DOI 10.35948/2532-9006/2022.25857
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Una storica dell’arte, una studentessa dell’Accademia di Belle Arti, e altri chiedono quale sia il sostantivo giusto per designare “un'artista donna che si dedica all'incisione di stampe”.
Quale sia il nome femminile corrispondente a un nome d’agente maschile è fonte di dubbio in molti casi. Il servizio di Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca ha già trattato il tema in più occasioni, sia a livello generale (con l’intervento di Cecilia Robustelli che si può leggere qui), sia in relazione a nomi o classi di nomi specifici (per nomi con maschile in -tore o -sore si veda qui e qui).
Il caso del femminile corrispondente a incisore è fonte di particolare dubbio perché in linea di principio sono possibili due diverse opzioni, incisora e inciditrice (non è possibile invece incitrice, proposto da un lettore; ma forse questa pseudo-proposta è frutto solo di un errore di battitura non corretto per trascuratezza, e molto probabilmente è da interpretare come proposta di usare inciditrice).
La Grammatica italiana di Luca Serianni (Serianni 1988, cap. III, § 67) presenta il caso che ci interessa nel modo seguente:
I nomi che al maschile terminano in -sore (perlopiù nomi d’agente deverbali: per es. aggredire → aggressore ‘chi aggredisce’), formano quasi sempre il femminile in ‑itrice, partendo dalla radice dell’infinito, terminante per d: difensore (difend‑ere) → difenditrice, offensore (offend‑ere) → offenditrice, trasgressore (trasgred‑ire) → trasgreditrice.
[…]
Incisore ha invece il femminile in ‑sora ma si tratta di una forma rarissima. Il suffisso popolare ‑sora si affianca talvolta a ‑itrice: uccisore → ucciditrice e uccisora (e così, anticamente, offensora, difensora, ecc.).
Conviene comunque ricordare che i femminili aggreditrice, difenditrice, offenditrice, ecc., per quanto normalmente adoperati e classificati come femminili delle corrispondenti forme aggressore, difensore, ecc., presuppongono in realtà quasi sempre varianti in ‑tore disusate (o meno usate): difenditore → difenditrice, offenditore → offenditrice, e via dicendo.
Dunque Serianni nota che la forma incisora è attestata ma rarissima, e implicitamente accetta la possibilità della formazione deverbale inciditrice.
La Grammatica italiana Treccani invece sembra, almeno implicitamente, escludere la possibilità di inciditrice: la questione è trattata qui sotto la voce difensore / difenditrice, nei termini seguenti:
I nomi maschili in -sore hanno il femminile in -itrice e un cambiamento nella radice, che termina in -d: difensore ▶ difenditrice, possessore ▶ posseditrice; ma professore fa professoressa, incisore fa incisora. Alcuni nomi, accanto alla forma in -itrice, hanno quella di registro popolare, dunque sconsigliata, in -sora: difensora, possessora. VEDI ANCHE femminile dei nomi
Alla voce “femminile dei nomi” si ribadisce:
I nomi maschili in -sore hanno il femminile in -itrice: difensore ▶ difenditrice, possessore ▶ posseditrice. Ma da professore, come già visto, si ha professoressa, da incisore, incisora.
Le due voci della Grammatica italiana Treccani sembrano dunque escludere la possibilità di inciditrice, e prescrivono incisora, benché sconsiglino altri femminili in -sora in quanto “di registro popolare”.
I diversi vocabolari della lingua italiana consultati variano nella soluzione proposta: lo Zingarelli 2022 non lemmatizza incisora, ma s.v. incisore ‘chi esegue incisioni artistiche’ indica “f. -a”, mentre il GRADIT e i suoi derivati (De Mauro Paravia, NDM) lemmatizzano incisora anche se non lo definiscono, limitandosi a un rinvio secco al maschile incisore; infine, DISC e Devoto-Oli alla voce incisore notano che la forma maschile è usata “anche con riferimento a donna”. Nessuno di questi vocabolari propone inciditrice.
Le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini presentano la questione dei femminili corrispondenti a maschili in -sore nel modo seguente:
per altri [oltre ad assessore, ndr] nomi in -sore, censore, revisore, estensore, ecc. mancano dei femminili regolarmente usati. Tale vuoto lessicale sembra assai strano, in quanto donne che evadono, che difendono, che possiedono e che … evertono non mancano di certo. Ma ancor più strano sembra che di tale vuoto lessicale non ci si renda generalmente conto. Riteniamo quindi che sia indispensabile disporre di una corrente forma femminile: ci sembra che quella in -sora, benché finora connotata come popolare, vada rivalutata con un uso regolare per la sua funzionalità. (Sabatini 1987: pp. 119-120)
Indubbiamente, come testimoniato anche dai quesiti che sono stati posti, non mancano neppure donne che incidono. Per limitarsi ad artiste non contemporanee e italiane, possiamo ricordare Diana Scultori (1547-1612), la prima donna che si firma sulle incisioni “Diana Mantuana incidebat”, Elisabetta Sirani (1638-1665), Ernesta Legnani Bisi (1788-1859) ed Elisabetta Piccini detta suor Isabella (1644-1734) (ringrazio Floriana Conte e Michele Maccherini per il competente aiuto nel reperimento di questi dati). Riferirsi a ciascuna di queste artiste con il sostantivo incisora sembra l’opzione preferibile, in quanto la forma è più simmetrica nei confronti del maschile di uso comune incisore, e la simmetria di costruzione tra nomi d’agente maschili e femminili è un principio spesso richiamato nelle varie raccomandazioni e linee guida per un uso delle lingue rispettoso dei diversi generi (per l’italiano si vedano almeno Sabatini 1987: pp. 110-111, Thornton 2020: p. 19).
La forma incisora, inoltre, ancorché rarissima, è l’unica attestata nei testi che hanno costituito il corpus analizzato per la costituzione del GDLI. La voce si trova nel seguente testo di Francesco Milizia (1725-1798) citato sotto la voce retorichessa:
Anna Maria Scuurmans, olandese, ... fu poetessa, retorichessa, cantatrice, sonatrice, pittrice, scultrice, incisora.
Nota bibliografica: