DOI 10.35948/2532-9006/2022.25870
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Alcuni lettori ci chiedono se sia corretto l’uso dell’aggettivo epidemiologico nel sintagma emergenza epidemiologica frequentemente impiegato nei testi giornalistici e anche legislativi, o se sia piuttosto da preferire l’aggettivo epidemico.
Negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia da Covid-19, le informazioni quotidiane, veicolate dai media e destinate a tutta la popolazione, sono state perlopiù frutto di uno studio approfondito e poi semplificato a scopo divulgativo, condotto da esperti virologi ed epidemiologi. Nei numerosi testi che trattano delle varie sfaccettature della pandemia, spesso ci siamo imbattuti in alcuni sintagmi che ormai fanno parte del nostro lessico quotidiano e che immediatamente riconosciamo. La maggior parte di essi è formata da nome + aggettivo e a volte si rileva una certa oscillazione nella scelta dell’aggettivo: curva epidemiologica si alterna a curva epidemica, picco epidemiologico a picco epidemico, situazione epidemiologica a situazione epidemica così come emergenza epidemiologica a emergenza epidemica. Anzitutto ci servirebbe capire la differenza tra i due aggettivi in questione, ossia epidemico ed epidemiologico.
L’aggettivo epidemico entra nel lessico italiano nel Cinquecento attraverso il francese épidémique (DELI e l’Etimologico), derivato da épidemie ‘epidemia’; significa letteralmente ‘che ha natura di epidemia’, ‘che deriva da epidemia’, ‘contagioso, infettivo’ (Devoto-Oli 2022 e GDLI) e in maniera figurata ‘facile a trasmettersi dall’uno all’altro, a diffondersi fra un gran numero di persone (un errore, un vizio, un’abitudine, una moda)’, ‘che si ripete a più o meno regolari intervalli, frequente (un avvenimento, una circostanza)’ (GDLI). La base di questo aggettivo è la parola francese épidemie ossia epidemia (‘vasta e improvvisa diffusione di una malattia infettiva’, GRADIT) attraverso il latino medievale dal greco epidēmía, termine della medicina derivante dall’aggettivo epídēmos ‘diffuso, comune, generale’, formato dal prefisso epi- ‘presso’ e da dêmos ‘popolo’ (l’Etimologico e DELI). A differenza dell’aggettivo epidemico, che deriva, seppur per mediazione del francese, da epidemia, l’aggettivo epidemiologico deriva dal sostantivo epidemiologia, a sua volta formato da epidemia e dall’elemento di origine classica (definito suffissoide da Migliorini e confisso nel GRADIT) ‑logìa che significa propriamente ‘discorso’, ‘espressione’, ‘studio’ (dal verbo légein ‘dire, parlare’). Per capire l’eventuale appropriatezza della scelta dell’aggettivo epidemiologico, vale la pena comprendere meglio che cosa sia l’epidemiologia. Una descrizione convincente è proposta dall’Enciclopedia Treccani, la quale la descrive come “parte dell’igiene che studia la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo. L’e[pidemiologia] costituisce la base per una razionale profilassi delle malattie”. Inoltre, l’epidemiologia si divide in due parti: l’epidemiologia descrittiva “consente di rilevare in termini statistici la frequenza e la distribuzione nei vari strati della popolazione dei diversi fenomeni morbosi”, mentre l’epidemiologia analitica consente “di valutare l’esistenza dei fattori di rischio e di mettere in atto i provvedimenti adeguati per eliminarli o evitarne l’azione”. L’epidemiologia si occupa del calcolo dell’incidenza, della diffusione e della prevalenza di una qualsiasi malattia in una determinata popolazione e le patologie su cui pone maggiore attenzione sono quelle scaturite da infezioni batteriche e virali: infatti, nel caso delle malattie infettive, lo studio epidemiologico si dimostra fondamentale per poter individuare la genesi e l’evoluzione del contagio nonché nel prevenire un eventuale sviluppo dello stesso. Per fare un esempio molto attuale, il “bollettino” quotidiano divulgato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) è il frutto di uno studio epidemiologico, in quanto una delle condizioni indispensabili “per svolgere attività epidemiologica consiste nell’ottenere conoscenze sulla frazione N/D, dove D sta per il totale della popolazione in studio e N è il numero di malati o il numero di soggetti inizialmente sani che si ammaleranno nel tempo, appartenenti alla stessa popolazione” (Enciclopedia della Scienza e della Tecnica Treccani, 2007).
