DOI 10.35948/2532-9006/2021.5467
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Nel terzo trimestre del 2020 i quesiti giunti alla redazione, in questo particolare periodo sospeso tra vacanze surreali ed emergenza coronavirus, sono stati 827. Le risposte pubblicate dal servizio di Consulenza linguistica sono state 22.
Naturalmente alcuni quesiti sono legati alla vita ai tempi del coronavirus (lazzaretto o lazzareto? si sono chiesti in molti dopo che la parola è tornata di moda nei mezzi di comunicazione di massa), o alla malattia stessa (la COVID 19 o il COVID19?). Ma la maggior parte delle domande dei lettori hanno fatto emergere voglia di normalità: così si è molto spesso ritornati ai temi caldi tipici della nostra era (i nomi di professioni e mestieri al femminile: per falegname, legnaiolo, carpentiere, fabbro, muratore, controllore), alle parole ed espressioni regionali (scaleo e scalandrino, ammazza), ai detti (E’ v’abbaia la volpe, lasciare in asso/ lasciare in Nasso), a vecchi “neologismi” su cui riflettere (come l’uso di governatore nel significato di ‘Presidente della Regione’). La ricchezza delle riflessioni che la nostra lingua stimola nei parlanti che si rivolgono all’Accademia emerge come al solito dal copioso indice delle “Consulenze linguistiche” di questo numero, a cui vanno aggiunte le 244 risposte personali inviate per posta elettronica.
La dimensione “coronavirus” ha volutamente condizionato la rubrica “La Crusca rispose” in cui sono state riunite tre risposte legate al vocabolario medico e sanitario: quelle su comorbidità/ comorbilità/ comorbosità, starnutire/ sternutire/ sternutare ed ebola.
La sezione dedicata alle “Parole nuove” ha come scopo principale quello di fornire trattazioni scientifiche in relazione al significato, alla diffusione, all’origine, alla collocazione nello spazio linguistico di parole attualmente a larga diffusione nella nostra lingua. Non è certo se diventeranno neologismi stabili, che andranno ad arricchire la struttura lessicale della nostra lingua; ma quel che è certo è che in questo particolare momento storico vengono usate largamente nella rete e nei mezzi di comunicazione di massa e diventa pertanto importante darne una descrizione lessicografica adeguata. Non deve stupire quindi che nel trimestre luglio-agosto 2020 l’attenzione della redazione abbia in parte continuato a rivolgersi alla situazione di emergenza, dedicando due articoli al tema della didattica a distanza (su cui si ricorda anche il tema pubblicato “Italiano digitale”, n. 13: Documento per la ripresa della vita scolastica), in un momento di calda discussione nelle fasi di impostazione del nuovo anno scolastico e del nuovo anno accademico: Didattica a distanza (DAD), appunto, e webinar. A questi si aggiungono quelli su Domotizzare/ domotizzazione e algocrazia/ algoretica.
Uno dei due “Temi di discussione” di questo numero, del Presidente Claudio Marazzini, è legato al genere di covid-19, ma ha più che altro come oggetto principale la superficialità di certa informazione (Il genere di covid-19 e i giornali italiani), in un momento in cui una maggiore attenzione e un maggior rigore sarebbero particolarmente necessari. L’altro, della Presidente onoraria Nicoletta Maraschio, è dedicato invece al progetto del museo della lingua italiana, con sede a Firenze (Il Museo della lingua italiana: una svolta nella politica linguistica nazionale?), su cui si ritorna anche nelle “Notizie dell’Accademia”.
Infine, nella sezione “Articoli”, trova posto un contributo sull’uso del femminile come “genere di disprezzo” a partire dal caso di presidenta (che nella stampa è stata più volte presentata, falsamente, come forma accettata – addirittura promossa – dalla stessa Accademia).
Chiude il numero la rubrica delle “Notizie dall’Accademia” relative al terzo trimestre del 2020.