DOI 10.35948/2532-9006/2023.27946
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Sono arrivate in redazione alcune domande sui verbi fidarsi e affidarsi e sulla locuzione fare affidamento.
Fra le domande raggruppate sotto questo titolo, conviene forse partire dalla più ampia, quella che riguarda le differenze tra i due verbi. Intuitivamente si è portati a considerare il significato di affidarsi più specifico di quello di fidarsi e uno sguardo ai dizionari conferma questa impressione. Già a livello sintattico, di più facile verifica intersoggettiva rispetto a quello semantico, la differenza è netta: di affidarsi esiste una sola costruzione, affidarsi a qualcuno o a qualcosa; fidarsi ricorre invece in varie costruzioni. In primo luogo con un complemento preposizionale (non mi fido di lei) di cui è possibile l’omissione, o per dirlo con le parole del Sabatini-Coletti, utile in particolare per la precisa descrizione dei verbi: “in contesto noto o usato in senso generalizzato l’argomento [= il complemento preposizionale] può essere sottinteso: perché non ti fidi?”. Fidarsi si costruisce inoltre con due frasi infinitive distinte: l’una, frequente nelle frasi negative o nel registro familiare, introdotta dalla preposizione di (non ci fidiamo di ricavare qualcosa); l’altra dalla preposizione a o meno frequentemente di (non mi fido ancora a / di guidare); infine con una frase subordinata (non c’è da fidarsi che sia sufficiente arrivare dieci minuti prima).
In generale, esiste una tendenziale correlazione tra quantità di costruzioni sintattiche e polisemia, e in effetti di fidarsi i dizionari danno almeno due accezioni, cfr. ad es.:
1.‘avere fiducia in qcn. o qcs.’: non mi fido della mia memoria; bisogna fidarsi degli amici; 2. fam., ‘avere il coraggio, la sicurezza di fare qcs.’: non mi fido a tuffarmi, il trampolino è troppo alto (GRADIT).
Evidentemente si nota una differenza semantica tra ‘fidarsi della funzionalità di qualcosa’ e ‘fidarsi delle qualità morali di qualcuno’. Dipende pertanto dagli obiettivi e dalle dimensioni di un dizionario, in quale misura il lessicografo ne tiene conto, se sul piano delle accezioni o degli esempi, o non ne tiene affatto conto. È inoltre facile imbattersi in attestazioni per le quali le parafrasi semantiche dei dizionari non sono del tutto soddisfacenti, cfr. ad es.:
Molta gente pensa che, essendo questo un Paese di pagliacci, non avremo mai tragedie, ma solo tragicommedie: di questa prospettiva io non mi fiderei troppo (“Il Sole - 24 Ore”; citato in WiV s.v. fidare).
In questo caso non è né l’affidabilità di una persona, né la funzionalità di una proprietà mentale, ma la fondatezza di un’entità astratta a essere la qualità presupposta su cui fare affidamento.
Di affidarsi i dizionari danno invece un’unica accezione. Nello Zingarelli, per esempio, si legge questa parafrasi “mettersi con fiducia nelle mani di qlcu. o confidare in qlco”, dove la congiunzione o non segnala l’esistenza di accezioni distinte, ma tiene separate le formulazioni più adatte in riferimento agli esempi riportati, da un lato affidarsi a un buon medico e affidarsi all’altrui discrezione dall’altro. Gli esempi, tutti lessicografici, creati cioè dai lessicografi stessi, per fidarsi si riferiscono a situazioni comunicative quotidiane, se non familiari, come indicato esplicitamente per la seconda accezione. Per affidarsi invece rimandano in generale a situazioni comunicative formali, se non solenni, cfr. affidarsi a Dio e mi affido alla vostra clemenza nel GRADIT. Se si estende lo sguardo ad attestazioni d’uso, la formalità della situazione comunicativa è confermata, ma la gamma delle possibili parafrasi si allarga. Si veda per es.:
è opportuno affidarsi ad un notaio per la stesura del contratto (“Il Sole - 24 Ore”; cit. in WiV s.v. affidare);
affidarsi in questa frase non significa, a meno che non lo richieda una situazione particolare, ‘mettersi fiduciosamente nelle mani di qualcuno’, ma equivale a rivolgersi, verbo più comune di affidarsi.
