Parole nuove

Distanziamento sociale

  • Luisa di Valvasone
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2020.3328

Licenza CC BY-NC-ND

Copyright: © 2020 Accademia della Crusca


L’attuale epidemia causata dal virus SARS-CoV-2, comunemente detto coronavirus (sugli usi della parola coronavirus si rimanda alla scheda di Sara Giovine LINK), ha introdotto nuove parole nel nostro lessico, spesso derivate dall’ambito della medicina e dell’epidemiologia, che si sono presto imposte nella quotidianità di tutti noi. Tra le espressioni poste sotto i riflettori in questi giorni, una delle più rilevanti (e discusse), dato l’impatto che ha avuto e continuerà ancora ad avere, è distanziamento sociale. Si tratta di una locuzione, calco dall’inglese social distancing, composta dai termini distanziamento, derivato deverbale da distanziare, e dall’aggettivo sociale. Non è registrata dai dizionari sincronici ma è stata recentemente inserita tra i Neologismi 2020 di Treccani con la seguente definizione:

L’insieme delle misure ritenute necessarie a contenere la diffusione di un’epidemia o pandemia, come, per esempio, quarantena dei soggetti a rischio o positivi, isolamento domestico, divieto o limitazione degli assembramenti, chiusura delle scuole, ecc.

Secondo la definizione di Treccani, il distanziamento sociale indica dunque un insieme di misure che le istituzioni possono scegliere di attuare per contenere un’epidemia come quella che stiamo affrontando in questi mesi. Un ulteriore chiarimento si può trovare sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel quale si parla di misure di distanziamento sociale:

Per misure di distanziamento sociale si intendono diversi tipi di intervento, che vanno ad aggiungersi ad altri provvedimenti come la promozione di una maggiore igiene delle mani o l’utilizzo di mascherine: i più comuni sono l’isolamento dei pazienti, l’individuazione e la sorveglianza dei contatti, la quarantena per le persone esposte, la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro o l’adozione di metodi per lezioni scolastiche/universitarie e lavoro a distanza. Inoltre vanno anche considerati i provvedimenti che limitano l’assembramento di persone, come le manifestazioni sportive, fino ad arrivare alla restrizione dei viaggi internazionali. (ISS, A che cosa servono le misure di distanziamento sociale?, a cura del Gruppo ISS Comunicazione COVID-19, 4/3/2020)

Come già si intuisce dalla definizione di Treccani e come vedremo dagli esempi riportati, l’espressione distanziamento sociale è spesso usata in maniera ellittica al posto della costruzione misure di distanziamento sociale. Tuttavia la locuzione è entrata nell’uso perlopiù a indicare lo scopo delle misure attuate, ovvero la generale riduzione del contatto tra le persone (evitando gli assembramenti, restando in casa il più possibile, rispettando la distanza di sicurezza tra le persone). Il distanziamento sociale letteralmente indica ‘il mettere distanza (fra le persone) all’interno della società’ può dunque riferirsi a ‘una misura o a un insieme di misure’ ma anche al loro risultato:

“È necessario fare ancora di più per contenere il contagio. Garantire un efficace distanziamento sociale è fondamentale per combattere la diffusione del virus. Il comportamento di ciascuno è essenziale per vincere la battaglia”. Lo afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo avere firmato la nuova ordinanza con l’allargamento delle misure restrittive. (Ministero della Salute, Covid-19, Speranza: "Garantire efficace distanziamento sociale", comunicato stampa n. 119, 20/3/2020)

Una definizione sufficientemente chiara si trova in Covid-19: piccolo dizionario di ciò che sappiamo:

DISTANZIAMENTO SOCIALE
Si tratta dell’indispensabile passo iniziale e viene prima dell’isolamento (riservato ai sospetti contagi) ed ancor prima della quarantena (obbligatoria per i contagiati). Il distanziamento sociale è una delle misure di mitigazione della circolazione di persone in comunità, che possono essere raccomandate durante le pandemie. Il distanziamento sociale può ridurre la trasmissione di virus, aumentando la distanza fisica o riducendo la frequenza della congregazione in contesti di comunità socialmente densi, come scuole o luoghi di lavoro. (Paolo Cornaglia-Ferraris, Covid-19: piccolo dizionario di ciò che sappiamo, Editori Laterza, Bari, 2020)

