1620 circa-1686), che evidentemente il GRADIT ha confuso con l’omonimo Carlo Innocenzo Frugoni (1692-1768), visto che data ironismo a prima del 1768 (prima, comunque, del francese ironisme, che è citato come possibile modello anche qui, sebbene lo si dati, tardivamente, al 1897): “Cosi accosciatomi li rimirava con ironismo inorpellato di dolcezza, poiché non potea mordere con la zanna dell’amaritudine infetta” e “Cospirava non poco all’incremento delle di lui frenesie, il sentirsi con ironismo acriminioso dar dalla nana motteggiatrice accortamente la baia”. Nel GDLI è reperibile anche un terzo esempio del termine, s.v. micterismo ‘atteggiamento o movenza beffarda del volto, scherno, beffa’, e anche questo è di Frugoni: “Il suo naso [di Diogene], col micterismo aggrinzante, accompagnava lo sarcasmo della bocca sorridente, onde s’accozzavano in lui i caratteri forieri taciti e valletti precorsori dell’ironismo socratico”. Si direbbe dunque che si tratti di un termine documentato isolatamente nel sec. XVII in questo autore, che lo usa al posto di ironia, e che riemerge poi successivamente, nel senso indicato nei dizionari, per influsso del francese, lingua in cui ironisme è attestato dal Settecento (1776 è la data indicata nel TLFi, che anticipa notevolmente quella del GRADIT, lo definisce “art de faire de l’ironie, d’être ironique” [trad. ‘arte di fare dell’ironia, di essere ironico’]).
In effetti, una ricerca su Google libri (svolta il 13 luglio 2022) mostra che fino alla fine del sec. XVIII tutte le attestazioni del termine registrate sono appunto in Frugoni (la prima sembra risalire al 1669), con soluzione di continuità rispetto a quelle posteriori. Ironismo ricompare infatti solo nel corso del secolo XIX fino al giorno d’oggi, a partire da un esempio del 1829 (“L’ironismo fa ivi pompa, perché sobri non essendo stati giammai né il dio delle uve, né il suo educatore, così non può presumersi sobrietà ne’ cuochi”; Erasmo Pistolesi, Il Vaticano, descritto ed illustrato, Roma, Tipografia della Società Editrice, vol. III, p. 149). Le attestazioni sono comunque sempre ridotte, il che può spiegare la mancata registrazione in molti dizionari.
Molto più raro è autoironismo, di cui in Google libri trovo un solo esempio recente, nella grafia col trattino: “Oh teatranti privi d’auto-ironismo e di qualsivoglia barlume veritiero imparate d’esser vivi prima ancora d’esser bravi” (Matthias Martelli, Pruno Piernasi, T’amo aspettando il contraccolpo, Torino, Miraggi, 2018).
Possiamo dunque concludere dicendo che ironismo è una parola ben formata, che esiste in italiano da tempo, ma che ha sempre avuto scarsa circolazione; può essere utile per indicare la predisposizione, la tendenza all’ironia, ma non sarebbe opportuno usarla al posto di questa parola, sebbene ci sia oggi una tendenza a ricorrere a termini più lunghi e complessi morfologicamente, tanto da sembrare più tecnici, invece delle basi più comuni, nonostante la diversità dei significati, come nel caso di problematica per problema, difettologia invece di difetto, epidemiologico per epidemico. Invece autoironismo, sebbene anch’esso sia un vocabolo ben formato, è d’uso talmente raro che è meglio evitarlo. Ma questo non deve impedirci di essere, almeno ogni tanto, autoironici!