Fare affidamento a è corretto? Alla domanda il GRADIT, riportando la locuzione fare affidamento senza esempi, con la sola parafrasi “fare assegnamento”, non risponde. Il Sabatini-Coletti dà invece fare affidamento su qualcuno, su qualcosa, per cui l’utente potrebbe sentirsi autorizzato a inferire che fare affidamento a non esiste e che quindi il suo uso non è corretto. L’ipotesi trova una conferma nelle varie attestazioni citate nei volumi del GDLI che la “Stazione Lessicografica” dell’Accademia della Crusca permette di cercare. La “Stazione Lessicografica” offre inoltre l’opportunità di fare ricerche specifiche nella banca dati annessa, e in questa si individua un’eccezione in cui cioè fare affidamento si combina con a:
E resta fermo comunque che, nello scarto tra principi e prassi concreta, si formano casi effettivamente dubbi nei quali occorre fare affidamento alla razionalità di giudici e terapeuti (Cavalla 2008, abstract).
La citazione appartiene a un testo formale, pubblicato in una rivista scientifica, per cui la costruzione non è facilmente scartabile come una banale svista. Il quesito a questo punto è: si tratta di un caso sporadico, oppure è possibile cogliere differenze semantiche a seconda della preposizione scelta, oppure ancora la costruzione con a è forse tipica dell’uso giuridico?
In testi giuridici fare affidamento è altamente frequente, anche a causa della ricorrente questione se il soggetto che ha fatto affidamento su qualcosa la cui legittimità o veridicità si rivela non valida o inesistente, abbia agito in buona fede e con la dovuta cautela (di “ragionevole affidamento” parlano i testi legislativi), oppure se non ne fosse legittimato. La costruzione con la preposizione a è sporadica, ma ricorre in contesti che non possono dirsi linguisticamente trascurati, cfr. ad es.:
La certezza del quantum da ricevere in rimborso presuppone una richiesta da rivolgere all’amministrazione finanziaria, il cui silenzio andava impugnato nelle forme di legge e non certo facendo affidamento al criterio del silenzio assenso a fronte di un errore di enorme valore economico, quale è l’eccedenza del richiesto rispetto al dovuto (Corte di Cassazione Civile: Cass. civ. sez. trib., 21-01-2008, n. 1154);
In queste ipotesi, si dovrebbe senz’altro negare l’operatività degli artt. 33 e 34 Reg., ove si facesse esclusivo affidamento alla lettera di tali disposizioni (“Rivista di diritto processuale”, LXXIV/3, 2019, p. 737);
Il datore di lavoro che intende assumere apprendisti […], dovrà fare esclusivo affidamento al contratto collettivo di lavoro applicato (“Diritto & Pratica del Lavoro”, XXXIV/2, 2018, p. 91);
La tempestiva riassunzione della causa davanti al giudice competente esclude qualsiasi decadenza dall’opposizione per mancata osservanza del termine di cui all’art. 22 l. 24 novembre 1981 n. 689, dovendosi a tal riguardo fare affidamento, per effetto della translatio iudicii, all’originario atto introduttivo (Corte di Cassazione Civile: Cass. civ. [ord.], sez. un., 02-12-2010, n. 24421).
Si sarà notato che nelle attestazioni riportate fare affidamento non significa ‘dare fiducia’, ma piuttosto ‘fondarsi’ o ‘appoggiarsi’.
La costruzione fare affidamento a nel senso di ‘appoggiarsi’ non è esclusiva dell’uso giuridico. Si vedano le seguenti attestazioni scelte da fonti diverse:
Aveva creato un immaginario dove lotta spietata per l’esistenza e incoercibile vitalità, anarchia degli istinti e fredda disamina del potere si intrecciano in atmosfere livide e grottesche. Del resto anche nei momenti di depressione poteva sempre far affidamento a fitte pagine di annotazioni in cui aveva racchiuso la sua vita di giovane intellettuale a zonzo fra Monaco, Berlino, Parigi e Londra” (Luigi Forte, L’erotico Wedekind, “L’Indice” a. IV n. 7, luglio 1992, p. 17);
È quindi opportuno definire disoccupate anche quelle persone che fanno affidamento ai propri risparmi o all’aiuto dei propri parenti, mentre aspettano un buon posto di lavoro che possa diventare disponibile in un lasso di tempo ragionevole (“Il Domenicale”, 14/5/2006);
Le madri e i padri del nostro campione lavorano entrambi, fanno affidamento prevalentemente alla propria coppia, ma anche alle rispettive famiglie di origine e hanno diverse opportunità di supporto sociale (“Psychofenia”, XIV/25, 2011, p. 147);
Certo, continuiamo ancora a fare affidamento alla tecnologia della carta. Questa nostra conversazione, ad esempio, viene registrata. In seguito viene trasposta su carta e sottoposta a un processo di revisione linguistica (“MicroMega”, 2012/1, p. 182);
Si ricorre pertanto a modelli econometrici elaborati in seno alla società per le prime due soluzioni, mentre per quanto attiene alla selezione di Oicr si fa affidamento a elaborazioni quantitative (“Il Sole-24 Ore”, 12/7/2008);
La politica italiana ha preferito fare affidamento ai finanziamenti previsti dall’Unione europea per lo sviluppo delle aree più arretrate, piuttosto che impiegare risorse interne (“L’Osservatore Romano”, 22/2/2009);
Oltre al problema dei canoni esiste, ed è sempre più grave, il problema dell’erosione delle spiagge, per la cui difesa, costosissima e iper-burocratizzata, è impensabile che si faccia affidamento ai soli concessionari, che ormai non possono più permettersi nessun investimento (“Il Sole-24 Ore”, 20/5/2009).
