DOI 10.35948/2532-9006/2025.35394
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Nel gennaio del 2024, intervistata nel programma televisivo Quarta Repubblica, la presidente del consiglio Giorgia Meloni interviene nella polemica scoppiata in seguito alla nomina del nuovo direttore della Fondazione Teatro di Roma: nel difendere la scelta del suo governo, che dichiara ispirata a criteri meritocratici, la presidente rivendica di aver messo fine al cosiddetto “amichettismo”, un comportamento a suo giudizio proprio dei precedenti governi di centro-sinistra, che, specialmente nel settore della cultura, avrebbero per lo più favorito le nomine di persone a loro vicine (qualificate spregiativamente come “amichetti”, mentre sono indicati come “amichettisti” i responsabili del comportamento):
La leader del governo rimanda al mittente anche gli altri temi nei quali è stata chiamata in causa dall’opposizione. L’occupazione delle poltrone nel settore cultura, ad esempio, in particolare l’ultimo caso relativo al Teatro di Roma: “È stata nominata una persona, io neanche lo sapevo: l’ho appreso dal bailamme della sinistra” che, aggiunge, “per quanto so, ha un curriculum di ferro sul piano culturale e della competenza, non ha tessere di partito e qual è lo scandalo? Che non ha la tessera del Pd”. Poi aggiunge: “L’Italia è una nazione nella quale vige l’amichettismo: questo è l’amichetto mio... e ci sono tutti questi circoli di amichetti coi loro amichetti e questo circolo dell’amichettismo ha anche un indotto: ci sono circoli dove ti vai a iscrivere, dove cerchi di diventare parte di questi amichettisti” ma “è finito quel tempo”. (Influencer, svolta dopo il caso Ferragni. Meloni: “In Consiglio dei ministri arriva norma su trasparenza della beneficenza”, repubblica.it, sez. Politica, 22/1/2024)
La dichiarazione viene ripresa dalle principali testate nazionali, in rete e nei social network, e discussa per mesi da opinionisti e avversari politici, che polemizzano sulla presunta caratterizzazione politica di sinistra di questa forma di favoritismo clientelare, così come sulla presunta estraneità al fenomeno da parte del governo in carica. Ciò contribuisce a una più ampia diffusione della parola amichettismo (che si può definire come ‘pratica di favoritismo clientelare messa in atto da esponenti politici o da persone che in generale rivestono posizioni di potere o di prestigio, a beneficio di amici e sostenitori’), neologismo la cui coniazione viene talora erroneamente attribuita alla stessa Giorgia Meloni:
Ma si indovina anche la voglia di sottolineare l’esclusione che la sua destra ha subìto negli anni dall’“amichettismo”, neologismo meloniano riferito soprattutto al Pd. Nella volontà di archiviarlo perché “adesso le carte le do io” si avverte una cultura del potere tesa a rivendicare una legittimazione che non prevede concessioni agli avversari: tanto più gli attuali, Pd e M5S, considerati “due facce della stessa sinistra”. (Massimo Franco, Europee, un mega sondaggio sulla premier e sul governo, corriere.it, sez. Politica, 22/1/2024)
Come ricostruito da Michele Cortelazzo nella sua rubrica Le parole della neopolitica, pubblicata nel “Magazine Lingua italiana” del portale Treccani”, l’introduzione della voce in italiano è invece da attribuire al giornalista e scrittore Fulvio Abbate, che la utilizza per la prima volta in un articolo del maggio 2021, pubblicato nell’edizione italiana dell’HuffPost. Nell’articolo si fa riferimento a un episodio di cronaca che ha coinvolto Roberto Angelini, musicista noto al largo pubblico soprattutto per la sua partecipazione al programma televisivo Propaganda live. Il musicista, titolare di un ristorante giapponese a Roma, era stato denunciato per irregolarità contrattuali da una dipendente del ristorante, fermata dalla guardia di finanza