DOI 10.35948/2532-9006/2021.14659
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Con la scheda dedicata ai derivati di dicembre si conclude il ciclo dedicato ai derivati dei nomi dei mesi.
Le schede già pubblicate: gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre.
Per le informazioni generali e la bibliografia: Introduzione.
Il sostantivo dicembre (variante letteraria o regionale decembre) deriva dal latino decĕmber -bris (mensis), derivato di decem ‘dieci’: era infatti il decimo mese dell’anno nel calendario romano antico. Dicembre è usato anche come aggettivo, ma raramente e solo in ambito letterario (cfr. GDLI s. v.).
Come quelle di gennaio, febbraio, aprile, giugno e novembre, anche la famiglia dei derivati di dicembre è piuttosto povera, con soli tre termini attestati dalla lessicografia, a cui se ne aggiunge uno presente esclusivamente sul web. In rete è possibile rintracciare anche altre voci, come gli aggettivi dicembrese (che indica un tipo di cavolfiore tipico della zona napoletana) e dicembrile (‘di dicembre, relativo a dicembre’); il numero di occorrenze di tali derivati è però piuttosto contenuto, tanto che non si è ritenuto opportuno inserirli nella trattazione.
L’aggettivo di uso letterario dicembrale (e la variante decembrale), registrato soltanto dal GRADIT e dal GDLI, è sinonimo di dicembrino e significa ‘proprio del mese di dicembre’.
Il GRADIT indica che la data di prima attestazione del termine è precedente al 1893 e il GDLI riporta come prima occorrenza una poesia giovanile di Gabriele D’Annunzio:
O voi che dentro l’urna sepolcrale / o ne la terra grassa riposate, / ditemi: a questa bruma decembrale / un brivido anche voi non lo provate? (A mia nonna, sonetto I, in In memoriam, Pistoia, Tipografia Niccolai, 1880, p. 3)
Grazie al corpus di Google libri è possibile retrodatare il termine decembrale al 1695:
Gloria del quarto Giorno, che col Solo prodotto, ed in tutto perfettionato ombreggiasse la perfettione de’ beni, che seco c'hà portato su’l cocchio della Clemenza trionfante il Verbo fatto Huomo, in faccia alla Notte Decembrale, Sole estivo di Carità Teandrica, tutto visibile à nostri occhi, e tutto da nostri occhi goduto. (P. Antonio Manfredi, L’unico infante massimo, il Verbo in carne, Napoli, stamperia di Giacomo Raillard, 1695, p. 205)
La variante dicembrale non risulta invece presente in Google libri, se non in un passo di Francesco Semi che riteniamo opportuno citare per esteso:
L’ultimo mese del calendario civile […] ha due soli derivati: gli aggettivi dicembrale (o decembrale) e dicembrino (o decembrino), di non diverso significato. Il primo l’ha usato quel Gabriele D’Annunzio che tra i suoi 40.000 vocaboli (il più dovizioso utente del lessico italiano e inventore di parole quando non ne trovava negli autori precedenti a lui) volle preferire decembrale all’altro, scrivendo (e associandone il concetto a termini funerei, quasi nella morte dell’anno sentisse implicita la fine della vita) […]. Ma il D’Annunzio non è il solo dei nostri autori che abbia sentito il freddo e umido dicembre come mese di tristezza. Luigi Pirandello lamentò «la tristezza brumosa della sera dicembrina», riferendo al sostantivo astratto l’aggettivo tratto da una realtà concreta, quale la bruma. Anche il Bacchelli considerò nella sua povertà di luce questo mese: parlò di «gramo solstizio decembrino». E alla Morante le «stelle decembrine» parvero piccole, e perfino l’ultima falce di luna, in un cielo stracciato, le sembrò spargere un pallidissimo barlume di crepuscolo in una sera invernale. (Francesco Semi, I giorni e le opere di Venezia, Treviso, Edizioni della Galleria, 1985, p. 51)
Oggi l’aggettivo risulta poco diffuso in rete, in entrambe le varianti.
Dicembrino (variante decembrino), registrato dalla lessicografia contemporanea, è un aggettivo di uso comune che significa ‘di dicembre, relativo al mese di dicembre’ (feste dicembrine, giornate dicembrine, freddo dicembrino).