D’altra parte non è difficile trovare attestazioni di fare affidamento su in cui la costruzione ha il significato di ‘appoggiarsi’:
I miliziani non sono terroristi a tempo pieno […]. Essi non fanno affidamento su un supporto finanziario esterno per svolgere le loro attività antigovernative (“Limes”, 1996/4, p. 87).
È soprattutto in testi religiosi che fare affidamento a assume il significato di ‘affidarsi’ o ‘dare fiducia’, cfr. ad es.:
L’individuo che si appella alla Penitenzieria Apostolica è chiamato a fare affidamento completamente e ultimamente a Dio (“L’Osservatore Romano”, 14/1/2009);
Infine ci ricorda di fare affidamento alla presenza discreta e sommamente amorevole del nostro angelo custode (“L’Osservatore Romano”, 22/12/2013, p. 7),
[…] un progressivo calo di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni religiose: soltanto il 44 per cento del campione di intervistati, affiliati a varie comunità religiose, ha dichiarato di fare affidamento alle istituzioni o organizzazioni religiose (“L’Osservatore Romano”, 20/7/2012, p. 7).
Tuttavia, non mancano attestazioni in cui le due accezioni, ‘appoggiarsi’ e ‘affidarsi’, si intrecciano:
Le poche imprese che hanno raggiunto questo traguardo dimostrano nella maggior parte dei casi un’alta propensione a innovare, cogliendo i mutamenti del mercato e facendo affidamento a manager reclutati al di fuori della cerchia della famiglia (“Il Sole-24 Ore”, 3/12/2008);
normalmente infatti ci si appoggia su qualcuno o qualcosa che ispira fiducia.
I dati raccolti non sembrano suggerire l’esistenza di restrizioni, non sembrano cioè giocare un ruolo i valori semantici inerenti alle preposizioni, per cui, in termini generali, su in base a un rapporto di verticalità, intesa in senso metaforico, tra l’entità che agisce in posizione di soggetto e l’entità che in posizione di complemento preposizionale rappresenta l’obiettivo dell’azione, è focalizzante, mentre a si limita a stabilire una relazione tra le due entità, l’agente e l’obiettivo dell’azione. Piuttosto si può pensare che la costruzione di fare affidamento a sia influenzata dalla più frequente costruzione affidarsi a.
In conclusione, fare affidamento a è sì corretto, ma di basso uso, e può essere sempre sostituito con la costruzione fare affidamento su.