mentre effettuava delle consegne a domicilio oltre l’orario consentito dalle misure imposte dal lockdown; multato, Angelini aveva reagito con un post sui social che riservava parole poco lusinghiere per la dipendente e “presunta amica” (definita “una pazza incattivita dalla vita”). Il post aveva tuttavia ricevuto migliaia di like e diversi commenti di sostegno da parte di amici e colleghi: questa reazione di immediata solidarietà nei confronti del musicista, a dispetto dell’evidente torto commesso, viene ricondotta da Abbate alla “categoria dell’amichettismo”, una “propensione subculturale” da lui ritenuta propria di certi ambienti della sinistra romana e dei suoi “amichetti”:
Le evidenze che in questa storia è più interessante osservare comprende [sic] semmai ciò che attribuiremo, con pertinenza antropologico-municipale, alla categoria dell’amichettismo. Non per nulla siamo a Roma, e il pregiato locale di Angelini, dove secondo molta clientela, decisamente amichevole, di più, formata da amichetti, si mangia “il miglior sushi della città”, lo si è detto, si trova in piazzale del Verano, davanti all’omonimo cimitero monumentale. […] Detto meglio, pur essendo un sentimento spesso spontaneo, naturale, figlio dell’empatia e dell’altrui gentilezza, mai l’amichettismo mostra in sé spessore dialettico, anzi, sempre muove dalla difesa apodittica, sovente acefala dell’altro, dell’amico, dell’amichetto: “Perché Bob è amichetto mio, embè?!” Dimenticavo, subito dopo l’accaduto sulle pagine social di Roberto Angelini sono comparsi i cuoricini del conforto amicale da parte di vip, veri amici per l’appunto, e molti altri ancora, Emma, Jovanotti, Max Gazzé, Elodie. Tutti amichetti e amichette. (Fulvio Abbate, Roberto Angelini e l’amichettismo, huffingtonpost.it, 21/5/2021)
All’“amichettismo” il giornalista dedica anche un breve saggio, pubblicato nel 2023 e scaricabile gratuitamente in rete, in cui offre un’analisi più distesa del fenomeno, che viene così descritto:
L’amichettismo ha lo spessore culturale e politico di un’emoticon accompagnato da un cuoricino, come fosse un sospiro. L’amichettismo racconta un insieme chiuso di relazioni. Per lo più interessate. Un progetto d’ambizione decisamente professionale, l’affetto appare secondario. Così aderisce alle ragioni e alla prassi del liberismo, sebbene dichiari di collocare il proprio umano presidio esclusivo “a sinistra”. […] Ogni dialettica e giudizio propri cancellati, in nome di una ricattatoria complicità persistente di tipo tardo-adolescenziale. (Fulvio Abbate, L’amichettismo, s.l., Pdfinprop, 2023, p. 5)
Come anticipato, la voce, pur sporadicamente attestata tra il 2021 e il 2023 in rete e nei giornali, in articoli che riprendono il neologismo coniato da Abbate per commentare il fenomeno in generale o fare specifico riferimento ad alcune nomine specifiche, conosce una più ampia diffusione nel corso del 2024, in seguito alla citata dichiarazione della presidente del consiglio e alle polemiche che ne sono conseguite, non solo nelle settimane immediatamente successive, ma anche nei mesi seguenti: la pratica dell’“amichettismo”, insieme alla nuova parola ideata per denominarla, viene infatti chiamata in causa ogni qual volta emergano delle irregolarità nelle nomine dell’attuale governo o scoppino degli scandali legati ai collaboratori di Giorgia Meloni e dei suoi ministri, a cui viene rinfacciata la scarsa coerenza rispetto a quanto rivendicato inizialmente. Per esempio:
Arianna Meloni, capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia e sorella della premier, venuta a Bologna per sostenere la campagna elettorale del partito alle Europee, nel corso dell’incontro davanti a trecento militanti, respinge le accuse di nepotismo e amichettismo sulle nomine fatte al suo partito e al governo e le ribalta, descrivendole come normale frutto della “socialità”. (Silvia Bignami, Nepotismo, la difesa di Arianna Meloni: “Non siamo asociali, normale fidanzarsi e avere amici”, “la Repubblica”, sez. Cronaca, 20/5/2024, p. 6)