Le misure di distanziamento sociale puntano a ridurre la frequenza dei contatti aumentando la distanza fisica tra gli individui, e riducendo così il rischio di trasmissione da persona a persona. Molte ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi mesi (un esempio: questa) mirano a dimostrare l’efficacia delle misure di distanziamento sociale, identificandole come la migliore arma attualmente a disposizione, in attesa di un vaccino, per contrastare l’epidemia in corso. La scelta di impiegare tali misure è basata su alcuni modelli matematici (come il “numero RO” di cui si parla molto in questi giorni) che descrivono la capacità di contagio degli agenti infettivi in base a determinate condizioni ambientali, argomento complesso di cui non parleremo in questa sede.

La locuzione distanziamento sociale è entrata nel nostro lessico quotidiano a partire dalla fine di febbraio del 2020 (sebbene fosse presente già prima in testi di sociologia e medicina, anche con significati diversi), momento in cui le istituzioni hanno iniziato a fornire indicazioni ufficiali sugli interventi da attuare per contrastare l’epidemia, prima limitati alle cosiddette “zone rosse” e successivamente estesi a tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda la data di prima attestazione, sui quotidiani italiani il termine compare per la prima volta il 22 febbraio 2020. Un’attestazione si ha in un’intervista della “Stampa” a Carlo Signorelli, ex presidente della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità pubblica (SItI):

L’isolamento ospedaliero dei casi, la permanenza domiciliare di chi è rientrato dalla Cina e il distanziamento sociale nelle zone colpite sono le misure più restrittive adottabili in caso di epidemia. (Epidemia difficile da studiare, ora bisogna isolare il focolaio, “La Stampa”, 22/2/2020)

Una seconda attestazione, datata anch’essa 22 febbraio 2020, è stata segnalata da Daniela Pietrini, in un approfondito articolo pubblicato nella sezione “Lingua italiana” del portale di Treccani, in una dichiarazione di Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicata su “Il resto del Carlino”:

Le misure adottate dal ministero, oltre all’isolamento ospedaliero dei casi accertati, e la quarantena dei contatti sospetti, prevedono il distanziamento sociale nelle zone colpite. (Alessandro Malpelo, Coronavirus, Rezza: “È solo l’inizio, altri focolai in Italia”, “Il Resto del Carlino”, 22 febbraio 2020)

La locuzione circolava tuttavia già da tempo, limitatamente al lessico specialistico della medicina e dell’epidemiologia, come dimostra quest’esempio, virgolettato:

All’inizio dell’emergenza provocata da un ceppo virale potenzialmente pandemico, dovrebbe essere possibile evitare un’ulteriore diffusione dell’epidemia, mettendo in atto una serie di misure di risposta rapida e contenimento. Tra questi provvedimenti, la somministrazione su larga scala di farmaci antivirali alla popolazione, la quarantena e altre misure di “distanziamento sociale”. (Notiziario, sul portale “Epicentro”, 12/1/2006)

Dalla fine del mese di febbraio 2020 la locuzione è apparsa in maniera sempre più consistente in rete e sui quotidiani. I dati che emergono da Google Trends confermano la rapida diffusione:


Il 28/4/2020 la ricerca tra le pagine in italiano di Google restituisce ben 1.710.000 risultati per distanziamento sociale (e 971 su Google Libri). Anche negli archivi dei quotidiani (il 28/4/2020) troviamo la locuzione ben attestata a partire dai primi giorni di marzo: nell’archivio della “Repubblica” emergono 591 risultati, il primo datato 2 marzo, mentre nell’archivio del “Corriere della Sera” il primo dei 44 risultati totali risale al 9 marzo. Come fa notare Daniela Pietrini nell’articolo citato, “dietro la diffusione di distanziamento sociale nel linguaggio giornalistico odierno è lecito ipotizzare l’influenza dell’anglismo, notando tra l’altro come sui giornali la versione italiana conviva con il forestierismo social distancing, utilizzato però dalla stampa solo per riferirsi alle misure di contenimento adottate in un paese straniero”. Nella stampa italiana la presenza della locuzione inglese, impiegata in alternativa al calco italiano, è di fatto minoritaria: troviamo 2 risultati per social distancing nell’archivio del “Corriere della Sera” e 11 risultati in quello della “Repubblica”, tutti risalenti al 2020. Invece in rete le attestazioni di social distancing sono consistenti: emergono ben 3.000.000 risultati dalla ricerca tra le pagine in italiano di Google. Il forestierismo circolava nell’ambito medico internazionale ben prima dell’attuale epidemia; se ne era infatti parlato, in misura molto circoscritta, durante le precedenti epidemie come l’influenza aviaria, che colpì l’Europa tra il 2005 e il 2006, o la cosiddetta influenza suina (influenza A), tra il 2009 e il 2010, causata dal virus di tipo H1N1:

