Consulenze linguistiche

A destinazione di, con destinazione di

  • Lorenzo Tomasin
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2022.26882

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Quesito:

Due lettori residenti in Svizzera ci sottopongono le locuzioni in uso negli annunci delle ferrovie e in quelli degli aeroporti di quel Paese: “il treno a destinazione di X”, “l’aereo con destinazione di X”, in luogo di “il treno diretto a X”, “l’aereo per”. Sono corrette?

A destinazione di, con destinazione di

La locuzione a destinazione di riferita a treni o ad altri mezzi di trasporto è un francesismo: in francese à destination de è la formula più normale e come tale è registrata dalla lessicografia di quella lingua (nel Trésor de la langue française TLFi la si trova accompagnata da un esempio di Maupassant).

In italiano essa è d’uso più raro. Cercando nelle biblioteche virtuali disponibili in rete, la si ritrova in testi italiani ottocenteschi tecnici e settoriali relativi a trasporti e commerci, dove risente probabilmente del francese, lingua all’epoca influente quanto lo è oggi l’inglese. I più autorevoli vocabolari dell’italiano non la registrano, ma nemmeno la sconsigliano. Sicuramente ricalcata sul francese è la formula abitualmente usata oggi in italiano dalle ferrovie federali svizzere negli annunci vocali delle stazioni e in quelli diffusi a bordo. La formula alternativa forse più comune negli analoghi annunci italiani è appunto diretto a, o semplicemente per.

Nel caso di a destinazione di siamo insomma di fronte a un elvetismo, cioè a uno di quegli usi lessicali (o in questo caso fraseologici) che si sono affermati nell’italiano parlato in Svizzera divenendo abituali per i parlanti di quell’area, e anzi per tutti gli utenti della ramificata rete ferroviaria elvetica, i cui annunci sono spesso plurilingui per la peculiare geografia linguistica del Paese (normalmente negli annunci a terra e a bordo sono impiegate le lingue proprie delle regioni linguistiche in cui ciascun treno viaggia, oltre all’inglese per i treni internazionali).

Quanto all’appropriatezza di questo uso, esiterei a definirlo sbagliato: in italiano, analoghi calchi da altre lingue romanze circolano da secoli senza che la maggior parte dei parlanti li noti nemmeno. E la sequenza a destinazione di è formata in modo analogo a molti altri costrutti simili (per esempio: a fine di, a forza di, a scopo di, a tempo di, etc.) e perciò sembra integrabile con facilità e perfettamente comprensibile.

Leggermente diverso il caso segnalato dall’aeroporto di Lugano: con destinazione di sembra una formula risultante dalla combinazione tra il tipo appena visto e il più comune “con destinazione Lugano”. Del nesso con destinazione di non si trovano convincenti esempi né nella lessicografia, né nell’uso scritto. Sembrano insomma essersi affermati i tipi alternativi “con destinazione X” e “a destinazione di X”, in aggiunta al sempre raccomandabile uso della semplice preposizione per (“il volo per Ginevra” resta la soluzione più elegante), cosicché è forse meglio evitare di contaminarli, ricorrendo invece a una delle soluzioni ormai largamente consacrate dall’uso.

Del linguaggio usato negli annunci ferroviari si occupa il recente volume di Floriana C. Sciumbata, Sono solo coincidenze? Proposte a Trenitalia per farsi capire (meglio) dai viaggiatori, Trieste, Edizioni dell’Università di Trieste, 2017 (il caso di cui qui si discute non vi è però considerato).

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