L’epidemiologia si occupa anche (e soprattutto) di elaborare i dati raccolti attraverso modelli matematici che permettano di visualizzare la situazione presente ed eventualmente di prevedere lo sviluppo di quella futura, consentendo al sistema sanitario di prendere le dovute precauzioni nel caso in cui ce ne sia bisogno. Ad esempio, l’elaborazione su piano cartesiano dei dati rilevati dà origine a quella che ormai conosciamo tutti come curva (epidemiologica o epidemica), ottenuta ponendo sulle ascisse il tempo (oggi scandito nell’ordine dei giorni) e sulle ordinate il numero dei contagi. La curva che nasce dall’unione dei vari punti può raggiungere un massimo sulla linea delle ordinate: questo massimo viene detto picco.
A questo punto è lecito domandarci se i sintagmi che abbiamo poc’anzi elencato siano effettivamente corretti. Diciamo subito che, per la maggior parte dei sintagmi citati in apertura non c’è una risposta univoca e “giusta”. Anzitutto per quanto riguarda curva e picco, senz’altro la scelta dell’aggettivo epidemiologico risulta appropriata perché, come abbiamo detto, questi concetti rientrano nell’ambito epidemiologico e sono frutto dello studio condotto dall’epidemiologia. Notiamo, però, che si rilevano numerosi esempi (anche presso la stessa comunità degli epidemiologi) in cui entrambi i sostantivi vengono accompagnati dall’aggettivo epidemico (oltre che dal complemento di specificazione dei contagi, di cui, però, in questa sede, non tratteremo):
Tutto questo è importante per ipotizzare se c’era rischio, e quanto, nella riapertura che c’è stata quando ancora la curva epidemica presentava un elevato numero di contagi. (Massimo Ciccozzi, Il 30% delle classi con un positivo. Il prezzo di scelte non scientifiche, repubblica.it, 23/1/2022)
Il confronto e l’effetto dei vaccini si può notare anche nella [sic] fasce d’età più giovani, tra i 50 e i 79 anni, seppur in maniera meno evidente perché nei momenti di picco epidemico per questa categoria la campagna vaccinale era ancora indietro [...]. (Mariachiara Giacosa, Covid, quasi 12mila morti in 15 mesi. Ma l’effetto vaccino ora si fa sentire, repubblica.it, 26/5/2021)
Grazie a una ricerca nell’archivio della “Repubblica” circoscritta al biennio 2020-2022 (gli anni interessati dalla pandemia), notiamo anzi che curva epidemica e picco epidemico hanno occorrenze in numero simile (nel caso di curva), se non superiore, rispetto ai sintagmi che selezionano l’aggettivo epidemiologico; lo stesso vale per le attestazioni nelle pagine in italiano di Google (ricerca del 12/2/2022):
Questo dato ci fa riflettere soprattutto se confrontato con quello ottenuto contando il numero di occorrenze dei sintagmi andamento epidemico e andamento epidemiologico: il primo sintagma conta 25 risultati mentre il secondo ne ha ben 153. Si parla di andamento soprattutto quando si fa riferimento alla curva e ai suoi picchi e quindi allo sviluppo dei contagi basato su uno studio epidemiologico: ha senso, dunque, parlare di andamento epidemiologico, sebbene, come per i casi precedenti, non sia sbagliato usare epidemico. Un altro sintagma che presenta una situazione simile a quella appena descritta è rischio epidemico, che conta 19 risultati mentre rischio epidemiologico 56. Anche in questo caso ha senso selezionare l’aggettivo epidemiologico e preferirlo a epidemico, perché l’epidemiologia è quella disciplina che, come abbiamo detto, studiando i dati relativi alla diffusione di un contagio o di una malattia, ne calcola i rischi futuri comunicandoli alle autorità competenti affinché, attraverso un’azione tempestiva, ma soprattutto mirata e indirizzata dalla stessa epidemiologia, quei rischi possano essere scongiurati. D’altra parte non si può affermare categoricamente che rischio epidemico sia errato: il rischio può riguardare l’epidemia (solo se è calcolato, risulta piuttosto di pertinenza dell’epidemiologia).