The 1918 flu pandemic, known as the “Spanish flu”, was also caused by the type A/H1N1 virus. This pandemic caused between 20 and 100 million deaths in the world and affected all ages, sexes, and races. Different control measures, such as treatment and social distancing, were applied but their effects have not been studied [La pandemia di influenza del 1918, conosciuta come “influenza Spagnola”, fu anch’essa causata dal virus di tipo A/H1N1. Questa pandemia causò tra i 20 e i 100 milioni di morti nel mondo e interessò persone di ogni età, sesso e razza. Furono applicate differenti misure di controllo, come trattamento terapeutico e distanziamento sociale, ma i loro effetti non sono stati studiati. Traduzione mia]. (AAVV, Operations research for patient - centered health care delivery. Proceedings of the XXXVI International ORAHS Conference, FrancoAngeli, Milano, 2010, p. 13)

Non manca di suggestione - e, in verità, neppure di qualche fondamento scientifico - l’idea di «andare incontro» all’Influenza A, invece di tenerla lontana con le classiche misure di «social distancing»: dopotutto - visto che è in arrivo l’ondata autunnale - non è meglio contrarre il virus H1N1 prima che diventi più aggressivo, sviluppando così i preziosi anticorpi? (Eugenia Tognotti, Influenza, ammaliamoci per batterla, “La Stampa”, 15/7/2009)

Tornando al traducente italiano e al suo impiego attuale, il distanziamento sociale implica il concetto di distanza fisica, a cominciare dalla regola che impone di mantenere una certa distanza dalle altre persone, che varia, secondo le disposizioni, da uno a due metri. Nei decreti e nelle comunicazioni ufficiali delle istituzioni italiane tale distanza raccomandata viene denominata distanza (di sicurezza) interpersonale, a partire dal DPCM del 4 marzo 2020, che la elenca tra le misure igienico-sanitarie individuate nell’Allegato 1:

b) sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d) (DPCM 4 marzo 2020, articolo 1 “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19”, comma 1, lettera b);
Qualora l’attività lavorativa imponga una distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è necessario l’uso delle mascherine e di altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie. (Covid-19 – Sicurezza dei lavoratori, dal sito del Ministero della Salute, ultimo aggiornamento 17/3/2020)

L’espressione distanza di sicurezza, da tempo ben attestata nella nostra lingua, assume così una nuova sfumatura semantica: da ‘distanza, proporzionale alla velocità, che deve intercorrere tra due veicoli per evitare un tamponamento in caso di frenata improvvisa del veicolo che precede’ (GRADIT) a ‘distanza che deve intercorrere tra due (o più) persone, al fine di ridurre i rischi di contagio’:

In pratica, si tratta di una segnaletica visiva a pavimento che indica in modo automatico i flussi dinamici che le persone possono seguire per mantenere la distanza di sicurezza, sia quando sono fermi che quando si muovono. (Massimiliano Jattoni Dall’Asén, Riapertura negozi e distanza di sicurezza: ecco il semaforo (comportamentale) nei locali, “Corriere della Sera”, 22/4/2020)

Oltre alla forma distanza di sicurezza (interpersonale) si rintracciano in rete e sui quotidiani varianti come distanza droplet (o anche criterio/regola droplet), che si riferisce alle goccioline di saliva responsabili del contagio per via aerea, dette appunto droplet, e per cui si rimanda alla scheda di Miriam Di Carlo.

