Consulenze linguistiche

Ci vediamo alla mezza?

  • Elisa Altissimi
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2021.9556

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Copyright: © 2020 Accademia della Crusca


Quesito:

Alcuni lettori chiedono quale sia il significato delle espressioni la mezza o alla mezza quando utilizzate per indicare un orario. Altri, indicando il significato di “(al)le ore 12.30”, chiedono se il loro uso sia ammesso anche in testi formali o per quale motivo in italiano la mezza non equivalga a mezzogiorno ma a mezzogiorno e mezzo.

Ci vediamo alla mezza?

La locuzione la mezza indicante un orario si riferisce generalmente alle dodici e mezza (12.30) o alla mezzanotte e mezza (0.30) (per l’uso di mezza in alternativa a mezzo si veda questa scheda) Un altro significato che può assumere è ‘la mezz’ora immediatamente successiva a una determinata ora precisata in precedenza’, come indica il GDLI, che riporta anche il significato già menzionato (‘in partic.: le dodici e trenta, le zero e trenta’), diffuso soprattutto in area settentrionale (cfr. GDLI s.v. mezza2). Il GRADIT indica per il sostantivo mezza gli stessi significati, mentre lo Zingarelli 2021 omette il significato di ‘mezzanotte e mezza’, confermando invece quello riferito alle dodici e trenta e indicandolo come colloquiale. Tra i due significati indicati nei dizionari, quello riferito alla mezz’ora successiva al mezzogiorno o alla mezzanotte risulta essere il più diffuso e di conseguenza l’utilizzo di la mezza (e conseguentemente della locuzione alla mezza) per indicare la mezz’ora successiva a qualsiasi orario precedentemente indicato potrebbe generare incomprensione tra i parlanti (cfr. Della Valle-Patota 2000, p. 220). Le occorrenze di queste locuzioni che si riscontrano nell’uso in rete e nei corpora consultati sono per la maggior parte riferite alle dodici o alle zero e trenta, ma non mancano comunque sporadici esempi anche del secondo possibile significato. Si riportano di seguito tre passi tratti dal corpus del quotidiano “la Repubblica”, che sono utili anche a testimoniare la vitalità dell’uso nell’italiano contemporaneo.

Sono quasi le dodici e trenta, “a Torino si mangia alla mezza”, ricorda con una battuta. (Diego Longhin, Fassino fa il pieno al Lingotto, “la Repubblica”, 17/1/2011)

“Noi finiamo alla mezza, poi tocca alla volante successiva”. Che pare proprio più severa, perché a mezzanotte e trenta in punto scattano un po’ a sorpresa le multe ai motorini. (Daniele Lorenzetti, Le nuove notti del Ticinese, “la Repubblica”, 11/7/2004)

L’appuntamento è alle ore 9,00. Alle ore 9,15 ancora non si vede alcuno, alla mezza pure. Ai 35 con comodo un tecnico comincia ad accendere microfoni e altoparlanti. (Don Paolo Farinella, Se la giustizia a volte diventa quasi un terno al lotto, “la Repubblica”, 29/4/2018)

Un altro possibile significato della locuzione è quello che si riferisce non alle dodici e trenta, ma alle dodici precise. Di questo significato si hanno testimonianze soprattutto nell’uso orale e nella maggior parte dei casi esso è diffuso tra la generazione più giovane. Un rapido sondaggio da me condotto (9/11/2020) attraverso il social network Instagram, pur se in maniera del tutto indicativa, sembra confermare questa possibilità di utilizzo. Nonostante, infatti, la maggior parte dei partecipanti al sondaggio (tutti sotto i 30 anni) risponda che alla mezza significa ‘a mezzogiorno e trenta’, alcuni (19 persone su un totale di 44) indicano invece il significato di ‘a mezzogiorno’. Questo uso non ha riscontri nella lessicografia ed è difficile trovarne testimonianze scritte, e in quelle reperite è a volte impossibile stabilire con certezza quale sia il significato attribuito alle locuzioni alla mezza e la mezza, che in molti casi non sono accompagnate da ulteriori specificazioni. Alla luce del sondaggio effettuato, possiamo quindi, con qualche cautela, ipotizzare che per alcuni parlanti la mezza possa assumere il significato di ‘mezzogiorno’, generando di conseguenza una potenziale confusione nell’interpretazione dell’orario indicato. Il nuovo significato di ‘mezzogiorno’ potrebbe inoltre essere il risultato di un recupero da parte dei giovani di una locuzione di cui non hanno il pieno dominio, perché ormai abbastanza rara nell’uso: al sondaggio infatti cinque utenti hanno risposto di non conoscere affatto l’espressione. Forse, venendo meno la centralità nel corso del tempo di un orario, le dodici e trenta, che in passato coincideva con l’uscita da scuola dei bambini delle elementari e risultava dunque fondamentale nella scansione della giornata anche per gli adulti, è progressivamente venuto meno, di conseguenza, l’uso frequente dell’espressione che lo indicava o almeno del suo significato originario. Molti giovani d’oggi, infatti, usano la locuzione, probabilmente sovrapponendo al significato di ‘la mezza (ora)’ quello di ‘la mezza (giornata)’, intendendo il mezzogiorno preciso, ovvero la metà esatta della giornata. Questo uso resta però, almeno per ora, decisamente minoritario e non sembra scalzare l’uso tradizionale.

