Articoli | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW L'uso del qual(’)è nella grafia di Leonardo SciasciaSalvatore Claudio SgroiPUBBLICATO IL 09 luglio 2021La grafia con apostrofo <qual’è> è, com’è noto, oggetto di continue diatribe ortografiche, variamente contestata rispetto a quella, omofona, senz’apostrofo <qual è> (cfr. Sgroi 2019/a pp. 39-51; Satta 19681, 19742 pp. 29-33; 274-75; 1989 p. 263). La [Regola-1] [R-1] alla base della grafia canonica, tradizionale, è quella del troncamento, per cui la forma piena <quale> si tronca (e non si elide) in <qual> dinanzi sia a vocale che a consonante. Esattamente come nel caso di <uno/un> vs <una/un’>. Si dice infatti nel qual caso, per la qual cosa, ogni qual volta, ho una certa qual fretta, con una certa qual sorpresa, qual piuma al vento. La [Regola-2] [R-2] alla base della grafia contestata <qual’è, qual’era> è invece quella dell’elisione, perché il troncamento di quale dinanzi a consonante è in realtà legato all’italiano dei secoli passati, e gli ess. di cui sopra sono formule pressoché fossilizzate. Nell’italiano contemporaneo, si dice infatti quale ragazzo hai invitato? e non già *qual ragazzo hai invitato?, quale film vuoi vedere? e non *qual film vuoi vedere?, ecc. La Norma-1 della [R-1] <qual è> caratterizza l’italiano standard letterario. La Norma-2 della [R-2] con apostrofo <qual’è>, è propria dell’italiano neo-standard, come sembra peraltro dimostrato dalla sua crescita nella rete. Stando infatti a "Google Docs", che analizza statisticamente l'uso della lingua sulla base di un algoritmo della Intelligenza Artificiale (I.A.), la grafia <qual'è> (con apostrofo) risulta quella più frequente, ed è normativamente giudicata "corretta" rispetto a quella senza apostrofo, di uso minoritario (cfr. Sgroi 2021). Sulla scorta del Coliweb, un metacorpus dell'italiano, ideato da M. Biffi, selezionato da 72 siti web, attualmente con circa 800mila occorrenze (e un lemmario di circa 34mila lemmi), ma in espansione con previsione di "almeno 2 miliardi di parole" (Biffi-Ferrari 2020 p. 371), la grafia con apostrofo <qual'è> appare in 2,601 ess. (= pp. 27) minoritaria rispetto alla variante senz'apostrofo <qual è> presente in 19,555 ess. (= pp. 196), in un rapporto quindi di 1 a 10; e analogamente per quanto riguarda <qual'era> in 146 ess. (= pp. 2) VS <qual era> in 351 ess. (= pp. 4.), in un rapporto di 1 a quasi 2. Per noi invece, entrambe le grafie, indipendentemente dalla maggioranza, sono "laicamente" corrette in quanto presenti in testi di utenti colti o mediamente colti, e anche illustri. Per quanto riguarda la grafia sciasciana, nella "Nota al testo" (pp. 139-70) di L. Sciascia 2021 'Questo non è un racconto' , P. Squillacioti 2021 constata che la grafia con elisione <qual'è> è un "uso scrittorio caratteristico di Sciascia almeno fino all'inizio degli anni Settanta e sistematicamente regolarizzato dalle redazioni delle case editrici" (p. 149; anche in Squillacioti 2012 = 20202 p. 1947). Ovvero individua, possiamo dire, due regole ortografiche: la [Regola-1] sciasciana <qual'è> e la [Regola-2] editoriale <qual è>, agg. interrogativo diretto/indiretto e indefinito. E cita al riguardo due esempi: (i) "E qual'è la differenza" nel dattiloscritto del Consiglio d'Egitto [1963] [Regola-1] normalizzato [Regola-2] in <qual