Sebbene, come abbiamo visto, per distanziamento sociale si intenda non solo il mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, ma anche, ad esempio, evitare gli assembramenti o di uscire di casa se non per motivi di lavoro o di necessità, l’attribuzione a distanziamento sociale del significato di ‘distanza fisica tra le persone da mantenere per evitare il contagio’ è piuttosto comune, e si ritrova non solo in rete e sulla stampa, ma anche all’interno di siti istituzionali:

Resta il vincolo del distanziamento sociale di almeno un metro e resta l’obbligo di uscire di casa solo per comprovata necessità (lavoro, salute, somma urgenza). (Mascherine protettive, comunicazione informativa sul sito del Comune di Prato)

Da oggi poi arriva una nuova unità di misura: due metri di distanziamento sociale per passeggiare o in fila al supermercato. (Fabrizio Caccia e Martina Zambon, Coronavirus, Italia divisa dalle ordinanze: una Babele di divieti e permessi, “Corriere della Sera”, 13/4/2020)

Nei decreti emanati dal governo italiano a partire dalla fine di febbraio è prevalente l’uso della locuzione “misure per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”; tale dicitura implica non solo i provvedimenti volti al mantenimento del distanziamento sociale, ma anche altre misure come, ad esempio, il controllo sui cittadini. Tuttavia, sebbene in misura limitata, si ritrova distanziamento sociale anche in testi ufficiali come i decreti:

Sull’intero territorio nazionale, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 e tenuto conto della difficoltà di far rispettare le regole di distanziamento sociale, nei Centri semiresidenziali, comunque siano denominati dalle normative regionali, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario per persone con disabilità, l’attività dei medesimi è sospesa […]. (DL 17 marzo 2020, articolo 47 “Strutture per le persone con disabilità e misure compensative di sostegno anche domiciliare”, comma 1)
Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa. (DPCM 10 aprile 2020, articolo 1 “Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale”, comma 1, lettera k)

L’uso di distanziamento sociale è stato più volte criticato. In molte delle segnalazioni giunte alla nostra redazione, nelle quali si lamenta la scarsa trasparenza della locuzione, si propone l’uso di distanza fisica come sinonimo più chiaro. Come abbiamo visto, distanziamento sociale implica però qualcosa di più che il solo mantenere la distanza fisica. Riguardo all’impiego di distanziamento sociale da parte dei media e delle istituzioni si sono espressi in questi mesi, tra gli altri, il presidente onorario dell’Accademia Francesco Sabatini (Parlate in italiano, capiranno tutti, “Corriere della sera”, 29/3/2020) e il gruppo Incipit che – pur senza farne oggetto di un comunicato ufficiale – ha ritenuto più appropriata l’espressione distanziamento interpersonale, come ha spiegato il presidente dell’Accademia Claudio Marazzini in un’intervista pubblicata sul portale di Treccani, nella quale segnala anche un’altra locuzione alternativa, riduzione dei contatti:

Sul distanziamento sociale mi preme dire quello di cui si discusse nel gruppo Incipit. Non piacque quella definizione, sembrava più appropriato distanziamento interpersonale. In questi giorni il filosofo Giorgio Agamben sta mettendo in discussione, anche con argomentazioni forti, il concetto di distanziamento sociale. Se alle parole avessimo dato un altro significato, come fa più semplicemente Google che lo traduce con “riduzione dei contatti”, forse Agamben non avrebbe avuto armi per la sua critica. Detto ciò, distanziamento sociale è sicuramente una formula infelice perché espresso in questi termini sembra distruggere la società anziché difenderla. Se si fosse detto riduzione dei contatti sarebbe stata più chiara la necessità di conservare la società. Banalmente, la traduzione di un termine inglese a occhi ciechi può produrre effetti nefasti. (Caterina D’Ambrosio, L’italiano non è una lingua da confinare. Intervista a Claudio Marazzini, “Atlante”, Treccani.it, 24/4/2020)