Infine, sempre considerando l’archivio della “Repubblica” negli anni della pandemia, anche le occorrenze del sintagma dati epidemiologici superano di gran lunga quelle di dati epidemici: 667 e 5 risultati.
Perché, invece, per curva e picco si ha una situazione inversa, soprattutto se la descrizione della curva e il rilevamento del picco sono frutto dei dati epidemiologici? La curva e il relativo picco sono studiati dall’epidemiologia eppure non possiamo dire categoricamente che la selezione dell’aggettivo epidemico nei sintagmi in questione sia errata rispetto a epidemiologico, semmai inappropriata: infatti la curva ma soprattutto il picco riguarderebbero anzitutto l’epidemia, i contagi e dunque si comprende perché in molti testi si preferisca il primo al secondo aggettivo. Questa preferenza, inoltre, può essere stata influenzata dalle scelte lessicali che si rilevano leggendo il sito dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), in cui si parla di curva epidemica, di picco epidemico piuttosto che dei rispettivi sintagmi con l’aggettivo epidemiologico.
Arriviamo ora a due sintagmi molto più complessi e che contano un numero considerevole di occorrenze sui quotidiani nonché nei testi normativi: quelli formati da situazione ed emergenza. Nell’archivio della “Repubblica” negli anni 2020-2022 (fino al 12/2/2022) le attestazioni sono le seguenti (a cui aggiungiamo anche i sintagmi formati con il sostantivo scenario e, nel caso di emergenza anche i risultati del plurale poiché considerevoli):
Partiamo dal sintagma formato da scenario: in questo caso, come per il corrispettivo formato da andamento, ha senso selezionare sia l’aggettivo epidemico, sia l’aggettivo epidemiologico in quanto, in quest’ultimo caso, è l’epidemiologia che, attraverso i dati e i suoi studi, delinea uno scenario completo e complessivo. Inoltre scenario, nel linguaggio giornalistico, indica una ‘configurazione schematica di situazioni probabili’ (Devoto-Oli 2022) e dunque si riferisce a una interpretazione dei fatti, dei dati avvenuta dopo una valutazione (in questo caso, epidemiologica):
Oggi però il contesto è del tutto diverso. Non solo per quanto riguarda il numero delle vaccinazioni: ad essere profondamente mutato è lo scenario epidemiologico. (Arianna Di Cori, Il caso del caro-tamponi degli under 12 “Fino a 90 euro a quarantena”, repubblica.it, 28/1/2022)
Lo stesso discorso potrebbe valere per il sintagma formato dal sostantivo situazione; anche in questo caso la selezione dell’aggettivo epidemiologico viene giustificata dal fatto che è l’epidemiologia che delinea un quadro complessivo ossia una situazione:
Al di là della classificazione delle Regioni per fasce di colore, che molti governatori chiedono di archiviare, i parametri aiutano a descrivere l’attuale situazione epidemiologica. (Sara Bettoni, La Lombardia resta “gialla”. Ma tutti i dati sono in discesa, “Corriere della Sera”, 5/2/2022, p. 9)
Infatti sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, il numero delle occorrenze di situazione epidemiologica supera di gran lunga quelle di situazione epidemica (603 e 72): in tutti i casi in cui ricorre il primo sintagma si parla di una situazione descritta dall’epidemiologia e dunque, a ragione, epidemiologica. Non mancano però, soprattutto sui giornali, esempi in cui sarebbe più appropriato parlare di situazione epidemica ossia ‘relativa all’epidemia’ e non all’epidemiologia:
Gli ultimi due anni hanno messo a durissima prova il sistema fieristico italiano, ma gli operatori del settore sono ripartiti, nonostante le difficoltà della situazione epidemiologica. (Marco Frojo, Shock da Covid per le fiere, ancora rinvii Danese: “Ora interventi del governo”, repubblica.it, 31/1/2022)
Nei testi normativi italiani non si hanno occorrenze del sintagma situazione epidemiologica mentre troviamo una significativa attestazione di situazione epidemica all’interno di una legge varata recentemente:
