DOI 10.35948/2532-9006/2021.8548
Licenza CC BY-NC-ND
Copyright: © 2021 Accademia della Crusca
Nella cosiddetta seconda fase di “convivenza con il Coronavirus”, a partire quindi dal maggio dello scorso anno, uno dei problemi principali è stato quello di tracciare i contagi per ricostruire i contatti tra le persone infette e cercare così di contenere il più possibile la diffusione del virus e il conseguente aumento dei ricoveri, dei casi gravi e dei decessi. “Per accelerare i processi di tracciamento dei contagiati”, nell’aprile del 2020 è stata annunciata l’app Immuni (attivata poi il 3 giugno successivo): per l’occasione del lancio, in questo periodo, si parla ancora soltanto di “tracciamento dei contatti” e di “contatti con soggetti successivamente risultati positivi al tampone”, mentre successivamente, sempre in testi che illustrano il funzionamento della stessa app, si inizierà a utilizzare la locuzione link epidemiologico:
Tra le altre cose oltre a tracciare il link epidemiologico, la app dovrebbe anche segnalare l’eventuale abbandono dello stato di quarantena da parte del soggetto positivo con una segnalazione immediata alle forze dell’ordine, oltre che la segnalazione a tutte le persone che dovessero incrociarlo per strada del potenziale pericolo. (App tracciamento bluetooth e gps, micropedia.it, senza data).
L’app però non dà i risultati sperati, le persone restano scettiche e non viene attivata da un numero sufficiente di utenti, tale da poterla rendere efficace come strumento di tracciamento e prevenzione. Nell’estate 2020, periodo in cui si abbassa notevolmente la curva dei contagi, diventa sistematico il sistema di tracciamento basato sulla ricostruzione dei contatti avuti da parte delle persone risultate positive ai tamponi, resa possibile dal lavoro di una specifica figura professionale, il contact tracer (già trattato qui), addetta a identificare e monitorare tutte le persone entrate in contatto con soggetti affetti dalla malattia: lo scopo è quello di individuare le singole persone e/o le occasioni e i luoghi di contatto tra le persone, sia interni sia esterni all’ambito familiare e di circoscrivere e isolare i clusters (‘grappoli’) di persone contagiate. Per denominare questo tipo di contatti hanno cominciato a circolare le espressioni link epidemiologico e link familiare (ridotto talvolta al semplice link, in contesti non equivocabili) in cui troviamo la parola inglese link, propriamente ‘unire, agganciare’ (ormai accolta in italiano con il significato di ‘collegamento’ in accezione prevalentemente informatica e ipertestuale), accompagnata dai due aggettivi epidemiologico e/o familiare a specificare il tipo di contatto che può aver prodotto un contagio tra persone. In tutti e due i casi la malattia (o meglio il virus, visto che il tracciamento coinvolge anche i portatori sani) oggetto del contagio è l’infezione da Sars-CoV-2 (Covid-19), ma il diverso aggettivo serve a distinguere i contagi avvenuti e contenuti all’interno della famiglia (familiare), da quelli potenzialmente più ampi con contagi diretti e indiretti, quindi anche fuori dall’ambito familiare (epidemiologico); diciamo che il link epidemiologico comprende anche quello familiare che ne rappresenta un sottotipo. Dal punto di vista linguistico l’espressione link familiare sottintende un collegamento epidemiologico circoscrivendolo alla cerchia di una famiglia (nel caso specifico spesso individuata nel nucleo dei conviventi) tanto da poterla intendere come la forma abbreviata per link epidemiologico familiare (‘collegamento di contagio all’interno dei familiari conviventi’). Nessuna delle singole parole coinvolte in queste locuzioni, link, epidemiologico e familiare, è una parola nuova, ma nuove, o almeno rilanciate e divenute correnti nell’ultimo anno, sono le due locuzioni. Iniziamo da link epidemiologico. Senza dubbio nell’ultimo anno la locuzione ha avuto una diffusione capillare nei mezzi di informazione, che hanno contribuito a renderla conosciuta e comprensibile ad ampio raggio fino a farla entrare nella competenza, almeno passiva, di tutti; non si tratta tuttavia di una locuzione nuova perché era già utilizzata in ambito medico, in particolare nei bollettini epidemiologici di malattie infettive. Per l’italiano la prima attestazione reperibile in rete risale al marzo 2009 e si riferisce a possibili catene di contagi di morbillo:
Altri 9 casi sono stati definiti PROBABILI in quanto compatibili clinicamente ma privi di un link epidemiologico diretto con un caso confermato e per i quali non è stato dato il consenso per il prelievo ematico. (Settimo bollettino epidemiologico delle malattie infettive anni 2005-2008, Azienda sanitaria locale BI, Biella, marzo 2009)
Ne seguono altre, sporadiche, tra il 2009 e il 2013, riferibili a infezioni da SEU (Sindrome emolitico uremica) e da tubercolosi, ma l’aumento esponenziale delle occorrenze si può osservare nell’ultimo anno: la ricerca mirata su Google (al 9/4/2021 sulle pagine in italiano) della stringa “link epidemiologico” ha restituito soltanto 105 occorrenze riferibili al periodo che va dal 1990 alla fine del 2019, mentre in tutto il 2020 ne sono emerse 1.680 e nei primi mesi del 2021 (dal 1/1/2021 al 9/4/2021) ben 1.280. Dunque un aumento tendenziale che rivela il rilancio di una locuzione che era rimasta del tutto limitata a contesti strettamente specialistici prima dell’avvento della pandemia da Covid-19.