Tra i fattori che potrebbero contribuire alle difficoltà di interpretazione di distanziamento sociale vi è anche il fatto che la locuzione, e in particolare l’uso dell’aggettivo sociale, richiama concetti legati perlopiù all’ambito della sociologia e alla sfera sociale delle persone; l’aggettivo sociale, dal latino socialis, derivato di socius  ‘socio’ e attestato in italiano a partire dal XIV secolo, ha diverse accezioni, ma nell’uso comune indica principalmente ciò “che è portato per natura a vivere in società” o “che riguarda la società umana, l’ambiente in cui si vive, i rapporti tra i membri di una comunità” (Devoto-Oli 2020). Come ha detto Francesco Sabatini, durante la trasmissione Uno Mattina in Famiglia del 5/4/2020, nella percezione collettiva la locuzione distanziamento sociale, così costruita (“lunga e un po’ oscura”), rimanda a “un atteggiamento di separazione di classi sociali”, più che all’idea di una distanza fisica. Si riscontra infatti l’uso frequente dell’espressione distanza fisica al posto di distanziamento sociale, suggerita dallo stesso Sabatini (assieme a distanza personale). Tuttavia, come già detto, il distanziamento sociale non riguarda esclusivamente l’aspetto fisico della distanza tra gli individui: oltre al fatto di mantenere una distanza di sicurezza tra le persone, il distanziamento sociale prevede in effetti alcune limitazioni alla socialità - e dunque ai rapporti tra i membri della comunità - come l’obbligo di rimanere nelle proprie abitazioni e il divieto di assembramenti.

Probabilmente, dall’esigenza di privilegiare l’aspetto, certamente preponderante, della distanza fisica - condizione che forse più di altre ha avuto ed ha un impatto molto forte nella vita privata di tutti noi - si è generata ulteriore confusione. A fianco di distanziamento sociale, è entrata nell’uso l’espressione distanza sociale, impiegata in alternativa ora a distanziamento sociale ora a distanza fisica o distanza di sicurezza interpersonale:

Slittamenti imposti per evitare assembramenti e impossibilità di mantenere la distanza sociale per scongiurare il contagio da Sars-Cov-2, ma che di fatto hanno finito per andare incontro a cittadini e famiglie, già colpiti dall’astensione forzata dal lavoro, che attendevano di dover ‘liberare’ i propri alloggi o cedere i propri beni. (Stefania Totaro, Coronavirus, il Tribunale di Monza lavora per sbloccare i crediti, “Il Giorno”, 16/4/2020)

Box trasparenti con divisori in Plexiglass di 4,5 metri per lato con un ingresso di un metro e mazzo di ampiezza. È questa la soluzione proposta da un’azienda modenese per rispondere alla domanda: come sarà la vita al mare nell’estate della pandemia da Coronavirus e delle misure di distanza sociale? (Ombrelloni in box di Plexiglass, sarà questa la spiaggia dell’estate della pandemia da Coronavirus?, RaiNews.it, 14/4/2020)

Coronavirus, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Adesso inizia la fase 2, la fase di convivenza col virus. Il rischio di un nuovo contagio c’è, ma dobbiamo affrontarlo con metodo e rigore: sarà fondamentale la distanza di sicurezza di almeno un metro. Anche nella relazione coi parenti. Vogliamo tutti che il Paese riparta, ma l’unico modo è la distanza sociale. Se ami l’Italia, mantieni le distanze. […]”. (Coronavirus, Giuseppe Conte: “Inizia la fase 2, ma bisogna mantenere la distanza di sicurezza”, La7.it, 26/4/2020)

Distanza e distanziamento hanno accezioni e usi diversi nella nostra lingua. La parola distanza fa riferimento a un fattore fisico esterno, ovvero “lo spazio che separa fra loro due luoghi, due oggetti, due persone” (Devoto-Oli 2020) ed è attestata in italiano a partire dal XIV secolo; distanziamento, datato 1892, è invece il risultato di un’azione, il distanziare, e indica “separazione, allontanamento” (Devoto-Oli 2020).

