DOI 10.35948/2532-9006/2023.29102
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Un lettore chiede se sia meglio dire e scrivere “fino le luci dell’alba” o, piuttosto, dire e scrivere “fino alle luci dell’alba”; un altro afferma di avere sentito spesso, e in diverse occasioni, dire “lavoro/starò fino le 10” invece che “lavoro/starò fino alle 10” e chiede quale sia l’espressione migliore.
A proposito del quesito posto dai lettori è bene richiamare l’attenzione sull’origine dell’espressione fino a/ad rinviando alla sua origine latina e segnalandone le attestazioni – anche con alcune varianti – nella vicenda dell’italiano.
Sulla base di tali dati, infine, si esprimerà un parere in merito a ciò che è documentato nell’italiano contemporaneo.
L’italiano fino, in quanto preposizione, è la continuazione di una forma romanza di origine latina derivata (con adattamento morfologico -e > -o) da fine (abl. di finis, -is) nel valore di ‘al punto estremo’/‘fino a’:
Catone, R.R. 113 amphoras nolito implere nimium ansarum fine “non si riempiano troppo le anfore fino alle anse”;
Ovid. Met. X, 536 fine genūs, vestem ritu succincta Dianae “con la tunica sollevata fino al ginocchio, a mo’ di Diana”.
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In quanto preposizione, l’italiano fino indica il punto nel tempo al quale tende un ente rispetto all’azione che sta compiendo e alla condizione in cui si trova: ne esprime così la durata e si usa soltanto davanti a un’altra preposizione o avverbio, spesso nella forma fin (antico e dialettale) o fi (pure antico), ed è presente per lo più nelle locuzioni prepositive fino a / fino da:
Storie de Troia e de Roma (XIII sec.), in La prosa del Duecento, a cura di C. Segre e M. Marti, Milano-Napoli, 1959, p. 377: Noi comenzamo da lo primo omo fi alla citate de Roma;
Dante, Purg. XVIII, 137: Quella [sc. gente] che l’affanno non sofferse / fino a la fine col figliol d’Anchise, / se stessa a vita sanza gloria offerse
La parallela, ma semanticamente opposta, locuzione prepositiva fino da indica il punto nel tempo dal quale parte un ente rispetto a un’azione o a una condizione in cui si trovava:
Bianco da Siena (XIV sec.-inizio XV), Laudi spirituali, Lucca, 1851, p. 188: O santa virgo di tanta eccellenzia / sposa di Cristo fin da piccolina / per la pietà della somma clemenzia […];
Pietro Bembo, Rime, 1530, sonetto CXIII, a p. 231 dell’ed. di C. Dionisotti-Casalone, Torino, 1932: Ond’io ringrazio Amore / che m’ebbe poco men fin da le fasce;
Vittorio Alfieri, Il Misogallo, a p. 728 dell’ed. a cura di R. Renier, Firenze, Sansoni, 1884: Fin dalla mia più giovanile età io sentiva in me una predominante passione fierissima per la civil libertà.
Nell’italiano antico e rinascimentale l’espressione fin[o] a/al ricorre spesso con ellissi della preposizione o dell’avverbio:
Antonio da Ferrara (XIV sec.), Rime, in Raccolte di rime antiche toscane, 4 voll., Palermo, 1817, vol. IV p. 246: Caro figliuol, tu amasti tanto / la mia scienza, fin picciol garzon, / ch’io non trovai a te alcuno eguale;
Ludovico Ariosto, Orlando furioso, XII, 62: Né fin quel dì dal capo gli lo sciolse [sc. l’elmo] / che fra due ponti la vita gli tolse;
Anton Francesco Grazzini (1505-1584), La Sibilla, atto II, sc. I, in Teatro, a cura di G. Grazzini, Bari, 1953, p. 334: Egli era a ordine fino ier sera.
Con riferimento allo spazio l’espressione fin[o] a/al indica il punto al quale si giunge:
Dante Inf. XX 78: Tosto che l’acqua a correr mette co / non più Benaco ma Mencio si chiama / fino a Governol, dove cade in Po;
Ludovico Ariosto, Orlando furioso, III 73: Egli t’offerirà mostrar la via / fin alla rocca, e farti compagnia.
Nell’italiano antico, è documentata ellissi della preposizione o dell’avverbio:
Latini, Il Tesoretto, 811-814: Altresì tutto il mondo / dal ciel fin lo profondo / è di quattro elementi / fatto ordinatamente.
L’espressione fin[o] a/al indica anche l’effetto, il risultato di fatti, di circostanze, di azioni, di sentimenti:
Ludovico Ariosto, Orlando furioso, XI-25: Rendi, miser soldato, alla fucina / pur tutte l’armi c’hai, fi alla spada;
Giosue Carducci, Lettera a Severino Ferrari, in Lettere, Bologna, Zanichelli, vol. XVIII (1891-1894), 1955, p. 189: I tuoi sonetti mi hanno più di quattro o sei volte toccato fino alle lacrime;
Mario Soldati, La messa dei villeggianti, Milano, Mondadori, 1959, p. 23: La mia squadra era quella […] e giocava, esattamente come allora, nella neve e nel fango indurito, fino all’estremo delle forze.
Si aggiunga che l’espressione fin[o] a/al appare attestata anche in costrutti perifrastici con l’infinito, del tipo:
Francesco Redi, Consulti medici, in Opere, 9 voll., Milano, 1809-1811, vol. V, p. 404: Passeggi all’aria aperta, non in carrozza, ma co’ suoi propri piedi fino allo straccarsi.
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Quanto alla liceità delle espressioni “fino le luci dell’alba” vs. “fino alle luci dell’alba” e “lavoro/starò fino le 10” vs. “lavoro/starò fino alle 10”, stante il quadro storico-linguistico sopra rappresentato, risultano quindi senz’altro più ‘in sintonia’ con i moderni usi dell’italiano quelle che prevedono le preposizioni articolate.
Nello specifico, dunque, meglio: “fino alle luci dell’alba” e “lavoro/starò fino alle 10”.
Infine, pur essendo attestate nella vicenda dell’italiano anche exempla di fino non seguito da preposizioni, meglio senz’altro, nel quadro linguistico attuale, le espressioni che ne prevedono l’uso seguito da preposizione semplice (“fino a domani”) o articolata (“fino ai mesi invernali”): forme del tipo fino domani / fino fine anno / fino primavera, ecc. risentono di una matrice regionale.
In ogni modo, in rete, si ritrovano esempi recentissimi
– sia di Fino a domani (aprile 2023: Tik Tok @federicospagnolimusic) quale titolo di una canzone scritta da Federico Spagnoli per Mina nel cui testo ricorre – ripetuta – l’espressione in questione (Stella… brilla… / Fino a domani… / Fino a domani… / Fino a domani… / Stella… brilla);
– sia di Fino domani (luglio 2023: #mixologist Alessandro Meli - Giochotel Forniture Alberghiere / Belluno) in un testo (aziendale, redatto dalla bellunese Giochotel Forniture Alberghiere) ove il menzionato mixologist Alessandro Melis “sarà ospite […] per guidarci nell’affascinante mondo delle più innovative tecniche di #miscelazione e presentare i nuovi sifoni #iSi Culinary. Da non perdere! – Stand C21-54)”.