Molto precedente la presenza della stessa locuzione in inglese epidemiological link, sempre in contesti del tutto specialistici; su Google Books la prima attestazione è del 1901: “I do not doubt the correctness of the experiments in the matter of bovine tuberculosis, but we must all admit that the epidemiological link in the evidence as to the conveyance of tuberculosis by milk has yet to the found” (traduzione mia: Non metto in dubbio la correttezza degli esperimenti in materia di tubercolosi bovina, ma dobbiamo tutti ammettere che il legame epidemiologico nelle prove relative alla trasmissione della tubercolosi da parte del latte deve ancora essere trovato) (“Clinical Journal”, 17, 1901, p. 180). In questo caso il veicolo del contagio della tubercolosi bovina, peraltro non dimostrato, sarebbe il latte, ma resta il significato di trasmissione di infezione, potenziale innesco di un’epidemia. Diverso invece il significato di epidemiological link deducibile da un altro testo del 1982, sempre specialistico, gli Atti del National Cave Management Simposia rintracciato su Google Books: “though certainly no epidemiological link between cave worker air-borne alpha radiation exposure and lung disease has been established...” (traduzione mia: anche se certamente non è stato stabilito alcun legame epidemiologico tra l’esposizione alle radiazioni alfa trasportate dall'aria dei lavoratori delle miniere e le malattie polmonari...). Qui non si sta parlando infatti di malattie infettive e di contagi virali, ma di un possibile collegamento causa/effetto tra esposizione a radiazioni e sviluppo di malattie polmonari. Tornando all’italiano e alle prime apparizioni della locuzione riferita al tracciamento dei contagi da Covid-19, una delle più precoci attestazioni è presente nella scheda per la notifica di casi da virus respiratori allegata a una Circolare del Ministero della Sanità del 22 gennaio 2020; tra le parti dell’allegato da compilare è prevista la sezione “Link epidemiologico” con la seguente domanda “Negli ultimi 15 giorni, prima dell’insorgenza dei sintomi, il caso si è recato in un Paese dove siano stati confermati casi di polmonite da nuovo coronavirus?” (Scheda per la notifica di casi da virus respiratori, Stagione 2019-2020, allegato 3 della Circolare del Ministero della Salute del 22/1/2020). La Circolare però si apre così:
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. La maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all'ingrosso di frutti di mare e animali vivi.
Il testo della circolare riporta legame epidemiologico, mentre link epidemiologico resta nella scheda allegata che probabilmente riprende il testo predisposto e già utilizzato precedentemente per tracciamenti di altre malattie virali (come abbiamo accennato per morbillo, Tbc e Seu). Link epidemiologico era dunque già presente nei documenti del Ministero della Salute all’inizio del 2020 (e probabilmente anche prima, almeno nei moduli allegati di rilevazione di informazione sui contatti potenzialmente a rischio in caso di circolazione di malattie virali), ma non viene utilizzato, come abbiamo visto, nei testi di presentazione di Immuni che, in effetti, avrebbe dovuto individuare automaticamente le occasioni di contatto tra persone e quindi i potenziali link epidemiologici. La locuzione sembra entrare nell’uso comune, e avere così un rilancio significativo nel corso del 2020, proprio attraverso la compilazione del modulo di tracciamento (che avviene perlopiù attraverso un’intervista telefonica alle persone positive al tampone).
