Incontri e tornate

Le relazioni della terza tornata dell’Accademia (29/10/2020), dedicata ad Arrigo Castellani

  • Claudio Marazzini
SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

DOI 10.35948/2532-9006/2021.7534

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Il 29 ottobre 2020 si è svolta la terza tornata dell’Accademica della Crusca, dedicata alla memoria di Arrigo Castellani a 100 anni dalla nascita. Il debito degli studi filologici nei confronti di questo maestro è davvero grande. Nell’Accademia di oggi tutti lo ricordiamo, ma in particolare molti suoi allievi ne conservano memoria viva e affettuosa, non solo per la lezione impagabile che hanno ricevuto in campo scientifico, per una formazione solida e invidiabile che passava dal docente agli scolari, ma anche per gli aspetti di signorile umanità che contraddistinguevano la persona, per le qualità rare che ne facevano quasi un gentiluomo d’altri tempi più nobili, rigoroso ma sempre equilibrato nelle sue pur fermissime reazioni, non di rado ironico, ma con uno spirito lieve, vagamente disincantato. Così lo ricordo anch’io, che ebbi occasione di frequentarlo soprattutto durante una lunga tornata concorsuale svoltasi a Roma nel settembre-ottobre 1991, in un’epoca in cui le prove per professore associato erano ancora centralizzate nei concorsi nazionali, con la lezione orale sorteggiata dai candidati, e potevano per questo raggiungere una durata considerevole: infatti per circa due settimane, noi commissari di concorso (presidente Maurizio Vitale; professori ordinari: Arrigo Castellani – nella nomina ministeriale che ho ritrovato e che ho tra le mani, ovviamente, “Enrico” –, Maurizio Dardano, Francesco Sabatini, Luca Serianni; professori associati Pietro Trifone, Fernando Bandini, Claudio Marazzini, Claudio Ciociola) ci ritrovammo nella sede assegnataci dal ministero, un appartamento piuttosto squallido in Via Flavio Domiziano 10, non lontano dalla grande arteria Cristoforo Colombo, in cui trascorrevamo tutta la nostra intensa giornata, e inoltre fummo obbligati a una convivenza che si protraeva per forza di cose oltre il tempo di lavoro, anche nei pasti e nelle ore serali. Per me, ben lo ricordo, fu un’eccezionale occasione per osservare da vicino ed ascoltare il grande maestro, che prima avevo accostato solamente attraverso le sue celebri e classiche opere.

Il Direttivo dell’Accademia ha deciso di lasciare agli allievi la scelta dei relatori a cui affidare gli interventi di questa tornata, svolta per via telematica, perché è caduta nel pieno della seconda ondata della Covid-19. Luca Serianni, Giovanna Frosini, Paola Manni, Valeria Della Valle e Pär Larson, di comune accordo, hanno deciso di affidare le due relazioni previste a Valeria Della Valle e  Pär Larson, e il Direttivo ha accolto con grande consenso questa scelta, invitando alla tornata anche un oratore che rappresentasse la famiglia Castellani. Va ricordato che la famiglia, dopo la morte dell’accademico Arrigo, ha generosamente donato alla Crusca una collezione di preziosi manoscritti, già parte della straordinaria collezione dello studioso, e che più di recente l’Accademia ha anche acquisito una serie di libri antichi, anche questi provenienti dagli strumenti di lavoro che Castellani teneva a portata di mano: libri preziosi, frutto delle qualità di bibliofilo di Arrigo, opere così rare che non erano presenti nella pur ricchissima biblioteca dell’Accademia. La famiglia ha affidato la propria rappresentanza, per l’occasione, a Leonardo Castellani: la scelta mi ha fatto particolarmente piacere, perché Leonardo è stato mio collega nell’Università del Piemonte Orientale, dove ci siamo trovati in alcune occasioni a condividere obiettivi e battaglie comuni. Inoltre in varie conversazioni che ebbi a suo tempo con Arrigo Castellani mi era capitato di discorrere di questo suo figliolo, che si era trasferito nel Nord Italia, nella mia stessa città, e che non di rado informava il padre su usi linguistici particolari del Piemonte. È noto infatti che Castellani, pur praticando in prima istanza gli studi filologici ed essendo cultore del toscano antico, non disdegnava all’occasione riflettere e intervenire su temi linguistici che investivano la lingua contemporanea e la situazione sociolinguistica del nostro paese.

Pubblichiamo qui le relazioni di Valeria Della Valle e di Leonardo Castellani, che, entrambe, seppure da prospettive diverse, l’una quella della scolara che ricorda il proprio maestro, l’altra del figlio che ricorda il proprio padre, mettono in evidenza aspetti di calda e forte umanità, degni di essere ricordati e tramandati. La relazione di Pär Larson, molto apprezzata anche per la ricchezza documentaria e per la raffinatezza dell’informazione, ricca di particolari sconosciuti ai più, anche a coloro che avevano avuto modo di frequentare Arrigo Castellani, non è stata consegnata all’Accademia, perché il relatore ha preferito destinarla ad altra sede. Non condividiamo questa scelta, che pure rispettiamo. Abbiamo tentato in vari modi di arrivare a una soluzione di compromesso, immaginando due diverse stesure della relazione, una per la sede scelta dal relatore, e una per la nostra rivista, ma purtroppo non siamo riusciti a raggiungere un accordo. Attendiamo dunque di leggere altrove il bell’intervento di Larson, e pubblichiamo qui in tempi rapidi questi due ricordi di un grande maestro dei nostri studi linguistici e filologici.