Era il risultato del tanto tempo trascorso insieme, delle uscite in gruppo anche per difendersi da possibili aggressioni, della vita di partito in giro per l’Italia e dei raduni politici in tenda; per certi versi, è stata la conventio ad excludendum a renderci una comunità profonda, con un’istintiva capacità di assumere la formazione a testuggine per proteggerci dall’esterno. È questo che sta venendo considerato una colpa oggi, quando si accusa Fratelli d’Italia di familismo e amichettismo. (Italo Bocchino, Perché l’Italia è di destra. Contro le bugie della sinistra, Solferino e-book, 2024)
«La nomina di Foti e di Bignami, un fedelissimo e un amico d’infanzia di Giorgia Meloni, dimostra che a governare l’Italia è il cerchio magico della premier, fatto di familismo da un lato e amichettismo dall’altro», attacca Marco Sarracino, responsabile Pd per il Sud. «Scelte “di vicinato” che rendono evidente come il primo partito del Paese soffra l’assenza di una classe dirigente». (Giovanna Vitale, Sarracino: “Sud penalizzato da un governo indifferente gestito dagli amichetti di FdI”, “la Repubblica”, sez. Politica, 3/12/2024, p. 10)
Anche lo stesso Abbate, nel corso dell’anno, rilancia la parola da lui coniata per polemizzare contro i criteri di selezione degli autori (e dei relativi editori) candidati al Premio Strega (cfr. Fulvio Abbate, Premio Strega: e così l’amichettismo è diventato scienza esatta, la letteratura è altrove, “l’Unità”, unita.it, 11/4/2024); la riprende poi per commentare il comportamento di Chiara Valerio, direttrice dell’ultima edizione della fiera “Più Libri, più liberi”, accusata di non aver ritirato l’invito al filosofo Leonardo Caffo, nonostante la denuncia per maltrattamenti e violenza domestica (cfr. Fulvio Abbate, Chiara Valerio, l’amichettismo e il teatrino morale (crollato) su Leonardo Caffo: ora dimissioni, “l’Unità”, unita.it, 13/12/2024).
Come si può osservare dagli esempi riportati in precedenza, la voce è spesso accostata alle forme semanticamente affini nepotismo e familismo (che indicano rispettivamente il “favoreggiamento di parenti e amici da parte di persone autorevoli al fine di far loro ottenere cariche o uffici” e il “vincolo di solidarietà tra i membri di una stessa famiglia, quando prevale su quello riguardante il gruppo sociale in generale”, Devoto-Oli 2025), sul cui modello è stata probabilmente costruita. Dal punto di vista linguistico, la parola amichettismo rappresenta infatti un derivato del sostantivo amichetto – diminutivo di amico formato con il suffisso -etto (preferito nell’uso romano a -ino, nella fattispecie peraltro non utilizzabile per motivi d’ordine fonetico), in questo caso con implicita sfumatura spregiativa – con l’aggiunta del suffisso -ismo, particolarmente produttivo in epoca contemporanea nella formazione di nomi astratti indicanti movimenti, ideologie, comportamenti e atteggiamenti individuali o collettivi. Anche in ragione della sua discreta diffusione nell’uso (175.000 occorrenze nelle pagine italiane di Google il 23/12/2024), la voce è stata di recente accolta nella sezione “Neologismi (2024)” del portale Treccani, che la marca come forma “iron[ica]”, nel significato di “comportamento di chi, generalmente da una posizione di potere e di prestigio, favorisce i propri seguaci; nepotismo”; è stata inclusa tra i neologismi accolti nel Libro dell’anno 2024 edito da Treccani ed è stata registrata nell’ultima edizione del Devoto-Oli 2025 (versione digitale), che la data 2022 e la definisce come “tendenza a favorire i propri amici e sostenitori, facendo un uso clientelare di posizioni di potere”.
