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SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Intrigante anziché no

Salvatore Claudio Sgroi

PUBBLICATO IL 04 maggio 2021

Nel classico testo di Carlo Rossetti, I tranelli dell'inglese, Milano 1937; ed. riveduta e ampliata da Marina V. Rossetti (Mondadori 19741, 19812) si avverte il lettore che in inglese "il verbo to intrigue significa sì 'intrigare', ma più spesso è usato, oggi nel senso di 'interessare', 'incuriosire', talvolta anche 'affascinare'", per es. Even Mr Smith was intrigued enough to say 'Tell us a little more, Mr. Jones' (G. Greene), She has listened attentiveley, intrigued by the prospect of a plot (M.L. West).

Nel 1988 Luciano Satta è probabilmente il primo dei puristi classici a denunciare l'"abuso" di intrigare e intrigante 'accattivante' in Scrivendo e parlando. Usi & abusi della lingua italiana (Sansoni): "l'abuso di intrigare nel senso generico di 'interessare', 'cattivare', 'attirare piacevolmente', si manifesta soprattutto con il participio [presente] intrigante" (p. 182), senza esempi. E così pure M. Magni-G.A. Grecu, Così si dice, così si scrive (De Vecchi 19901, 20032): "scorretto nel senso di: interessare molto, affascinare, ammaliare"; "Non si dica: Questi tuoi discorsi mi intrigano. Ma: Questi tuoi discorsi mi interessano molto".

La prospettiva "descrittivista" caratterizza invece vari altri autori. Per es. è presente nel Dizionario di parole nuove 1964-1987 di M. Cortelazzo, U. Cardinale (Loescher 1989; non invece nella precedente ediz. del 1986), i quali segnalano come neologismo "intrigante 'interessante, coinvolgente'" con due esempi giornalistici: intrigante e affascinante argomento ("La Stampa. Tuttolibri", 20 giu.) e ricordo [...] così vivo e così intrigante e affascinante ("La Stampa", 18 lug. 1987)", senza alcuna esplicita etimologia, implicitamente quindi come neologismo endogeno. Il verbo "intrigare 'creare curiosità o interesse, affascinare" è illustrato invece con un precedente esempio del "Corriere della Sera" del 1983: Ingrid Bergman e Bogart tornano [...] a 'intrigare' e commuovere il telespettatore!, con un etimo diacronico: "In questo senso, dall'inglese to intrigue, [a sua volta] recente francesismo". Da parte sua S. Vassalli in Il neoitaliano. Le parole degli anni Ottanta (Zanichelli 1989) lemmatizza "intrigante agg." corredato di un segno grafico col valore di "Parola mutante", ovvero con nuovo significato, implicita neoformazione, di cui distingue "il tradizionale uso negativo [...] venuto pian piano restringendosi, nei banali anni Ottanta, a vantaggio dell'uso positivo: per cui [...] significa 'affascinante', avvincente', 'che cattura l'attenzione'", con esempi animati (una persona intrigante, personaggi intriganti) e non-animati (libri intriganti, situazioni intriganti, prospettive intriganti, storie intriganti). Ancora A. Lucarini nel Dizionario italiano delle parole difficili (Editori Riuniti 1997) segnala "intrigante part. pres. di intrigare agg." col significato 1 Che compie raggiri" e 2 "Che attrae, interessa", es. uno spettacolo i., senza alcuna indicazione etimologica. E parallelamente registra anche il verbo intrigare "trans." col duplice significato 1) "Intricare, arruffare" e 2) "affascinare, attrarre", es. un film che intriga, anche in questo caso senza alcun etimo.

