DOI 10.35948/2532-9006/2022.23821
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Alcuni lettori ci chiedono l’esatta definizione del termine dell’edilizia perlina e il motivo di tale denominazione.
Il sostantivo perlina è un termine polisemico che tra le sue diverse accezioni ne ha una appartenente al settore edilizio, ovvero ‘ciascuna delle tavolette di legno che, congiunte tra loro a maschio e femmina, costituiscono un perlinato’ (Zingarelli 2021). La parola è presente anche nel GRADIT e nel GDLI, che la definiscono rispettivamente ‘assicella di legno che, unita ad altre mediante sovrapposizione o incastro con giunzioni a maschio e femmina, costituisce il perlinato’ e ‘assicella di legno (con fibratura lunga) destinata a costituire, mediante sovrapposizione o incastro con altri elementi analoghi, una parete o il rivestimento di essa’. I tre dizionari sono concordi nel definire perlina un derivato denominale da perla col suffisso diminutivo ‑ina (così anche il DELI), anche se il collegamento con la base non viene motivato.
Nell’ambiente dell’edilizia la perlina può essere realizzata con differenti tipi di legno (in genere abete e larice, ma anche castagno, ciliegio, pino e rovere) e si applica non solo per rivestire le pareti (con funzione sia decorativa sia isolante), ma anche per realizzare i controsoffitti e i sottotetti di un’abitazione. Il rivestimento creato dall’applicazione delle perline è denominato perlinato (che ha valore anche aggettivale), perlinaggio (non registrato nello Zingarelli 2021) e perlinatura (queste ultime due voci nel GDLI e nel GRADIT hanno anche il significato di ‘tecnica con la quale si esegue un rivestimento perlinato’); il verbo che indica tale operazione è invece perlinare ‘rivestire con perline’ (GRADIT).
L’intera famiglia lessicale sembra essere entrata in italiano soltanto recentemente. Rispetto alle date fornite dai dizionari (lo Zingarelli 2021 data perlinato al 1958 e perlinatura al 1983; il GRADIT perlinaggio al 1958 e perlinato al 1933), una ricerca su Google libri permette di retrodatare i termini a inizio Novecento. Qui di seguito riportiamo le prime attestazioni trovate in rete per ciascuna voce:
La fabbrica è tutta in muratura con impalcature di gettate in cemento tra poutrelles, tetto in legname squadrato con sottotetto perlinato e con copertura di tegole marsigliesi nere. (“L’architettura italiana”, VI, 1911, p. 18) [da rilevare il valore aggettivale]
Esternamente, le cinque facce non visibili, e cioè coperte dalla muratura, sono rivestite con perlinato di abete. (“Rassegna di architettura”, X, 1938, p. 230) [qui ha valore di sostantivo, ma l’esempio è posteriore alla data del GRADIT: 1933]
Queste pensiline […] sono coperte con lastroni di “Eternit” e soffittate con perlinaggio d’abete smaltato in bianco (“Rivista tecnica delle ferrovie italiane”, IX, 1916, p. 151)
La Società convenuta, dopo aver fatto costruire da un’impresa edile, un fabbricato ad uso di tintoria, incaricò il falegname Ronzoni (l’infortunato) di eseguire la “perlinatura”, del tetto di quell’edificio, compensandone l’opera con lire… (“Il diritto del lavoro ufficiale del Ministero delle corporazioni per il bollettino”, I, 1927, p. 1184)
E da ultimo, anche la nostra perlina, che anzi è quella di più antica datazione:
e portano inferiormente un soffitto di tavole connesse a perlina, e superiormente un secondo impalcato di tavole (“Bollettino del Club Alpino italiano”, XXXVII, 1905, p. 152)
L’armatura del tetto è a capriata, tipo Polonceau in vista con soffitto a perlina (“Il monitore tecnico: giornale d’architettura, d’ingegneria”, XVIII, 1912, p. 625)
Tavole lavorate a perlina di legno abete (“Giornale del Genio Civile”, LX, 1922, p. 202)
Ogni sezione, nei reparti dei semiagitati e degli agitati, ha camere di isolamento (…) In queste camere le pareti sono rivestite sino a grande altezza con tavolato lavorato a perlina (“Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni", LIV, 1930, p. 987)
