DOI 10.35948/2532-9006/2022.17714
Licenza CC BY-NC-ND
Copyright: © 2022 Accademia della Crusca
Nei dizionari contemporanei vengono solitamente ricordate due accezioni del verbo transitivo scialacquare: ‘spendere denaro in modo poco accorto e senza misura, sperperare’ e, in senso figurato, ‘dispensare, profondere in abbondanza’ (le definizioni sono del GRADIT, e simili sono quelle che si leggono in Vocabolario Treccani, Zingarelli 2021, Sabatini-Coletti).
Storicamente, come testimonia il TLIO, la forma pronominale del verbo aveva assunto anche il significato figurato di ‘farsi annientare, lasciarsi distruggere’. Un esempio di tale accezione si può osservare in Bono Giamboni (av. 1292):
Ma gli altri, siccome sozzura, e secondamentechè paglia, quelli pregiudicati ovvero per inobbedienzia, ovvero per non potere credere, o a scialacquarsi, o ad incendio rimasero. || Bono Giamboni, Orosio, Hist., VII, 39, 14: «ad exterminium atque incendium remanserunt»
Sulla base di questa attestazione, DELI e Zingarelli 2021 datano il verbo in questione al 1292. Lo riconducono al XIII secolo anche il Sabatini-Coletti e l’Etimologico.
Col significato di ‘consumare in modo eccessivo e irragionevole (anche assol.)’, il TLIO presenta un’altra attestazione coeva:
Ma colui il quale spende et scialacqua le cose grandi sì come non si dèe sì è detto prodigo. || DiVo; l'ed. inclusa nel corpus legge «colui che dispende le cose come non dee»: cfr. Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.), L. 6, cap. 34, vol. 3, pag. 110.5 (Etica di Aristotele, av. 1295, fior.)
Risale allo stesso periodo, ossia alla fine del XIII secolo, anche l’esempio, riportato dal Corpus OVI e tratto dall’Ecclesiaste volg. (vers. Alfa, XIII ex., fior.):
E tempo da risparmiare e tempo da scialacquare et tempo da sdrucire e tempo da cuscire.
Di poco posteriore al verbo è il derivato scialacquatore, formato col suffisso –tore, che caratterizza i nomina agentis deverbali. Il TLIO mostra la presenza del vocabolo (al plurale e in una forma fonetica un po’ diversa) nel Costituto del Comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX edito a cura d’Alessandro Lisini nel 1903, che risale al 1309-10 (data che consente di anticipare quella indicata nel GRADIT, av. 1387):
Di dare curatore a li scialequatori et a li mentecatti.
Di scialacquatore è nota la definizione di Dante, che però non usa la parola (come del resto non usa quella di prodigo, riservando ai prodighi una punizione diversa, che li vede insieme agli avari) in Inf. XI, 40-45 :
Puote omo avere in sé man vïolenta
e ne’ suoi beni; e però nel secondo
giron convien che sanza pro si penta
qualunque priva sé del vostro mondo,
biscazza e fonde la sua facultade,
e piange là dov’esser de’ giocondo.
Passiamo ora alla questione dell’etimologia, oggetto della domanda. Al riguardo sono tuttora diffuse diverse ipotesi che passeremo ora in rassegna. Prima, però, a dimostrazione dell’incertezza che ha contrassegnato l’etimologia di scialacquare, è forse opportuno ricordare quanto viene riportato nel GRADIT e nel Vocabolario Treccani: entrambi, infatti, indicano che si tratta di un ‘etimo incerto’.
Una prima possibilità, che, peraltro, è quella più diffusa nei dizionari dell’uso consultati, è rappresentata dalla sovrapposizione di scialare con una serie di altri verbi come (ann)acquare (Zingarelli 2021) o sciacquare (Garzanti 2007). Per il Devoto-Oli 2022 scialacquare invece è derivato di scialare con l’aggiunta di un suffisso che non è chiaro. Le principali ipotesi avanzate in passato sono riassunte nel DELI, dove si ricorda anche la posizione di Giovanni Alessio, il quale respingendo l’ipotesi di un incrocio di scialare con le parole sopramenzionate, propose una diversa interpretazione:
Orig. sconosciuta. Ad una sovrapp. di scialare a varie parole (sciacquare, annacquare ecc.: DEI, Devoto Avv., Migliorini-«Duro), G. Alessio (in LN XXXII [1971] 95) oppone giustamente che “scialare significa in origine soltanto ‘esalare’ (lat. exhalare), ‘sfogare’ e che sciacquare ‘lavare più volte con acqua’ è lontano per il suo significato’. Non è però facilmente accettabile nemmeno l’ipotesi dell’Alessio che “alla base di scialacquare stia il lat. (ad)aquari ‘provvedersi d'acqua’, dal quale poteva essere tratto un verbo *ex-(ad)aquari, che spiega anche il fr. essaver (essever, a. 1210) ‘épuiser l’eau’, cioè ‘attingere o levare tutta l’acqua (da un pozzo e simili)’, ‘esaurire, disseccare’, ‘consumare, dar fondo (ad una provvista)’.