Confermano il rilancio della locuzione nel 2020 le attestazioni che emergono dagli archivi in rete dei principali quotidiani nazionali, con sporadiche comparse della locuzione tra il 2009 e il 2011 e poi una presenza decisamente più consistente dall’inizio del 2020. Nel dettaglio, su “Repubblica” si contano complessivamente 30 occorrenze di cui ben 28 sono tra il 2020 e il marzo 2021 e riguardano il tracciamento dei contagi da Covid-19; le altre due (una del 2009 e una del 2011) si riferiscono ad altre malattie virali:
Stando a quanto spiegano al Dipartimento di Igiene, tutti i casi trattati presentano stessa sintomatologia (febbre alta e tipici dolori da malattia influenzale) e medesimo link epidemiologico: hanno avuti contatti con popolazioni dove ormai la circolazione dell'H1N1, partita dal Messico, ha assunto proporzioni pandemiche, cioè di vera epidemia. (Giuseppe Filetto, Influenza suina, grave un bambino, “La Repubblica”,18/7/2009)
Anche una lettera dell'Asl parla del timore di un "possibile link epidemiologico", anche se solamente le analisi potranno dare la conferma che si tratti dello stesso ceppo della malattia. (Federica Cravero, Tbc alle Molinette, controlli anche a ematologia, “La Repubblica”, 14/11/2011)
Interessante notare, in quest’ultimo caso, la presenza delle virgolette, che sembrano voler indicare la tecnicità dell’espressione, ancora certamente non consolidata nell’uso comune, neanche giornalistico.
Nell’ultimo anno i giornalisti mostrano una progressiva maggior disinvoltura nell’impiego della locuzione: se nella prima attestazione del 2020 è contemplato un esempio di che cosa possa essere considerato link epidemiologico, negli articoli degli ultimi mesi il significato viene dato completamente per acquisito:
Solo se c’è un link epidemiologico, per esempio l'arrivo dalla Cina o da altre aree a rischio, o se si è stati nei comuni del Nord Italia in quarantena, prima dell'adozione di quelle misure è il caso di fare ulteriori accertamenti. (Cenzio di Zanni, senza titolo, “La Repubblica”, 25/2/2020)
Più recente:
A distanza di un mese da quell'episodio isolato, in provincia di Siracusa sono risultati positivi alla variante inglese tre siciliani per i quali è in corso lo studio del link epidemiologico. (Giusi Spica, Caccia alle varianti scovata l’inglese incubo sudafricana, “La Repubblica”10/2/2021)
Meno numerose le apparizioni di link epidemiologico sulla “Stampa” (11 di cui 9 nel 2020) e sul “Corriere della Sera” (soltanto 3 tutte nel 2020 e circoscritte alla cronaca di Roma), prevalentemente nelle pagine di cronaca in cui sono riportati i dati dei comunicati stampa relativi alle indagini anamnestiche e al tracciamento dei contatti tra le persone in aree circoscritte:
Dal punto di vista della gestione del possibile contagio sono stati effettuati approfondimenti anamnestici e link epidemiologico, con il rilevamento dei parametri e l’esecuzione dei tamponi sugli ospiti e il personale dell’Albergo che ne presentavano le indicazioni. (sn, L’Asl2: Stiamo seguendo gli ospiti dei due alberghi fin da quando è scattato l’isolamento, “La Stampa”, 28/2/2020)
[...] uno appena tornato da Zanzibar con link epidemiologico con Bergamo. (Clarida Salvatori, Zingaretti: «Basta con gli abbracci». Salta la Roma Ostia, “Corriere della Sera”, 5/3/2020)
Perché tutti quelli che sono stati individuati con questa metodologia avevano un link epidemiologico con un malato. (Clarida Salvatori, Il test rapido più preciso del tampone, “Corriere della Sera”, 4/4/2020)
Nell’ultimo esempio possiamo notare un impiego ridondante della locuzione link epidemiologico che, vista la specificazione “con un malato” avrebbe potuto essere evitata a favore di contatto: una prova dell’automatismo con cui si ricorre a formule anglicizzanti anche dove una parola italiana assolutamente precisa e trasparente (e più breve) come contatto avrebbe funzionato perfettamente.