Nei silos a pareti semplici o a doghe verticali, queste [non precisato] hanno uno spesso di 5 cm. ed una larghezza di 10 a 15, collegate fra loro ad incastro od a perlina (“La rivista di tecnica agraria”, III, 1939, p. 4)
Le parti in legno, belle per il colore caldo, sono tutte lavorate a perlina (Ugo Torra, La valle di Challant-Ayas. Le sue antichità, Ivrea, Bardessono, 1963, p. 163)
Le tavole oltre 27cm. di spessore si lavorano spesso da una faccia a perlina e dall’altra a listone (Società industriali del legno e tecnici dell'economia montana, La Miniera verde, Roma, SILTEM, 1946, p. 400)
Perlina, listello di legno sagomato in serie per formare rivestimenti (Undicesima triennale, a cura di Agnoldomenico Pica e con la collaborazione di Leonello Pica, Silvano Storchi e Flavio Vaselli, Milano, Crespi, 1957, p. 356)
Come anticipato all’inizio, le motivazioni dell’origine del nome perlina non sono del tutto chiare. Nelle definizioni, infatti, non vi è nessun riferimento alla forma o al colore o al materiale della perla. L’unico dizionario a fornirci una spiegazione è l’Etimologico, che scrive ‘perlina col sign. di ‘elemento decorativo’ è passato a indicare le assicelle usate come rivestimento dei soffitti’. Sebbene tale interpretazione sia plausibile, possiamo pensare anche ad altre ipotesi. La prima stabilisce un collegamento tra il colore dell’asse e quello della perla, se presupponiamo che il tipo di legno usato inizialmente e con più frequenza fosse quello dell’abete, uno dei più chiari e spesso smaltato di bianco (come si legge in uno dei passi sopra riportati). La seconda ipotesi si basa sulla costatazione che le più antiche attestazioni raccolte in Google libri registrano la locuzione a perlina, con cui probabilmente si indica una tecnica di applicazione delle assi di legno incastrate sequenzialmente (connesse a perlina), come quando vengono infilate delle piccole perle lungo un filo, oppure una tecnica di lavorazione che punterebbe a un effetto levigato e privo di scanalature, simile alla superficie di una perla (lavorate a perlina). Dalla procedura a perlina si sarebbe passati poi a indicare come perlina la tavola stessa. Tuttavia va precisato che la locuzione a perlina non è registrata in nessuna raccolta lessicografica e il suo esatto significato rimane incerto. L’ultima ipotesi, invece, chiama in campo il sostantivo inglese purlin ‘A horizontal beam which runs along the length of a roof, resting upon the principal rafters at right angles and supporting the ordinary rafters or boards of the roof’ (OED) (trad. it. ‘Trave orizzontale che corre lungo tutto il tetto, poggiando sulle travi principali ad angolo retto e sostenendo le travi ordinarie o le assi del tetto’), che però non corrisponde propriamente all’italiano perlina (tradotto con matchboard), ma ad arcareccio ‘trave, disposta normalmente alla pendenza del tetto, che appoggia sui puntoni di capriata e sorregge l’orditura superiore’ (Zingarelli 2021). L’etimologia di purlin non è chiara. L’OED scrive ‘Of uncertain origin. Perhaps a borrowing from French. Etymon: French *purloigne’ (trad. it. ‘Di origine incerta. Forse un prestito dal francese. Etimo: francese *purloigne’), termine anglo-normanno non attestato che deriverebbe dall’antico francese purloignier ‘ritardare’, ma anche ‘estendere’, a sua volta dal latino tardo prolongare (OED). Tuttavia, il francese moderno non ci è d’aiuto in quanto i termini corrispondenti a perlina sono lame de bois, planchette de lambris (ou de boiserie) e ad arcareccio è panne ‘Poutre horizontale reliant les fermes d’un comble’ (TLFi). È possibile che la parola inglese, datata nell’OED già al 1439, sia stata adattata in italiano a fine Ottocento (la pronuncia inglese di purlin è simile a perlina), ma abbia finito per indicare un altro referente del settore edilizio.