DOI 10.35948/2532-9006/2021.6493
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Mario A. da Roma ci chiede etimologia e significato del termine essutorio che ha trovato in un antico testo di medicina.
Il sostantivo maschile essutorio (lat. scient. exutorium, franc. exutoire, ingl. exutory) è un desueto tecnicismo medico, adottato anche in campo veterinario. Il termine, assente nei maggiori repertori lessicografici italiani, Gradit compreso, deriva dal latino exutum, participio passato di exuere ‘togliere via, estrarre’, con il suffisso -orio; si tratta quindi di una formazione del tutto analoga a quella di collutorio, per citare una parola del medesimo ambito settoriale che è tuttora di uso comune.
L’essutorio è un’ulcera artificiale che un tempo veniva procurata e mantenuta dal terapeuta su una parte meno nobile o meno utile del corpo del paziente allo scopo di favorire una suppurazione locale, che avrebbe dovuto deviare o attenuare una patologia analoga sofferta da un organo di maggiore rilievo. Una delle prime attestazioni del vocabolo si ha nel Dizionario compendiato delle scienze mediche (Venezia, Antonelli, 1827-1832), che lo definisce così: "essutorio, s. m., exutorium: ulcera della cute, o del tessuto cellulare, che si stabilisce mediante il ferro, il fuoco, qualche caustico, od un vescicante, e che si mantiene per mezzo di certo unguento o di qualsivoglia mezzo grasso, sopra qualunque parte del corpo, con la intenzione di stornare, o diminuire certa irritazione fissata sopra di una parte più importante dell’organismo animale". Il termine poteva essere usato anche in funzione aggettivale: "essutorio. Diconsi essutorie in generale tutte le suppurazioni artificiali" (Angelo Poma, Dizionario anatomico-medico-legale, Padova, La Minerva, 1834).
Produrre un nuovo ascesso per eliminarne uno già esistente è un’operazione che in effetti risponde alla massima ippocratica duobus doloribus simul obortis, non in eodem loco, vehementior obscurat alterum ‘se si sviluppano contemporaneamente due malattie dolorose, diverse per la sede, il dolore più violento oscura il più mite’; ma si tratta evidentemente di una pratica non priva di pericoli, anche gravi. Lo stesso Dizionario compendiato delle scienze mediche sopra citato raccomanda ai medici di "non prescrivere sconsideratamente questo mezzo che non è sempre curativo, e che diventa talvolta una specie di malattia, inutilmente aggiunta a quella contro della quale lo si dirige". Si noti che questo dizionario è in realtà l’adattamento italiano di un’opera francese e che in Francia exutoire è attestato almeno dalla metà del Settecento.
Gli straordinari progressi conseguiti tra Ottocento e Novecento nella prevenzione e nella cura delle patologie infettive hanno contributo all’abbandono di tale aleatorio e rischioso metodo terapeutico, determinando al tempo stesso l’obsolescenza del termine che lo designava. Tuttavia la parola essutorio fa ancora qualche rara apparizione nel corso del Novecento con il valore figurato di ‘valvola di sfogo’, ‘elemento utile a mitigare o incanalare un eccesso (di energia, di passione, di potere ecc.)’: "i piccoli Brontë crearono una loro privata mitologia di formidabili giganti […]: strano essutorio dell’esaltata vita interiore dei fanciulli" (Mario Praz, La letteratura inglese, 2 voll., Firenze-Milano, Sansoni-Accademia, 1967, vol. II, p. 142).