In uno degli articoli della “Stampa” accanto a link epidemiologico compare anche l’espressione link familiare:
Nella Asl Rm 1, quella più centrale, una donna con link familiare a un caso già noto e isolato. […] Qui hanno pesato i focolai legati ai casi di importazione, soprattutto gli oltre 100 contagiati con il link epidemiologico riferibile ai voli dal Bangladesh che vivono maggiormente in queste zone della città. (Luisa Mosello, Coronavirus, ecco i quartieri più a rischio di Roma, “La Stampa”, 1/8/2020)
Dal contesto risulta chiara la differenza tra le due tipologie di collegamento (il primo interno alla famiglia, l’altro già tracciato tra i viaggiatori su voli provenienti dal Bangladesh) anche se, facendo qualche approfondimento, possiamo dire che l’espressione link familiare emerge effettivamente come una novità affermatasi durante la pandemia da Covid-19. In rete (Google, pagine in italiano al 31/3/2021) la stringa “link familiare” restituisce 30.700 occorrenze, un dato che risente evidentemente di notevole rumore: infatti, a una ricerca mirata risultano 2.690 r. dal 1/1/2020 al 31/12/2020; 2.590 r. dal 1/1/2021 al 31/3/2021; andando a ritroso, solo 6 r. per l’intero 2019, tra l’altro non databili con sicurezza, fino a sparire del tutto al 2010. Il numero delle occorrenze è tenuto costante dalla formulazione dei bollettini quotidiani sui contagi della Regione Lazio che, sistematicamente, riportano, per ogni Asl, il numero di link familiari individuati (solo per esemplificazione si può vedere questo del 5/11/2020): ogni giorno abbiamo quindi una media di 10 occorrenze della locuzione, che rimbalza in rete e nei mezzi di comunicazione.
Anche i quotidiani confermano tale andamento quantitativo delle occorrenze: sulla “Repubblica” si contano 61 occorrenze (53 nel 2020 e 8 nel 2021), di cui la prima risalente al marzo 2020:
Professore, come stanno? Ci sono delle costanti nelle infezioni? «C'è sempre un link familiare, il contagio è avvenuto tramite i genitori. I più piccoli (all'ospedale pediatrico sono ricoverati due bimbi di 5 e 8 mesi, ndr) vengono tenuti in osservazione per via dell'età. (senza titolo, ma intervista ad Alberto Villani, responsabile malattie infettive del Bambin Gesù, “la Repubblica”, 22/3/2020)
“La Stampa” conta 11 occorrenze (10 nel 2020 e 1 soltanto nel 2021; dal 4/7/2020 al 28/3/2021), di cui la più precoce è la seguente:
Nella Asl Rm2 6 i casi: 5 sono riferiti ad un unico link familiare già noto e il sesto a un bambino figlio di un paziente deceduto al San Raffaele Pisana dove era scoppiato un focolaio. (Luisa Mosello, Coronavirus, nel Lazio aumentano i positivi. Zingaretti: “Non si rispettano le regole”, “La Stampa”, 4/7/2020)
Il “Corriere della Sera” ha soltanto 5 occorrenze, tutte nel 2020 (tra luglio e agosto) e tutte relative alla situazione di alcune zone di Roma e alle province del Lazio. Di seguito 2 esemplificazioni:
Nella Asl Roma 3 due sono i casi segnalati, una donna di 68 anni con un link familiare e un caso già noto e isolato e una donna di 38 anni anche lei con un link a un caso già noto e isolato. (Simona De Santis, Lazio, i nuovi positivi sono venti. Contagiato anche un bimbo di 8 anni, “Corriere della Sera”, 9/8/2020)
Attestazioni di questo tipo sono contenute in articoli che seguono la falsariga dei bollettini regionali (i due esempi di “Stampa” e “Corriere” sono praticamente identici) e in particolare la Regione Lazio sembra prediligere questa dizione: basti solo dire che nel bollettino del 28 marzo 2021 link familiare ricorre 10 volte, una per ciascuna Asl della Regione Lazio.
Merita una considerazione la tenuta delle attestazioni delle due locuzioni nel 2021 (che proporzionalmente aumentano): dopo il rilancio nel 2020, per quanto contenuto quantitativamente, negli ultimi mesi le modalità di tracciamento sembrano ormai collaudate e sono purtroppo diventate una routine con formule che i bollettini quotidiani ripropongono sempre uguali. Benché l’informazione e il dibattito pubblico si siano decisamente spostati negli ultimi mesi sulle questioni scientifiche e organizzative della campagna vaccinale, le occorrenze di link epidemiologico e link familiare restano costanti seppur sempre più circoscritte ai bollettini sanitari, sintesi dei dati di tracciamento delle Asl regionali.