Sia distanza sociale sia distanziamento sociale hanno da tempo nella nostra lingua ben altri significati. Entrambe sono espressioni abitualmente impiegate nell’ambito della sociologia e delle scienze politiche; ad esempio, è tutt’oggi argomento di studio la “scala di distanza sociale” elaborata nei primi decenni del Novecento dal sociologo americano Emory S. Bogardus, per il quale la distanza sociale era riferita ai “differenti livelli di comprensione simpatetica che esistono tra le persone” (cfr. Marco Caselli, La scala di Emory S. Bogardus, in La distanza sociale. Vecchie e nuove scale di misurazione, FrancoAngeli, Milano, 2008). Distanza sociale è anche una locuzione specialistica utilizzata nella prossemica per indicare una delle quattro dimensioni che definiscono la distanza interpersonale:

Articolando le proprie riflessioni in un confronto costante con i risultati delle indagini etologiche, E.T. Hall, nel saggio La dimensione nascosta (1966), ha proceduto a una classificazione delle distanze sulla base del loro diverso valore semantico. Anzitutto, e partendo dal mondo animale, egli ha rilevato l’esistenza di una distanza di fuga e di una distanza critica che valgono per individui di specie diverse, nonché di una distanza individuale e di una distanza sociale che riguardano membri della stessa specie. (Michele Bracco, Prossemica, in “Universo del Corpo”, Treccani.it)

Per tutti questi gruppi [“Negri”, Pellirosse, Cinesi, Giapponesi, Portoricani, Messicani] la maggioranza anglosassone dimostrò un disprezzo ben marcato e stabilì un sistema di distanziamento sociale sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista residenziale, che si concretò con i ghetti […]. (“Rivista geografica italiana”, Società di studi geografici di Firenze, vol. 80, 1973, p. 4)

Per distanza sociale si intende l’indisponibilità e la chiusura relazionale - di intensità variabili - di un soggetto nei confronti di altri percepiti e riconosciuti come differenti sulla base della loro riconducibilità a categorie sociali. (Vincenzo Cesareo, La distanza sociale: Una ricerca nelle aree urbane italiane, FrancoAngeli, Milano, 2007, p.11)

I processi di distanziamento sociale possono essere con ogni evidenza sia agiti sia subiti, ma non è detto che i motivi addotti da un soggetto per tenere certe persone a distanza corrispondano ai motivi che lo stesso soggetto attribuisce agli altri quando viene tenuto a distanza. (Enrico Maria Tacchi, La distanza sociale. Milano e i ghetti virtuali, FrancoAngeli, Milano, 2010, p. 68)

Come affermato anche da Licia Corbolante nel blog “Terminologia.it”, (http://blog.terminologiaetc.it/2020/04/07/differenza-distanza-sociale-fisica-interpersonale/) la confusione semantica è presente anche nella lingua inglese. Nei paesi anglofoni sono infatti impiegate social distance ‘distanza sociale’ e social distancing; in un articolo pubblicato sul sito dell’Oxfrord English Dictionary si intuisce quanto il significato di social distancing legato all’epidemia in corso sia ormai diventato comune:

Social distancing, first used in 1957, was originally an attitude rather than a physical term, referring to an aloofness or deliberate attempt to distance oneself from others socially - now we all understand it as keeping a physical distance between ourselves and others to avoid infection [Distanziamento sociale, usato per la prima volta nel 1957, era originariamente un atteggiamento piuttosto che un termine fisico, in riferimento a un distacco o a un tentativo deliberato di distanziarsi socialmente dagli altri - ora tutti lo comprendiamo come mantenere una distanza fisica tra noi stessi e gli altri per evitare l’infezione. Traduzione mia]. (Bernadette Paton, Social change and linguistic change: the language of Covid-19, www.oed.com, 9/4/2020)

Tuttavia, nelle ultime settimane molti paesi anglofoni, dove come per l’italiano i termini social distancing e social distance fanno riferimento a concetti legati perlopiù alla sociologia, hanno optato per l’uso di physical distancing/distance con lo scopo di porre l’attenzione sull’aspetto dell’allontanamento fisico tra gli individui senza compromettere la socialità, tenendo conto dell’esigenza di conservare i contatti con le persone che fanno parte della nostra vita pur mantenendo la distanza di sicurezza interpersonale prevista dai regolamenti. In tale direzione si è mossa anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità:

