La Crusca rispose

Shock o choc?

  • Benedetta Salvi
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2023.26900

Licenza CC BY-NC-ND

Copyright: © 2015 Accademia della Crusca


Abstract

La resa grafica "incerta" tra choc o shock ha reso questo termine oggetto di molti quesiti; inoltre alcuni si domandano quale sia la grafia più corretta per i derivati scioccare, scioccante, scioccato.


Le due differenti grafie della parola sono il risultato dell’influenza delle lingue tramite le quali è penetrata in italiano: choc deriva dal sostantivo francese le choc (urto), mentre shock dal verbo inglese to shock (urtare, colpire). Si tratta di due forestierismi entrati in italiano, in ambito medico (si parla di choc/shock traumatico, anafilattico, emorragico ecc.) in un passato relativamente recente: L’etimologico di Alberto Nocentini registra la prima attestazione di choc intorno al 1892, mentre per shock occorre spostarsi al 1899.

Tutti i più grandi vocabolari sincronici lemmatizzano entrambe le forme senza dare informazioni su quale sia da preferire, ad eccezione del Devoto-Oli che segnala choc come ‘disusato’. Da notare l’edizione 2008 del dizionario Sabatini-Coletti che, pur considerandoli sinonimi, nelle definizioni cerca di dar loro una sfumatura leggermente diversa, estendendo l’ambito d’uso di choc:

  • Shock: ‘1) med. Stato morboso caratterizzato dall’abbassamento della pressione e dalla riduzione di tutte le facoltà fisiche e psichiche, causato da grave insufficienza circolatoria: grave stato di shock; shock anafilattico, postoperatorio, traumatico; 2) estens. Emozione intensa e improvvisa che provoca uno stato di confusione o di turbamento: riprendersi da uno shock, l’accaduto è stato per me un vero shock, dopo l’incidente sono ancora sotto shock [...] SIN choc’;
  • Choc: ‘Shock; in questo significato e con valore aggettivale di scioccante, entra come secondo elemento in molti lessemi complessi e composti del lessico giornalistico: annuncio choc, intervista choc, videochoc’. 

Il GDLI registra solamente la variante shock, attestandola soprattutto nel settore medico (shock traumatico, terapia di shock), dove probabilmente è entrata direttamente dall’inglese.

Rimanendo nell’ambito della medicina, per fare un po’ di storia, risulta curioso l’articolo L’uso del vocabolo shock nel linguaggio medico italiano del neuropsichiatra Arturo Donaggio apparso sulla rivista medica di epoca fascista Le forze sanitarie (Roma, Stabilimento tipografico Europa, 1940). Il dottore, in linea con le direttive di traduzione forzata dei forestierismi volute dal regime, denuncia l’uso di shock per indicare una forte scossa, scagliandosi contro l’ordine dei medici italiani che aveva abbandonato la lingua latina, universale e pura (come invece avevano continuato a usare negli altri paesi europei), per privilegiarne altre. Propone quindi di ritornare al latino, utilizzando il termine quassatio, da lui tradotto in italiano con squasso, il quale, a suo parere, avrebbe riscosso molto successo tra i neuropsichiatri. In realtà, come ben sappiamo, le cose non sono andate secondo le sue previsioni.

In italiano, la questione della compresenza attuale delle due forme trova spiegazione nell’ etimologia del termine e nella sua complessa penetrazione nella nostra lingua. L’Oxford Dictionary fa risalire il verbo to shock al francese choc, deverbale di choquer (‘urtare qualcosa con più o meno violenza’/ ‘causare un trauma a qualcuno’) di origine probabilmente olandese. Si può parlare quindi di due fasi di diffusione, anche se molto ravvicinate: quella iniziale sotto l’influsso del francese, e quella successiva influenzata dall’inglese. Sono quindi da considerare corrette entrambe le forme, giustificate dalla generazione di appartenenza del parlante, in quanto l’influsso della cultura e della lingua francese ha ceduto il passo, negli ultimi decenni, a quello massiccio dell’inglese. Non a caso, nonostante la forma choc mantenga sempre il primato, analizzando gli archivi online dei quotidiani nazionali più rilevanti ("La Repubblica", "Corriere della Sera", "La Stampa") si nota una predominanza della grafia francese negli anni precedenti al duemila e una diminuzione successiva a favore della variante inglese shock. Per capire il motivo della prevalenza di choc in questo contesto, occorre tenere presente, accanto alla motivazione generazionale, che nel suo impiego in funzione aggettivale è più congeniale alla costruzione nominale tipica del lessico giornalistico (denuncia choc, frasi choc, decisione choc, terapia choc), come visto precedentemente nel Sabatini-Coletti.

Osservando i dati ricavati da Google Italia dal primo gennaio del Duemila ad oggi (15/12/2014), si rileva invece, nei risultati in italiano, una predominanza della forma shock: 598.000 occorrenze contro le 408.000 di choc. Questi risultati confermano quanto detto sopra e cioè che attualmente la parola viene percepita come anglicismo e quindi scritta come tale, soprattutto in un mondo giovane e dominato dall’inglese come quello del web. È lecito quindi ipotizzare che nei prossimi anni, data la sempre maggiore presenza dell’inglese nella nostra cultura, la grafia britannica surclasserà quella francese, che ancora resiste forse anche perché graficamente più semplice di quella inglese, che, specie in passato, quando la dimestichezza con l’inglese era minore, causava problemi per la presenza di h e di ck.

Per quanto riguarda la giusta forma dei derivati come scioccato, scioccante e scioccare non ci sono dubbi: graficamente si ha l’adattamento alla regole ortografiche italiane e quindi la fricativa e la velare vengono rese rispettivamente con il trigramma sci e il digramma cc; sono quindi da considerarsi inopportune tutte le altre varianti (es. shockato, shockante).