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Consulenza linguistica | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW Piovigginare e gli altri…Francesco AvolioPUBBLICATO IL 26 novembre 2025
Quesito: Alcuni lettori ci hanno sottoposto i verbi piovicinare e piovicchiare come possibili alternative all’italiano piovigginare: si tratta di forme locali o desuete? Un lettore valdostano aggiunge piovicare che indica una precipitazione “intermedia tra la pioggia e il nevischio”. Piovigginare e gli altri…I verbi usati nell’italiano comune per indicare una pioggia debole, leggera o allo stato iniziale sono diversi: accanto ai più diffusi, come piovigginare e pioviccicare, il Vocabolario Treccani online riporta anche pioviscolare e pioggerellare. La differenza può quindi riguardare il suffisso o l’infisso aggiunto alla radice del verbo piov- (come in pioviccicare e pioviscolare); piovigginare ha invece prodotto il derivato pioviggine mentre, al contrario, il verbo denominale pioggerellare è venuto dal diminutivo pioggerella, che mostra chiaramente la sua origine fiorentina antica nel passaggio del nesso originario -ar- a -er- (pioggiarella > pioggerella, come vecchierello, acquerello ecc.; cfr. Serianni 1998, pp. 56-57). Le domande pervenute riguardano tutte varianti regionali o particolari. La signora Francesca A. di Viareggio (Lucca) chiede per esempio se esiste piovicinare; sì, esiste, ma è appunto una variante regionale di piovigginare, con un cambio di suffisso; secondo quanto osserva Gerhard Rohlfs, il suffisso latino tardo -inare è infatti diventato popolare soprattutto in alcune parti del Settentrione, in Sardegna e, per l’appunto, in Toscana, per la quale cita proprio la voce lucchese piovicinare, spiegando che in questo caso il suffisso si è legato alla radice tramite un infisso, -ic- (cfr. Rohlfs 1969, § 1166). Un discorso simile riguarda la variante valdostana piovicare citata dal signor Alessandro R.: anche il suffisso -icare, infatti, ha un’origine latina e serviva sia a rafforzare il valore di un verbo (come in morsicare), sia a formarne di nuovi, partendo anche da sostantivi o aggettivi. In questo caso è evidente il parallelismo con nevicare o luccicare (cfr. Rohlfs 1969, § 1164). Ovviamente molti di questi verbi “regionali” sono il frutto dell’adattamento alla fonetica italiana di verbi dialettali, ben testimoniati negli atlanti linguistici; in altre parole, i suffissi adoperati possono presentarsi in varianti anche parecchio diverse fra loro: nell’AIS, per esempio, si trovano forme parallele a quelle qui viste, come nella legenda della carta 367 (è piovuto), dove, per ‘piovigginare’, si trovano forme come piuśinè, piośinè (Piemonte, prov. di Novara), cioè pio(vi)cinare, oppure pruvëccëcàjë (Abruzzo, prov. di Chieti), lett. ‘pioviccicheggia’, con il suffisso -eggiare innestato sul precedente -i(cci)care, e derivato dal latino -idiare (a sua volta dal greco -izo), che in italiano si ritrova ad esempio in lampeggiare, verdeggiare ecc. (cfr. Rohlfs 1969, § 1160). Leggermente diverso è il caso del piovicchiare ricordato dal signor Riccardo S. di Ischia: qui, infatti, siamo di fronte alla continuazione di -ic(u)lare, suffisso che in latino aveva un valore frequentativo o iterativo. Sempre secondo Rohlfs, da esso “si è sviluppata in italiano, corrispondentemente al significato di -icchio (cfr. Pinturicchio), una funzione diminutiva, cfr. bevicchiare ‘bere poco’” (Rohlfs 1969, § 1165). Si tratterebbe quindi di una forma analoga ad altre aventi tale originaria funzione diminutiva, come rosicchiare ‘rodere leggermente’, ammonticchiare, canticchiare, dormicchiare, leggiucchiare ecc. La voce è attestata nel GDLI che cita un passo di Cesare Cantù (1804-1895): “Piovicchiava, onde molti si risparmiarono” (Romanzo autobiografico, a cura di A. Bozzoli, Milano-Napoli, 1969, p. 524). Google libri offre ulteriori esempi: lo si trova in una lettera di Giuseppe Mazzini, in un’opera di Tommaso Landolfi [1908-1979] e anche in un testo recente di Fabrizio Corona. Nota bibliografica:
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