DOI 10.35948/2532-9006/2023.29055
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Sono arrivate al nostro servizio alcune domande intorno ai due termini percettore e percipiente: sono sinonimi? Qual è il femminile di percettore? Percipiente è corretto o sono preferibili percepente o percepiente?
I maggiori dizionari dell’uso dell’italiano sono piuttosto compatti, oltre che nella registrazione di entrambe le forme, sia nell’attribuzione dei rispettivi significati (percettore sostantivo o aggettivo ‘che, chi ha il diritto di riscuotere un’imposta, esattore’; percipiente, sostantivo o aggettivo ‘che, chi percepisce, riscuote una somma di denaro’, a volte con rinvio all’inglese percipient, 1662), sia nel loro uso non comune (in particolare, il GRADIT Grande dizionario dell’uso della lingua italiana di Tullio De Mauro marca la prima voce come obsoleta e specialistica/burocratica e la seconda come di basso uso; in sigla rispettivamente OB, TS e BU).
Delle due forme, percettore è certamente più frequente rispetto a percipiente, mentre forme del tutto episodiche sono percepente e percepiente, ricostruite sul tema verbale italiano percep- anziché su quello latino (in -i-, da percĭpere), come avviene abitualmente per i termini appartenenti ad ambiti specialistici, non solo in italiano.
Per percettore – ritenuta dal DELI Dizionario etimologico della lingua italiana di Manlio Cortelazzo una probabile voce dell’Italia meridionale (forse sulla scorta del Dizionario Tommaseo-Bellini, che ne segnala l’uso “In qualche paese d’Italia”) – l’accezione restrittiva che caratterizza il ruolo proprio di un soggetto statale (appunto, tipicamente l’esattore) si ritrova però estesa già da tempo, in senso meno specifico, al comune cittadino. Si osservi l’espressione percettore di reddito, che ritroviamo non solo, correntemente, negli usi attuali (ad es. in riferimento al reddito di cittadinanza) ma anche nel dibattito politico di alcuni decenni fa: “Perciò i pensionati di ogni ordine (statali, parastatali, di enti locali) sentono, più di ogni altro percettore di reddito fisso, i disagi estremi della odierna congiuntura” si legge in una seduta parlamentare del luglio del 1948. Si avverta però che secondo il Vocabolario Treccani online – che ricorda l’espressione p. di reddito come propria del linguaggio economico, a indicare “chi ha la titolarità di un reddito, sia che lo produca direttamente, sia che lo tragga da capitali di sua proprietà” – questa accezione (‘Chi percepisce, cioè chi riscuote o ha diritto a riscuotere: p. del fisco, p. d’imposte, o semplicem. percettore, sinon. di esattore’) è tuttavia ‘non comune’.
Per quanto riguarda la possibilità della corrispettiva forma al femminile (propria delle voci in -tore / -trice, come direttore / direttrice), anche in questo caso le prime attestazioni risalgono indietro nel tempo e cominciano ad affacciarsi nel dibattito parlamentare almeno un secolo fa, dapprima in riferimento a un soggetto astratto e femminile solo grammaticalmente (la classe operaia): “Voi, onorevoli colleghi, colpite la classe operaia due volte, come percettrice di salari e come consumatrice, come venditrice di forza di lavoro e come compratrice delle merci che servono per rimettere in essere questa forza di lavoro” (18 maggio 1923); poi, in tempi più vicini ai nostri, in riferimento alle donne: “la casalinga è una non percettrice di reddito” (6 marzo 1985). Il tempo dirà se l’uso del femminile (ora sancito anche nell'edizione 2022 del Vocabolario Treccani che lemmatizza insieme nomi maschili e femminili nell’ordine alfabetico e che, nella fattispecie, registra percettore/percettrice) riuscirà ad affermarsi definitivamente; a rafforzarlo c’è anche la legittimità di usare il termine anche come aggettivo e dire dunque, ad esempio, accanto ai nuclei familiari monopercettori, anche le famiglie monopercettrici.