DOI 10.35948/2532-9006/2023.29027
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Nel primo trimestre del 2023 i quesiti giunti alla banca dati della consulenza linguistica sono stati 610, le risposte inviate per posta elettronica dalla redazione 249, quelle pubblicate sul sito 36.
Continuano a essere frequenti i dubbi sull’esatta forma di alcune parole: propriocezione/ propiocezione, guardaparco/ guardiaparco, scoutismo/ scautismo, la serie prosieguo/ proseguo, proseguio/ prosequio, sussieguo/ sussiego, sussieguoso/ sussiegoso; o sulla loro pronuncia: facocèro/ facòcero.
Anche reggenze e costrutti continuano a costituire spesso un terreno insidioso: si trascorre una vacanza in Dolomiti, nelle Dolomiti o sulle Dolomiti? Si cucina in insalata o all’insalata? si dice servire da lezione o di lezione, pandemia (o malato) da Covid o di Covid? è meglio la formula un quarto alle otto oppure le otto meno un quarto? sono ammissibili frasi come noi mi sembriamo o aver bisogno qualcosa? quando il soggetto è un infinito è preferibile l’uso di è dura o di è duro? Incertezze continue si registrano sui participi (è accettabile imprimito come participio passato di imprimere?) e più in generale sul possibile uso transitivo o riflessivo e sugli ausiliari di alcuni verbi (in questo numero è il caso di assùrgere); o quando il valore grammaticale e pragmatico si sommano, come nell’uso di poi e poi dopo. Con la sempre maggiore attenzione e sensibilità nei confronti della lingua di genere non mancano segnalazioni e dubbi sui femminili, come nel caso di chef o di la capigruppo.
Come spesso accade il numero maggiore di quesiti è di tipo lessicale: cavallare/ accavallare/ scavallare, croccantezza, discretezza, indiscretezza, insipido, ironismo e autoironismo, lectio magistralis, massare, piccantezza, questionabile, ribaldescamente, salire e scendere (per descrivere uno spostamento che avviene da sud a nord e viceversa), texture, volontario/ volontariato/ volontarietà. E non mancano domande su espressioni e locuzioni (in questo numero calare a picco, brodo di giuggiole, di poco momento) e usi regionali (il veneto prendersi a letto, il toscano volare con valore transitivo). Ma l’attenzione alla lingua italiana, che registriamo sempre con grande piacere, si spinge anche fino a richieste che indagano alcuni approfondimenti e sfumature, come il rapporto tra narrativa e narrazione, la differenza tra etica e morale, la gradazione di significato di fidarsi, affidarsi, fare affidamento.
Nella sezione “Parole nuove” sono riuniti gli approfondimenti su restanza, forchiaio, retrolfatto/ retrolfattivo, che ci confortano sulla vitalità della nostra lingua nel rispondere alle nuove esigenze della società in evoluzione (forchiaio potrebbe nascondere un calco dall’inglese, ma sembra la spiegazione meno probabile). Le neoformazioni interne sono comunque affiancate da ghostare e dalla serie token/ tokenizzazione/ NFT (tra risemantizzazioni e neoformazioni effettive).
Compare nuovamente in questo numero la sezione “Integrazioni lessicografiche”, dedicata ad articoli su parole presenti da tempo nella nostra lingua ma assenti nei dizionari, con un approfondimento su ricezionare, ricezionale e ricezionalità.
Per la sezione “La Crusca rispose” abbiamo giocato con le parole, tra cibo e colori, e proponiamo tre testi pubblicati sul sito dell’Accademia prima della nascita di “Italiano Digitale”: arancione, arancino/arancina, cioccolato/cioccolata.
Nella sezione “Articoli” Lucia Francalanci si sofferma su alcune Parole “a caso”: random, randòmico, randomizzare, mentre nell’unico “Tema di discussione” pubblicato in questo trimestre l’accademico Rosario Coluccia torna sull’uso sessista della lingua con una riflessione proposta al pubblico dal titolo Qual è il genere grammaticale di Dio?
Il numero è chiuso dalle “Notizie dall’Accademia” relative al trimestre.