Nell’espletamento delle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture strettamente connesse alle attivita’ [sic] di cui ai commi da 846 a 855, i soggetti di cui al comma 850 possono verificare le offerte anomale [...], richiedendo le necessarie spiegazioni per iscritto, assegnando al concorrente un termine compatibile con la situazione epidemica in atto e comunque non inferiore a cinque giorni. (Art. 166, comma 854 della Legge 30 dicembre 2021, n. 234, "Gazzetta Ufficiale" n. 13 del 18/1/2022, “Supplemento Ordinario” n. 3, p. 190)
La scelta dell’aggettivo epidemiologico, lì dove invece bisognerebbe preferire epidemico, può avere due motivazioni: la prima è che ormai l’uso frequente di entrambi gli aggettivi spesso fa sì che essi siano facilmente confusi; la seconda risiede nella semplificazione semantica dell’elemento ‑logia (e dunque del derivato aggettivale ‑logico). Infatti, come ha recentemente notato Valeria Della Valle a proposito del sostantivo difettologia, si è avuto uno slittamento semantico di ‑logia da ‘studio, trattazione dei difetti’ a ‘insieme di difetti’ se non addirittura banalmente ‘difetti’. Applicando questa semplificazione semantica all’aggettivo epidemiologico, esso, da una parte, manterrebbe la sua specificità semantica e cioè il riferimento alla disciplina dell’epidemiologia, dall’altro, passerebbe dal significato di ‘che studia, che tratta l’epidemia’ a ‘relativo all’epidemia’: in quest’ottica si spiegano i tanti esempi in cui epidemiologico ha valore di epidemico. Ancor più questa interpretazione potrebbe valere per il sintagma di cui ci chiedono i nostri lettori: perché nei testi giornalistici e normativi si preferisce usare il sintagma emergenza epidemiologica anziché emergenza epidemica, nonostante quest’ultima espressione sia quella corretta? Rispondiamo che di certo da una parte ha valso la semplificazione semantica di cui parlavamo poc’anzi; ma questo non basta a giustificare le numerosissime attestazioni nei testi dei siti di istituzioni che parlano di sanità e salute pubblica (il sito dell’ISS, il sito del Ministero della Salute, dell’Agenzia Italiana del Farmaco-AIFA) e nei testi legislativi italiani:
Scenari di transizione e preparedness e readiness all’eventualità di un ritorno a un’emergenza epidemiologica. Le possibili aree di applicazione della telemedicina variano in base al contesto epidemiologico dell’infezione da COVID-19. (Indicazioni ad interim per servizi sanitari di telemedicina in pediatria durante e oltre la pandemia COVID-19, ISS.it, 10/10/2020)
In considerazione delle misure adottate per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 che hanno di fatto comportato gravi limitazioni delle attività legate al settore dei fitosanitari [...], i distributori potranno continuare a vendere i prodotti in questione [...]. (Ministero della salute, Misure temporanee periodo smaltimento scorte per prodotti contenenti sostanze attive di cui al regolamento (CE) n. 2020/217, Salute.gov.it, 21/9/2021)
In considerazione della necessità di ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti anziani e/o con malattie croniche, [...], AIFA comunica le seguenti disposizioni transitorie. Tali misure saranno valide per il tempo strettamente necessario alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. (Misure transitorie relative alla proroga dei piani terapeutici AIFA in tema di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, AIFA.gov.it, 11/3/2020)
Al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento adottate per l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e di prevedere specifiche misure di sostegno per i soggetti maggiormente incisi [...] è istituito un fondo, denominato “Fondo per il rilancio delle attività economiche” con una dotazione di 200 milioni di euro per l’anno 2022 [...]. (Art. 2, comma 1 del Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n.4, “Gazzetta Ufficiale” n. 21 del 27/1/2022)
