DOI 10.35948/2532-9006/2024.33267
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Nel 2022 il gruppo musicale italiano dei Pinguini Tattici Nucleari pubblica all’interno dell’album Fake News un singolo intitolato Giovani wannabe. Il brano, a detta di Riccardo Zanotti, cantante della band bergamasca, si rivolge alla «cosiddetta Generazione boh, ossia quella di chi dice: “Non sappiamo cosa siamo, ma sappiamo quello che vogliamo diventare”» (Andrea di Quarto, Pinguini Tattici Nucleari: «“Giovani Wannabe” è nata quasi per caso. E invece…», sorrisi.com, 22/8/2022).
Sebbene la canzone abbia dato il la alla larga diffusione di wannabe in italiano (ricordiamo che Giovani wannabe è stato il brano del 2022 più ascoltato in radio e che conta circa 107 milioni di ascolti su Spotify e 36 milioni di visualizzazioni su YouTube; dati aggiornati all’8/6/2024), questo prestito non adattato dall’inglese era già presente nella nostra lingua, ma con significati e usi in parte diversi da quello con cui è adoperato nella canzone. Ripercorriamone insieme la storia.
Wannabe è un termine della varietà angloamericana, formatosi dall’unione dei verbi (to) wanna, contrazione tipica del registro parlato informale di (to) want to ‘volere’, e (to) be ‘essere’. Nell’OED la voce è registrata sia come sostantivo (prima attestazione 1976) sia come aggettivo (prima attestazione 1986). Il sostantivo ha il significato di ‘chi cerca di emulare qualcun altro, soprattutto una celebrità, nell’aspetto e nel comportamento; chi vuole appartenere a un particolare gruppo di persone e cerca di conformarsi a esso. Spesso con valore dispregiativo’ [“A person who tries to emulate someone else, esp. a celebrity, in appearance and behaviour; a person who wants to belong to and tries to fit in with a particular group of people. Frequently depreciative”]; l’aggettivo, invece, ha il senso di ‘di chi desidera o aspira a essere una certa persona o un tipo specifico di persona. Con uso estensivo, detto anche di un prodotto progettato per emulare o rivaleggiare con un altro. Talvolta con valore dispregiativo’ [“Desiring or aspiring to be a specified person or type of person; would-be. Also in extended use of a product designed to emulate or rival another. Sometimes depreciative”]. Il termine è semanticamente – e in parte anche grammaticalmente – affine all’aggettivo e sostantivo would-be ‘aspirante’ (da “would, past tense of will + be”, cfr. OED), rispetto al quale ha un’accezione per lo più negativa, ed è principalmente usato in contesti informali (l’OED lo riconduce per l’appunto allo slang).
Entrato in italiano come sostantivo [1, 3] e come aggettivo [2], wannabe mantiene inizialmente gli stessi significati che ha in inglese, indicando sia l’emulatore di un personaggio famoso sia più genericamente chi vorrebbe far parte di una certa categoria di persone o di professionisti, pur non avendone le possibilità. Le prime attestazioni da noi rintracciate risalgono agli anni Ottanta e Novanta del Novecento:
[1] esso [il modo di vestirsi, pettinarsi e truccarsi di Madonna] ha costituito fin dall’inizio un elemento di richiamo per le ragazzine che l’hanno scelta come modello da imitare (le cosiddette «wannabe»). (Armani: una maestra [scil. Madonna] nel coraggio di cambiare, “La Stampa”, 3/9/1987, p. 23)
[2] È l’assalto delle «wannabe Scarlet»: attricette, casalinghe, infermiere che chiedono, anzi pretendono la parte di Rossella nel film per la tv tratto dal seguito di «Via col vento» di Alessandra Ripley. (Paolo Passarini, Tutte vogliono la parte di Rossella O’Hara, “La Stampa”, 23/11/1991, p. 1)
[3] è riuscito ad aprire spazi (o almeno pertugi!) attraverso i quali è stato possibile fare il proprio ingresso nel fortino dell’editoria per qualche decina di giovani wannabe della narrativa italiana. (Piersandro Pallavicini, Riviste anni ’90, Ravenna, Fernandel, 1999, p. 12)
A partire dagli anni Duemila il termine diviene più frequente, sviluppa nuovi significati e i contesti d’uso in cui viene impiegato si allargano (si veda anche quanto scritto da Licia Corbolante nel suo blog di terminologia). Innanzitutto, in qualità di aggettivo wannabe inizia a essere riferito (come in inglese) anche a sostantivi inanimati [4-5], assumendo così il significato, prevalentemente dispregiativo, di ‘realizzato con lo scopo di assomigliare a un altro oggetto, ritenuto migliore o più prestigioso’:
[4] Alcuni piatti sono proprio wannabe, vorrei ma non posso: i maltagliati con aragostelle e asparagi san di poco. (Luca Iaccarino, Le luci e le ombre del pappa & ciccia locale charmant, cucina così così, “la Repubblica”, ediz. Torino, 7/3/2009, p. 18)
[5] I cinesi hanno sempre dimostrato una estrema umilità e un’altrettanta ammirazione per tutto quello che proviene da fuori confine. Lo dimostra la Yamax V400, una wannabe maxi naked [senza rivestimento] che richiama il nome di una marca giapponese, mentre l’estetica è una copia di un modello del Sol Levante. (Omnimoto, Yamax Z400, la cinese che copia la Kawaski Z1000, gpone.com, 29/9/2020)
Ma è possibile riscontrare anche una semantica più neutra, in cui il significato dell’aggettivo, se riferito a un oggetto [6], non esprime esattamente il concetto veicolato dall’espressione “vorrei ma non posso”, ma coincide approssimativamente con simil-, prefissoide che nei composti indica ‘un prodotto che ne imita un altro’ (nell’esempio 6 potremmo dire che la croccantella è una “similfocaccia”). Se, invece, riferito a un sostantivo animato [7], il senso è quello di ‘aspirante’.