La prima attestazione di decembrino indicata dai dizionari è del 1901, nel volume Vocaboli nuovi di uso parlato attinenti a mestieri, arti e scienze di Antonio De Nino (Vasto, Tipografia Editrice Anelli). Alla voce decembrino si legge:
Uso popolare e uso di scrittori fanno passare per buoni parecchi aggettivi derivati dai mesi dell’anno. Abbiamo però marzuolo, marzolino, agostino, settembrino. Decembrino è pero, ch’io sappia, del solo popolo, che lo adopera nel proverbio: - «Le nevi decembrine, ci mettono le radicine» - Non andrà molto che anche decembrino acquisterà il diritto di entrare nei vocabolarii. (pp. 20-21)
È però possibile rintracciare una precedente attestazione lessicografica già nel 1852, nel Vocabolario genetico-etimologico della lingua italiana a cura del Dott. G. B. Bolza, stampato a Vienna (non dunque in Italia) dall’I.R. Stamperia di Corte e di Stato.
La prima occorrenza dell’aggettivo si ha però molto prima, nel volume Il pastor fortunato di Carlo Torre, del 1666:
Tu con filati lini / Con pelli del tuo gregge, / Ma perché dico tuo, con quel degli altri, / Carico il petto, e i bracci / Torrai del Sol Leon, del Sol’in pesce, / I fochi estivi, e i Decembrini ghiacci? (Carlo Torre, Il pastor fortunato Drama scenico boschereccio, Milano, Stamperia G. Battista Ferrario, 1666, p. 85)
La variante dicembrino viene invece fatta risalire dai dizionari al 1957, anno di uscita del volume L’isola di Arturo di Elsa Morante:
Qua e là, per il cielo stracciato, erano visibili le piccole stelle dicembrine, e un’ultima falce di luna spargeva un pallidissimo barlume di crepuscolo. (Elsa Morante, L’isola di Arturo, Torino, 1957, p. 375)
Google libri ci consente però di retrodatare la forma al 1829:
Nel corrente anno le lunghe siccità della primavera e della state [sic] fanno un singolare contrasto colle larghissime piogge del mitissimo Dicembre. Però, se utili furono la clemente temperatura e le pioggie [sic] dicembrine alla maggior parte dei seminati, infinito nocumento apportò la siccità. (“Memorie dell’Accademia d’Agricoltura Commercio ed Arti di Verona”, vol. 11, 1829, p. 300)
Come anticipato dalla citazione da De Nino, l’aggettivo fa parte della tradizione proverbiale e in particolare è legato alla neve. Tra i principali si segnalano: Neve decembrina per tre mesi ci rovina; Neve dicembrina, sette settimane sulla spina (dorsale); La neve dicembrina per tre mesi confina; Neve dicembrina dura fino alla prima (primavera); La neve dicembrina ci mette la dentina; Seminare decembrino vale meno d’un quattrino (generalmente nei proverbi il limite per la semina del grano è il giorno di San Martino, cioè l’11 novembre).
L’aggettivo decembrista non è, a rigore, un derivato di dicembre: registrato soltanto dal GRADIT, dal GDLI e dal DEI, che lo marcano come termine appartenente all’ambito storico, è ritenuto un calco del francese décembriste, derivato di décembre ‘dicembre’. Decembrista viene così definito nel GDLI: “Che si riferisce, che è proprio o che ricorda o si ispira al colpo di stato del 2 dicembre 1851 con cui Luigi Napoleone proclamò la dittatura imperiale ponendo fine alla seconda repubblica francese”. Il termine è usato anche come sostantivo a indicare un ‘sostenitore, fautore di tale colpo di stato’.
Oh, una bandiera piemontese sventolante per le coste di Napoli! Quanti cuori farebbe ella battere! Ma io vi comprendo. Voi non volete una insurrezione. Voi volete una cospirazione decembrista. (Francesco De Sanctis, Il Mezzogiorno e lo Stato unitario (scritti e discorsi politici dal 1848 al 1870), a cura di Franco Ferri, Torino, Einaudi, 1960, p. 63)
Decembrista è usato anche come sinonimo di decabrista (dal russo dekabrist, derivato di dekabr ‘dicembre’) per indicare ‘chi partecipò alla rivolta contro il regime zarista il 14 dicembre 1825 in Russia’ (o come aggettivo, sempre in riferimento a tale rivolta).
