Consulenza linguistica

Incessante e perpetuo

  • Valeria Della Valle
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW - IN ANTEPRIMA

DOI 10.35948/2532-9006/2023.29118

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Quesito:

Una lettrice chiede chiarimenti sugli aggettivi incessante e perpetuo, a proposito dei quali vuole sapere se il loro uso cambi in relazione alla durata dell’azione alla quale si riferiscono, e quando possano essere considerati sinonimi.

Incessante e perpetuo

Per rispondere partiamo, come sempre, da una ricognizione dei significati dei due termini − entrambi latinismi, quanto all’etimologia, anche se il primo può essere letto, sincronicamente, come derivato dal verbo cessare, con il prefisso negativo in- e il suffisso agentivo -nte −, registrati nei principali dizionari della lingua italiana (De Felice-Duro, Devoto-Oli, Garzanti, GDLI, GRADIT, Palazzi-Folena, Sabatini-Coletti, Vocabolario Treccani, Zingarelli). Tutti i repertori citati concordano, con impercettibili differenze l’uno dall’altro, nel dare di incessante questa definizione: ‘che non s’interrompe, non ha sosta, non conosce pausa’, e portano come esempi le frasi pioggia i.; pianto i.; rumori i.; pensieri i.; il GRADIT, in particolare, segnala anche il possibile uso estensivo dell’aggettivo, col significato di ‘persistente, prolungato’, uso testimoniato dagli esempi lamentela i.; impegno i. L’aggettivo incessante può indicare, dunque, anche azioni o fenomeni prolungati nel tempo, ma che poi finiranno.

Per quanto riguarda, invece, perpetuo, la definizione comune ai vari repertori è quella di ‘destinato a durare per sempre o a prolungarsi indefinitamente nel tempo; che non avrà mai fine’, seguita dalle frasi le pene p. dell’inferno; dannazione p.; erigere un monumento a p. memoria. In tutti questi casi l’aggettivo è, rispetto a eterno, sinonimo (benché eterno in senso proprio oltre a non aver una fine, non ha neppure un inizio, mentre perpetuo sì) di tono più elevato, preferito in usi iperbolici o enfatici. I dizionari consultati segnalano, inoltre, le espressioni lampada p., quella tenuta sempre accesa davanti a una tomba; carcere, esilio p., che dura tutta la vita; nevi p., nevi permanenti, che non si sciolgono mai; calendario p., tabella che consente di trovare la corrispondenza tra la data del mese e il giorno della settimana in un anno qualsiasi; e, in usi scientifici e tecnici, moto p., vite p., leva p. ecc. Anche per perpetuo è registrato il possibile uso estensivo, col significato di ‘continuo, costante, ininterrotto, incessante’, come testimoniato dagli esempi di fraseologia riportati: stato di p. tensione, agitazione, eccitazione; o anche ‘frequente, che si ripete con frequenza’: sta passando una delle sue p. crisi. Solo nell’uso estensivo, dunque, perpetuo ha un significato che coincide quasi con quello di incessante, e può essere usato per alludere ad azioni o situazioni ripetitive ma destinate ad avere una scadenza, una fine.

In conclusione, la differenza di significato tra i due aggettivi è determinata proprio dalla durata dell’azione: lunga e prolungata ma senza poter prevedere una continuità nel futuro nel caso di incessante: perenne ed eterna nel caso di perpetuo. Rari i casi di possibile sovrapposizione sinonimica, limitati, come s’è visto, agli usi estensivi, a dimostrazione del fatto che la sinonimia totale non esiste. Ancora una volta ci soccorre la frase di Niccolò Tommaseo, secondo il quale “non è lecito credere che i così detti sinonimi sempre e interamente sien tali, e il lor significato sia come l’ugual sapore di due gocciole d’acqua della medesima fonte” (N. Tommaseo, Nuovo dizionario de’ sinonimi della lingua italiana, Firenze 1838, p. 3).


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