If I can just add, you may have heard us use the phrase physical distancing instead of social distancing and one of the things to highlight in what Mike was saying about keeping the physical distance from people so that we can prevent the virus from transferring to one another; that’s absolutely essential. But it doesn’t mean that socially we have to disconnect from our loved ones, from our family [Se posso solo aggiungere, potreste averci sentito usare l’espressione “distanziamento fisico” al posto di “distanziamento sociale”, e una delle cose da evidenziare in ciò che Mike stava dicendo riguardo al mantenere la distanza fisica tra le persone in modo da poter impedire al virus di trasferirsi da uno all’altro: è assolutamente essenziale. Ma ciò non significa che socialmente dobbiamo disconnetterci dai nostri cari, dalla nostra famiglia. Traduzione mia]. (Conferenza stampa OMS, trascrizione dell’intervento di Maria Van Kerkhove, www.who.int, 20/3/2020)

Ciò nonostante, social distancing rimane una locuzione specialistica del linguaggio medico ed epidemiologico e, se nel linguaggio comune e in quello dei media è possibile trovare soluzioni come quelle adottate dai paesi anglofoni, nei testi scientifici la situazione è più complessa. Riepilogativo appare a questo punto quanto scritto all’interno di uno studio pubblicato dall’European Centre for Disease Prevention and Control:

It is important to note that the term ‘social distancing’ focuses on reducing physical contact as a means of interrupting transmission, but while reduction of social contact may be an outcome of that, it is not a specific aim. Indeed, the success of social distancing measures that are implemented over an extended period may depend on ensuring that people maintain social contact – from a distance – with friends, family and colleagues. Internet-based communications are therefore a key tool for ensuring a successful social distancing strategy [È importante notare che il termine “distanziamento sociale” si concentra sulla riduzione del contatto fisico come mezzo per interrompere la trasmissione, ma mentre la riduzione del contatto sociale può essere una conseguenza di ciò, non è l’obiettivo specifico. In effetti, il successo delle misure di distanziamento sociale attuate per un lungo periodo può dipendere dall’assicurare che le persone mantengano un contatto sociale - a distanza - con amici, familiari e colleghi. Le comunicazioni via Internet sono quindi uno strumento chiave per garantire una strategia di distanziamento sociale di successo. Traduzione mia]. (European Centre for Disease Prevention and Control, Considerations relating to social distancing measures in response to COVID-19 – second update, Stockholm, ECDC, 2020)

Nel nostro paese la rapidità con cui il calco distanziamento sociale è stato assunto e impiegato nella comunicazione di massa ha però generato confusione riguardo al significato; come detto, ciò è inoltre dovuto da una parte alla presenza di usi ellittici e sfumature di significato (‘distanza fisica di sicurezza tra le persone di almeno un metro’, ‘il mettere distanza (fra le persone) all’interno della società al fine di ridurre il rischio di contagio’), dall’altra al rimando a concetti complessi della sociologia e alla vita sociale delle persone. La presenza di varianti, non sempre corrette, ha ulteriormente complicato la situazione. I diversi concetti di distanza tendono a sovrapporsi. Della confusione semantica tra i termini distanziamento sociale, distanza fisica, distanza (di sicurezza) interpersonale e distanza sociale, possiamo rintracciare discrete attestazioni in rete e nei quotidiani, ma anche all’interno delle comunicazioni di autorità regionali e comunali:

Si ricorda che l’uso di mascherine e simili è utile ma non sostituisce la regola del distanziamento interpersonale di minimo un metro come forma di contenimento del contagio. (Distribuzione mascherine, comunicazione sul sito del Comune di Bregnano, 6/4/2020)

Mantieni sempre la distanza sociale di sicurezza. (Mascherine protettive, comunicazione informativa sul sito del Comune di Prato)

L’imponente comunicazione mediatica che naturalmente caratterizza questi giorni delicati ha contribuito alla rapida circolazione di questi termini, creando spesso ambiguità e incertezze sul significato e sull’uso. Il fattore linguistico non è oggi da sottovalutare: è in un momento come questo che ci rendiamo conto del valore delle parole, del modo in cui agiscono attivamente nella vita dei cittadini e delle comunità, e dunque dell’importanza di una comunicazione chiara e trasparente, sia da parte delle istituzioni sia dei mezzi di informazione.