“Quali di queste tre costruzioni è la più corretta? a) fare affidamento su un malinteso; b) fare affidamento a un malinteso; c) affidarsi a un malinteso”. La domanda avrebbe potuto contenere una quarta opzione: “o nessuna delle tre è corretta?”. Il problema che qui si pone non riguarda, in realtà, la norma grammaticale, ma la norma d’uso, non la correttezza o meno delle tre opzioni, ma la probabilità che nell’uso le costruzioni, o almeno una di esse, si combinino con malinteso. L’interpretazione di un enunciato come “aveva fatto affidamento su un malinteso” richiede al lettore di cogliere una presupposizione implicita: il soggetto aveva fatto affidamento, per esempio, su un contratto o una dichiarazione, della cui affidabilità era convinto, ma questa sua valutazione era invece errata, perché il testo permetteva anche un’interpretazione diversa dalla sua. Dell’enunciato è però possibile un’altra lettura: il malinteso non è generale o reciproco ma unilaterale. In questo caso il presupposto è che il soggetto sapesse che un testo era ambiguo e che tale ambiguità non veniva colta da altri. Egli faceva quindi affidamento su un fatto che giocava a suo favore, un persistente errore di interpretazione della controparte. Una ricerca nella banca dati della “Stazione Lessicografica” e in altri corpora circa la combinazione di affidarsi / fare affidamento con malinteso / fraintendimento / equivoco non dà alcun risultato. Tale esito è un argomento che a rigore non prova che l’una o l’altra costruzione non esista nell’uso; la mancanza di attestazioni potrebbe dipendere anche da una insufficiente differenziazione testuale dei corpora. Più probabile è tuttavia che l’impegno interpretativo che l’enunciato ambiguo richiede sia di ostacolo al suo impiego in situazioni comunicative reali. Difatti, nei testi esaminati, quando l’affidamento, che usualmente presuppone un giudizio positivo sull’affidabilità della persona o dell’oggetto, riguarda fatti che solo in apparenza sono esistenti o corretti o legittimi, tale caratteristica viene esplicitata nel contesto; cfr ad es:
Ciò non toglie, tuttavia, che i terzi che abbiano fatto affidamento sull’esistenza della società poi rivelatasi inesistente potranno agire sulla base delle norme ordinarie” (Buonocore 2013, cap. 7.1., p. 213);
Diversa è la situazione del proprietario o di altro titolare dello ius aedificandi che ottenuta la concessione edilizia ed iniziata l’attività di edificazione sul fondo facendo affidamento (incolpevole) sulla (apparente) legittimità dell'atto, venga successivamente privato del diritto ad edificare (Corte di Cassazione Civile; sezioni unite civili; ordinanza, 23-03-2011, n. 6594).
Si dice Affidati in mani sicure! oppure Affidati a mani sicure!? In base all’intuizione si è probabilmente indotti a indicare come unica accettabile o come preferibile la seconda costruzione, ma, qualunque sia la risposta, la verifica della sua attendibilità si rivela un’operazione non facile. Il GRADIT registra (alla voce sicuro) in mani sicure ‘al sicuro, in buone mani’ come locuzione avverbiale, retta da essere e trovarsi. Ma della costruzione che qui interessa, non si trovano attestazioni né nei volumi del GDLI, né nei corpora annessi alla “Stazione Lessicografica”. In testi religiosi in cui ci si potrebbe attendere un uso consistente di mani sicure in dipendenza da affidarsi, la costruzione è attestata generalmente senza l’aggettivo oppure con un aggettivo diverso da sicuro, e con specificazioni (fonte delle attestazioni: “L’Osservatore Romano”):
Si erano affidati alle mani della Madre di Dio (2/2/2006);
Abbandona i suoi progetti di grandezza terrena per affidarsi alle mani sapienti del Padre nei cieli (18/11/2006);
Sono segni visibili in cui si nasconde l’audacia di un Dio che si affida a mani umane (12/6/2010);
Non so a chi affidarmi, tutte le porte sono chiuse, mi affido alle mani di Dio! (13/11/2013).
Ma anche:
Grazie al suo umile e completo affidarsi nelle mani degli uomini, gli uomini a loro volta possono affidarsi umilmente a Dio (24/1/2013);
Come Cristo al momento della morte in Croce si affidò nelle mani del Padre (20-21/6/2003);
La sofferenza di Cristo rivela l’amore del Padre che si affida nelle mani degli uomini (31/10/2004);
Aiuti voi, cari ammalati, ad affidarvi nelle mani della Provvidenza divina (18/6/2009).
In altri tipi di testi, mani sicure ricorre in dipendenza da affidare transitivo per lo più con la preposizione a:
Di fronte a questa evidenza mi sono convinto che, sì, la scelta migliore per Aeb fosse proprio quella che ho deciso di fare: venderla, affidandola a mani sicure (“Il Sole-24 Ore”, 2/7/2003);
Ma era una carica che non gli interessava, aveva altro da fare. L’affidò quasi subito a mani sicure (“la Repubblica”, 17/871991).
Talora si trova tuttavia anche la preposizione in:
Spero che il voto del direttivo confermi l’orientamento mio e della segreteria: quello di affidare la Cgil in mani sicure e capaci (“Il Sole-24 Ore”, 3/11/201);
Fu allora che scopersi, durante le visite settimanali che mi faceva la strana coppia degna di un dramma antico, la complessità della natura di Manganelli, che affiancava a sublimi raptus intellettuali una profonda, rara e squisita umanità. Con essa egli cercava di salvare la ragazza, di affidarla in mani sicure” (“la Repubblica”, 29/5/1990).