[6] La croccantella è una versione veloce di una focaccia wannabe che vi farà fare di sicuro bella figura, proprio perché è impossibile sbagliarla. (Profumodilimoni.com, 4/10/2021)
[7] Italo Svevo […] decise di imparare l’inglese […]; caso volle, che in quel periodo bazzicasse Trieste un giovane (e squattrinato) professore di lettere irlandese James Joyce. Nel corso delle lezioni saltò fuori che entrambi erano scrittori wannabe […] e divennero amici. (Tweet di @RikyandGlam, 6/8/22)
Da notare, inoltre, dal punto di vista dell’ordine delle parole, la preferenza per la collocazione postnominale, preferita per gli aggettivi (su questo argomento cfr. la risposta di Raffaella Setti).
Infine, wannabe può avere anche una funzione vicina a quella verbale. Negli esempi [8-10] l’aggettivo è semanticamente equivalente a una frase relativa del tipo ‘che vorrebbe essere/diventare X’, ‘che vorrebbe essere/diventare come/simile a X’, in cui X può essere un sostantivo o un aggettivo con funzione predicativa. In questo caso il valore semantico è dunque più coerente con l’etimo. Tale uso è simile a certe modalità del participio presente, che nell’italiano contemporaneo è per lo più forma aggettivale o sostantivale (si pensi proprio ad aspirante) e solo in casi molto ristretti (nei registri formali o burocratici) anche verbale, es. le annotazioni riguardanti il suo caso, in cui ha la funzione sintattica di una relativa (cfr. Paolo Benincà e Guglielmo Cinque, Participio presente, in Grande grammatica di consultazione, vol. II, I sintagmi verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, a cura di Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Anna Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 20012, pp. 604-609). Sebbene la funzione sia vicina a quella verbale, wannabe non è però certamente assimilabile a un participio presente o a un verbo, ma piuttosto a un confisso (si veda per l’appunto l’analogia con simil-) formante composti con sostantivi o aggettivi (si veda anche l’esempio [2]), la cui struttura ricalcherebbe quella dei composti italiani V-N (es. mangiapreti, salvaschermo, battilana).
[8] Tanti incidenti di monopattini e bici nella città wannabe-green. (Tweet di @Davidovskij, 7/8/2020)
[9] osservate il grattacielo wannabe boscoverticale. (Tweet di @soft__saber, 16/5/2022)
[10] Caffè e focaccia wannabe-ligure dell’esselunga. (Tweet di @BitcoinCabana, 27/3/2024)
Per quanto riguarda la diffusione in italiano (8/6/2024), non è possibile avere una stima certa per via dell’ambiguità semantica della parola: sulle pagine in italiano di Google le stringhe “un wannabe”, “una wannabe”, “il wannabe”, “la wannabe”, “i wannabe”, “le wannabe” hanno rispettivamente 4.830, 1.540, 2.170, 269, 11.400, 239 risultati; negli archivi giornalistici i risultati pertinenti di wannabe sost. e agg. sono 34 sulla “Repubblica”, 15 sul “Corriere della Sera” e 8 sulla “Stampa”. Aggiungiamo che molte di queste attestazioni rimandano alla canzone dei Pinguini Tattici Nucleari o fanno riferimento al singolo di fama mondiale Wannabe delle Spice Girls (1996), il cui titolo rimbalzò sulle principali testate giornalistiche tra il 1996 e il 1997 per via della partecipazione del gruppo londinese a vari spettacoli italiani, tra cui anche la kermesse sanremese.
In conclusione, vale la pena sottolineare che proprio grazie al singolo della band bergamasca il termine wannabe, da due anni a questa parte, si è caricato di un nuovo significato e di una semantica tutto sommato positiva, almeno nella locuzione giovani wannabe, in cui può essere interpretato, rispetto a giovani, tanto come aggettivo quanto come sostantivo posposto. Tale rilancio non sembra essere stato accolto dai quotidiani, ma nelle piattaforme social sono numerose le attestazioni di giovanni wannabe con riferimento, più o meno esplicito, al significato che assume nella canzone dei Pinguini Tattici Nucleari. In generale i wannabe oggi sarebbero coloro che vogliono trovare un posto nel mondo realizzando i loro desideri senza tentativi di emulazione (diversamente da quanto significava wannabe inizialmente). Da un punto di vista sociale, potremmo forse affermare che la voce non riguarda soltanto la generazione boh, come diceva Zanotti, ossia “la generazione dei nati tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, caratterizzata da un senso di incertezza, spaesamento e precarietà per le incerte condizioni economiche e sociali” (Treccani Neologismi 2016), ma anche tutti coloro che, a prescindere dall’età, hanno ancora il desiderio (o magari il sogno) di realizzare le proprie ambizioni, immaginandosi (più o meno plausibilmente) un futuro alternativo.
Sul piano della lingua, infine, mette conto notare che wannabe è un prestito “di lusso” in italiano. La nostra lingua dispone, infatti, di materiale linguistico sufficiente per esprimere le accezioni che la parola inglese veicola: da sostantivi e aggettivi quali aspirante ed emulatore (di) fino a locuzioni aggettivali quali in erba o in potenza. Se prendessimo consapevolezza di ciò, potremmo immaginare un futuro in cui la nostra lingua sia meno wannabe inglese.