L’idea di una formazione romanza di origine latina viene ripresa dal TLIO e dall’Etimologico che precisa, inoltre, come “la proposta formulata da Alessio resta la più plausibile per la sua verosimiglianza semantica e per la lieve entità della difficoltà formale costituita dal passaggio di -d- intervocalica a -l-”.
Più recente è l’ipotesi di Arrigo Castellani (Scialacquare, in “Studi Linguistici Italiani”, XXI, 1995, pp. 242-243), che prende spunto dalla forma scialequatori presente nell’estratto citato in precedenza del Costituto del Comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX.
La forma scialequatori mi sembra indicare in modo molto chiaro l’etimologia *ex-ad-lĭquāre ‘liquefare del tutto’; formazione latino volgare il cui esito italiano doveva essere *sciallequare, o, collo stesso scempiamento di -ll- che si è avuto anticamente nelle preposizioni articolate poste dinanzi a parole dall’inizio consonantico (alle quali > ale quali), scialequare, come nell’attestazione senese del primo Trecento: dopo poi, con assimilazione della vocale intertonica alla tonica, *scialaquare che non poteva non subire l’influsso dei derivati di acqua, diventando quindi il nostro scialacquare.
Anche in questo caso, dunque, siamo di fronte a una ricostruzione che parte da una base latina. La derivazione dal lat. lĭquāre troverebbe una certa corrispondenza in un testo di gran lunga anteriore rispetto ai dizionari e agli studi finora analizzati e mai citato in questi: si tratta degli Studi di Etimologia Italiana e Romanza. Osservazioni ed aggiunte al Vocabolario Etimologico delle Lingue romanze di F. Diez di Napoleone Caix (Sansoni, Firenze, 1878, pp. 38-39), rintracciato attraverso una ricerca nel corpus di Google libri.
Il Ménage dà *exadaquare che non s’accorda né col significato né col suono della voce; altri da scialare a acqua che sarebbe un composto senza analogie. D[iez] riporta senza commento le due opinioni. Che si tratti qui di un composto il cui primo elemento è scialare è evidente. Ma donde la seconda parte del vocabolo? La sua forma più antica, in uso ancora nel senese è scialeguare (cfr. Profezia sulla guerra di Siena, Gloss.) che mal potrebbe derivarsi da scialacquare poiché il mutamento di a in e davanti a gutturale sarebbe nel toscano senza esempio, e affatto inesplicabile il g nato dalla doppia forte (cq). Le due forme sono dunque parallele ed accennano ad una terza la quale deve essere *scialiquare, donde da una parte per assimilazione della vocale protonica alla tonica e con raddoppiamento della gutturale scialacquare, e dall’altra con indebolimento della gutturale e con mutamento di i in e esteso dalla tonica all’atona, dileguare. Qui dunque il secondo elemento lĭquare sarebbe stato alterato come in di-liguare. Il lat. lĭquare che vale ‘struggere, sciogliere’ poté ben essere applicato a designare l’uso smoderato di ricchezze o di dannare per lo stesso traslato con cui si usava profundere, e unito all’equivalente scialare diede il composto scialacquare cioè scial[are]+liquare sul tipo di abbollessare da bolli[ire]+lessare e simili.
Quella di Caix si può dunque considerare è una posizione di compromesso fra la proposta dei contemporanei dizionari dell’uso e le soluzioni proposte da Alessio e poi da Castellani, e si direbbe anzi anticipare quest’ultima.
Sulla scorta della documentazione presentata, possiamo dire che, come precisa giustamente Alessio, la sovrapposizione di scialare con un’altra parola non è, sul piano semantico, facilmente accettabile. Invece le ipotesi dello stesso Alessio e di Castellani dal punto di vista semantico sono entrambe valide. Sul piano fonetico, la trafila proposta da Alessio presenta un piccolo ostacolo, evidenziato dall’Etimologico, che giustifica le riserve espresse dal DELI, mentre lo sviluppo da una originaria forma lat. *ex-ad-lĭquāre ipotizzata da Castellani non presenta particolari difficoltà. Nessuno dei dizionari più recenti, tuttavia, sembra averla accolta.