Consulenze linguistiche

Come è noto (ma mica poi tanto)…

  • Vittorio Coletti
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2023.29059

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Copyright: © 2023 Accademia della Crusca


Quesito:

Molti lettori ci chiedono se sia più corretto usare la frase completa come è noto o, con elisione, com’è noto, oppure quella ellittica come noto.

Come è noto (ma mica poi tanto)…

La singolare esitazione di tanti utenti del nostro servizio tra “com’è noto” o “come è noto” (con l’avverbio non eliso) e “come noto” è testimoniata anche dallo stesso (o quasi) enorme numero di occorrenze che le tre sequenze hanno nelle pagine di Google, con quella più completa, “come è noto”, in testa: 2.950.000 attestazioni contro 1.430.000 di quella con il verbo essere e come eliso e 1.620.000 di quella senza verbo. Insomma, le tre forme sono comuni, molto diffuse. Anche troppo, forse: vale la pena di riportare quanto scriveva, nel 1989, il compianto Sergio Lepri, allora direttore dell’ANSA:

come è noto – se è noto, inutile farlo notare; e così “come si sa”; e così “come si ricorderà”: tutte espressioni di comodo, nel raccontare un episodio, e quasi sempre inutili. (Sergio Lepri, Scrivere bene e farsi capire. Manuale di linguaggio per chi lavora nel mondo della comunicazione, Torino, Gutenberg 2000, 19892, p. 65)

In ogni caso, data la frequenza nell’uso attuale, è ben comprensibile il dubbio dei nostri lettori su quale tra le due con il verbo essere e quella senza sia quella corretta o migliore. Anzitutto, precisiamo che la differenza tra come è noto e com’è noto è puramente grafica: nello scritto c’è da tempo la tendenza a una riduzione delle elisioni, vive però nel parlato e utilizzabili certamente anche nello scritto. Per questo tema, si rimanda alle risposte di Giovanni Nencioni, di Raffaella Setti e di Paolo D’Achille pubblicate sui fascicoli 15, 35 e 47 del nostro periodico “La Crusca per voi” (quella di Setti è riportata anche in questo sito).

Diciamo subito che sia la formula estesa come (o com’)è noto sia quella ellittica come noto, in genere usate in inciso e, se scritte, poste tra pause ortografiche, hanno esattamente lo stesso significato e funzione: comunicano che ciò di cui si parla o scrive è noto a tutti (in generale o anche solo agli interlocutori o destinatari del testo o agli esperti dell’argomento di cui tratta). In realtà (a dispetto di quanto affermato da Lepri) il successo della formula, specie nei testi di saggistica e nei manuali, si deve al fatto che l’autore con essa vuol far capire che sì, non sta dicendo qualcosa di nuovo, ma che ritiene opportuno richiamare fatti o concetti che qualcuno dei lettori meno esperti potrebbe non avere ben presenti.

La forma estesa è, come sempre in casi del genere, più antica ed è ben attestata da tempi remoti, anche con inversione dell’ordine delle parole e posposizione della forma verbale di essere. Il corpus OVI la documenta nel Commento di Francesco da Buti al Purgatorio (ante 1394):

le muse indegnate li mutorno in gazze, li quali uccelli sono garruli e maldicenti, come noto è.

Il GDLI ne registra un’occorrenza in una relazione dell’ambasciatore veneto Marino Giustinian (ante 1541):

Il re di Portogallo, com’è noto, nei luoghi dell’Indie, li quali ha fatto suoi ex veteri occupatione…

Google libri consente di coglierla in un testo del 1631 (traduzione italiana dall’originale tedesco di Federico Savello, Ragioni sopra la difesa e resa del posto della città di Demmino, Vienna, s.n.), dove compare in coppia con altro predicato che lo rafforza: “com’è noto e provato”.

In passato, l’incidentale era più spesso di oggi completata dall’argomento della persona cui una data notizia era nota (Martino Poli, Il Trionfo de li acidi vendicati, Roma, Giorgio Placho, 1706, p. 315: “com’è noto a tutti quelli che hanno li rudimenti della Chimica”) o della fonte da cui si ricavava la notorietà (“agnazione, come è noto dalle leggi, è discendenza per via di maschi”, Anton M. Salvini, 1726, cit. da GDLI alla voce agnazione); ma la forma che lo sottintendeva si è affermata assai presto: abbiamo già visto l’esempio del Buti trecentesco, che possiamo ora integrare con questo secentesco: “a tempo de’ Longobardi (da quali, com’è noto, i feudi hanno origine)…” (Giovanni Antonio Summonte, Historia della città e regno di Napoli, Napoli, Bulifon,1675, p. 34).

La forma ellittica dell’inciso viene, come in genere accade, più tardi, e non va confusa con più antiche e tuttora usate attestazioni non incidentali dell’espressione “come noto”, in cui l’avverbio come sta per l’aggettivo comparativo quale:

sarebbe assurdo il qualificare l’uno come ignoto e indeterminato e l’altro come noto e determinato (Ausonio Franchi, Sulla teoria del giudizio…, vol. II, Milano, Domenico Salvi, 1871, p. 136);

o funge da introduttore di una causale ellittica:

questo verso […] non è dichiarato non so già se come noto o per altra cagione (Prose fiorentine raccolte dalla Smarrito, Accademico della Crusca, vol. I, Firenze, Tartini e Franchi, 1751, p. 81).

L’incidentale in forma ellittica di essere con il senso e la funzione che qui ci riguardano comincia ad apparire nel Novecento in testi di argomento tecnico-scientifico

Legname. Questo articolo, come noto, è un monopolio austriaco (“Bollettino ufficiale del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio”, 1904);
L’esercizio del Bernina è, come noto, a trazione elettrica (“Rivista tecnica delle ferrovie italiane”, 1913);
Tale preparazione si fa, come noto, staccando un campioncino dal pezzo da esaminare (“L’industria, Rivista tecnica ed economica illustrata”, 1919;

e si diffonde sempre di più, specie se c’è nelle vicinanze un’altra occorrenza di è, che induce a eliderlo nell’inciso per evitare la ripetizione:

La fase iniziale di questo processo, come noto, è caratterizzata appunto dalla legge del 18 novembre 1923. (Compendio delle statistiche elettorali italiane dal 1848 al 1934, Roma, Istituto centrale di Statistica, 1946)

L’Archivio della “Repubblica” attesta dal 1984 a oggi 8.171 e 5.682 occorrenze delle due forme estese e 3.669 di quella ellittica, segno della grande vitalità di tutte e tre, ma anche della netta prevalenza di quelle non ellittiche di essere.

Non a caso nella lingua letteraria si è continuato a preferire la forma estesa, tanto che nessuna presenza dell’inciso ellittico “come noto” compare nel PTLLIN, il corpus dei cento romanzi del Premio Strega usciti dal 1947 al 2006, dove invece non mancano le occorrenze di quella completa (con come eliso): “com’è noto”.

In conclusione, entrambe (o, se vogliamo, tutte e tre) le formule sono corrette e pienamente accettabili senza distinzioni significative di ambito d’uso, anche se quelle estese e integrali possono apparire un po’ più formali.

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