DOI 10.35948/2532-9006/2021.11610
Licenza CC BY-NC-ND
Copyright: © 2004 Accademia della Crusca
P
Dunque, come in altri casi precedentemente considerati su questo sito, non si può trattare la questione in termini di "giusto" e "sbagliato": come ricorda Serianni, le forme senza palatalizzazione sono più consigliabili e più diffuse, ma quelle palatalizzate sono ugualmente accettabili. Una ricerca sull'archivio online del quotidiano "La Repubblica", all'indirizzo www.repubblica.it, conferma questi dati: si ottengono infatti 74 risultati per famigliare a fronte di ben 627 per familiare.
Ricordiamo comunque che esistono moltissime attestazioni letterarie delle varianti palatalizzate: si può citare come esempio il titolo della famosa opera di Natalia Ginzburg, Lessico famigliare; risalendo più indietro nel tempo, con l'ausilio della LIZ 4.0, Letteratura Italiana Zanichelli, troviamo la forma attestata in 96 contesti di autori fra il '400 e il '500, come Boccaccio, Guicciardini e Bembo, tanto per citarne alcuni. Poiché, sempre nella LIZ e sempre in autori degli stessi secoli, la forma non palatalizzata si trova in 134 contesti, si può ipotizzare che al tempo le due forme fossero similmente in uso. Ricercando un altro termine nelle due varianti, come filiale/figliale, i risultati sono di 54 occorrenze non palatalizzate contro 18 palatalizzate (ma, di nuovo, in autori ineccepibili, e questa volta più recenti: Goldoni, Ugo Foscolo, Ippolito Nievo, D'Annunzio).
Al di là di tutte queste attestazioni, è innegabile che per diverse generazioni di scolari le forme palatalizzate siano state stigmatizzate come errori. Per molti anni queste varianti sono state oggetto di una marca sociolinguistica negativa: in altre parole, chi scriveva famigliare (o figliale, consigliare ecc.) poteva venire giudicato incolto. Negli ultimi tempi, invece, sembra prevalere una tendenza inversa, per cui le varianti palatalizzate sono assurte alla stessa dignità di quelle non palatalizzate.
Per tornare all'interrogativo della sig.ra Bramanti e del sig. Lamacchia, quindi, non ci sono differenze di significato tra familiare e famigliare e in generale fra la serie di termini senza e quelli con palatalizzazione: si tratta semplicemente di serie provenienti dalle stesse radici latine attraverso due diverse evoluzioni.
Il termine familia per famiglia, invece, non è attestato nei dizionari contemporanei: è infatti primariamente la forma latina servita come base per il termine italiano. Il Battaglia, tuttavia, nel suo GDLI, Grande Dizionario della Lingua Italiana, attesta la forma non palatalizzata nell'italiano antico. Ma per quanto riguarda l'odierna lingua d'uso, mentre la forma familiare ha una sua ragione d'essere, poiché si tratta di una derivazione per via dotta dal latino, l'uso di familia per famiglia non è corretto.
Nota bibliografica: