DOI 10.35948/2532-9006/2021.5484
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Un lettore ci chiede quale delle due espressioni, monocultura turistica e monocoltura turistica, che afferma di aver trovato “in contesti affidabili e con riferimento ad un unico e medesimo oggetto” sia da ritenersi “più corretta”.
La risposta al quesito viene dalla consultazione dei dizionari (Devoto-Oli, Garzanti, GRADIT, Sabatini-Coletti, Vocabolario Treccani, Zingarelli), che registrano due forme diverse e con significati diversi, monocultura e monocoltura. Per la prima il Vocabolario Treccani 2008 riporta questa definizione:
In antropologia ed etnologia, l’effetto di processi storici e sociali che portano alla convergenza di tradizioni e ideologie diverse verso un unico modello culturale che annulli le differenze delle varie componenti originarie; anche, per estens., cultura che si è affermata o che è stata imposta, talvolta in modo intransigente, quale modello culturale semplificato.
La seconda viene definita dallo stesso dizionario come
1.Tipo particolare di sfruttamento del terreno agricolo che consiste nel coltivare il suolo con una sola specie o varietà di piante per più anni (per es. tutto frumento, tutto riso, ecc.), senza operare la rotazione. 2. Per estens., il sistema economico tipico di alcuni Paesi, per lo più retaggio di una dominazione coloniale e spesso causa di arretratezza, incentrato sulla prevalenza pressoché esclusiva di un prodotto agricolo, o anche minerario, ai fini dell’esportazione: la m. zuccheriera a Cuba.
In aggiunta, i vocabolari concordano nell’indicare coltura come variante poco comune e desueta di cultura, quando la parola è usata “in senso intellettuale e etnologico”. La risposta potrebbe chiudersi qui, con l’indicazione di monocultura turistica come forma più corretta, anche con il sostegno di una interrogazione in Google, che fa prevalere l’espressione monocultura turistica, con 264.000 risultati, mentre monocoltura ne ha solo 40.700.
Nell’uso scritto si assiste a un alternarsi delle due forme (da qui il dubbio su quale sia la più corretta), ma con una netta prevalenza di monocultura turistica su monocoltura turistica, come è testimoniato dalla consultazione degli archivi dei quotidiani. Limitando la lettura a quelli della “Repubblica” e della “Stampa”, possiamo verificare nella prima la presenza di 29 attestazioni di monocultura turistica contro 3 di monocoltura turistica; nella seconda 24 attestazioni di monocultura turistica rispetto a 4 di monocoltura turistica.
Quanto alla storia di monocultura, stando ai dizionari che riportano la prima attestazione dei lemmi (Devoto-Oli 2021, GRADIT, Sabatini-Coletti, Zingarelli 2021), il termine avrebbe fatto la sua prima apparizione nel 1983. Ma proprio la ricerca relativa all’espressione monucultura turistica ci consente di retrodatarla al 1968, grazie a un articolo apparso sulla “Stampa”:
La Riviera è un ottimo campione per le inchieste «motivazionali» (ne sono in corso diverse). Attira ogni anno il 20 per cento dei turisti stranieri che passano le vacanze nell'Italia Settentrionale, ed ha una clientela composita per nazionalità (non c'è la «monocultura turistica» delle regioni frequentate quasi esclusivamente da tedeschi) e per redditi, o strati sociali. (Mario Fazio, Sette stranieri su dieci in Riviera si sono trovati bene e ritorneranno, “La Stampa”, 23/8/1968, p. 11, Cronache del divertimento)