Si veda anche “affidare qcn. o qcs. in mani poco sicure”, la parafrasi di dare le pecore in guardia al lupo nel GRADIT (alla voce dare), che peraltro evidenzia come in mani sicure sia una locuzione che ammette modificazioni.
Le attestazioni di affidarsi a in combinazione con mani sicure sono invece sporadiche:
È bene affidarsi a mani sicure, perché va detto che ad oggi una terapia di comprovata efficacia non esiste, ma esistono rimedi che possono migliorare notevolmente la qualità della vita del paziente” (“Altroconsumo”, n. 132 febraio 2018, p. 27);
Per la prima volta in cento anni di storia una donna guida la Confederazione: ‘Ci affidiamo a mani sicure e capaci’ (“Il Sole-24 Ore”, 3/11/2010).
La situazione comunicativa alla quale si riferisce la domanda, la pubblicità di servizi, induce a estendere la ricerca alla rete. Ed ecco che il numero delle attestazioni diventa consistente:
Affidati a mani sicure e sagge di esperienza (assistenza infermieristica a domicilio);
Affidati a mani sicure per il benessere della tua casa (assistenza e manutenzione di caldaie e condizionatori);
Affidatevi a mani sicure, quelle di un professionista riconosciuto e competente, evitando di mettere a rischio la vostra salute (fisioterapista);
Un viaggio è un sogno, che richiede un investimento di tempo, di energie, e di risorse economiche; affidatevi a mani sicure: lavoriamo con passione per offrirvi viaggi autentici;
La casa dei tuoi sogni a due passi dal mare. Affidati a mani sicure per le tue vacanze a Sabaudia;
Ogni giorno, per la cura della tua pelle, mamma, e per quella del tuo piccolo, affidati a mani sicure;
Per lo stile sulla pelle affidati a mani sicure (studio di tatuaggi);
Per il tuo nuovo tetto, affidati a mani sicure;
Affidati alle mani sicure di esperti del settore (studio commercialista);
Affidatevi a mani sicure per la salute della vostra bocca (dentista);
Affidati a mani sicure, a professionisti seri e certificati che risolveranno la situazione in pochissimo tempo (ditta di derattizzazione).
E con la preposizione in:
Affidati in mani sicure…affidati a noi! Risultati visibili da subito (centro estetico);
Affidatevi in mani sicure. Team professionale molto disponibile e competente (studio odontoiatrico);
Affidatevi in mani sicure. I nostri prodotti e servizi: farmacia; farmacia oncologica; farmacia veterinaria; farmacia omeopatica;
Affidati in mani sicure, parti sereno e viaggia sapendo di avere qualcuno che pensa a te e alla tua salute (assicurazione di viaggio);
Dal montaggio all’assistenza. Affidati in mani sicure. La tua palestra chiavi in mano;
Per i tuoi acquisti di palloncini personalizzati, shopper personalizzate e materiale pubblicitario affidati in mani sicure;
Per la tua pubblicità affidati in mani sicure, realizzeremo uno spot giusto per la tua azienda o attività commerciale;
Contatta il nostro team di esperti ed affidati in mani sicure, i risultati sono tangibili (consulenti esperti in comunicazione, web e marketing).
Affidarsi si costruisce sempre con la preposizione a; in combinazione con la locuzione mani sicure, sia con a, sia – meno frequentemente – con in. La variante con a segue il modello di reggenza del verbo, la variante con in considera in mani sicure ‘in buone mani’ come locuzione fissa. Si veda a proposito anche affidare qualcuno / qualcosa in mani sicure / in buone mani. Sul piano semantico sussiste una differenza tra le due costruzioni che, in linea di massima, si manifesta nelle attestazioni riportate. La costruzione con a estende il raggio d’attenzione al di là della relazione tra il soggetto e il destinatario cui il soggetto si affida, e include l’azione che potenzialmente in una fase successiva il destinatario intraprende a favore del soggetto. La costruzione con in evidenzia per contro la qualità della fiducia che il soggetto nutre nei riguardi del destinatario. In colloca il soggetto all’interno dell’ambito d’azione del destinatario, le cui mani, in senso metaforico, lo racchiudono e in tal modo lo proteggono da ulteriori preoccupazioni. Nel testo pubblicitario la costruzione con a rileva, tendenzialmente, la competenza professionale di chi reclama la fiducia, la sua abilità manuale. La costruzione con in sottolinea invece piuttosto la sua affidabilità assoluta, e la manualità è intesa in senso traslato. Come suggeriscono le ultime attestazioni, non è forse un caso che i pubblicitari stessi tendano a preferire la seconda.
Nota bibliografica: