Consulenze linguistiche

“Mi ricordo, sì, io mi ricordo”

  • Cristiana De Santis
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2021.14647

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Copyright: © 2021 Accademia della Crusca


Quesito:

Molte domande arrivate alla redazione riguardano la costruzione del verbo ricordare e della sua variante pronominale ricordarsi.

“Mi ricordo, sì, io mi ricordo”

I dizionari metodologicamente più aggiornati trattano i due verbi come entrate distinte:

- ricordare è verbo bivalente transitivo (si costruisce con un soggetto e un oggetto diretto) con significato di ‘avere nella memoria’, ‘menzionare’, ‘commemorare’: ricordare una data o una persona; con funzione di oggetto può reggere anche una frase: ricordo che me ne avevi parlato; ricordo di avertelo detto. Conosce anche una costruzione trivalente transitiva (con soggetto, oggetto diretto e oggetto indiretto) nel significato di ‘richiamare qualcosa alla memoria di altri’: ricordare agli studenti la scadenza; anche in questo caso l’oggetto diretto può essere espresso da una frase: ti ricordo che devi studiare, ricordami di studiare.

- ricordarsi è un verbo bivalente intransitivo che regge la preposizione di: ricordarsi di qualcosa o di qualcuno; ma è diffusa anche la costruzione transitiva ricordarsi qualcosa

I due verbi prendono un ausiliare diverso: ti ho ricordato l’appuntamento; mi sono ricordato dell’appuntamento

In molti contesti, di fatto, i due verbi sono intercambiabili: ricordare/ricordarsi qualcosa.

La reggenza preposizionale, tuttavia, è riservata alla variante pronominale del verbo: si dice ricordarsi di qualcosa e NON *ricordare di qualcosa. La preposizione di può seguire il verbo ricordare se introduce una frase oggettiva implicita con soggetto coincidente con quello del verbo reggente.

Quindi: ricordare di solo con un verbo all’infinito dopo, ricordarsi di anche con un nome dopo.

La stessa alternanza si registra con i verbi scordare e scordarsi.

Nel verbo ricordarsi, il pronome riflessivo non esprime un partecipante (quindi non introduce un altro argomento del verbo, diverso dal soggetto): si limita a funzionare da un punto di vista sintattico come marca di intransitività; di fatto, però, la sua presenza aumenta il grado di partecipazione del soggetto all’azione o al sentimento espresso dal verbo. La tendenza a usare la variante pronominale si giustifica proprio con questa maggiore componente di affettività.

Abbiamo così risposto al dubbio di A. M.: il verbo ricordare è sempre transitivo, il verbo ricordarsi è intransitivo (e regge la preposizione di) ma può essere usato anche come transitivo. Non c’è una forma più corretta o più formale, anche se in generale la dimensione colloquiale favorisce l’uso del verbo pronominale e l’omissione della preposizione.

A E. F. possiamo rispondere che entrambi i verbi, sia quello transitivo sia quello intransitivo pronominale, sono attestati già in italiano antico, come mostra anche l’uso di Dante: “Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria” (Inf., V), “Omai sarà più corta mia favella, / pur a quel ch’io ricordo” (Pd., XXXIII).

Per capire quale sia la scelta più appropriata in un certo contesto, può essere utile prendere in considerazione il tipo semantico degli argomenti: se il soggetto che ricorda è una persona e l’oggetto un inanimato o un fatto, possiamo dire sia ricordare qualcosa sia ricordarsi di qualcosa. Se il soggetto è una persona e l’oggetto anche, diremo più spesso ricordarsi (di) qualcuno che ricordare qualcuno (che può voler dire anche ‘menzionare, nominare’ oppure ‘commemorare’). Per questo motivo, S. Z. sente come più naturale la frase Ricorda chi se n’è andato rispetto a Ricordati di chi se n’è andato (mentre *Ricorda di chi se n’è andato sarebbe agrammaticale). Le opzioni presentate da F. D’A. al di fuori di un contesto preciso (Io ricordo un uomo e Io mi ricordo un uomo) sono entrambi accettabili.

Se il soggetto è inanimato, la variante preposizionale è esclusa: qualcosa ricorda qualcuno (a qualcun altro). Così nella frase propostaci da S. F. “Il profumo di cannella [soggetto] mi [oggetto indiretto: ‘a me’] ricorda mia nonna [oggetto diretto]”, a cui facciamo notare che il pronome mi non è riflessivo: è un clitico che introduce un altro partecipante (chi ricorda, che non è in posizione di soggetto).

Rispondiamo a S. Sh. che, se si usa la variante pronominale, la preposizione sarebbe richiesta ma può essere omessa. Possiamo perciò dire sia “Ricordi la maestra delle elementari?” sia “Ti ricordi della maestra delle elementari?” o anche “Ti ricordi la maestra delle elementari?”

A S. Z. ricordiamo che la forma corretta è Mi sono ricordato del compleanno e non *Ho ricordato del compleanno.

Il dubbio di A. R. riguarda l’uso del verbo ricordare con valore pragmatico di esortazione, per dare istruzioni o richiamare delle procedure. Se diciamo “Ricordiamo a chiunque sia interessato che può…” usiamo il verbo come trivalente (ricordare un fatto a qualcuno), mettendo il destinatario dell’esortazione in posizione di oggetto indiretto. Se diciamo invece “Ricordiamo che chiunque sia interessato può…” ricorriamo alla costruzione bivalente del verbo (ricordare un fatto) e inseriamo il destinatario dell’esortazione come soggetto della frase oggettiva retta dal verbo ricordare.

A questo valore del verbo rimanda anche la domanda di F. B., che chiede chiarimenti sulla frase “Ricorda di dover consegnare il progetto”, in cui il verbo ricordare compare all’imperativo. In questo caso la presenza del verbo dovere nella frase oggettiva che esprime il contenuto dell’ordine rende la forma implicita poco naturale. Diremo: “Ricorda di consegnare il progetto” ma “Ricorda(ti) che devi consegnare il progetto”. La differenza dipende dal fatto che l’imperativo reggente è una forma verbale sui generis, priva di un soggetto sintattico, benché coniugata alla seconda persona riferita all’interlocutore. La forma implicita è ammessa fintanto che l’identità tra interlocutore e soggetto della frase oggettiva è garantita dalla posizione adiacente. L’inserimento del verbo modale crea un gradino ulteriore nell’incassatura sintattica (alcuni linguisti ritengono che i verbi modali non siano semplici verbi accompagnatori, come gli ausiliari, ma verbi che reggono un infinito dipendente), rendendo necessaria l’esplicitazione del soggetto.

B. C. chiede se sia più corretto dire ricordare al dettaglio o nel dettaglio: in questo caso il problema è legato alla locuzione avverbiale, non al verbo: al dettaglio vuol dire ‘in piccole quantità’ e si usa con verbi di transazione commerciale o con nomi derivati (vendita/commercio al dettaglio), nel dettaglio e nei dettagli vuol dire invece ‘con abbondanza di particolari’ ed è l’espressione adatta per descrivere il modo in cui si ricorda, espone, descrive qualcosa.

Concludiamo osservando come la varietà di usi e costruzioni di questo verbo (che deriva dal latino recordari, etimologicamente legato a cor, cordis ‘cuore’ e quindi, letteralmente, vuol dire di ‘richiamare al cuore’) sia sfruttata nel testo di una canzone (Voce, di Madame) che ha partecipato all’ultimo Festival di Sanremo: “Mi ricordo di te / ricordo i mille giri sulle giostre su di te / Ho fatto un’altra canzone / Mi ricorda chi sono…”.

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