In termini descrittivisti – e come anglicismo – segnalano l'agg. intrigante sia G.M. Verardi, Le parole veloci. Neologia e mass media negli anni 90 (A. Dadò 1995), nel par. "I neologismi di prestigio" indicando tout court "intrigante, nel senso di 'interessante', dall'inglese intriguing" (p. 231); sia R. Gualdo, in Anglicismi. Le parole dell'italiano a c. di G. Antonelli (RCS MediaGroup S.p.A. 2019). Il quale registra intrigante che "ha assunto il nuovo significato di 'avvincente, coinvolgente' per calco semantico sull'ingl. intriguing" (p. 21), ovvero – soffermandosi sul fenomeno dell'interferenza linguistica – "quello che passa dall'inglese all'italiano è solo un nuovo significato che si aggiunge ad altri già esistenti" (ibid.), il "calco semantico" essendo – nel caso dei contatti interlinguistici, "L'ultimo grado di allontanamento dalle parole e dalle espressioni d'origine" (ibid.).

L'inglese intriguing è a sua volta datato nel Merriam Webster Collegiate Dictionary 200311 in quanto "adj." 1752 col valore di "engaging the interest to a marked degree: Fascinating", es. an intriguing story con etimo sincronico "dal verbo to intringue" (1612). Ed è un lessema diverso da intrig(u)ant sost. 1781 'un intrigante', con etimo diacronico "dal fr. intrigant", a sua volta dall'italiano intrigante. Data però l'esistenza in italiano del verbo intrigare 'affascinare' col participio presente intrigante, l'agg. per conversione intrigante si configura più come "calco morfologico" su intriguing che non "calco semantico". Il verbo intrigare è indicato per es. ne Il dizionario della lingua italiana di T. De Mauro 2000: "4. v.tr. CO[mune] fig., di qcn. o di qcs., stimolare l'interesse, incuriosire, affascinare: lo spettacolo intriga gli spettatori fin dalle prime battute; anche ass.: una persona che intriga, una lettura che intriga".

Nel Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia (vol. VIII, 1973, anche on line) intrigrare, accezione 8., v. tr. 'incuriosire, interessare' è datato con esempi di Alessandro Guarini seconda metà sec. XVI-c. 1630; – Ferdinando Petruccelli della Gattina [1815-1890] av. 1890: "Ella intrigava il mondo"; – Camillo Sbarbaro [1920-1928]; Leonardo Sinisgalli 1950: "Perché intrigavano tanto Leonardo [...] le ossa, i cadaveri", senza alcun etimo diacronico per quest'accezione, con etimo dialettalizzato invece per altre accezioni ("Deriv. da intricare per sonorizzazione [...] settentrionale" cfr. fr. intriguer sec. XVI).

P. D'Achille (Sui neologismi. Memoria del parlante e diacronia del presente, in “Studi di Lessicografia Italiana”, XI, 1991, pp. 269-322; rist. in Parole nuove e datate. Studi su neologismi, dialettismi, prestiti, Cesati 2012, pp. 19-91, a p. 57) si è soffermato sulla retrodatabilità del verbo intrigare, e sullo iato cronologico tra le quattro attestazioni del Battaglia, sottolineando che «gli esempi di B. Guarini (sec. XVI) e di F. Petruccelli della Gattina (metà sec. XIX) si possono considerare appartenenti a un precedente "ciclo vitale" della parola, penetrata allora presumibilmente tramite francese e non inglese» rispetto a "quelli più recenti di Sbarbaro (1928) e di Sinisgalli (1950) [...] senz’altro utili per retrodatare l’uso del verbo nel nostro secolo". Ed ha anche segnalato che di "INTRIGANTE (1987) [...] aggettivo col significato di ‘interessante’ tratta già Francesco Sabatini nella rubrica "Scritto e parlato" sul "Messaggero", 4 ago. 1985", che ci è rimasto inaccessibile.

Significativa la vitalità di intrigante a partire dal 1978. Lo stesso Satta che nel 1988 denunciava l'abuso di intrigante (cfr. supra), nel 1989 in Matita rossa e blu (Bompiani) definisce la voce intrigare "verbo molto diffuso, anche nella forma di participio aggettivo", fornendo una non banale esemplificazione di autori (pur senza indicazione delle opere né delle date né delle pagg.) quali:

Ghirelli: il sorriso intrigante e aggressivo;
Carlo Castellaneta [1930-]: mi rendevo conto di quanto ... lei mi avesse intrigato;
Michele Prisco [1920-2003]: ti vedo troppo intrigato; – il suo passato, sempre intrigato da questa dualità, – presenze inquiete e intriganti.
Nantas Salvalaggio [1924-]: Molto la intrigava (...) quel vecchio pacco di fotografie; – i delitti l'hanno intrigata;
Ravera: L'imbecillità di Stefano mi intriga.