La selezione dell’aggettivo epidemiologico applicato a emergenza nei testi legislativi italiani risale alle primissime norme varate per scongiurare la diffusione del coronavirus in Italia: il primo decreto-legge che si occupa della situazione si intitola per l’appunto Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica e risale al 23 febbraio 2020 (Decreto-legge n. 6, “Gazzetta Ufficiale” n. 45 del 23/2/2020). Non si rilevano invece attestazioni del sintagma formato con l’aggettivo epidemico e questo ci fa pensare che esista almeno una motivazione che abbia portato alla scelta adottata. In questo caso bisognerà riflettere sul legame semantico e logico che unisce l’aggettivo al sostantivo: nel caso di emergenza epidemica, i due sono uniti da una relazione di causa-effetto ossia l’emergenza è causata, dovuta, generata dall’epidemia. Anche nel caso di emergenza epidemiologica, il legame è simile ma in questo caso l’emergenza è decretata, dichiarata dall’epidemiologia ossia l’epidemiologia ha valutato la situazione, di carattere emergenziale. A motivare questa seconda interpretazione portiamo un testo pubblicato sul sito “EpiCentro” (L’epidemiologia per la sanità pubblica) curato dall’Istituto Superiore di Sanità [grassetto mio]:
L’11 marzo 2020, l’OMS, dopo aver valutato i livelli di gravità e la diffusione globale dell’infezione da SARS-CoV-2, ha dichiarato che l’epidemia di COVID-19 può essere considerata una pandemia. Il 30 gennaio 2020, dopo la seconda riunione del Comitato di sicurezza, il Direttore generale dell’OMS aveva già dichiarato il focolaio internazionale da SARS-CoV-2 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (Public Health Emergency of International Concern – PHEIC), come sancito dal Regolamento sanitario internazionale (International Health Regulations, IHR, 2005. Per “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” si intende “un evento straordinario che può costituire una minaccia sanitaria per altri Stati membri attraverso la diffusione di una malattia e richiede potenzialmente una risposta coordinata a livello internazionale”. Ciò implica un evento grave, improvviso, insolito o inaspettato; comporta ricadute per la salute pubblica oltre il confine nazionale dello Stato colpito, e può richiedere un’azione internazionale immediata. Bisogna ricordare che il Comitato di emergenza dei Regolamento [sic] Sanitario Internazionale sull’epidemia di COVID-19 (COVID-19 IHR Emergency Committee) si riunisce regolarmente per monitorare la situazione. (Tutto sulla pandemia di SARS-CoV-2, EpiCentro.ISS.it, 25/2/2021)
Questo testo ci fa capire perché si sia preferito a livello normativo il sintagma emergenza epidemiologica. La diffusione dello stesso nei testi giornalistici più divulgativi parte proprio dal confronto con le leggi e le disposizioni governative a cui si è fatto continuo riferimento durante il periodo segnato dalla pandemia.
Inoltre, nella lingua italiana, esistono altri sintagmi che, partendo dai lessici settoriali ed estendendosi poi nell’uso comune, sono costruiti con l’aggettivo derivante da ‑logìa: pensiamo a aborto e coma farmacologico in cui sia l’aborto sia il coma, essendo causati da farmaci, si presuppone che debbano essere accompagnati dall’aggettivo farmaceutico ‘relativo ai farmaci’. Anche in questo caso, come per emergenza epidemiologica, entrambe le condizioni sono state studiate, valutate e condotte dalla farmacologia e dunque, a ragione, dovrebbero selezionare l’aggettivo farmacologico.
Infine possiamo proporre un piccolo confronto con altre lingue. Questa volta l’italiano dimostra di essere indipendente dall’influsso dell’inglese che, infatti, preferisce l’aggettivo epidemic (corrispettivo di epidemico) a epidemiological (corrispettivo di epidemiologico). Come abbiamo visto, questa situazione è completamente all’opposto di quella italiana e di quella di altre lingue romanze come, ad esempio, lo spagnolo.
Tirando le somme, possiamo dire che ormai la differenza semantica tra epidemico ed epidemiologico si stia assottigliando: sempre più frequentemente, nei testi giornalistici, si preferisce usare un aggettivo lì dove invece andrebbe impiegato l’altro. Una valutazione a parte va fatta per emergenza epidemiologica la cui selezione dell’attributo viene giustificata dal legame logico che unisce i due componenti.