CONSULENZE LINGUISTICHE

Casareccio: non di solo pane…

  • Claudio Giovanardi
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

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Quesito:
Ci sono giunte diverse domande, da più parti d’Italia, su quale si debba considerare la forma corretta tra casareccio o casereccio.

Casareccio: non di solo pane…
L’aggettivo casereccio (formato da casa con il suffisso -ereccio) è attestato a partire da una novella del Sacchetti (dunque dalla fine del Trecento) e rientra in un ristretto gruppo di aggettivi denominali o deverbali, in maggior numero. Del primo tipo, oltre a casereccio, ricorderemo almeno boschereccio, mentre al secondo tipo appartengono, tra quelli oggi ancora in uso, godereccio, mangereccio e il giovanile scherzoso scopereccio. Particolare è il caso di peschereccio, all’origine aggettivo, ma oggi usato quasi esclusivamente come sostantivo.

Nella prima edizione del Vocabolario della Crusca (1612) l’aggettivo casereccioè definito semplicemente con “Di casa”, ovvero come un aggettivo di relazione, dal significato affine a quello di casalingo; in quest’accezione il vocabolo è considerato un sinonimo ormai arcaico di casalingo dal Tommaseo-Bellini. In effetti, a ben vedere, nell’italiano contemporaneo casereccio ha sviluppato un significato diverso, pari a ‘fatto in casa’ e, quindi, ‘genuino’ (pane casereccio, cucina casereccia); per ulteriore propagginazione semantica si è poi arrivati a ‘rozzo’, o ancora ‘approssimativo’ (un discorso casereccio è, appunto, un discorso raffazzonato, non sufficientemente meditato).

I dizionari più antichi non considerano neppure la variante casareccio: mentre le prime quattro edizioni del Vocabolario della Crusca non presentano la variante a lemma, il lemma casareccio con rinvio a casereccio è stato inserito nella quinta edizione. Su tale modello, i vocabolari moderni operano il rinvio da casareccio a casereccio (così, ad esempio, il GDLI, il GRADIT, il Sabatini-Coletti).

Per rispondere, dunque, al quesito dei lettori che chiedono quale sia la forma corretta tra casereccio e casareccio, possiamo affermare che la prima, oltre ad avere una lunga tradizione, è quella etimologicamente corretta, mentre la seconda è minoritaria e usata soprattutto in unione con determinati sostantivi (in primis nella coppia pane casareccio) e fuor di Toscana (com’è noto, nelle parlate toscane e in particolare in fiorentino il nesso intertonico -ar- passa sempre a -er-). Tuttavia possiamo porci una domanda: come mai l’oscillazione -areccio/-ereccio, che troviamo per casareccio/casereccio non si presenta (o si presenta in quantità non rilevante) per gli altri vocaboli della serie? È probabile che nel nostro caso abbia influito la vocale finale della trasparentissima base nominale casa, che avrebbe finito per modificare la vocale iniziale del suffisso.

Per concludere, vediamo quali sono i risultati numerici che si possono ricavare dal motore di ricerca Google a proposito delle tre coppie indicate dai nostri lettori, ovvero quelle composte con pane, biscotti e cucina. Pane casereccio: circa 327.000 risultati; pane casareccio: circa 115.000 risultati. Biscotti caserecci: circa 54.200 risultati; biscotti casarecci: circa 64.500 risultati. Cucina casereccia: circa 308.000n risultati; cucina casareccia: circa 186.000 risultati.

Il responso della Rete (da considerare sempre con le dovute cautele) ci dice, dunque, che mentre con pane e cucina il suffisso -ereccio è largamente prevalente, anche se le forme con -areccio si difendono bene, con biscotti, sia pur di poco, sembra preferito -areccio. Questi numeri suggeriscono che, in fin dei conti, entrambe le soluzioni hanno pieno diritto di cittadinanza nell’italiano odierno.