L'esemplificazione è ulteriormente arricchibile – e retrodatabile – con un es. "non-animato" ('che suscita curiosità e interesse, che coinvolge') del 1978 di C. Samonà: "una sinuosa, intrigante carnalità" nel Supplemento del Battaglia-Sanguineti 2009, che riprende (tacitamente) anche quello del 20 giugno 1987 della "Stampa " intrigante e affascinante argomento indicato sopra in Cortelazzo-Cardinale 1989, e cita quello "animato" ('attraente, affascinante') fra gli esempi di Vassalli 1989 su ricordati: "nei banali anni Ottanta [...] una persona [...] intrigante". E possiamo ancora aggiungere un bell'esempio virgolettato del 1991 dello storico della lingua Angelo Stella:

Due episodi diversamente amari, ma di facile interpretazione, per avviare a pagine particolarmente "intriganti". (La punta della lingua, Scheiwiller 1997, p. 79)

Nel Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, costituito dai romanzi Strega pubblicati nel sessantennio 1947-2006 (De Mauro 2007), troviamo inoltre 4 esempi:

G. Petroni 1974 La morte del fiume: "L'intervento fece per un attimo tacere le altre donne che pur si sentivano impegnate in uno dei più fitti e intriganti argomenti della storia del cortile";
C. Samonà 1978, su citato nel Battaglia;
T. Di Lascia 1995 Passaggio in ombra: "Né l'una né l'altra cosa si dimostrarono vere; tuttavia, quella valanga di domande affettuose e un poco intriganti avevano rallegrato il giovane";
U. Riccarelli 2004 Il dolore perfetto: "Fu così che quell'ultimo figlio della vedova e del Maestro sentì l'aria intrigante della modernità soffiare per le strade del Colle accompagnata dal fischio della locomotiva".

Della pagina letteraria del "Sole 24 Ore" lungo un venticinquennio (1983-2009), dei vari esempi citiamo infine soltanto:

G. Dioguardi (26.XI.1989): "Tutto ciò senza mai nulla sottrarre al fascino del racconto che si dipana sempre intrigante anche grazie agli elementi di mistero che sapientemente, e tipicamente, lo ritmano";
Santambrogio Giovanni (26/11/1989): "Nella complessa e intrigante avventura geronimiana recentemente, nei Classici della Bur, Rizzoli ha riproposto Le lettere di San Girolamo";
Mamurio Lancillotto (12/11/1989): "E allora il mio consiglio è di leggere questo libro, questa storia veneziana molto intrigante, scritta bene".

Nella lessicografia generalista l'accezione anglicizzante di intrigante è registrata senza alcun giudizio di condanna, e senza alcun riferimento all'inglese, così nel citato De Mauro 2000:

4. agg. CO[mune] di qcn. o di qcs., che attrae e coinvolge: personaggio, quesito intrigante
Sinonimi: affascinante, fascinoso, interessante, seducente, stuzzicante.
Contrari: insignificante.

E analogamente nel Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2020, nello Zingarelli 2021, nel Garzanti-Patota 2013, ecc.

Il lessema intrigante manca invece in I. Klajn Influssi inglesi nella lingua italiana (Olschki 1972) e nel Dizionario degli anglicismi nell'italiano postunitario, di G. Rando (Olschki 1987).

Oltre che in italiano il lessema intrigante è presente anche in spagnolo e in portoghese. Per es. nel Clave. Diccionario de uso del español actual (1997, 20068) il lemma intrigante è etichettato come "adj. inv." Que intriga" con l'es. Estoy leyendo una novela de misterio muy intrigante. E intrigar a sua volta vale "Producir interés o intensa curiosidad", es. Su extraño comportamiento de estos días me intriga. Ma senz'alcun riferimento all'inglese.