La presenza, già osservata, delle locuzioni alla mezza e la mezza nelle fonti lessicografiche dimostra che il loro uso può essere considerato corretto nella lingua italiana, rispondendo dunque alla domanda di un nostro lettore. Nonostante lo Zingarelli 2021 le indichi oggi come colloquiali, la loro presenza si riscontra anche nella letteratura, almeno nel corso del Novecento. Se ne trovano infatti occorrenze nel corpus PTLLIN (Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento) che testimoniano tutti e tre i possibili usi “tradizionali” (nell’ordine: le 12.30, le 0.30, la mezz’ora dopo un’ora qualsiasi):

- Io mangiavo sempre all’una. Noi che andavamo a scuola si usciva alla mezza, e non si arrivava mai prima dell’una. (Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli, Firenze, Vallecchi, 1948, p. 54)

Venne la mezza, venne l’una. E venne pure un pattuglione di polizia. Tommaso fece appena in tempo a tagliare. E quando mezz’ora dopo rifece capoccella in stazione, tutto era finito, per quella notte. (Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta, Milano, Garzanti, 1959, p. 172)

Alle nove e un quarto arrivò su Colla Bracca assieme alla luna, ai venti era già al bivio dei due alberi, per la mezza sarebbe stato alla fontana. (Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Torino, Einaudi, 1949, p. 131)

Arriviamo ora all’ultima domanda posta dai nostri lettori, ovvero il motivo per cui queste espressioni assumano il significato specifico di mezzogiorno e trenta o mezzanotte e trenta. Abbiamo già osservato come in realtà le locuzioni possano assumere l’ulteriore significato di ‘mezz’ora dopo un orario specificato in precedenza’, che può riferirsi, naturalmente, anche al mezzogiorno o alla mezzanotte. Probabilmente in principio la locuzione alla mezza non assumeva il significato assoluto di mezzogiorno e trenta, ma necessitava comunque di una specificazione dell’orario. Ciò potrebbe essere confermato anche dalla definizione che offre il Tommaseo-Bellini (dizionario che risale alla seconda metà dell’Ottocento) s.v. mezza:

La mezza dicesi per indicare mezza ora dopo un’ora già nota; per es. uno dirà Quant’è che è sonato mezzo giorno? e l’altro risponde: È la mezza, cioè è mezzogiorno e mezzo; ovvero dirà: Stasera alle 9 si cena, vieni tu? e altri risponde: Forse verrò, ma se non ci sono alla mezza, cenate pure, che non vengo più.

Il Tommaseo-Bellini indica anzi che la locuzione significa anche “Per antonomasia, tre ore e mezza di notte”, orario che potrebbe riferirsi alle ventuno e trenta. Infatti la terza ora era, secondo la scansione delle ore canoniche, la preghiera da effettuarsi alle nove del mattino. Il passaggio verso il significato specifico di ‘mezzogiorno e trenta’ o ‘mezzanotte e trenta’ potrebbe dunque essere stato graduale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ed essere quindi il risultato di una ellissi, in cui si omette di dire appunto mezzogiorno o mezzanotte. Un’occorrenza della locuzione completa la mezza dopo mezzogiorno, che presenta dunque la specificazione dell’orario, si riscontra nel PTLLIN:

A Cantiano era la mezza dopo mezzogiorno e non c’era nessuno. (Paolo Volponi, La strada per Roma, Torino, Einaudi, 1991, p. 386)

Ciò che può essere avvenuto è dunque questo: la locuzione la mezza, che indicava dapprima una qualsiasi mezz’ora dopo un orario indicato, si è progressivamente specializzata per indicare la mezz’ora dopo quelli che sono certamente due orari fondamentali della giornata, il mezzogiorno e la mezzanotte, per i quali, proprio a causa della loro importanza nella scansione della giornata, non c’è bisogno di alcuna specificazione ulteriore.

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