Editoriale

Editoriale del direttore

  • Marco Biffi

Licenza CC BY

Copyright: © 2019 Accademia della Crusca


Con il numero 8 “Italiano Digitale” avvia un processo di maggiore integrazione con il sito web dell’Accademia (in via di rinnovamento) e insieme quello di acquisizione di una veste digitale dinamica per la rivista, accessibile anche in divenire durante il suo trimestre di produzione. Ogni articolo è adesso dotato di un DOI (Digital Object Identifier), uno standard internazionale che ne consente l’identificazione permanente, univoca e universale all’interno della rete, e anche l’associazione di metadati secondo una schema standard. L’articolo alla fine del trimestre troverà comunque la sua sede nel numero completo in PDF, con una numerazione di pagina progressiva; ma sarà già identificabile (e quindi citabile in modo scientifico) al momento della sua pubblicazione nel divenire del numero di “Italiano Digitale” a cui appartiene. Questa dinamicità sarà operativa dal primo numero del 2020, ma intanto la rivista comincia a presentarsi al suo pubblico nella sua nuova forma, in cui gli articoli dotati di DOI sono leggibili, oltre che nel PDF complessivo, anche singolarmente in formato web.

Le risposte di questo numero sono 23, distribuite secondo la consueta varietà di campi emergente dei quesiti più frequenti e reiterati dei nostri lettori: dal lessico (ad esempio pintare/pittare, asfaltare, accedibile, prevaricare, scioglievolezza/ serratezza/ sporchevole) alla fraseologia e ai modi di dire (trarre le conseguenze, cosa fata capo ha), alla grammatica (reggenze, aspetto verbale, ecc.). Meno forte del solito è la presenza dell’inglese (un solo quesito su empowerment), anche se alcuni di coloro che hanno posto la domanda su prescia hanno tentato di collegare la parola all’inglese pressure. Ciascun lettore potrà rendersi conto della ricchezza dei temi trattati attraverso una rapida consultazione dell’indice.

Suo malgrado, la protagonista del gruppo di risposte del primo trimestre è stata quella di Vittorio Coletti dedicata all’uso transitivo di scendere, perché è finita sotto la lente degli utenti della rete (e da lì anche di quelli degli altri mezzi di comunicazione di massa). Alcuni hanno infatti estrapolato una frase dal consueto testo articolato (che caratterizza sempre le risposte della nostra consulenza) e hanno diffuso in modo virale la notizia che l’Accademia sanciva la regolarità grammaticale in italiano di espressioni come scendi il bambino o esci il cane. Si è trattato di un caso di manipolazione dell’informazione, ma il processo deve far riflettere: se in certi casi le modalità di pubblicazione dei testi sulla rete possono prestare il fianco a un uso strumentale (e questo è avvenuto in passato anche per l’Accademia della Crusca), stavolta non sussistevano gli estremi per la “facile” strumentalizzazione. Come si legge anche in questo numero di “Italiano Digitale”, il titolo del quesito, infatti, è “Siedi il bambino! No, fallo sedere!”; e non lascia quindi dubbi sulla posizione dell’Accademia. La ricerca di sensazionalismo che caratterizza la nostra società, e che quindi permea la rete, ha però determinato una poco attenta lettura della risposta o addirittura una volontà di piegarne in malafede il contenuto. La rete, e il nostro tempo, non sono certamente adatti al duro lavoro di una consulenza linguistica articolata, che renda conto della profondità di dimensione della nostra lingua e che aiuti gli italiani a muoversi correttamente sulle infinite tonalità messe a disposizione dalla sua tastiera. Ma l’Accademia continuerà a farlo, prendendosi evidentemente qualche rischio, ma combattendo le sue battaglie, come è avvenuto nel caso degli inutili e superficiali tentativi di ridicolizzarla su scendi il bambino ed esci il cane. E lo farà non soltanto sul web, ma anche rispondendo direttamente a chi pone quesiti meno frequenti: in questo trimestre nelle 352 risposte personali spedite per posta elettronica a fronte delle 1719 domande giunte alla redazione.

Nella rubrica “La Crusca rispose” si ripropongono alcune risposte legate a nomi geografici: sul nome dell’Italia, sull’accentazione Ucràina/ Ucraìna e ucràino/ ucraìno, sulle forme Repubblica Ceca o Cechia. La sezione dedicata alle “Parole nuove” ospita gli articoli dedicati a poliamore, bralette, triggerare, mentre la sezione “Articoli” ospita il contributo di Massimo Fanfani su badante.

Uno dei “Temi di discussione” presenti in questo numero è stato dedicato alla questione dell’uso transitivo di alcuni verbi: si tratta di un approfondimento proposto dallo stesso Vittorio Coletti dopo le polemiche sulla sua risposta di consulenza. Il secondo è dedicato da Paolo D’Achille all’ortografia di qual è, un altra “questione” su cui l’Accademia è spesso criticata, in questo caso perché troppo conservatrice per coloro che vorrebbero l’accettazione a pieno titolo di qual’è. Troppa innovazione o troppa conservazione? Magari si tratta semplicemente di scientifico equilibrio (o più verosimilmente – perché è implicito nella natura dell’uomo e quindi anche delle secolari istituzioni che si fondano sul lavoro di uomini – un faticoso e impegnativo tentativo di raggiungerlo, con serietà e rigore).

Come sempre chiude il numero la rubrica delle “Notizie dell’Accademia” per il primo trimestre del 2019.