Non diversamente in portoghese (atlantico) intrigante: "Adj." "Que ou quem intriga"; intrigar v. t. "excitar a curiosidade de" (Aurélio Buarque de Holanda Ferreira, Novo dicionário Aurélio da língua portuguesa, 20043).

Vale infine la pena di esaminare sul tema un "intrigrante" saggio di un rinomato linguista, Pier Marco Bertinetto, L'inglese, la linguistica e il livello del colesterolo. Sulla questione dei prestiti nel linguaggio scientifico (ried. in Adeguate imperfezioni, Sellerio 2009, pp. 45-65), che si sofferma a lungo sull'aggettivo intrigante con varie argomentazioni di ordine generale. Da un lato egli dichiara:

Quando si riflette sull'argomento dei prestiti, ci si lascia talvolta prendere dallo sgomento, sbandierando il rischio dell'imbarbarimento della lingua. Niente di più sbagliato. I prestiti, se opportunamente gestiti [distinguendo alla Tappolet quelli "necessari" da quelli di "lusso"?], non solo non impoveriscono, ma semmai arricchiscono la lingua che li accoglie" (p. 63). Cui fa seguire l'esempio ben noto dell'inglese "una lingua che ha subito una profonda ibridazione – e non solo a livello lessicale – in una certa fase della propria storia, annacquando i propri originari connotati germanici in un prolungato bagno romanzo" (ibid.).
Sono rassegnato in partenza al fatto che, nelle cose che riguardano l'evoluzione lessicale, conti alla fin fine l'uso  sottolinea Bertinetto . Linguisticamente parlando, il consumatore ha sempre ragione. Se c'è un settore in cui il liberismo trionfa incontrastato, questo è fuor d'ogni dubbio l'interscambio linguistico. È per questo che non ha senso innalzare barriere difensive. So benissimo che l'aggettivo intrigante trionferà, a dispetto delle resistenze mie e di pochi altri" (p. 55).

Sempre con riferimento al nostro intrigante scrive:

Ho accennato alla pigrizia mentale [o 'economia linguistica'?], come fonte di calchi linguistici che stanno tra l'irresistibilmente il comico e l'orroroso. Di simili esempi di pigrizia mentale ne abbiamo sotto gli occhi molti anche nel linguaggio quotidiano. Un esempio che considererei classico è l'abusatissimo aggettivo intrigante, che ai miei occhi presenta due aspetti altrettanto inquietanti. In primo luogo, è un prestito particolarmente aggressivo, perché spiazza una parola già esistente in italiano [soprattutto s.m.] con ben altro significato. Fatti di questo genere sono sempre accaduti; ma credo che ci vorrebbe maggior cautela nell'introdurre agenti lessicali così ingombranti. Sarebbe insomma meglio evitare di cedere alle lusinghe un po' fatue della moda, ed all'esibizione alquanto provinciale del proprio (vero presunto) poliglottismo [ma nel caso del calco camuffato?]. In secondo luogo, questa è una parola dall'indole piuttosto corrosiva, perché finisce per chiudere in un angolo i possibili sinonimi italiani, spesso molto più efficaci ed esatti nell'adattarsi alla situazione discorsiva (coinvolgente, appassionante; ma anche stuzzicante, sollecitante, solleticante, accattivante, stimolante, suggestivo, etc.; e ancora: che ti cattura, che ti dà da pensare, e così via)" (p. 47).