è> nell'edizione einaudiana del 1963 (p. 51); e quindi in Opere I [2012 = 20202] p. 386); e (ii) "Voi sapete qual'è la situazione politica" nel dattiloscritto del Contesto. Una parodia [1971] [Regola-1]: "anche in questo caso l'edizione einaudiana del 1971 [p. 74] normalizza [Regola-2] in 'qual è' (e quindi in Opere, vol. I [1212 = 12202] p. 671)" (Squillacioti 2021 p. 149), un uso "ancora più significativo" (Squillacioti ibid.) perché già ‒ si sottolinea ‒ nella lezione precedente: "Voi sapete qual’è, oggi, la situazione" poi scartata (2012 = 20202 p. 1848). Da cui emerge che la [Regola-2] della normalizzazione editoriale è adottata anche dal filologo Squillacioti [Regola-2bis], malgrado la [Regola-1] del dattiloscritto sciasciano 1963 (Squillacioti 2012 = 2020(2) pp. 1848-49). Un terzo esempio ‒ presupposto dal dattiloscritto ‒ è invece "l'apologo della chiesa qual'è oggi" nel racconto Come pensano i vescovi del 1958, stampato in "Libera stampa" e in "il Caffè politico e letterario" ried. in Racconti dispersi (Opere OA I [Sciascia 2012]: "qual è oggi" p. 1947; [20202]: "qual'è oggi" p. 1264). La [Regola-1] sciasciana, mancando il dattilo, è qui presupposta sulla scorta della stampa del 1958, ed è quindi adottata dal filologo. Lo stesso Squillacioti 2021 riporta un quarto esempio in Per Carlo Lizzani 1968 inedito, stampato nel 2021 pp. 13-26: "hanno capito qual'è il vostro punto debole" (p. 23). Squillacioti individua anche una seconda fase nell'uso scrittorio di L. Sciascia quando constata che "già all'altezza della stesura di Todo Modo [1974], Sciascia adotta la forma aferetica 'qual è' sia con referente femminile ('Qual è, la tua riflessione?'), sia maschile ('E qual è, questo filo')* Opere I [1212 = 12202] pp. 932, 923; ed è poi l'unica attestata nei dattiloscritti degli anni successivi" (pp. 149-50). La [Regola-2] <qual è> degli editori coincide quindi con quella di Sciascia [Regola-2 ter] ‒ sulla scorta dei dattiloscritti e quindi con quella del filologo Squillacioti [Regola-2bis]. Su 25 occorrenze di <qual(')è> Le altre 24 occorrenze ‒ 16 ante 1974 e 8 a partire da Todo Modo [1974] ‒ sono tutte normali(zzate) [Regola-2] e adottate da Squillacioti [Regola-2bis]**. In termini di regole, possiamo quindi affermare che la [REGOLA-1] di Sciascia è quella di scrivere, ovvero di dattilografare, almeno fino al 1973, con l’apostrofo <qual'è>. La [REGOLA-2/a] degli Editori è quella della sistematica normalizzazione in <qual è>, a cui si è adeguato – "per prudenza" ‒ [REGOLA-2/b] il filologo (anche quando i dattiloscritti indicavano: qual’è [REGOLA-1]. L’unica eccezione del filologo (col qual’è p. 1264) non è un’eccezione perché il filologo ha seguito la [REGOLA-3] dei due Editori costituiti dalle due riviste 1958 (che hanno rispettato la [Regola-1] di Sciascia). Su 24 casi in 18 (oltre i 2/3) e fino al 1973 Sciascia adotta la [Regola-1] dell'apostrofo, ma a partire dal 1974 in 8 casi (meno di 1/3) sembra adeguarsi alla [Regola-2] senz'apostrofo degli editori. Per altri problemi di ortografia come "apostrofi e accenti" Squillacioti dichiara più volte di essersi adeguato all'uso corrente, senza dar conto di tali emendazioni (2012, 20202 pp. 1973, 1942). Su altri casi di grafia cfr. Sgroi (2014 [ma: 2015], ried. 2016).
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