La discreta fortuna della parola è forse da attribuire alla sua natura di neoformazione dal significato relativamente immediato e trasparente, oltre che alla sua affinità formale e semantica con parole da tempo in uso nella nostra lingua, quali nepotismo, familismo e clientelismo, indicanti pratiche di favoritismo che caratterizzano la storia del nostro paese fin dalla Roma dei papi, e che sono in realtà tendenzialmente proprie di qualsiasi sistema di potere e di qualsiasi forza politica di governo, sia essa di destra o di sinistra. A differenza di queste voci, la forma amichettismo è invece nata, ed è stata inizialmente impiegata, con specifico riferimento alle pratiche clientelari della sinistra italiana (un legame approfondito sul piano sociologico in un articolo pubblicato su “Doppiozero” nell’agosto del 2023), per quanto nell’uso comune si stia ormai affermando un impiego semanticamente esteso della parola, a indicare il comportamento in generale, indipendentemente dal colore politico di chi lo adotta (e anzi, al momento, riferito soprattutto al governo di destra). La circolazione della parola, almeno per ora, risulta per lo più circoscritta al linguaggio politico e giornalistico, come è del resto inevitabile, dato il suo significato, e come attestano le occorrenze rinvenute nei principali quotidiani nazionali: una ricerca condotta il 23/12/2024 negli archivi della “Repubblica” e del “Corriere della Sera” ha infatti restituito rispettivamente 77 e 20 occorrenze della voce, a cui sono da aggiungere altre attestazioni rinvenute in rete: 16 nelle pagine del Corriere.it e 38 in quelle della Stampa.it. Accanto a queste, si rilevano anche alcune sporadiche occorrenze del derivato amichettista (2 al singolare e 2 al plurale nelle pagine della Stampa.it, 3 del plurale amichettisti nell’archivio della “Repubblica”, e 1 sempre del plurale nelle pagine del Corriere.it), insieme a un tendenziale incremento della forma amichetto: tra il 2021 e il 2025, nell’archivio della “Repubblica”, si registrano infatti ben 172 occorrenze del plurale amichetti, 63 di amichetto, 78 di amichetta e 37 di amichette; mentre nelle pagine del Corriere.it 47 occorrenze di amichetto, 16 di amichetta, 31 di amichette.
L’osservazione delle attestazioni rivela inoltre come il neologismo abbia talora offerto lo spunto per la creazione occasionale di altri suffissati in -ismo, che vengono ironicamente contrapposti ad amichettismo, per indicare analoghe forme di favoritismo, praticate però a beneficio non di amici e sostenitori, ma di parenti (parentismo), sorelle (sorellismo), cognati (cognatismo), o amanti (amantismo). Si tratta tuttavia di formazioni effimere, che fanno riferimento a specifici fatti di cronaca, ironizzando sul tipo di legame intrattenuto dall’esponente politico di turno (nello specifico, spesso la presidente del Consiglio, almeno nel caso di sorellismo e cognatismo) con la persona oggetto di favoritismo, e che difficilmente si affermeranno nell’uso corrente (come suggerisce anche il numero delle loro occorrenze nelle pagine italiane di Google: 146 di parentismo; 72 di sorellismo; 81 di amantismo; da cui si distacca forse solo la forma cognatismo, con 2.650 attestazioni, che è infatti accolta nella sezione “Neologismi 2024” del sito Treccani). Qualche esempio:
Parlando di Giorgia Meloni e del fatto che Francesco Lollobrigida, marito di Arianna Meloni, sia ministro, ecco che parte in quarta [Tomaso Montanari, NdR]. “La cosa che fa ridere è che l’amichettismo sia finito. Anzi, c’è il parentismo: per trovare un precedente di un governo con due parenti bisogna tornare a Benito Mussolini e a suo genero Galeazzo Ciano. Mi chiedo se sia un caso, per altro”. (Otto e Mezzo, Montanari la spara contro Meloni: “Bisogna tornare a Mussolini. Un caso?”, Libero.it, 22/1/2024)
“Oggi l’elezione diretta è purtroppo una memoria che inquieta”, spiega Orlando. “C’è una crisi della democrazia che non supereremo senza una riforma dei partiti. Il correntismo, con Meloni, è stato solo sostituito dal sorellismo e dal cognatismo”, è la sua conclusione amara. (Emanuele Lauria, Concetto Vecchio, Elezione diretta del sindaco, una rivoluzione figlia di stragi e Tangentopoli. Così il doppio turno cambiò la politica, “la Repubblica”, sez. Politica, 28/11/2023, p. 10)
Rimasta zitta per due anni, da quando proprio Sangiuliano la defenestrò dal Maxxi, Giovanna Melandri – inquilina del Collegio Romano durante i governi D’Alema e Amato – rompe il silenzio: «Meloni parla di amichettismo di sinistra? Accipicchia, e questo cos’è? “Amantismo” di destra? Spero che, adesso, la presidente del Consiglio la smetta di fare la vittima». (Giovanna Vitale, Giovanna Melandri: “Sangiuliano inadeguato, deve lasciare. In due anni un cumulo di disastri”, repubblica.it, sez. Politica, 5/9/2024)
Resta da capire se anche amichettismo si rivelerà col tempo un neologismo destinato a cadere rapidamente in disuso, o se sarà invece in grado di radicarsi più stabilmente nella lingua comune.