Bertinetto dichiara ancora che, se "in quanto linguista" (p. 56) "il linguista osserva ed interpreta i dati, senza arrogarsi il diritto di giudicarli" (ibid.), richiamando la metafora ottocentesca del botanico/zoologo ovvero del "biologo, che osserva compiaciuto le trasformazioni, le battaglie, i cannibalismi degli organismi viventi in provetta" (ibid.), egli non vorrebbe "neppure passare per un asettico osservatore" (ibid.), in quanto "le dinamiche sociali, inclusi quindi gli scambi linguistici e ciò che ne consegue, sono fenomeni molto complessi ed assolutamente degni di interesse in sé e per sé" (ibid.). E siccome pur da linguista sembra credere nel "corrompimento della struttura" (ibid.) della lingua, ritiene che "non è illecito spogliarsi talvolta dell'abito curiale (o della toga) e partecipare anche emotivamente alle questioni che hanno rilevanza sociale e culturale" e "sper[a] che si vorrà guardare con benevolenza al [su]o coinvolgimento nella materia" (ibid.).

Nel caso specifico del calco inglese intrigante, "Assistere senza reagire al corrompimento della propria lingua denuncia, in fondo, – a suo giudizio – una certa incultura" (ibid.). Ma quello che lo colpisce è che non si tratta di una innovazione "di classe sociali svantaggiate e quindi escluse dalla cultura dei ceti economicamente dominanti" (ibid.). Ma che "ciò avvenga per l'inerte complicità, o addirittura con il fatuo compiacimento, dei membri di cultura medio-alta della società, i quali accolgono a man bassa prestiti [nel caso specifico camuffati, quali sono i calchi] immotivati dalla lingua egemone con l'illusoria convinzione di poter esibire in questo modo la propria eccellenza intellettuale, ebbene – sottolinea Bertinetto – questo è un fatto che si ha tutto il diritto di considerare indisponente" (pp. 56-57). E malgrado il criterio alla base dei prestiti/doni sia, come accennato, quello neo-puristico alla Tappolet dei prestiti necessari/di lusso, Bertinetto sostiene in maniera originale che, se egli prende "posizione su questa materia, non è per sostenere un'improponibile posizione puristica, ma per difendere [...] un punto di vista che vorre[bbe] definire 'ecologico'" (pp. 55-56). Da rilevare anche che Bertinetto, come lui stesso ricorda, è il direttore dell'unica rivista italiana di linguistica, edita in Italia, con titolo bilingue Italian journal of linguistics / Rivista di linguistica Italiana, che pubblica saggi prevalentemente in inglese di anglografi, nativo-angolofoni o meno, nella consapevolezza dell'inglese lingua globale e veicolare anche nel settore delle scienze umane. Una scelta "politica" giustificata dal fatto che "solo così si riesce a conferire agli studi di linguistica italiani la visibilità che essi nel complesso meritano" (nota 3, p. 49), ma che collide invero col principio della (macro) "fedeltà alla lingua".

Si ricorderà en passant la recentissima scelta di una rivista che per ottemperare alle due esigenze (globalità dell'inglese e fedeltà alla lingua nativa) ha deciso di pubblicare in italiano con traduzione in inglese i propri contributi, cfr. N. Ordine, 25/1/2021: Fare scienza anche in italiano (Roars Review II/2021, 31 gennaio 2021), che così esordisce: «Nature ha lanciato in ottobre "Nature Italy" in versione bilingue (inglese/italiano). Si tratta del primo esperimento europeo di una versione in cui, finalmente, anche la lingua nazionale assume un ruolo di primo piano».

Tirando le fila da quanto sopra illustrato, intrigante è participio presente del verbo intrigare (attestato nel '500-'600), diventato aggettivo per conversione, per influenza (calco morfologico più che semantico) dell'inglese intriguing (agg. 1752), almeno dal 1978 (salvo possibili retrodatazioni), particolarmente frequente come aggettivo nell'accezione di 'coinvolgente' ecc. Se la diffusione di intrigante agg. (1978) è stata favorita dall'inglese (1752), la presenza della base verbale italiana cinque-secentesca (intrigare) col participio presente intrigante spiega la diffusa accettabilità come aggettivo verbale, al di là di individuali e rare reazioni di inaccettabilità.

Cita come:
Salvatore Claudio Sgroi, Intrigante anziché no, “Italiano digitale”, XVII, 2021/2 (aprile-giugno), pp. .

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