Gli ultimi arresti rivelarono infatti che un terzo de’ cospiratori nihilisti appartiene al Corpo della Guardia, specialmente dei reggimenti di fanteria, ed al personale della flotta; precisamente come nel 1825 i decembristi che volevano balzar dal trono Niccolò, i nihilisti d’oggi cercano i loro adepti nelle truppe scelte e più vicine allo tsar. (Il ministero Tolstoϊ, “La Gazzetta piemontese”, 22/7/1882, p. 2)
A Pietroburgo, malgrado il divieto, si è rinnovato stamane stessa un imponente comizio organizzato dall’Associazione dei decembristi, che traggono il nome dalla rivoluzione del 1825. (Un meeting di decembristi, “Corriere della Sera”, 29/12/1904, p. 2)
La data di prima attestazione riportata nel GRADIT è il 1863 e rimanda a un passo compreso nel volume Periodici popolari del risorgimento (l’esempio è presente nel Supplemento 2009 del GDLI):
I pochi reggimenti del Decembrista non ci avrebbero forse attraversato il cammino al Campidoglio. (Periodici popolari del risorgimento, a cura di Dina Bertoni Jovine, vol. II, Milano, Feltrinelli, 1959, p. 557)
Una ricerca nel corpus di Google libri ci permette però di trovare alcune attestazioni precedenti di qualche anno, retrodatando il termine al 1850, a cui risalgono i due esempi sotto riportati: si noti che nel primo caso il termine non si fa riferimento al colpo di stato di Napoleone del 2 dicembre 1851, ma ai membri della Società del dieci dicembre (Société du Dix-Décembre), l’organizzazione bonapartista francese (fondata nel 1849 e sciolta nel 1850), che prende il nome dal giornale Dieci dicembre (fondato nel 1849), a sua volta ispirato all’elezioni del 10 dicembre 1848 con cui Napoleone venne eletto presidente:
Le bastonate della notte del 12 settembre furono vere, e sonore, ma si vuole che i bastonatori non siano stati i membri della Società del dieci Dicembre, né altri che abbiano ricevuto ispirazione da quelli. […] Perciò avendo noi detto che le bastonate Settembrine siansi date dalle mani dei Decembristi, ora dobbiamo correggere la nostra asserzione. (Parentesi politica, “Il vero amico del popolo”, anno II, 2/10/1850, p. 768)
Alle prodighe voglie del presidente non bastavano di gran lunga i seicentomila franchi per anno che gli accordava la legge. Per mantenere i suoi cavalli e i suoi servi, i suoi parassiti e i suoi cani, le cortigiane e i decembristi, gli apologisti e i giornali, i sacrestani e i buffoni. (Michelangelo Pinto, Don Pirlone a Roma. Memorie di un italiano, Libro III, Torino, Stabilimento tipografico di A. Fontana, 1850, pp. 180-181)
La variante dicembrista non è registrata dai dizionari sincronici, tuttavia risulta attestata sia in rete che nei testi a stampa. Come per decembrista, anche la prima attestazione di dicembrista risale al 1850:
Le notizie di Francia sono di un interesse puramente locale. La revisione della Costituzione, il prolungamento della presidenza a favore di Luigi Napoleone, le ostilità contro i dicembristi, sono le questioni più palpitanti di attualità. (Notizie Politiche, “Gazzetta universale politica, letteraria, tecnica e commerciale”, anno I, n. 92, 23/9/1850, pp. 733-736: 734)
Il sostantivo dicembrata non è registrato dai dizionari ma risulta abbastanza attestato in rete (non è invece presente nei testi a stampa e nei quotidiani). Modellato su ottobrata, indica una ‘giornata di dicembre particolarmente mite’:
Per chi non si trova a Cagliari in questi giorni è difficile immaginare che questa foto sia stata scattata il 27 dicembre mattina, in pieno inverno. Sole alto e caldo, circa 20 gradi di temperatura e migliaia di cagliaritani all’assalto dei chioschi del Poetto. Difficile trovare un posto libero nei bar della Prima Fermata. I più “dormiglioni” hanno così occupato anche le sdraio, dando vita a una vera e propria “dicembrata cagliaritana”, per la gioia dei gestori, costretti agli straordinari. (La foto del giorno. Altro che inverno, i chioschi del Poetto presi d’assalto dai cagliaritani, vistanet.it, 27/12/2018)
Sull’esempio di maggiolata, settembrata, ottobrata e novembrata, il termine indica anche una tradizionale festa invernale:
Il 27 Dicembre 2014 in occasione della “Dicembrata” organizzata dal Comune di Pieve di Teco e dalla Provincia di Imperia, Amedeo Grisi ha tenuto un concerto con i brani del suo album Femmina in versione completamente acustica. (Sanremo - il 6 - 7 - 8 agosto torna Zazzarazzaz 2017, bordighera.tv, 4/8/2017)
La variante decembrata non sembra invece attestata, neppure in rete.